Armenia: presidente Sarkissian incontra a Parigi vertici di Airbus e Air Asia (Agenzianova 22.06.19)

Erevan, 22 giu 11:11 – (Agenzia Nova) – Il presidente dell’Armenia Armen Sarkissian, attualmente in Francia, ha visitato il principale padiglione della compagnia Airbus allestito al salone aeronautico di Le Bourget, una delle principali manifestazioni internazionali dedicate al settore aeronautico. Secondo quanto riferisce una nota della presidenza di Erevan, Sarkissian ha parlato delle possibilità di sviluppare la cooperazione con l’Armenia con Lionel Champeaud, vicepresidente e direttore regionale di Airbus. Il capo dello Stato ha detto che l’Armenia ha un grande potenziale di sviluppo nel campo delle alte tecnologie e dell’intelligenza artificiale, un ambito con ampi margini di cooperazione con l’Airbus. I rappresentanti di Airbus si sono detti disponibili a recarsi in visita l’Armenia. (segue) (Res)

Garni, bellezza e mistero (Cittanuova 21.06.19)

Ponte tra Asia ed Europa, l’Armenia è ancora oggi un Paese immeritatamente poco conosciuto. Solo negli ultimi anni il turismo ha cominciato a considerare anche questa nazione, le cui vicende hanno molto da insegnarci: in particolare l’ostinazione a rimanere legati alle proprie radici, linguistiche e religiose, ritenute indispensabili a mantenere un’identità di popolo, sfuggendo al pericolo dell’assimilazione.

Giunge perciò a proposito, edita da Terra Santa e a cura di Alberto Elli, esperto di storia e lingue antiche, Armenia, una guida che vuole essere un aiuto a quanti decidono di compiere un viaggio sull’altopiano armeno, portandoli a comprendere un aspetto fondamentale di questa cultura: l’identità cristiana, coraggiosamente difesa in un ambiente in cui la pratica religiosa non è molto diffusa, soprattutto dopo la dominazione sovietica. Si sono pertanto volute privilegiare quelle informazioni che permettono al turista interessato di “capire” il popolo armeno e il suo patrimonio.

A una parte introduttiva contenente elementi fondamentali di storia (con la triste pagina del genocidio), di religione (la millenaria Chiesa armena e il monachesimo) e di cultura (arte, architettura e lingua), fa seguito la descrizione dettagliata di oltre quaranta siti scelti oculatamente tra le decine che la piccolissima Armenia offre.

Imbarazzato a mia volta a indicarne almeno uno per l’itinerario di turno, mi sono risolto a scegliere la fortezza di Garni (III-II secolo a. C.), situata a quasi 1400 metri di altitudine e a circa 28 chilometri dalla capitale Yerevan, all’estremità Sud-Occidentale del villaggio omonimo. Residenza estiva degli antichi re armeni munita di mura e di torri, conserva all’interno del suo perimetro resti di edifici civili e religiosi di enorme interesse architettonico e artistico: primo fra tutti il magnifico tempio in stile ionico-romano, simbolo dell’Armenia pre-cristiana e, assieme al vicino monastero di Geghard, una delle principali attrazioni turistiche del Paese.

Fu fatto costruire da re Trdat I (nome impronunciabile, che noi italiani abbiamo trasformato in Tiridate) dopo il 66 d.C., al suo ritorno da Roma dove aveva ricevuto la corona di sovrano d’Armenia direttamente dalle mani di Nerone. All’inizio del IV secolo, quando il cristianesimo divenne la religione di Stato degli armeni, esso sopravvisse alla distruzione degli altri templi pagani, forse perché trasformato in residenza estiva per la sorella di Tiridate III, Khosrovadukht (altro nome che inceppa la lingua). Unico edificio del mondo greco-romano oggi esistente più a Oriente, era ancora intatto quando nel 1679 un devastante terremoto lo ridusse ad un ammasso informe di rovine, malgrado la sua robustezza assicurata da grappe metalliche tra pietra e pietra. Nel XIX secolo, causa il rinnovato interesse per il sito, iniziarono i primi scavi archeologici e tra il 1969 e il 1975 lo storico dell’architettura Alexander Arami Sahinian pose mano alla sua ricostruzione integrale, riutilizzando fino all’80 per cento del materiale originale.

Il tempio si erge isolato sull’orlo di un promontorio triangolare che sovrasta il burrone del fiume Azat e le montagne di Gegham, la cui sola vista grandiosa merita il viaggio. È un periptero, circondato cioè da un portico colonnato di sei colonne sulle facciate corte e otto sulle lunghe. L’alto podio e la fronte dalla lunga scalea conferiscono maestosità all’edificio, interamente costruito in basalto grigio proveniente da cave locali (in grigio più chiaro le parti di restauro).

Ognuno dei ventiquattro capitelli è decorato in modo diverso; ricche decorazioni fregiano anche architravi, cornici e il soffitto del portico. Se il colonnato rispecchia l’ordine ionico-romano, la cella appare legata alle tradizioni architettoniche armene: invece di avere il tetto di legno, come tutti i templi greco-romani, presenta una volta a botte di pietra con un’apertura che, insieme all’ampio ingresso, fornisce luce all’ambiente. Sulla parete di fondo, all’interno di un tabernacolo con frontone, vi era la statua di culto: probabilmente Mihr, il dio del sole della mitologia armena, equivalente al Mithra iraniano.

Sulle origini e sulla funzione di questo singolare monumento, struttura aliena sul territorio armeno, non tutti gli studiosi sono d’accordo.

Secondo alcuni non era un vero tempio, ma la tomba dello stesso primo Tiridate o di un altro re armeno romanizzato: lo proverebbe la costruzione nel VII secolo, sul suo lato occidentale, della chiesa bizantina di Surb Sion, del tipo a pianta centrale con cupola, distrutta anch’essa dal sisma del 1679 (ne restano i ruderi). Non sarebbe stato più agevole e meno dispendioso trasformare il tempio pagano in cristiano, com’era successo in altri casi del genere? Se il monumento venne risparmiato, fu forse per rispettare quello che appariva un mausoleo funebre.

L’incertezza permane. Ad ogni modo il grande piazzale davanti al tempio (continuiamo a chiamarlo così) è oggi utilizzato per concerti e altre manifestazioni: come quelle che, a marzo e a luglio, vedono affluire in questo sito, considerato il loro santuario, i cosiddetti hetani o arordi (figli di Ari), ovvero i seguaci del neopaganesimo armeno, dottrina antecedente gli inizi del XX secolo, ma istituzionalizzata solo dopo il collasso dell’Unione Sovietica.

Altre attrattive segnala la guida di Alberto Elli a Garni: «Scendendo nella gola del fiume Azat, ci si viene a trovare nella Riserva Statale di Khosrov. Sulle pareti perpendicolari del canyon è possibile ammirare una splendida formazione rocciosa: un impressionante insieme di regolari colonne di basalto, a sezione esagonale, simili a canne d’organo (donde il nome “Sinfonia delle pietre” con cui è nota), paragonabile a quelle della Giant’s Causeway, nell’Irlanda del Nord, e di Fingal’s Cave, in Scozia».

Questi spettacolari effetti dell’intensa attività vulcanica della zona in epoche remote si devono al raffreddamento della lava a contatto con l’aria o con l’acqua.

E ancora, stavolta meta di pellegrinaggi cristiani: «Posto in fondo a una profonda gola del fiume Azat, in un’area di grande bellezza naturale, nel comune di Geghard, l’omonimo monastero (più precisamente Geghardavank) è in assoluto uno dei luoghi più affascinanti dell’Armenia, giustamente famoso per la sua peculiarità architettonica, essendo in parte costruito e in parte scavato nella roccia della montagna adiacente. Splendido esempio di fondazione monastica medievale, dal 2000 fa parte della lista del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco».

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Armenia: approvati nuovi limiti alla pubblicità del gioco d’azzardo (pressgiochi.it 20.06.19)

L’Assemblea nazionale dell’Armenia ha approvato mercoledì alcuni emendamenti che influenzeranno l’industria del gioco d’azzardo. Il parlamento ha adottato il disegno di legge che limita gli annunci di giochi d’azzardo su tv e radio.

Le nuove leggi stabiliscono che gli annunci di giochi a distanza possono essere trasmessi in televisione solo dalle 22:00 alle 7:00. Gli annunci di giochi a distanza sulla radio saranno consentiti dalle 8:00 alle 20:00, ma con l’eccezione di un’ora prima o dopo il programma per bambini. Inoltre, le restrizioni pubblicitarie dall’Armenia stabiliscono che non si possono superare i 3 minuti in onda durante il periodo consentito.

Il disegno di legge, che è stato scritto dal deputato Hrachya Hakobyan, è stato emendato dopo la prima udienza. Il parlamento ha 132 seggi e 114 parlamentari hanno votato a favore.

All’inizio di giugno, il Parlamento ha approvato in prima istanza una serie di regolamenti sul gioco d’azzardo che limitano il gioco solo a quattro città del territorio. Se approvata, la legge potrebbe entrare in vigore nel novembre 2020. Il provvedimento mira a limitare l’attività di gioco a sole quattro città: Tsakhkadzor, Jermuk, Sevan e Meghri. L’iniziativa è venuta alla luce per ridurre al minimo la dipendenza dal gioco tra la popolazione armena.

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Armenia: natura e cucina (Agenziastampaitalia.it 20.06.19)

(ASI) Viaggiare in auto in Armenia può essere pericoloso! Lo stato delle strade non è ottimale e tratti ben tenuti improvvisamente s’interrompono con grossi buchi nell’asfalto che possono risultare fatali all’auto. Proprio mentre mi trasferivo a Tbilisi (Georgia) una buca ci ha distrutto uno pneumatico con conseguente ritardo sul viaggio.

Per questo motivo distanze non particolarmente eccessive richiedono una quantità di tempo non indifferente e, soprattutto, una costante attenzione alla strada e agli strani percorsi che le altre auto fanno per evitare le buche. A ciò va aggiunto un particolare di colore, economicamente interessante: non è infrequente incontrare sulle strade grosse greggi di pecore o mandrie di bovini che occupano la via; nulla di eclatante, ma per un viaggiatore abituato alle strade europee l’incontro è simpaticamente ansiogeno. Ma, a parte queste difficoltà, il paesaggio armeno è profondamente diverso da quelli a cui siamo abituati in Italia e quindi è di grande interesse per la varietà di panorami, l’impressionante velocità con cui le prospettive si aprono e si chiudono, la profondità delle vallate e le improvvise barriere che si frappongono tra il nostro occhio e l’orizzonte.

L’Armenia è una piccola nazione che copre un’area pari a quella del Piemonte e della Liguria messe insieme e in questa piccola area, priva di sbocchi al mare, l’elemento dominante è senz’altro l’Ararat (che si trova in Turchia). E’ rinfrancante percorrere la verdissima pianura a sud di Jerevan dominata da questo colossale vulcano spento e tutta coltivata a frutteti (soprattutto pesche) e vigneti, i vini locali sono ottimi. Molto caratteristici sono anche i tanti nidi di cicogna appollaiati sui pali e che si susseguono quasi a perdita d’occhio. Questa pianura, stretta tra il confine turco e i monti, va via via restringendosi proseguendo verso sud e la montagna diventa la caratteristica principale di un paesaggio che dai circa mille metri dell’altopiano dove si trova Jerevan s’innalza rapidamente, giungendo ai quasi duemila metri del lago Sevan, per raggiungere e superare i quattromila del monte Arragats che, posto di fronte all’Ararat quasi incornicia l’altopiano armeno. Ma ciò che colpisce in questa cavalcata verso l’alto è il terreno.

Monti e colline sono infatti di origine vulcanica e in molti tratti si vede uno strano scintillio a terra: è l’ossidiana, una pietra vulcanica che, riflettendo come un vetro i raggi del sole, brilla con forza. Impressionanti poi sono le profondissime, strette vallate, veri e propri canyon che spesso interrompono improvvisamente il paesaggio; non so se di origine tettonica o vulcanica questi strani e affascinanti ambienti sembrano narrarci di sconvolgimenti e cataclismi colossali avvenuti nella notte dei tempi. Così, spesso, appena dietro una curva o una bella collina, si aprono abissi profondi in cui lo sguardo resta quasi affascinatamente catturato come succede a Garni, luogo famoso per la presenza di un tempio ellenistico e di terme di epoca romana. Qui la strada che conduce al tempio si snoda senza difficoltà apparenti tra le colline, si giunge al tempio poi, camminando a piedi e girandogli intorno si scopre improvvisamente che siamo sulla sommità di un orrido profondissimo di cui era impossibile immaginarne l’esistenza fino a quando non si è aggirata la costruzione.

Lo stesso succede a Saghmosawank dove dietro le chiese del monastero si apre, inaspettato e perturbante un lungo e, di nuovo, profondissimo canyon. L’orografia del territorio è quindi completamente diversa da quelle delle nostre pianure alluvionali o dalle strette, lunghe vallate alpine di origine glaciale o dalle ampie vallate appenniniche che un tempo erano il fondo di un mare basso e caldo. Questa terra ci appare come modellata da forze titaniche che col fuoco delle eruzioni e con le scosse di devastanti terremoti hanno creato un paesaggio di una bellezza selvaggia. Circa cinque millenni fa un antichissimo e affascinante poema narra del viaggio di un re di Uruk in Mesopotamia verso il nord, verso l’Armenia. Gilgamesh, questo è il nome dell’eroe, vuole impadronirsi del legno di quelle terre e a un certo punto sogna quella che alcuni commentatori hanno interpretato come un’eruzione vulcanica: queste terre già al sorgere della civiltà erano caratterizzate, per i loro vicini, dalla violenza dello scontro tra placche geologiche!

Tra questi alti monti il lago Sevan appare all’improvviso circondato dalle vette e con un’imponenza sbalorditiva. Per dare un’idea, questo lago è lungo 90 chilometri e largo 30 nel punto massimo, si estende quindi su una superficie grande più di tre volte il lago di Garda ed è pescosissimo. La trota che popola queste acque ha un’ottima carne e, cucinata impanata, è in grado di soddisfare i palati più esigenti. Particolarmente suggestiva è la penisola che si protende nel lago su cui è stato costruito il monastero di Sevanawank. Se si raggiunge il punto più alto in una bella giornata il panorama appare di una ricchezza sconfinata e comunica uno stato di tranquillo benessere da cui è difficile congedarsi. Lo sguardo spazia dal blu profondo del lago al verde del collinoso altopiano, dall’azzurro chiaro del cielo al bianco delle cime innevate e delle nuvole; vi è qualcosa di insaziabile nell’osservare come il verde e il blu si contendano gli spazi e come la neve in lontananza incornici l’orizzonte; i rumori giungono attutiti e una sensazione di calma pervade l’intera penisola. Questo angolo d’Armenia è di un fascino che merita una lunga sosta contemplativa.

Si è accennato prima all’ottimo vino e alla superba trota di lago ma almeno un paio di altre indicazioni gastronomiche vale la pena ricordare. La prima è la ricchissima quantità di zuppe che è possibile assaggiare. Personalmente ho trovato ottima la Spas, una zuppa di yogurt e orzo dal sapore delicatamente squisito, ma ne esistono per tutti i gusti e con gli ingredienti più disparati con carne (di tutti i tipi), patate, verdure e così via. E poi la carne alla brace. La cottura della carne avviene all’interno di forni circolari scavati nel pavimento (i Tonir), sul fondo c’è la brace ardente e su di essa sono posizionati dei grossi spiedi alti almeno un metro con la carne e le patate infilzate, questi spiedi posseggono a un capo un gancio che si attacca a sbarre di ferro messe trasversalmente sull’apertura del forno debitamente coperta durante la cottura. La carne acquista un gusto ottimo ed è da mangiarsi avvolta nel Lawasch, un tipo di pane azzimo senza lievito, cotto in appositi forni sul tipo di quello per la carne. Ma il Lawasch, peraltro comune a tutta un’ampia area asiatica comprendente anche TurchiaIran e Azerbaijan, risulta adatto non solo con la carne ma anche con le tantissime verdure, i peperoni piccanti, i pomodori che possono essere avvolti al suo interno.

Queste brevi annotazioni al mio viaggio in Armenia si concludono qui. Ma non posso non ringraziare le persone che mi hanno accompagnato e fatto conoscere un bellissimo paese. Roberto Graziotto, il mio amico teologo con cui è sempre bello confrontarsi e la cui profonda umanità è basata su un autentico spirito evangelico, le professoresse armene Nune MinasyanRusanna Arakelyan e la tedesca Johanna Butting sempre disponibili e cortesissime, l’amico Tobias Jacobs, il cantante d’opera poliglotta Armen Karapetyan (con cui era bello parlare in italiano), il professore Vahran Soghomonyan (figura di spicco dell’intellighenzia armena) e l’amica ungherese, profonda conoscitrice dell’Armenia, Ilkei Eniko.

Nicola F. Pomponio

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È Albano Carrisi show al matrimonio da favola del calciatore dell’Arsenal Henrikh Mkhitaryan (Oggi 19.06.19)

Il cantante di Cellino San Marco, osannato come una super star nei paesi dell’Est, ha cantato “Nel blu dipinto di blu” con gli sposi, entrambi armeni

Henrikh Mkhitaryan e Betty Vardanyan, matrimonio da favola a Venezia… con sorpresa! Dopo meno di un anno di amore, il centrocampista dell’Arsenal e la fidanzata, entrambi armeni e trentenni, si sono detti “sì” in Italia. Con uno show di Albano Carrisi – FOTO | VIDEO 1 | VIDEO 2

BACIO E GIRO IN TAXI BOAT – Il centrocampista della squadra londinese e la figlia del diplomatico armeno Mikael Vardanyan – radiosa in abito avorio, tiara e velo – hanno scelto di celebrare le nozze a San Lazzaro degli Armeni, piccola isola della laguna veneziana. Con tanto di giro per i canali in taxi boat e bacio a favore di flash. “Sposami e resta con me per sempre”, ha scritto lo sposo sui social.

HA CANTATO “VOLARE” – E dopo la cerimonia, tutti a far festa. Con l’esibizione a sorpresa di Al Bano, osannato in Russia e nei paesi dell’Est come una super star. Ma non in Ucraina, dove anzi è “persona non grata”: “Pensavo fosse uno scherzo”, aveva detto il cantante al centro di una querelle internazionale (VIDEOINTERVISTA). Il leone di Cellino San Marco ha cantato Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno con gli sposi. Volare oh oh… – VIDEO

Un viaggio in Armenia tra immagini e musica (Gazzettadimantova 19.06.19)

  • MANTOVA.  Alla Madonna della Vittoria successo per la prima di Hayastan, insolito connubio tra la musica di Leonardo Zunica e la testimonianza di viaggio del fotografo Vincenzo Bruno. L’evento fa parte del festival Eterotopie 2019.  (video di Gangi)

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MANTOVA. Il Piano festival Eterotopie ha preso il via martedì 18 giugno nell’ex chiesa della Madonna della Vittoria con Hayastan, installazione che trascende il concetto tradizionale di mostra fotografica. Attraverso una speciale tipologia di stampa lo spettatore è chiamato a muoversi tra le fotografie di Vincenzo Bruno, creando con esse un rapporto dinamico e continuamente cangiante. Il pubblico non assiste ma partecipa alla creazione di un dialogo intimo e personale tra musica e immagine. Al pianoforte il maestro Leonardo Zunica ha eseguito musiche di Komitas, F. Ali Sade, F. Say, M. Feldman.

Eterotopie è proseguito mercoledì sera al Conservatorio Campiani con un appuntamento suddiviso in due parti: nell’auditorium Monteverdi è andato in scena Specchi, evento dedicato alla musica classica del Novecento e contemporanea, con la pianista francese Maroussia Gentet; a seguire, nel Chiostro, Divertions, jazz con il pianista Alessandro Lanzoni.

Giovedì 20 giugno alle 21 a palazzo Te, invece, appuntamento con Il progetto Sonografie, creato con la Fondazione Palazzo Te, ideato per indagare il rapporto tra musica e immagine. Si parte dai disegni di Kandinskij realizzati per la suite Quadri di una esposizione di Mussorsgkij, che il pianista russo Mikhail Rudy restituisce in un avvincente concerto “animato”. Poi, dopo un momento chopiniano con Sabrina Lanzi, un dialogo tra i campi cromatici di Sonia Costantini e la musica appositamente creata da Corrado Rojac e Luigi Manfrin con lo stesso Rojac e Zunica.

Arsenal, matrimonio a Venezia per Mkhitaryan. E al ricevimento canta Al Bano. VIDEO (18.06.19)

Il centrocampista dei Gunners ha detto sì alla compagna Betty Vardanyan a Venezia nella splendida cornice di San Lazzaro degli Armeni. Una giornata indimenticabile per la coppia alla quale ha partecipato anche Al Bano, cantautore italiano e voce d’eccezione che ha intonato “Volare” (“Nel blu dipinto di blu”) in occasione del ricevimento

Giornata indimenticabile per Henrikh Mkhitaryan, centrocampista dell’Arsenal che si è sposato con la compagna Betty Vardanyan. La coppia ha scelto Venezia per la loro data più speciale, matrimonio che si è celebrato nella splendida cornice di San Lazzaro degli Armeni, piccola isola della laguna. Una destinazione non casuale considerando la nazionalità armena del giocatore e la presenza del monastero, casa madre dell’ordine dei Mekhitaristi nonché uno dei primi centri al mondo di cultura armena. Dopo la funzione i due novelli sposi hanno attirato l’attenzione di tantissimi turisti percorrendo i canali, primi istanti da marito e moglie per la coppia che si è conosciuta nel 2018. Figlia del noto uomo d’affari Mikayel Vardanyan, Betty ha scelto un vestito color avorio con un bouquet composto da begonie rose per la gioia di Mkhitaryan. Non è mancato un tocco italiano nemmeno al ricevimento complice la presenza di Albano Carrisi in arte Al Bano, celebre cantautore apprezzatissimo in tutto il mondo che ha intonato “Volare” (“Nel blu dipinto di blu”) di Domenico Modugno allietando i novelli sposi e tutti i presenti. Un momento immortalato sui canali social del calciatore, cantante d’eccezione per la memorabile giornata italiana di Mkhitaryan.

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Orbis. Il video-mapping di Daniele Spanò illumina la capitale armena (Atribune 14.06.19)

Si è svolta lo scorso 4 giugno a Jerevan, capitale dell’Armenia, la performance di videomapping Orbis, realizzata dall’artista italiano Daniele Spanò (Roma, 1979). Curato da Isabella Indolfi, promosso dall’Ambasciata d’Italia in Armenia e supportato dal The Cafesjian Center for the Arts, l’evento ha richiamato migliaia di persone, che hanno assistito a una poetica rielaborazione delle forme di uno dei monumenti simbolo della città. La Cascata spicca su Jerevan con la sua enorme scalinata di pietra calcarea, la cui costruzione è iniziata durante la Repubblica Socialista Sovietica e si è conclusa nel 2009 ad opera di Gerard Cafesjian, il quale ne fece la sede del The Cafesjian Center for the Arts, cuore pulsante dell’arte contemporanea in Armenia, con una collezione tra le più importanti al mondo.
L’opera di Spanò ha esplorato uno degli angoli più suggestivi dell’immenso monumento, e giocando con l’architettura modernista e razionale, unita ai tipici disegni delle decorazioni armene, ha dato vita a eccentrici giochi geometrici. Il cerchio, protagonista di quest’opera, è in effetti una figura che si ripete in maniera quasi ossessiva nella città di Jerevan, dalle decorazioni sui palazzi in stile sovietico, alla mappa stessa della città, il cui centro storico è racchiuso, appunto, in un cerchio. Nell’opera dell’artista romano, disegni e suoni si susseguono in un ritmo infinito, cadenzato dalla musica originale di Franz Rosati, autore conosciuto sulla scena contemporanea per le sue sonorità elettroniche e visionarie.

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I legni risuonano all’Olimpico: il rosso e il nero „I legni risuonano all’Olimpico: il rosso e il nero“ (Vicenzatoday 13.06.19)

L’Olimpico è un suono e ieri sera Sonig Tchertian violino e Mario Brunello violoncello hanno fatto un bellissimo concerto proprio facendo risuonare i loro strumenti con la cassa armonica formata dal legno della scena di Scamozzi

E’ il suono profondo del legno di cinquescento anni fa che ci accoglie al teatro Olimpico per il concerto di Brunello e Sonig Tchakerian.
Il violoncello di Brunello, che ha aperto la serata, viene da quegli abeti delle nostre Alpi con cui da secoli si costruiscono strumenti unici per la purezza del suono. E il suono si è amplificato meravigliosamente nella cassa di risonanza lignea della scena scamozziana del Teatro Olimpico.
E’ inevitabile sentire l’eco degli alberi ascoltando Brunello, il suo cello che entra nelle zone d’ombra, che canta il bosco, gli spiragli di luce che si fanno breccia tra le foglie, le altezze dei pini centenari, i colori delle rocce, la vivacità dei piccoli fiori, il verde morbido del muschio. Per tornare poi con Bach al nero vortice dell’abisso.
Parlano la delicatezza del suo archetto e la velocità delle dita con voce profonda.

Sono il rosso e il nero i protagonisti della serata fatta di antiche culture contrapposte: l’Armenia andata perduta, finita inglobata nell’impero turco e la Francia che è l’anima di un Europa che ha perso la sua identità di coscienza del mondo.

Sonig arriva a piedi nudi, drappeggiata di rosso e il suo violino ci porta in altri territori.
E’ il fuoco che arde, la fiamma che si innalza, si acquieta per ripartire più veloce, è energia, è calore.
Il suono del suo violino è deciso, preciso, impellente. La personalità complessa, rivela emozioni profonde quando si lascia andare come durante il Ravel.
Una grande interpretazione e il numeroso pubblico lo sente e le tributa calorosi applausi.

Sonig Tchakerian è di origine armena, vive l’infanzia ad Aleppo, dove inizia a suonare il violino con il padre, appassionato musicista. Trasferita in Italia si diploma a 16 anni, massimo dei voti e lode con Giovanni Guglielmo e si perfeziona con Salvatore Accardo, dal 2009 è titolare del corso di violino presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Assieme al marito, il direttore d’orchestra Giovanni Battista Rigon, ha fondato le “Settimane Musicali” al Teatro Olimpico di Vicenza.
Suona un violino magnifico di Gennaro Gagliano, costruito a Napoli nel 1760 ed è tra i pochi volinisti capaci di eseguire dal vivo l’integrale dei Capricci di Paganini.

Mario Brunello in nero classico emana l’imperturbabilità del tempo
Mario Brunello è nato a Castelfranco, diplomato al conservatorio di Padova, nel 1986 vince, primo e unico italiano, il prestigioso Concorso Ciajkovskij di Mosca. E’ diventato uno dei massimi violoncellisti viventi. Si esibisce diretto dalle bacchette più importanti e con orchestre prestigiose, portando il suo prezioso Maggini del Seicento ovunque nel mondo.
Per il musicista trevigiano lo strumento, custodito nella inconfondibile custodia rossa, è un compagno di viaggio con cui andare alla scoperta di nuovi suoni dal Sahara al Monte Fuji, l’Himalaya e soprattutto le predilette Dolomiti. Qui è diventato l’icona dei «Suoni delle Dolomiti» portando Bach e un numero sempre maggiore di musicisti e spettatori tra rifugi d’alta quota, sotto guglie di roccia e alle falde dei ghiacciai.
Il suo grande amore per Arte Sella, un progetto di arte contemporanea nei boschi del Trentino, che il musicista segue con passione da anni, sulle cui opere si è abbattuto l’uragano lo scorso autunno, lo vede ora tra i promotori della ricostruzione.
La sua sensibilità lo porta ad appoggiare sempre le nobili cause.

Il programma
Sonig Tchakerian non rinuncia ad una firma armena nemmeno in questa edizione del festival. Nella serata di ieri “In cammino dall’Ararat a Parigi” ha scelto: la Partita del turco Saygun per violoncello solo, Sonata Monologo dell’armeno Kaciaturian per violino solo, per finire in un magnifico abbraccio musicale e umano con il duo di Ravel per violino e violoncello.
La chiusura è stupenda: Tchakerian e Brunello suonano in contemporanea lei l’Ave Maria di Schubert e lui Bach Cello Suite No.1 una sorpresa che ha lasciato incantati gli spettatori.
E uno scroscio fragoroso di applausi finali ha decretato il successo della scelta inconsueta.

Il prossimo e ultimo appuntamento delle Settimane Musicali dell’Olimpico
Il Sestetto
Domenica 16 giugno ore 18.30
Odeo del Teatro Olimpico

Conversazione con Giovanni Bietti
Le sue lezioni sono molto interessanti portano a conoscere profondamente un’opera, un autore.

Domenica 16 giugno ore 19.30

Serata conclusiva del Festival con uno straordinario repertorio, due celeberrimi sestetti: ‘Souvenir de Florence’ di Tchaikovsky, omaggio del compositore all’Italia e a Firenze, meta di suoi frequenti soggiorni, e ‘Verklärte Nach’ di Schoenberg, unico poema sinfonico concepito per la musica da camera, scritto sulla straordinaria poesia di Dehmel tratta dalla raccolta ‘Weib und Welt’.

Sonig Tchakerian violino
Damiano Barreto violino
Alfredo Zamarra viola
Alessandro Acqui viola
Silvia Chiesa violoncello
Ludovica Rana violoncello
Maria Luisa Zaltron voce recitante

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Ue-Armenia: Mogherini, attenti a riforma giudiziaria e a finanziamenti per progetti prioritari

Bruxelles, 13 giu 17:19 – (Agenzia Nova) – “Questo accordo può svolgere un ruolo molto importante nella modernizzazione dell’Armenia, anche attraverso l’introduzione delle norme dell’Unione europea in molti settori. L’Armenia ha recentemente preparato una tabella di marcia che abbiamo discusso oggi per attuare questo accordo. Poiché vediamo che può sostenere in modo utile le riforme in Armenia, sosterremo ulteriormente la sua attuazione con l’assistenza tecnica e lo sviluppo di capacità”, ha detto l’Alto rappresentante. L’Ue presta particolare attenzione alla riforma giudiziaria e sostiene il lavoro in corso finalizzato a una riforma giudiziaria globale in Armenia, in linea con la Costituzione armena e con gli standard internazionali. “Un sistema giudiziario indipendente, efficiente e responsabile giova a tutti. Contribuisce alla protezione dei diritti umani e ad un ambiente imprenditoriale favorevole allo sviluppo economico e agli investimenti stranieri”, ha proseguito Mogherini. (segue) (Beb)