Cari adoratori del grande Kapuściński, rileggetevi cosa scriveva sul Nagorno (Tempi 31.01.24)

Galina Starovojtova! Mi ero dimenticato di lei. Mi era apparsa, secondaria e fugace, in un libro di Ryszard Kapuściński del 1995, dove si parlava del Nagorno-Karabakh. Molto più importante di Galina mi apparve subito l’autore del testo intitolato La trappola. Un racconto bellissimo. Giornalismo puro, così gonfio di realtà che invece di studiare i personaggi veri che transitavano per quelle pagine, mi ero innamorato dell’inviato speciale arrivato a Stepanakert che aveva messo in bottiglia e gettato nell’oceano dell’umanità la strepitosa memoria di quel piccolo popolo, «destinato all’annientamento». Annientamento? Aveva scritto proprio così Ryszard. Tutto già allora congiurava contro questi armeni del Bosco Oscuro. «Uno dei posti più belli del mondo, qualcosa come le Alpi, i Pirenei, il Rodope, Andorra, San Marino e Cortina d’Ampezzo messi insieme». Una bellezza pronta per essere sgozzata.

 

Non sto allontanandomi dal dolore attuale dei centomila armen..

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