Armenia: ministro Difesa Tonoyan incontra vertici Ufficio Onu per affari umanitari (Agenzianova 29.03.19)
Nagorno-Karabakh: premier armeno, colloqui con presidente azerbaigiano svolti in clima “normale” (Agenzianova 29.03.19)
Vienna, 29 mar 15:54 – (Agenzia Nova) – Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per l’area del Nagorno-Karabakh – territorio occupato dai militari di Erevan ma riconosciuto internazionalmente sotto la sovranità di Baku – è iniziato nel 1988, quando la regione autonoma del Nagorno-Karabakh ha chiesto il trasferimento dalla Repubblica sovietica dell’Azerbaigian a quella armena. Nel 1991 a Stepanakert – autoproclamatasi capitale – è stata annunciata la costituzione della Repubblica del Nagorno-Karabakh. Nel corso del conflitto, sorto in seguito alla dichiarazione di indipendenza, l’Azerbaigian ha perso de facto il controllo della regione. Dal 1992 proseguono i negoziati per la soluzione pacifica del conflitto all’interno del Gruppo di Minsk dell’Osce. L’Azerbaigian insiste sul mantenimento della sua integrità territoriale, mentre l’Armenia protegge gli interessi della repubblica separatista. La Repubblica del Nagorno-Karabakh, in quanto non riconosciuta internazionalmente come entità statale, non fa parte dei negoziati. (Res)
“Abbiamo discusso di varie questioni relative al rafforzamento della fiducia reciproca”, ha proseguito Aliyev. Il presidente azerbaigiano…
“Il processo negoziale ha ricevuto un nuovo slancio”, ha proseguito Aliyev. “Abbiamo valutato molto positivamente la dichiarazione rilasciata…
Il colloquio di ieri fra i due leader, organizzato presso l’hotel Bristol a Vienna, ha avuto una durata complessiva di tre ore e 15 minuti….
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per l’area del Nagorno-Karabakh – territorio occupato dai militari di Erevan ma riconosciuto internazionalmente… (Rum)
La famiglia armena protagonista del culto no stop in Olanda non sarà espulsa (Riforma.it 28.03.19)
E’ ancora tempo di festeggiare per la comunità protestante, ma non solo, de L’Aja, nei Paesi Bassi, protagonista nei mesi scorsi del culto no stop durato tre mesi per salvare dall’arresto e dalla deportazione una famiglia armena. La situazione della famiglia Tamrayzan è stata infatti esaminata dalle autorità statali, e la conclusione è stata che tutti e cinque i componenti, padre, madre e tre figli, potranno rimanere nel Paese.
La vicenda è questa: secondo una legge statale olandese le forze dell’ordine non possono interrompere una funzione religiosa in corso. Centinaia di pastori si sono dunque alternati per non far cessare mai il culto cui partecipava la famiglia in questione. L’idea è venuta al presidente del consiglio generale della Chiesa protestante olandese, il pastore Theo Hettema, una volta saputo che la famiglia, da ben 8 anni nei Paesi Bassi, con un figlio iscritto all’università e gli altri alle scuole dell’obbligo, rischiava il rimpatrio perché non poteva più godere delle tutele internazionali in quanto l’Armenia, terra d’origine dei cinque, non è considerata nazione a rischio. In realtà il padre, dissidente politico, aveva ricevuto più volte minacce di morte, prima di decidere di fuggire per non vedere coinvolto anche qualche familiare.
La storia aveva fatto il giro del mondo. Dal 25 ottobre 2018 per tre mesi, 95 giorni per la precisione, oltre 650 pastori e predicatori provenienti da ogni dove si sono alternati per non concludere mai il servizio. 720 ore consecutive di culto, in una grande impresa collettiva che ha coinvolto fedeli e sostenitori, persone che non avevano mai messo piedi in chiesa e fedeli impegnati. Tutti insieme per garantire la tutela ai cinque, oramai inseriti a pieno nella vita della comunità.
Il braccio di ferro fra l’esecutivo olandese e la chiesa riformata locale si è giocato non solo sul culto non stop, ma anche sulla legge nota come “children’s pardon”, sorta di amnistia concessa ai minori presenti in Olanda da più di 5 anni, applicata con estrema ritrosia dal governo in questi anni. Il culto si è interrotto a inizio gennaio 2019 solo quando, dopo settimane di slogan e di dichiarazioni contrarie, in realtà è stato trovato un accordo fra le varie forze politiche che ha portato ad una revisione della norma, le cui maglie ora si allargheranno. Un cambio di politica che potrebbe riguardare altri 700 bambini circa con le relative famiglie. I casi verranno tutti riesaminati con un’elevatissima probabilità di venire accolti. Grande soddisfazione è stata espressa dalla Chiesa riformata nei Paesi Bassi che è stata capace di mobilitare i cuori di migliaia di persone e ora raccoglie i frutti di questo sforzo collettivo.
«Siamo grati a Dio per questo esito e ci felicitiamo ancora una volta per la grande partecipazione collettiva della popolazione: sono stati tutti fondamentali per raggiungere questo risultato, ha scritto sul sito della chiesa Bethel il pastore Theo Hettema.
Il compromesso fra le varie forze politiche include in realtà anche nuove linee guida in materia di ingresso nel Pase, che sarà più complicato di quanto avvenuto fino ad ora. Come dire, il governo ha incassato la sconfitta, ha fatto buon viso a cattivo gioco e sta già correndo ai ripari, ma per Hettema «questo rimane al momento il miglior risultato che potessimo aspettarci. Continuiamo a pregare perché la saggezza illumini i nostri governanti a fare il meglio per tutte le persone di questa nazione».
Piccioni, amore armeno (Osservatorio Balcani e Caucaso 28.03.19)
Sono in molti ad allevarli e sono pronti a tutto per la sicurezza e il benessere dei propri piccioni. Altri invece li comprano per sacrificarli per eventi particolari. Altri ancora li allevano per competizioni sportive. La storia di un’antica tradizione armena
Nel 2013 la BBC scrisse : un uomo d’affari cinese detiene il record, ha acquistato un piccione per 310.000 euro. La storia si è diffusa su molte testate per arrivare sino al mercato dei colombi di Yerevan, la capitale dell’Armenia. Lì, anche se sono ormai passati 5 anni, la gente si ricorda ancora della vicenda.
“Noi veniamo a sapere notizie che riguardano piccioni in qualsiasi angolo del mondo, e poi ne discutiamo! Cinque anni fa abbiamo saputo del tizio cinese che si è comperato un piccione pagandolo centinaia di migliaia di dollari. Ancora sogno di essere messo in contatto con lui, di portarlo a far visita ai miei parenti, di chiedergli che razza di piccione fosse per valere tutti quei soldi e che tipo di business poi lui ci riuscisse a fare. A noi armeni piace ascoltare chi viene dall’estero, se lui mi parlasse io guadagnerei di prestigio e mi libererei di migliaia di preoccupazioni”, racconta David Shirvanyan, 40 anni, che ormai alleva piccioni da 30. Da ragazzino ricevette il suo primo piccione in dono da un parente e da allora è perdutamente innamorato di questi uccelli.
In Armenia il piccione viene chiamato, nella lingua orale, ghush, ed il loro allevatore ghushbas.
I ghushbase sono pronti a tutto per la sicurezza e il benessere dei propri piccioni. C’è qualcuno di loro che arriva a vendere la propria casa o macchina per garantire loro il nido e il cibo migliore. Spesso trascurano il lavoro o gli amici pur di stare vicino ai loro beneamati.
“All’inizio mi occupavo solamente di allevarne ma poi – diventato adulto – ho iniziato anche a venderli. Non abbiamo mai raggiunto il livello di quel cinese ma anche noi abbiamo venduto piccioni a prezzi molto alti. Ma ho piccioni che non venderei mai, qualsiasi sia il prezzo che mi viene offerto”, sottolinea David.
Inoltre vengono acquistati piccioni come richiesta a Dio di pace e felicità ed è diffusa la credenza che il rilasciare un piccione all’interno di una chiesa porti alla realizzazione dei propri sogni.
Secondo la Bibbia dopo il Diluvio universale una colomba ritornò da Noè portando un ramoscello d’ulivo, divenendo simbolo della trasformazione della rabbia di Dio in mitezza.
Rilasciare un piccione nel cielo in occasione di un matrimonio è un’altra parte integrante della tradizione armena. Ed è per questo che davanti ad ogni chiesa non mancano i venditori di piccioni. Un paio di piccioni costano 3000 drams [poco più di 5 euro].
Diversamente da quando affermano i venditori per strada, i veri ghushbases sottolineano che i piccioni non dimenticano mai il loro nido e, se hanno opportunità di volare liberi, ritornano nella loro gabbia originaria.
Uno dei più anziani ghushbase di Gyumri è Ashot Metsoyan, 67 anni. Da trent’anni, 3 volte al giorno, va dai suoi uccelli per dare loro da mangiare, cambiare l’acqua e ripulire i nidi.
“Questo è quello giallo”, racconta Ashot. mi hanno promesso una casa, una macchina e tanti soldi per questo ma non lo venderò mai. In generale non mi piace vendere i miei piccioni. Il denaro non mi tenta
I ghushbase non amano vendere i loro piccioni, ma amano la competizione. In primavera vengono promosse numerose “Gare di piccioni”, in molte città dell’Armenia. I ghushbase hanno le loro regole non scritte e rigidi regolamenti per queste competizioni, che possono durare, a seconda del numero di piccioni iscritti, anche un mese intero.
Le giurie sono composte da rinomati ghushbase e veterinari. Il premio in denaro attinge dalle tasse di iscrizioni che possono andare dai 10 ai 100 dollari a piccione. Vince il piccione che vola più in alto o più lontano. A volte però queste gare devono registrare anche delle vittime: a causa dei falchi.
Per i loro proprietari, i piccioni sono segreto di longevità.
Armenia-Azerbaigian: colloquio per il Nagorno Karabakh (Vaticannews.va 27.03.19)
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il Presidente azero Aliyev e il premier armeno Pashinyan si incontreranno a Vienna il 29 marzo prossimo, per discutere una soluzione alla questione del Nagorno-Karabakh, che in passato ha dato vita anche a scontri armati tra Yerevan e Baku. L’incontro è promosso dal gruppo dei mediatori di Minsk dell’Osce formato da Russia, Francia e Stati Uniti. L’obiettivo è porre fine ad una contesa che va avanti da molti anni e che non ha mai trovato una via d’uscita.
Un conflitto nato ai tempi dell’Unione Sovietica
Emanuele Aliprandi, esperto dell’area, autore di diversi volumi sulla questione ed esponente dell’Iniziativa Italiana per il Nagorno Karabakh, ricorda ai nostri microfoni come la vicenda nasce ai tempi dell’Unione Sovietica, quando Stalin assegnò il territorio della regione, ad alta maggioranza armena e cristiana, al controllo dell’Azerbaigian. Quando nel 1991, alla dissoluzione della potenza sovietica, quest’ultimo Paese dichiarò la secessione e l’indipendenza, a sua volta il Nagorno-Karabakh si autoproclamò indipendente, scattò allora la risposta armata di Baku, alla quale si oppose il piccolo esercito locale. Da allora la questione va avanti con un conflitto a bassa intensità, mentre il Nagorno non ha ancora ricevuto alcun riconoscimento dalla comunità internazionale.
Speranze di pace per il Nagorno-Karabakh
Su questi colloqui, ennesima tappa di un lento processo di avvicinamento tra l’Armenia, che tratta per conto della provincia contesa, e l’Azerbaigian, puntano le speranze della comunità internazionale – sottolinea Emanuele Aliprandi – affinché vengano riconosciute le istanze di entrambi i contendenti e, soprattutto, si raggiunga pace e tranquillità per la popolazione del Nagorno-Karabakh, sino ad oggi senza identità di fronte al mondo.
Incontro tra presidente azero e premier armeno a Vienna su Karabakh (Askanews 27.03.19)
Roma, 27 mar. (askanews) – I leader di Armenia e Azerbaigian si incontreranno a Vienna venerdì per discutere del conflitto in Nagorno Karabakh, l’enclave armena in territorio azero. Lo hanno confermato sia Erevan che Baku.
Il presidente azero Ilham Aliyev e il premier armeno Nikol Pashinyan “in base all’iniziativa del gruppo di Minsk” hanno raggiunto “l’accordo per un incontro” per discutere della situazione.
Regione Lazio approva mozione per riconoscere il genocidio armeno (Il Messaggero 27.03.19)
Roma – Nella seduto di lunedì scorso, il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato all’unanimità una mozione presentata dal Consigliere Sergio Pirozzi con la quale viene riconosciuta la validità storica del genocidio armeno e si esprime piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani.
Con l’approvazione della mozione il Consiglio della Regione Lazio risulta essere il 136esimo Consiglio che riconosce il genocidio armeno.
Il Metz Yeghern, come viene chiamato dagli armeni, il genocidio, fu il frutto di un piano studiato a tavolino all’epoca dell’impero ottomano. Un piano che si è completato tra il 1915 e il 1917. In quel periodo sono state deportate e mandate alla morte un milione e mezzo di persone, donne, bambini, anziani, attraverso marce forzate nel deserto, senza viveri e senza acqua.Il progetto, naturalmente, prevedeva anche l’incameramento dei beni e dei possedimenti delle vittime armene, all’epoca una minoranza molto benestante, attraverso una legge che fu votata dal Parlamento turco. Ancora oggi in Turchia è vietato parlare di genocidio e si rischia il carcere.
Presidente del PACE in Armenia: fondamentale combattere nazionalismo e populismo (Sputniknews.com 27.03.19)
La presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa Liliane Maury Pasquier ha rilevato oggi ai giornalisti ad Yerevan l’importanza di combattere la retorica dell’odio e del nazionalismo, sottolineando che questi problemi incombono sull’intero continente europeo.
“Nell’incontro con il presidente del parlamento armeno Ararat Mirzoyan, abbiamo esaminato i problemi che affliggono tutta l’Europa: sono la difesa dei diritti umani, l’uguaglianza tra uomini e donne, la lotta contro la retorica dell’odio, del populismo e del nazionalismo”, ha detto la Pasquier.
Secondo la Pasquier, il futuro di stabilità e pace dell’intera Europa dipende dalla risoluzione di questi problemi.
“Ho anche espresso il sostegno del Consiglio d’Europa per il processo di democratizzazione in Armenia”, ha sottolineato la presidente del PACE.
SUDESTIVAL 20 – Venerdì 29 marzo, al Cinema Vittoria di Monopoli, giornata dedicata al gemellaggio Italia – Armenia. (Cinemaitaliano.info 27.03.19)
Sabato 30 marzo 2p019, presso il Teatro Auditorium Radar di Monopoli, sarà l’attore barese Dino Abbrescial’ospite d’onore della serata di premiazioni del 20/mo Sudestival, il “festival lungo un inverno” dedicato al cinema italiano d’autore, svoltosi dal 25 gennaio al 30 marzo in a Monopoli.
Alle ore 21.00 l’attore Abbrescia, insieme al direttore artistico della manifestazione Michele Suma, incontrerà il pubblico in occasione della proiezione dell’ultimo lavoro che lo vede protagonista: la commedia diretta da Fausto Brizzi “Modalità aereo”.
A seguire, la Giuria Cinema composta da Antonella Gaeta (presidente), giornalista e sceneggiatrice; Viviana Del Bianco, direttrice artistica del New Italian Cinema Events; Marco Spoletini, montatore; Alessandra De Luca, critica cinematografica; Ernesto Maieux, attore; Federico Pontiggia, critico cinematografico; Francesca Palumbo, scrittrice, assegnerà il prestigioso riconoscimento Faro d’Argento della Città di Monopoli al Miglior Film, mentre la Giuria Sudestival Doc, composta da Paolo Di Paolo (presidente), scrittore e giornalista; Barbara Sorrentini, giornalista di Radio Popolare e Chiara Valenti Omero, Presidente di ShorTS International Film Festival, attribuirà il Premio “Albergo Diffuso” al Miglior Documentario.
A dare il via al week end conclusivo della 20/ma edizione della manifestazione, già venerdì 29 marzo, sarà la giornata dedicata al gemellaggio Italia-Armenia, con l’intento di creare un ponte e un momento di approfondimento, riflessione e conoscenza reciproca tra le due cinematografie e tra l’Armenia e la Puglia, regione già accogliente verso i profughi armeni nel Primo Novecento.
Ad aprire il programma della giornata, alle ore 17.00, sarà il documentario “Armenia!” di Francesco Fei, un viaggio per immagini in uno dei più suggestivi e travagliati Paesi europei; alle 17.45 seguirà la proiezione del cortometraggio “Matria” di Alvaro Gago, vincitore dell’ultimo ShorTS International Film Festival di Trieste, sarà introdotto dalla direttrice della manifestazione Chiara Omero. Alle 18.15 Viviana Del Bianco, direttrice artistica del N.I.C.E New Italian Cinema Events – il festival dedicato alla promozione del cinema italiano all’estero – presenterà il film di Simone Spada “Hotel Gagarin”, la storia di un gruppo di persone inviate in Armenia a girare un film, che partiranno alla ricerca della loro occasione di riscatto. Alle 20.00 sarà invece il reporter e caporedattore della sede Rai in Medio Oriente Piero Marrazzo a presentare il suo lavoro “I figli dell’Ararat”, documentario che ripercorre le vicende del popolo armeno con la testimonianza della scrittrice Antonia Arslan; E ancora alle 21.15 “Border”, documentario del regista e direttore del Golden Apricot International Film Festival di Yerevan Harutyun Khachatryan, sul conflitto armeno-azerbaigiano negli anni ’90. Alle 22.30 la curatrice della sezione Sudestival Doc Cinzia Masotina introdurrà, insieme alla regista pugliese Brunella Filì e alla sceneggiatrice Antonella Gaeta, il documentario “Alla Salute”, premiato all’ultimo Biografilm Festival. Sarà presente alla proiezione il protagonista del doc, il foodperformer Nik Difino. A chiudere il focus alle 23.40 sarà l’omaggio al cantautore recentemente scomparso Charles Aznavour con la proiezione di “Tirate sul pianista” di François Truffaut.
Ospiti della giornata saranno Tigran Galstyan, Vice Ministro della Cultura in Armenia, Vincenzo Del Monaco, Ambasciatore d’Italia a Yerevan, Lusine Karamyan, Direttrice del dipartimento Rapporti Internazionali del Ministero della Cultura, Harutyun Khachatryan, presidente del Golden Apricot International Film Festival, Piero Marrazzo, Caporedattore della sede RAI in Medio Oriente, Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, Angelo Annese, sindaco di Monopoli, Carlo Coppola, Presidente del centro Studi “Hrand Nazariantz”, Viviana Del Bianco, Direttirce artistica del N.I.C.E – New Italian Cinema Events, Chiara Valenti Omero, Presidente dello ShorTS International Film Festival di Trieste.
