Carmine Verduci, presidente di Kalabria Experience (Retenews24 08.05.21)

A tu per tu con Carmine Verduci, presidente in carica della Pro Loco di Brancaleone e fondatore

del progetto Kalabria Experience. Un modo per valorizzare la cultura e i bellissimi paesaggi eterritori della Calabria, una regione con tantissime influenze storiche tutte da scoprire.

Salve Carmine, quali sono i progetti per la prossima estate legati a Brancaleone?

“Personalmente, ricopro da dieci anni la carica di presidente della Pro Loco di Brancaleone, ma sono anche un fondatore del progetto Kalabria Experience. Queste due realtà non sono una cosa sola, anche se si muovono parallelamente. Fondamentalmente perché Kalabria Experience prende un po’ tutto il territorio calabrese, grazie a tutta la rete di associazioni e professionisti che le ruotano attorno. Organizziamo, insomma, esperienze in tutta la Calabria, soprattutto nella fascia jonica-reggina. E’ nei nostri intenti far conoscere una Calabria diversa da quella che, solitamente, è più gettonata, come la costa tirrenica e via dicendo. Le attività si svolgono parallelamente, ma Kalabria Experience e La Pro Loco di Brancaleone sono due cose differenti, con profili social separati. L’idea è proprio quella di fungere da service di zona a livello turistico e, chiaramente, Brancaleone rientra in questo obiettivo: muovere un po’ quello che è il turismo e, soprattutto, concentrare l’attenzione sul patrimonio culturale e naturalistico che ruota attorno a Brancaleone, al territorio. I progetti sono tanti e ambiziosi. L’anno scorso abbiamo fatto un’estate pazzesca, perché c’è stata molta richiesta di servizi turistici. Quello che noi facciamo di più. Non siamo la solita Pro Loco dedita solo alle sagre o a un evento all’anno. Realizziamo dalle trenta alle quaranta manifestazioni. Contestualmente Kalabria Experience propone esperienze in natura, all’aria aperta, un po’ in tutto il territorio calabrese, che non si limitano alla semplice escursione ma sono proprio a contatto con il territorio, con la gente, con la gastronomia tipica e, soprattutto, si punta verso la condivisione delle esperienze sui luoghi, quali possono essere i borghi antichi”.

E con la pandemia com’è andata?

“Come immaginerà, con la pandemia queste cose sono state frenate, ma noi lavoriamo di marketing, gratuitamente e senza sovvenzioni pubbliche. Tutti i progetti che facciamo, così come le manifestazioni, si autosostengono. Non prendiamo contributi pubblici per poter fare questo. Stiamo agendo di marketing attraverso la pubblicazione continua di post con luoghi da vedere e visitare, con curiosità del territorio anche nel settore spiagge. Stiamo puntando tantissimo su questa cosa e i risultati si vedono. Il nostro obiettivo è il turismo destagionalizzato. Non solo concentrato nei mesi estivi, ma anche nel far vedere che cosa si può fare nei periodi autunnali, primaverili. Questo è l’obiettivo comune sia dell’associazione Pro Loco Brancaleone, sia di Kalabria Experience”.

Una valorizzazione del territorio annua, visto che ha da offrire tante cose anche oltre l’estate.

“Sì, perché i turisti si concentrano maggiormente tra luglio e agosto. L’anno scorso, con la pandemia, abbiamo avuto ovviamente delle difficoltà anche in quei mesi, ma posso dirle che ci siamo svegliati a maggio.

Molte persone, ad esempio, erano già a Brancaleone e sul territorio poiché lavoravano da remoto, in smart working come si suol dire. Ci siamo svegliati dal torpore con tantissime persone che circolavano in zona e chiedevano di poter visitare luoghi, di poter essere accompagnati, di avere un weekend organizzato nella zona per sapere cosa c’era da vedere e le curiosità legate agli stessi. Abbiamo quindi trascorso giugno, luglio e agosto pieni di persone, che ovviamente volevano vedere la Calabria. Molte persone sono venute da noi perché hanno visto i filmati che realizziamo su YouTube, che sono dei piccoli documentari, o le foto o gli spot che abbiamo lanciato in rete. Ci auguriamo che anche quest’anno sia così, che l’Italiano che non va all’estero prediliga una località come la nostra, dove la vacanza costa molto meno rispetto ad altri posti balneari più gettonati in Italia. Sia per il turismo balneare, sia per quello culturale, il nostro territorio si presta benissimo”.

Immagino che, di anno in anno, ci sia dietro una strategia di comunicazione che puntualmente studiate, no?

“Certo. Stiamo già preparando il lancio della promozione, anche grazie a Massmedia Comunicazione.

Stiamo cercando di improntare un discorso che non solo mira a puntare sul turismo dove arrivi, visiti e te ne vai. Stiamo mettendo al centro dell’attenzione il fatto che nel nostro territorio puoi realizzare anche servizi, shooting fotografici di moda, film di cinema o serie tv, che vengono fatti nella zona jonica – reggina ormai da tre anni, dato che c’è una escalation di richieste da questo punto di vista. Vogliamo offrire una narrazione diversa dall’immaginario collettivo”.

Anche perché, mi corregga se sbaglio, ha avuto diverse influenze dal punto di vista della cultura.

“Giusto. Tutti sappiamo che la Calabria, la seconda patria per i Greci, ha una particolarità: la grande stratificazione di popolazioni, i Greci in primis e poi gli armeni, che ci hanno lasciato tracce nella lingua. Abbiamo creato, con questo, un brand turistico presentato da diverse agenzie di viaggio. Molti siti internet che si dedicano al turismo invitano a visitare i nostri luoghi, dove gli armeni hanno lasciato tracce di architettura, archeologia, ma anche lingue come toponimi, nomi. Nel nostro DNA scorre, insomma, anche questo sangue.

Non dimentichiamo, inoltre, popolazioni di ebrei e albanesi, che sono concentrati sull’alta Calabria. Non vogliamo che la nostra regione si fermi solo alla grecità, ma ha tante altre influenze, che cerchiamo di valorizzare. Questo aspetto attira tantissimo”.

Trattandosi di argomenti storici, c’è anche interesse a scoprire delle cose nuove. Portate avanti una continua ricerca?

“Assolutamente. Siamo alla ricerca degli armeni, per cui abbiamo fondato da poco una comunità armena in

Calabria, dove noi ci occupiamo di realizzare eventi che richiamano, appunto, la cultura e i lasciti di questa popolazione. Essendo un popolo cristianizzato, motivo per cui parliamo del 301 d.C., si spinsero in Calabria nel VI e VII secolo a causa della persecuzione musulmana. Attraverso la rotta della Grecia, si riversarono nelle nostre coste, edificarono le grotte come ci sono in Cappadocia per via della somiglianza del nostro con quei territori. La gente da oltreoceano viene proprio a visitare questi luoghi. E’ fondamentale. Gli armeni stanno facendo scoprire un’Italia diversa. Non si ha la percezione di quello che può offrire la Calabria. Si pensa più alla Sicilia, a Venezia, a Roma e alle grandi città in generale. Quando i turisti vengono da noi li portiamo nelle grotte, nei castelli armeni, in questi paesini che sono qui nel raggio di 10 km. Si trovano tante testimonianze armene a Brancaleone, oltre quelle che ci sono in tutta la Calabria. Ci sono chiese dedicate ai Santi armeni; ad esempio, a Curinga, in provincia di Catanzaro, c’è il platano millenario, che si dice sia un orientalis piantato da un monaco armeno. Tutta la regione, diciamo, è soggetta a questo tipo di influenze. Questa zona, che il brand è Valle degli Armeni, è un rimando alla valle che si racchiude tra due promontori ed è un’area di 10 km dove si trova tantissimo di cultura armena. Questo è diventato un itinerario, con borghi antichi e abbandonati naturalmente”.

Per valorizzare così bene il territorio c’è sicuramente bisogno di figure professionali,

di persone che si intendono di questo.

“Sì. Ho creato intorno a me e a Kalabria Experience un team di esperti, quali sono guide turistiche, naturalistiche, archeologi, ricercatori, geologi, agronomi, per la cultura delle erbe e delle piante. Tutto questo deve far parte dell’esperienza che il visitatore si porta a casa, a partire dai profumi, dagli odori delle piante antiche, medicamentose. Niente è lasciato a caso, da questo punto di vista. Mi accorgo, parlandone, che siamo abbastanza forniti di figure professionali. Ultimamente, io come operatore culturale e del turismo esperienziale, sto portando avanti un progetto turistico tramite agenzia.

Quest’ultima si occupa di promuovere questo tipo di attività”.

Le piace occuparsi di tutte queste cose. Si vede da come ne parla.

“Sì, anche se il mio lavoro è tutt’altro. Mi occupo di animali domestici, però fin da bambino non amavo andare a giocare al bar per fare i videogiochi con i gettoni; piuttosto mi piaceva organizzare delle escursioni con i miei amici in bicicletta, all’aria aperta. Mi sono così appassionato di turismo. Sognavo di portarlo a Brancaleone e, ancora prima delle mie esperienze nel campo dell’associazionismo, mi era stato detto che probabilmente ero la persona più adatta a svolgere il ruolo di organizzatore di eventi, dato che ne avevo già fatti alcuni. All’epoca non sapevo tanto di associazionismo; col tempo mi sono fatto la giusta esperienza e, dal 2013, ho cominciato a fare una serie di convegni e workshop parlando di turismo esperienziale, quando in tanti pensavano che Brancaleone si fosse perso negli anni ’80, con un turismo che era più che altro balneare. In quell’anno, nel 2013, ancora non si parlava in Italia di turismo esperienziale. E’ stato quello il salto che abbiamo fatto. Se nota, oggi tutto è Experience. Quando io ho creato Kalabria Experience, nel 2015, non esisteva nulla. C’era solo Dubai Experience. Anche il nome stesso voleva rappresentarci a livello internazionale; volevamo un nome con cui attirare l’attenzione. Per me, Calabria scritto con la K rappresenta già la grecità. Experience perché l’esperienza della Calabria dev’essere viva e a 360°, attraverso la narrazione del territorio calabrese, che non è il turismo di Tropea pizzo-calabro, parlando ovviamente con tutto il rispetto, ma di cui fa parte anche un’altra parte di Calabria poco conosciuta. Volevamo proiettare questo territorio all’universalità della Calabria. Questo è quello che, in sostanza, era il mio progetto”.

Pensa di esserci riuscito?

“Sì, perché oggi Brancaleone, escludendo ovviamente il periodo della pandemia, ha tutto l’anno delle scuole, delle agenzie turistiche, delle associazioni culturali calabresi e siciliane che scelgono di fare dei percorsi.

Abbiamo anche la dimora del confino di Cesare Pavese, che è una casa museo di un privato, che ha aperto la possibilità di fruirla alle persone. Da tutto il mondo vengono così a visitare il luogo dello scrittore piemontese. Abbiamo creato una sorta di percorso urbano, che va a toccare tutti i luoghi dove Pavese scrisse qualche poesia. E’ un posto emblematico, che ha riportato nei suoi romanzi. Questo è un progetto di parco letterario, dove andrà di mezzo anche l’interesse comunale. L’associazione può solamente accompagnare questi processi culturali, che passano anche attraverso l’escursione naturalistica o culturale, come quella al parco archeologico di Brancaleone Vetus, dove abbiamo realizzato anche dei servizi fotografici. Prima, era un posto pieno di erbacce, non si poteva neanche camminare; oggi si può visitare tutto l’anno questo borgo diroccato, che però ha dei sentieri messi in sicurezza, con la segnaletica adeguata. E’ un posto che puoi fruire da solo, ma anche richiedendo il nostro supporto. Abbiamo infatti una guida esperta del luogo, che mostra tutto quello che c’è da vedere e conoscere.

Personalizziamo per ogni tipo di target: da quello di fascia di età più piccola a quello di fascia d’età più grande. Tutti i proventi vengono poi reinvestiti per la cura e la manutenzione di questo luogo, che è straordinario e conosciuto in tutto il mondo, grazie all’opera di volontari, cittadini e soci. Le tv nazionali non considerano molto questa zona della Calabria, ma ci stiamo lavorando”.

E’ un lavoro molto importante quello che fate, dato che rivitalizzate il territorio, consentendo ai vari paesaggi di rifiorire.

“Esatto. A proposito di questo, posso dirle che facciamo molto opera di riforestazione. Per esempio, le escursioni che facciamo si concludono con una piantumazione di un alberello. Oppure, nel Borgo antico di Brancaleone abbiamo reimpiantato specie autoctone, come mandorli o carrubi, che sono scomparse. Ogni albero porta un nome. Ci sono delle persone che si sono innamorate del posto e hanno voluto acquistare un albero al fine di poter imprimere la loro presenza tutto l’anno. Portiamo l’acqua alle piante, che crescono, e che un giorno saranno alberi molto belli che arricchiranno ancora di più il territorio. Questo progetto, che si chiama Renaissance Brancaleone, viene ripreso da tantissime associazioni, che avevano un borgo antico abbandonato che vogliono riprendere. Noi andiamo avanti solo così; economicamente l’associazione si mantiene grazie ai servizi. Siamo volontari senza stipendio, ma un’associazione ha comunque delle spese. Per sopperire alle stesse, non ci rifacciamo con le sagre ma con i servizi turistici. Abbiamo cambiato il modo di fare agire le Pro Loco sul territorio, dando loro supporto. Sono state costituite delle reti tra di noi, grazie alle quali ci scambiamo i turisti”.

Mi spieghi meglio questo aspetto.

“Ad esempio, a 10 km, a Casignana, c’è una villa romana bellissima del primo quarto d.C. che ha dei mosaici bellissimi. I visitatori di questa villa ricevono un invito a recarsi a Brancaleone. La stessa cosa facciamo noi con Casignana a chi viene a visitarci. Un meccanismo che si ripete anche per altri luoghi. Questo scambio è essenziale. E’ questa la vera rete. Si creano delle sinergie. Ci chiamano per programmare, ad esempio, la settimana. Ho una rete che va dall’alta Calabria, dal Pollino, fino alla nostra zona. Ho dei riferimenti su cui contare e organizzare le esperienze fatte bene. Ci sono persone e figure professionali a cui mi rivolgo e invio le richieste, in modo che loro possano gestirle. Creare lavoro, in questo senso, è anche un modo per fare rete, perché la gente si invoglia di più.

Chiaramente, ne beneficiano le attività turistiche, quali alberghiere ed extra-alberghiere, come i B&B e i ristoranti. E’ tutto un circolo che ruota intorno alla questione turismo”.

Prima ha accennato che intendete lanciare il territorio anche sul campo della moda. In che maniera?

“Sì, sia nel campo della moda, sia dello spettacolo. E’ un luogo molto più inflazionato, dove costa poco la vacanza e ci sono posti bellissimi. Oggi, la fotografia, anche nel campo della moda, si avvale tantissimo del paesaggio. Qui ti ritrovi praticamente, all’improvviso, nella California, In Cappadocia, in Grecia. E’ un posto che puoi scegliere per diverse questioni, quali può essere un cortometraggio, un videoclip musicale, uno shooting particolare. Tra mare e montagne, qui c’è un quarto d’ora di distanza.

Hai tutto vicino ed è molto comodo come cosa. Speriamo che anche le fotografie possano essere un lancio. Stiamo lavorando con MassMedia Comunicazione anche in tal senso. Nel 2022 sappiamo che il turismo internazionale sarà aperto e dobbiamo essere pronti, programmando cosa fare quando tutto sarà normale.

Lavoriamo a moltissime cose con gli operatori e le agenzie tour operator, anche attraverso le interviste video, che adesso vanno molto in voga. Si è molto interessati alla Calabria, perché si è scoperto quante cose si sono perse in questi anni ed è un bene. Attraverso immagini o racconti, in internet, le persone guardano queste cose e, spinte dalla curiosità, si organizzano e vengono. Lo scorso anno, abbiamo avuto molti blog che sono venuti, lasciando ottimi feedback”.

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