Bari città ecumenica ieri e oggi: Hrand Nazariantz e il villaggio armeno di Nor Arax (Ilmessaggeroitaliano.it 06.02.17)

Hrand Nazariantz è stato un intellettuale che ha dato un contributo notevole alla storia recente di Bari; le vicende della sua vita, tuttavia, rischiano di finire nell’oblio.

Ultimo nato di una illustre famiglia, egli nacque l’8 gennaio 1886 in una cittadina ubicata nei pressi di Istanbul (che allora era ancora chiamata Costantinopoli).

Dopo aver trascorso diversi anni tra Londra e Parigi per gli studi universitari, egli decise di tornare in patria per dedicarsi al giornalismo e all’impegno sociale attraverso la scrittura: qui contribuì alla fondazione di riviste sulla politica e sull’arte, onorando la sua passione per le letterature straniere.

Purtroppo, nell’impero ottomano iniziavano a spirare venti di guerra, negli anni ’10 del ‘900: i Turchi, non contenti dell’eccidio commesso alla fine del secolo precedente in nome del movimento pan-islamista, minacciavano un nuovo sterminio della popolazione dei cristiani armeni, questa volta con la complicità della Germania.

Fu in tale contesto che il Nazariantz venne colpito da due sentenze che lo condanna-vano a morte, nel 1913, probabilmente per il suo “eccessivo” fervore politico.

Nello stesso anno questi partì per cercare rifugio a Occidente, trovandolo nella città di

Bari; appena in tempo, poiché Varujan, Siamant’o, Sevag e altri colleghi dello scrittore non ebbero la possibilità di lasciare l’impero ottomano, e non si salvarono dai tristi eventi del 1915. La strage si prolungò per diversi mesi, fino a quando le truppe russe penetrarono nel Caucaso e riuscirono a liberare gli armeni, la cui popolazione ormai era stata decimata. Purtroppo, come è avvenuto (e ancora avviene) per il genocidio commesso da Hitler nei confronti degli ebrei, così c’è chi ha negato il genocidio armeno e continua tutt’oggi a farlo. Il governo turco, con la complicità giustappunto dei tedeschi, ha fatto di tutto per insabbiare e nascondere dalla memoria storica questi tragici avvenimenti.

Tornando al Nazariantz, su di lui avevo accennato al fatto che questi trovò rifugio a Bari, dove rimase fino alla morte: non rivide mai più la sua terra natia.

Egli non perse mai il suo entusiasmo e il desiderio di smuovere le coscienze sulla de-licata questione armena, coltivando nel capoluogo pugliese la sua attività di letterato e pubblicista. Fondò in città il villaggio di Nor Arax, un luogo fisico ma anche “intellettuale” che sarebbe servito come rifugio per i futuri profughi. Qui gli esuli si diedero subito da fare anche in ambito economico, avviando un’industria artigianale di tappeti di alta qualità. Nazariantz entrò in contatto con gli armeni che si erano rifugiati in altre città d’Italia, in particolar modo con quelli di Venezia e di Torino, ma anche con intellettuali italiani, tra cui il barese Franco Nitti Valentini: la collaborazione con questi ultimi anzi si rivelò più agevole e produttiva rispetto a quella con i suoi connazionali. Gli armeni che scrivevano per l’“Organo degli Armeni” a Torino avevano infatti dato una connotazione politica al loro impegno sociale, con un atteggiamento accusatorio e intransigente; l’attività del Nazariantz, invece, si distingueva per lo spirito “universalistico” e di mediazione tra Occidente e Oriente: non solo attraverso la scrittura, ma anche con discorsi e interventi nelle trasmissioni di Radio Bari.

Ecco una testimonianza lasciata dal poeta Enrico Cardile, in un articolo per Il Resto del Carlino, edizione 27 luglio 1939: “Tutto ciò ridesta al nostro pensiero qualche decennio di passione e di battaglia. Alludo al tempo in cui, con Gian Pietro Lucini, e Hrand Nazariantz, s’invocava in Italia, la libertà del popolo armeno, seviziato, martorizzato e disperso dalla brutalità dei turchi, e più specialmente dalle loro masnade guerriere: i Kurdi. (…) Ma il movimento pro Armenia, è stato manifestato in altro tempo vivo, in Italia, specialmente mercè l’opera infaticabile del grande pioniere di libertà e poeta cosmogonico Hrand Nazariantz, fondatore del villaggio armeno pugliese di Nor Arax”.

Il poeta armeno fondò anche la rivista Graal, che purtroppo ebbe successo solo per pochi anni; egli continuò a vivere nell’umiltà e senza un lavoro fisso a Bari, per finire i suoi anni nell’anonimato tra Conversano e Casamassima, dove morì nel 1962.

Massimo Castellana

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