ARMENIA: UNA POPOLAZIONE CONDANNATA AL MARTIRIO (Famiglia Cristiana 20.02.24)

Non può tacere della «situazione drammatica della popolazione del Nagorno Karabakh». Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian (foto diocesi Nardò-Gallipoli), patriarca di Cilicia dei cattolici armeni, per la prima volta ai festeggiamenti del patrono di Nardò (Lecce) san Gregorio armeno, ricorda il Santo che ha convertito l’intera nazione al cristianesimo e le persecuzioni che hanno attraversato la storia del primo Paese al mondo ad aver adottato la religione cristiana. Correva l’anno 301 e, proprio grazie a Gregorio l’illuminatore, gli armeni conoscevano il Vangelo. Ma da subito, proprio per la loro conversione, cominciarono a essere perseguitati. «Nel 451, appena cento anni di cristianesimo, e già dovevano pagare la loro conversione con il sangue», ricorda il patriarca, «e se hanno perso la guerra, hanno vinto perché sono rimasti cristiani con tutta la libertà della loro identità di fede».

Da allora fino a oggi l’Armenia «è stata martirizzata nei secoli». Parla del genocidio, del 1915, e ricorda che la sua è la prima generazione cresciuta dopo quei drammatici massacri. E dunque venuta su senza i nonni, «un milione e mezzo di martiri per la fede». Una «situazione che, da quei giorni, è continuata nel Nagorno Karabakh fino a un anno e mezzo fa. Hanno pagato di nuovo sangue, martirio, e poi hanno perso tutto. Sono stati costretti, con la forza, a lasciare le loro proprietà e a uscire dal Paese. Centomila uomini donne e bambini che hanno lasciato le loro case e i loro avere per sfuggire a una nuova pulizia etnica. Dopo oltre cento anni dal 1915 quando c’è stato il culmine di tutti i massacri subiti».

Un prezzo altissimo, dice il patriarca, «che gli armeni hanno pagato per non tradire il Vangelo». Pensa anche al resto del mondo, «che ha smarrito la sua umanità» visto che oggi assistiamo «a nuove stragi di innocenti, a nuovi crimini, mentre sembra che la parola pace non abbia più senso». Ma non bisogna arrendersi. E sulle orme di san Gregorio bisogna continuare a dare testimonianza e a seminare pace e concordia, a illuminare la propria vita e quella degli altri. Ringraziando Dio di essere assieme ricordando il passaggio di San Gregorio in terra di Puglia. SI commuove, il patriarca, quando pensa che da mille anni qui si custodiscono le reliquie del santo mentre in Armenia non è stato possibile custodirle. E anche quando gli viene raccontato della devozione a San Gregorio, che, secondo i racconti, salvò la città dal terremoto. In tanti, infatti, giurarono di aver visto la statua che, girando su se stessa e muovendo il braccio destro, impose alle scosse di fermarsi. Sotto le macerie rimasero un centinaio di persone che i neretini ricordano, ogni anno, alle 17,15 del venti febbraio con cento rintocchi di campana.

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Nardò in festa per San Gregorio Armeno (Norbaonline)