Arslan: la storia delle donne armene (Corriere del Veneto 07.03.17)

PADOVA «Prendi in mano il tuo destino, vivi con audacia, non perdere mai la sicurezza in te stessa». Antonia Arslan scrittrice di origine armena, ricorda che «la lotta per la libertà ha radici antiche». E sull’esempio del coraggio delle donne amene sopravvissute al genocidio, esorta le ragazze e le donne di oggi a imparare a non arrendersi. Nel suo ultimo libro Lettera a una ragazza in Turchia (Rizzoli), Antonia Arslan ha scelto una giovane donna contemporanea («ci sei nata e ci stai in quel magnifico Paese dove i miei antenati per millenni hanno vissuto, combattuto, creato regni e chiese di cristallo… Da dove noi siamo stati cacciati per sempre»), per tramandare le vicende di tre figure femminili che combattono per sopravvivere, ma anche per difendere i loro ideali.

«Non bisogna perdere mai il rispetto di sè», ammonisce la scrittrice. Cosa insegna la forza delle storie armene? «A non arrendersi. Mai», dice. E rievoca le tre protagoniste del suo libro, Hannah, bimba in fuga dall’Armenia, nata nel 1910 vicino al monte Ararat, sopravvissuta allo sterminio, «curiosa e ostinata », che «si promette di non arrendersi mai, di resistere a qualsiasi cosa le capiterà». Fame, stenti, violenza, solitudine, ma Hannah ce la farà, diventerà imprenditrice di successo negli Stati Uniti. E Iskuhi, la bellissima moglie di Khayel, «guance di pesca e occhi rotondi», appassionata di Florence Nightingale, rivoluzionaria nelle idee e nella voglia di diffondere l’antica cultura armena, ma rinnovando la lingua dei padri. Morirà partorendo il secondo figlio, a 19 anni. E il suo primogenito Yerwant (medico geniale, nonno di Antonia Arslan), conserverà per sempre con nostalgia dentro si sé quel «profumo di mamma» che lo aveva lasciato a tre anni.

Infine Noemi, che si sposò con Levon (brillante giovane medico dei «felici dottori Arslanian»). Un amore splendente fino a quando i turchi cancellarono il loro futuro. Levon viene ucciso, ma Noemi rifiuterà il ricatto del maresciallo turco innamorato di lei, firmando così anche la sua condanna a morte. Voci femminili accomunate dalla volontà di decidere del proprio futuro, di affermarsi come donne. «Se sei donna ci vuole un’audacia straordinaria per restare libera e prendere in mano il tuo destino».

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