Campionessa di scacchi discriminata per la sua nazionalità, si apre un caso internazionale (Il Messaggero 27.08.19)

Una campionessa di scacchi di nazionalità armena è stata discriminata e improvvisamente rimossa da un torneo internazionale di scacchi che si doveva tenere in Turchia per le pressioni dei giocatori dell’Azerbajian che hanno chiesto (e ottenuto) dai turchi di espellere Maria Gevorgyan. Un grave episodio che sta causando proteste da tutto il mondo, sollevando il tema della mancanza di rispetto delle regole all’interno della Federazione mondiale di scacchi. Maria Gevorgyan dopo essere stata oltraggiata e persino minacciata, ha deciso di rendere pubblico il grave episodio di discriminazione. «Una decisione offensiva», ha commentato con amarezza la scacchista per nulla intimidita.

Maria Gevorgyan è stata per tre volte campionessa di scacchi nazionale e vincitrice di premi a livello internazionale. In passato le era già capitato di partecipare a tornei di scacchi in Turchia senza mai avere avuto problemi di sorta. Stavolta, invece, la delegazione dell’Azerbaijan (paese con il quale l’Armenia è in guerra per la sovranità del Nagorno Karabakh dal 1988) ha fatto pressioni al punto da costringere gli organizzatori a far strame delle regole internazionali che sono sempre state rispettate dalla Federazione scacchistica mondiale (Fide).

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Armenia: premier Pashinyan, obiettivo nostra politica estera è garantire la sicurezza nazionale (Agenzianova 27.08.19)

Erevan, 27 ago 14:45 – (Agenzia Nova) – L’obiettivo della politica estera dell’Armenia è garantire la sovranità e la sicurezza del paese, aumentare costantemente il livello di questa sovranità e sicurezza e formare un contesto internazionale favorevole alla sicurezza del paese e dei suoi cittadini. Lo ha affermato il primo ministro armeno Nikol Pashinyan all’incontro annuale con gli ambasciatori armeni in corso oggi al ministero degli Esteri. “La rivoluzione armena (rivoluzione di velluto) del 2018 non riguarda una persona, una squadra o un gruppo politico, riguarda il paese, lo Stato e le persone- La democrazia dovrebbe diventare il biglietto da visita numero uno della politica estera dell’Armenia e il nostro compito è mostrare al mondo che la democrazia è uno status irreversibile in Armenia perché si basa non sulla persona, sul circolo politico concreto, ma sulla coscienza, volontà e aspirazioni della persone”, ha dichiarato Pashinyan. (segue) (Res)

Università Cattolica: viaggio con il Centro pastorale in Georgia e Armenia. Mons. Giuliodori, “profonde radici cristiane fin dai primi secoli” (Agensir 23.08.19)

Dopo Cina e Russia, l’itinerario culturale e spirituale scelto quest’anno dal Centro pastorale dell’Università Cattolica, iniziato ieri per concludersi il 30 agosto, si snoda tra due terre di antichissima civiltà e simboliche per il cristianesimo, l’Armenia e la Georgia. A guidare il gruppo di 51 persone tra docenti e personale della comunità universitaria, 31 da Milano e 21 da Roma, è l’assistente ecclesiastico generale, mons. Claudio Giuliodori. “Dopo la Cina e la Russia – spiega il vescovo -, questo itinerario costituisce l’occasione per incontrare antiche civiltà al cuore del dialogo tra l’Europa e l’Oriente, dove il cristianesimo ha messo profonde radici fin dai primissimi secoli. Vedremo le testimonianze affascinanti del passato e incontreremo personalità e comunità che in questi Paesi sono impegnate oggi in uno sviluppo che non dimentica la ricca tradizione religiosa e nello stesso tempo cerca di affrontare le nuove sfide culturali e sociali in un’area segnata da forti tensioni”. Prima meta l’Armenia, terra dilaniata dal genocidio del 1915 che ha causato un milione e mezzo di morti. Previste poi visite ad alcuni tra i più bei complessi storici e artistici come Etchmiadzin, centro della Chiesa apostolica armena, Zvartnots, perla dell’architettura armena del VII secolo, Matenadaran, biblioteca che custodisce 18.000 testi antichi. E ancora il monastero di Khor Virap, di fronte al monte Ararat, e Noravank, il suggestivo “Monastero Nuovo”, il complesso medievale di Geghard, patrimonio dell’Unesco, e il lago Sevan con due chiese e il seminario della Chiesa apostolica armena. Dal 26 agosto il viaggio proseguirà in Georgia a partire dalla sua città più grande, Tbilisi, per continuare poi con Mtskheta, l’antica capitale e cuore spirituale del Paese, che offre ai visitatori due chiese e un monastero, anch’essi patrimonio dell’Unesco. Tra le mete successive Gori, città natale di Stalin, l’imponente cattedrale di Bagrati, il monastero di San Giorgio fondato nel IX secolo. L’ultimo giorno sarà dedicato al Grande Caucaso con la visita alla chiesetta della Santa Trinità di Gergeti e il complesso fortificato di Ananuri con due castelli.

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Armenia: proteste contro miniera di Amulsar, premier incontra manifestanti a Jermuk (Agenzia Nova 23.08.19)

Erevan, 23 ago 10:22 – (Agenzia Nova) – Dopo l’11 settembre la compagnia Lydian Armenia potrà aprire un procedimento presso un tribunale di arbitrato internazionale qualora non dovesse ottenere le autorizzazioni necessarie per avviare i lavori nella miniera d’oro di Amulsar. È quanto riferisce il quotidiano di Erevan “Zhamanak”, secondo cui il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, avrebbe promesso alla dirigenza di Lydian che garantirà lo sgombero dei manifestanti che presidiano l’area antistante la miniera, impedendo l’accesso ai dipendenti dell’azienda, entro questo termine. Secondo le informazioni in possesso di “Zhamanak”, le operazioni di polizia per favorire lo sgombero dei manifestanti inizieranno il 4 settembre e dovrebbero concludersi entro una settimana. (segue) (Res)

Musica per un amico: concerti per don Giorgio Giorgetti (Viverepesaro.it 22.08.19)

Eventi musicali a Pesaro a ricordo di Don Giorgio Giorgetti, nel Secondo Anniversario.

– Venerdì 23 Agosto, ore 21,15 Chiesa di San Cassiano / MUSICA PER UN AMICO: otto amici di don Giorgio, bambini, ragazzi ed adulti, cresciuti e accompagnati da don Giorgio nella loro passione per la musica, dedicano il loro talento al suo ricordo. Ci saranno: Andrea, Andres, Giulio, Marc, Monica, Roberto Veronika e Victoria

– Martedì 27 Agosto, ore 21,15 Chiesa di Sant’Agostino / Concerto con Veronika Padaryan- soprano, Mara Gaudenzi – mezzo soprano e Maria Luisa Veneziano – organo. Eseguiranno lo STABAT MATER di Giovanni Battista Pergolesi e il Qui tollis – duetto estratto dalla Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini

Esecutori Stabat Mater:

VERONIKA PADARYAN, soprano Armena, nata in Georgia, entra a studiare canto lirico al Conservatorio Statale di Erevan. Ha proseguito gli studi all’Accademia di Canto, seguita dal Professore Sergei Danelyan, celebre tenore armeno. Nel 2003 viene trasferita all’Accademia Internazionale di canto lirico “Renata Tebaldi-Mario del Monaco” di Pesaro, Italia. Dà numerosi concerti di musica lirica in Armenia, Italia, Francia.

MARA GAUDENZI, mezzosoprano Nata nel 1993 a Cattolica, studia Canto Lirico presso il Conservatorio B. Maderna di Cesena conseguendo la laurea di primo livello accademico. È attualmente iscritta al biennio specialistico presso il Conservatorio G. Rossini di Pesaro sotto la guida del M° Agata Bienkowska.

MARIALUISA VENEZIANO, organo Si laurea in Pianoforte principale presso il Conservatorio di “S.Cecilia” di Roma con il M° Aldo Tramma, in Musica da Camera con il M° Marco Lenzi e in Musicologia con il M° Lucia Bonifaci e si specializza con Ramin Bahrami, presso l’Accademia Filarmonica Romana. Ha partecipato come organista solista a numerosi e rinomati festival nazionali e internazionali di musica organistica.

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Bari, cosa rende speciale la Chiesa di San Gregorio Armeno (Turismo.it 18.08.19)

Edificata sul finire del X secolo, la Chiesa di san Gregorio Armeno fu l’unico edificio sacro della Corte del Catapano a non essere stata abbattuta per far spazio alla costruzione della più importante Basilica di San Nicola, che infatti si trova a breve distanza. Diversi studiosi affermano che sia stata risparmiata dalla demolizione per le sue dimensioni e il suo alto valore intrinseco. Qui si incontrano settimanalmente i rumeni ortodossi che rendono omaggio al patrono dell’Armenia. La chiesa è stata sempre molto amata dagli abitanti, come testimoniano le undici iscrizioni funebri dei cognomi baresi più famosi rinvenute sui muri perimetrali.

San Gregorio Armeno ha conservato perfettamente la sua veste romanica: si presenta, infatti, nonostante vari rimaneggiamenti, con la facciata tripartita corrispondente alle tre navate interne. L’interno è formato da due file di quattro colonne, interrotte da pilastri con semicolonne addossate, che dividono la navata centrale dalle due laterali. I capitelli destano particolare interesse perché appartengono a varie epoche e sono di diversa dimensione. Il primo a destra, con la base piramidale, risale al VII-VIII secolo dopo Cristo, il secondo è il più rovinato, il terzo è di tipo corinzio come dimostrano le eleganti foglie acuminate e l’ultimo capitello è caratterizzato da due ordini sovrapposti di foglie d’acanto e palmette che richiamano l’arte egizia. Si può notare come l’ultimo capitello sia l’unico a contenere figure umane: verso la navata centrale si vede un uomo con dei grappoli d’uva, mentre verso la facciata interna nord si vede il viso di un uomo dalla capigliatura liscia e con riga al centro. Figure leonine separate da un volto umano caratterizzano, invece, i capitelli delle semicolonne.

Un’iscrizione della facciata interna attesta che la chiesa venne usata anche come luogo di sepoltura dai membri della Confraternita di San Gregorio. Nel corso del Seicento e del Settecento la chiesa ha assunto quelle forme barocche che andavano di moda in quei secoli, con l’inserimento di altari, cappelle laterali, immagini e nicchie. Inserimenti che hanno provocato, però, lesioni alle strutture. Anche nel corso dell’Ottocento vennero realizzati diversi interventi, come la creazione  di un’apertura sulla porta principale che dalla cantoria in legno immetteva sul terrazzo. Con i lavori del 1927 furono rimossi gli altari barocchi, sostituite le capriate, chiusa la porticina di accesso al terrazzo, demolito il campanile, riaperte le monofore della navate minori e riportate alle dimensioni originarie le sei monofore della navata centrale. Fu grazie a radicali lavori di restauro che, nel 19237, l’architetto Schettini riuscì a dare alla Chiesa di San Gregorio Armeno la sua originaria struttura.

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Ecco come l’Armenia contribuisce alla pace in Siria (Lantidiplomatico 18.08.19)

Il ministro della Difesa russo Sergey Shoigú ha elogiato il contributo dei genieri e dei medici armeni per normalizzare la situazione in Siria.

Durante un incontro con il ministro della difesa armeno David Tonoyan, Shoigú ha ricordato che migliaia di persone in Siria hanno ricevuto cure mediche e che i chirurghi armeni hanno eseguito diverse centinaia di operazioni chirurgiche.

“Questo è un lavoro enorme che non può essere trascurato e, naturalmente, contribuisce alla normalizzazione della situazione in questa regione”, ha affermato il ministro russo.

Lo scorso luglio un gruppo di giornalisti della televisione statale armena ha presentato il suo documentario sui crimini dell’ISIS nell’antica città di Palmira, a Homs e in altre province.

“Lo scopo del documentario è stato quello di mostrare tutto ciò che è accaduto nei siti archeologici di Palmira a seguito degli attacchi dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico.

Ciò è necessario per scoprire la verità sugli eventi che hanno avuto luogo in Siria”, ha spiegato uno dei registi.

A sua volta, il cameraman del documentario, Arsen Juchayan, ha notato che la Siria ha un enorme patrimonio che vale la pena sottolineare in tutto il mondo, sia per la sua importanza storica che culturale. Il film invita tutti i media internazionali a recarsi a Palmyra per documentare i crimini dei nemici della cultura e dell’eredità storica siriana.

Armenia e Russia inviano oltre 140 tonnellate di aiuti umanitari in Siria (Lantidiplomatico 14.08.19)

L’Armenia e la Russia hanno inviato un carico di aiuti umanitari congiunti di oltre 140 tonnellate in Siria.

“Secondo la decisione congiunta dei governi di Armenia e Russia, l’aiuto umanitario fornito dal Centro di risposta umanitaria russo-armena è stato inviato in Siria; il carico è costituito da 52,5 tonnellate di carne e 35 tonnellate di pesce in scatola , 40 tonnellate di zucchero e 14,5 tonnellate di razioni secche “, si legge nella nota del Ministero per le Emergenze armeno citatoada Sputnik.

Nella nota si osserva che “l’Armenia e la Russia forniranno aiuti umanitari alla Mezzaluna rossa araba siriana, che li distribuirà.”

Nel marzo 2016, il centro di risposta umanitaria russo-armena è stato inaugurato nella periferia di Yerevan in virtù dell’accordo tra i due governi.

Il centro è responsabile del sostegno alle operazioni di ricerca e salvataggio, gestione di terremoti, frane, valanghe, lotta antincendio, consegna di aiuti umanitari e miglioramento delle capacità del personale dei servizi di emergenza nazionali.
Il centro si trova nel territorio dell’ex base di comunicazione delle forze armate dell’URSS nella città di Getargel.

La comunità armena in Siria era una delle più grandi diaspore prima del conflitto nel paese e contava circa 110.000 persone.

La maggior parte dei membri della diaspora viveva ad Aleppo (60.000 persone), Damasco (7.000), Latakia, Kesab e Qamishli.

Secondo varie stime, oltre 90.000 armeni hanno lasciato la Siria dopo l’inizio della guerra.

Il ministero degli Affari esteri dell’Armenia ha dichiarato che il paese ha accolto più di 22.000 rifugiati siriani.

Boris Johnson, la Turchia e il bisnonno assassinato (Fulvioscaglione.com 10.08.19)

Il nuovo primo ministro Boris Johnson, convinto sostenitore della separazione della Gran Bretagna dall’Unione europea, ha antenati cosmopoliti di ogni parte d’Europa. Compreso un bisnonno ottomano dalla vita straordinaria.

Era inevitabile che le radici turche di Boris Johnson, nuovo e pittoresco primo ministro del Regno Unito, destassero curiosità, complice l’entusiasmo della stampa turca che si è lanciata in titoli come «Benvenuto cugino Boris!». In effetti la storia è interessante, coinvolge un bisnonno di nome Ali Kemal e oggi mobilita gli abitanti del piccolo centro di Kalfat, pronti a indicare ai visitatori la casa degli antenati del premier britannico, sopravvissuta agli anni e a tanti sconquassi.

Il bisnonno di Boris Johnson si chiamava appunto Ali Kemal, visse tra il 1867 e il 1922 e all’epoca sua fu un giornalista tra i più noti del Paese e un politico di non poco conto. Era nato a Kalfat da una donna circassa che in origine era stata schiava e sin da giovane aveva maturato salde idee liberali. Giornalista, viaggiava molto all’estero. Durante una delle sue visite in Svizzera si innamorò di Winifred Brun, figlia di Frank Brun (svizzero) e Margaret Johnson (inglese), che sposò a Londra nel 1903. Con lei ebbe una figlia, Selma, e un figlio, Osman, nato nel 1909. Il nonno di Boris Johnson.

Nei primi anni del Novecento, per la Turchia assai convulsi, la vita non era facile per un personaggio pubblico di incrollabili convinzioni liberali. Ali Kemal riuscì a farsi mandare in esilio dal sultano Abdul Hamid II, entrò in urto con i Giovani Turchi, andò di nuovo in esilio con il sultano Mehmed V, fece parte della delegazione turca ai colloqui di pace di Versailles alla fine della prima guerra mondiale e diventò ministro dell’Interno (nel 1919) del governo formato da Damat Ferid Pasha, che di Mehmet VI (ultimo sultano nella storia della Turchia) era appunto il gran visir.

L’atto più forte, però, Ali Kemal lo fece da giornalista (e anche Boris Johnson è stato direttore di giornale).  Scrisse una serie di articoli infuocati contro i responsabili del massacro degli armeni del 1915 e accusò apertamente i dirigenti del partito dell’Unione e del Progresso (Ittihad ve Terakki). I nazionalisti non tardarono a fargliela pagare. Ali Kemal fu rapito in un grande albergo di Istanbul, portato sul lato asiatico della città, consegnato a un reparto di fedelissimi di Kemal Atatürk e lì lapidato, pugnalato e impiccato.

Boris Johnson, suo pronipote, discende dunque da un uomo che, nella versione ufficiale che la Turchia dà di quegli anni, dovrebbe essere considerato un traditore della patria. Anche se, con ogni probabilità, era solo un onesto intellettuale cosmopolita che non poteva accettare il genocidio come pratica politica.

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Armenia – In esposizione a Yerevan antichi mosaici romani (Alssadakah 10.08.19)

La National Gallery of Armenia si prepara ad accogliere, dal 10 agosto al 29 settembre 2019, la mostra ‘Visioni colorate dell’antica Roma: mosaici dai Musei Capitolini’, una nutrita selezione dei prestigiosi mosaici di Roma Capitale provenienti dai Musei Capitolini. L’iniziativa, su proposta dell’Ambasciata d’Italia in Armenia, con il supporto organizzativo della Glocal Project Consulting, rientra nel piu’ ampio panorama delle attività di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali finalizzate alla promozione e alla valorizzazione del proprio patrimonio culturale. In tale quadro, l’accordo siglato prevede che la mostra, che ha avuto la sua prima sede a Sofia presso il National Archeological Institute with Museum at the Bulgarian Academy of Sciences, abbia una ulteriore tappa a Tbilisi, presso il Georgian National Museum. Gli aspetti scientifici della mostra sono di competenza della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con curatela affidata a Claudio Parisi Presicce e Nadia Agnoli. ‘Sono felice ed orgogliosa che dopo Sofia, anche Yerevan e Tbilisi ospitino nelle proprie istituzioni museali questa magnifica mostra di mosaici provenienti dai Musei Capitolini’ – ha dichiarato la Sindaca Virginia Raggi. ‘Il nostro obiettivo è valorizzare e promuovere l’immenso patrimonio culturale di Roma in tutto il mondo’. I 21 mosaici oggetto della esposizione, tutti rinvenuti a Roma, coprono un ampio arco cronologico, che va dal II secolo a.C. fino al IV secolo d.C. e sono in grado, pertanto, di attestare in modo puntuale l’evoluzione tecnica delle botteghe artigiane, le straordinarie capacità creative ed esecutive dei lavoranti e, allo stesso tempo, il mutare delle mode e del gusto dei committenti dall’epoca repubblicana sino alla tarda età imperiale. I mosaici, infatti, erano prodotti di artigianato artistico di vastissima diffusione, destinati ad abbellire i pavimenti e le pareti delle abitazioni dei cittadi ni piu’ abbienti e del ceto medio, così come a decorare edifici pubblici e monumenti funerari, e per questo motivo si prestano a documentare, a volte in modo sorprendente, i costumi e la società dell’antica Roma.

Mosaici che, con decori raffinati e ricchezza di sfumature, rimandano ad un mondo ‘globalizzato’, in cui si riproponevano gli stessi modelli a migliaia di chilometri di distanza. La collezione esposta offre l’opportunità di apprezzare mosaici di tutte le tipologie e le tecniche, ma anche di riflettere sulla natura dei motivi decorativi, molteplici nel segno e nel colore e la loro affinità ai nostri concetti di arte e design grafico. Un ampio e accurato apparato didattico illustrativo favorirà la comprensione delle diverse tecniche di lavorazione e delle tipologie di mosaico, i vari schemi compositivi e i numerosi motivi decorativi: geometrici, ispirati a elementi vegetali o figurativi, con scene e personaggi della mitologia, della vita reale oltre a elementi di forte valenza simbolica. Le opere selezionate, tra i piu’ significativi esempi di antichi mosaici pavimentali e parietali, fanno parte della prestigiosa raccolta delle collezioni capitoline formatasi tra la fine dell’ Ottocento e i primi del Novecento, a seguito dei grandi lavori di sterro e di scavo che interessarono Roma all’indomani della sua designazione a nuova capitale del Regno d’Italia (1870). La mostra verrà inaugurata il prossimo 9 agosto alle 18.30 presso la National Gallery of Armenia a Yerevan, alla presenza delle autorità nazionali armene, del corpo diplomatico, accademico e della società civile e resterà aperta dal 10 agosto fino al 29 settembre, costituendo l’evento estivo della capitale armena, nell’ambito di una stagione ricca di eventi culturali italiani, grazie alla stretta collaborazione tra l’ambasciata e il governo armeno.

Gli aspetti scientifici della mostra sono di competenza della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con curatela affidata a Claudio Parisi Presicce e Nadia Agnoli. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha commentato: “Son felice ed orgogliosa che dopo Sofia, anche Yerevan e Tbilisi ospitino nelle proprie istituzioni museali questa magnifica mostra di mosaici provenienti dai Musei Capitolini. Il nostro obiettivo e’ valorizzare e promuovere l’immenso patrimonio culturale di Roma in tutto il mondo”.

I 21 mosaici oggetto dell’esposizione, tutti rinvenuti a Roma, coprono un ampio arco cronologico, che va dal II secolo a.C. fino al IV secolo d.C. e sono in grado, pertanto, di attestare in modo puntuale l’evoluzione tecnica delle botteghe artigiane, le straordinarie capacita’ creative ed esecutive dei lavoranti e, allo stesso tempo, il mutare delle mode e del gusto dei committenti dall’epoca repubblicana sino alla tarda eta’ imperiale. I mosaici, infatti, erano prodotti di artigianato artistico di vastissima diffusione, destinati ad abbellire i pavimenti e le pareti delle abitazioni dei cittadini piu’ abbienti e del ceto medio, cosi’ come a decorare edifici pubblici e monumenti funerari, e per questo motivo si prestano a documentare, a volte in modo sorprendente, i costumi e la societa’ dell’antica Roma. Mosaici che, con decori raffinati e ricchezza di sfumature, rimandano ad un mondo ‘globalizzato’, in cui si riproponevano gli stessi modelli a migliaia di chilometri di distanza.

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