Caro Crosetto, attento ad armare gli azeri (Libero 14.01.23)

Gli armeni – la Nazione cristiana più antica e più perseguitata di tutte, il cui battesimo data 303 d.C. – avevano sperato in qualche fornitura di droni o cannoni da parte della Nato, o almeno in sanzioni commerciali, per fermare la strage. Putin, dopo aver lasciato fare per punire l’avvicinamento di Erevan all’Ue, alla fine obbligò Aliyev a fermarsi, per ragioni legate un po’ all’ortodossia e molto alla necessità di non lasciare mano libera ai turchi nel Caucaso. Duemila soldati dell’ex Armata rossa dovrebbero salvaguardare la vita dei civili armeni dell’Artsakh. Con i guai del Donbass Mosca conta pochissimo, e la Turchia domina. E così tra i danni collaterali (per modo di dire) della follia neo-zarista, autorevoli osservatori includono pulizia etnica e – Dio non voglia- genocidio (vediLe Figaro e Le Point). Con la replica degli orrori turchi del 1915: un milione e mezzo di cristiani assassinati.

Con imponente solennità, enfatizzata dalla stessa prestanza fisica di entrambi i protagonisti dell’incontro, il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev hanno rinnovato i rapporti di amicizia tra le due nazioni, dando un’ulteriore salutare spinta alle forniture di gas di cui quel Paese è ricco e il nostro bisognoso. Ma, inopinatamente, con sbattere di tacchi, la cooperazione si è allargata al settore militare. Insomma: l’Italia si impegnerà a istruire reclute e ufficiali. Abbiamo capito giusto? A chi spareranno con maggior precisione grazie ai nostri brillanti istruttori i soldati azeri? Un’idea ce l’avremmo. Ma certo: gli armeni, in particolare coloro tra questi che costituiscono il resto degli abitanti del Nagorno-Karabakh (Artsakh nella lingua di chi ci vive). L’esercito di Aliyev, dapprima per 44 giorni nel 2020, grazie alla stratosferica superiorità delle armi fornite dagli alleati turchi, ha falciato come grano maturo le truppe dei resistenti.

L’ARTSAKH
Realpolitik? Certo. Ed essa a volte autorizza – in stato di necessità – un doppio standard. Primum vivere, prima il gas insomma. Per cui l’autarchia russa è demoniaca e la libertà degli ucraini sacra, mentre la dittatura azera e la strage di armeni sono peccatucci. Parigi val bene una messa, non è vero? Non troppo zelo, però. Patti militari no, un po’ di pudore. La Realpolitik ha un limite invalicabile: la vita degli altri, specie se fratelli. È quanto accade (adesso) con l’assedio terroristico che l’Azerbaijan sta conducendo contro 120mila armeni (di cui 30mila bambini) che si vogliono annientare prendendoli per fame e confidando in epidemie. Da 33 giorni è bloccato qualsiasi approvvigionamento di viveri e medicinali, Baku ha tolto energia elettrica e gas. Come Mosca fa con Kiev. Avevo un’altra idea delle radici cristiane come valore fondativo di questo governo.

 

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