Sant’Egidio partecipa al dolore della Chiesa Apostolica Armena di Turchia per la perdita del Patriarca Mesrob II (Sanyegidio.org 08.03.19)

La Comunità di Sant’Egidio partecipa al dolore della Chiesa Apostolica Armena di Turchia per la perdita del Patriarca Mesrob II, amico fraterno, deceduto dopo una lunga e dolorosa malattia. Ancora pochi giorni fa aveva ricevuto la visita di alcuni suoi membri presso l’ospedale armeno di Istanbul.

Giovane prete e poi vescovo, ha trascorso un anno di studi a Roma e organizzato assieme alla Comunità di Sant’Egidio la visita e i soccorsi alla popolazione di Yerevan colpita dal terremoto nel 1988. Prese parte a numerose  edizioni della Preghiera per la Pace nello spirito di Assisi e ha operato e pregato per l’unità dei cristiani. Ne ricordiamo i tratti umani, l’entusiasmo per la liturgia, la predicazione, la passione per la tradizione e la spiritualità di cui era figlio, la speranza nelle giovani generazioni, l’apertura all’incontro con l’altro. Si ricordano i suoi incontri a Roma con Giovanni Paolo II e a Istanbul con Benedetto. Ha aiutato ad amare la storia, le ferite e le speranze di una grande Chiesa, e nel debito di questa amicizia, si rinnova anche la promessa della prossimità futura.



Testo dell’omelia di Sua Beatitudine Mesrob II (23 dicembre 1999 – Basilica di Santa Maria in Trastevere)

Cari fratelli e care sorelle,
un saluto affettuoso nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore.
Io sono Mesrob, la mia gente mi chiama Mesrob II. Sono il Patriarca Armeno di Costantinopoli da quattordici mesi. Ma alcuni fra voi sapranno che da circa quattordici anni sono un amico e un membro in spirito dell’amata Comunità di Sant’Egidio.
Sono a Roma per un pellegrinaggio in occasione della festa di Natale, che l’occidente celebra il 25 dicembre, mentre siamo alla soglia del terzo millennio.
La Comunità è stata il ponte per questa visita. A Genova, dove sono stato invitato da voi, ho avuto ancora una volta l’opportunità di incontrare il card. Roger Etchegaray, un vecchio amico, attualmente presidente della Commissione Pontificia per il Grande GiubiIeo. Lui mi ha invitato a Roma per essere presente all’apertura della Porta Santa, insieme al Papa Giovanni Paolo II. E qui sono un pellegrino a Roma e un amico.
Questo è il mio secondo Natale a Roma. Nel 1988 ero qui per alcuni corsi aIl’Angelicum. Non vedevo l’ora di passare il Natale con voi. E in realtà così è avvenuto, anche se qualcosa ha profondamente toccato e ferito il mio cuore.
Due settimane prima di Natale l’otto dicembre, un terribile terremoto ha devastato il Nord dell’Armenia. Il mio cuore sanguinava e i miei pensieri erano con il mio popolo. Ho capito allora come la Comunità condividesse questo dolore nel modo più profondo. Non riesco a ricordare ora quante parrocchie ho visitato in Roma, insieme agli amici della comunità, predicando a innumerevoli gruppi di cittadini romani, per suscitare un aiuto concreto per l’Armenia. E’ stato un Natale differente da quello che mi sarei aspettato. Ma ad ogni modo è stato un Natale speciale. Mi sono sentito vicino a Giuseppe e Maria, esausti, rigettati, poveri, ma ciò nonostante, capaci di proteggere la vita che era in loro, ripieni di speranza.
È nuovamente Natale. E di nuovo sono in Roma, dopo un altro terribile terremoto che ha devastato, questa volta, il Nord ovest della Turchia, della quale sono cittadino e Patriarca. Attraverso di voi, vorrei ringraziare tutti coloro che sono stati di aiuto con la loro generosità.
La gente a Istanbul, Nicomedia, Nicea sono pieni di paura, perché centri internazionali di sismologia hanno annunciato un prossimo terremoto, di dimensioni maggiori, a causa di una grande cavità al di sotto del mar di Marmara. Molti ricchi stanno consolidando la struttura delle loro case. Ma cosa avverrà ai più poveri? Cosa sarà di quelli che lottano per mettere sul tavolo dei loro figli una fetta di pane? Per questo preghiamo. Preghiamo che la paura lasci spazio alla speranza, l’ansia sia rimpiazzata dalla fiducia. La gente è assetata di una parola di conforto. Ma questa parola è già incarnata in loro, in quanti hanno occhi per vedere e orecchie per udire.
Ecco, sono passati circa duemila anni dall’evento salvifico di Betlemme. La Parola si è fatta carne, vive in mezzo a noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, piena di grazia e verità. La Parola, come unigenito figlio di Dio, ha ricevuto la sua gloria dal Padre.
Il Verbo esisteva prima di tutto. Ma si è incarnato nello spazio e nel tempo. È come uno di noi, eccetto il peccato. E’ stato inviato per tutti, offerto e ricevuto come un sacrificio gradito a Dio. E’ espressione dell’amore del Padre, che ha amato il mondo tanto da mandare il suo unico figlio. Chi crede in lui non morirà ma riceverà la vita eterna. La sua missione salvifica continua attraverso di noi, quando obbediamo. La missione della parola incarnata si realizza quando ci pentiamo. La parola germina, quando siamo uniti nell’amore.
Pentimento, obbedienza, amore incorruttibile di Dio e amore fraterno. E qui noi ci sentiamo deboli e poveri.
Ma questa è la nostra chiamata, fratelli e sorelle. Tutti abbiamo ereditato peccati antichi, antichi malintesi, antichi problemi ed errori. Questi sono ostacoli, inferriate che devono essere rimosse come dice il salmo ventiquattro. E’ così che il Re della gloria, il Verbo incarnato, potrà entrare nei cuori e guarirli.
Siamo gioiosi. Entriamo nel nuovo millennio. Per portare frutti per e con Cristo dobbiamo insieme aprire le porte, rimuovere le inferriate.
Amen.
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Antonia Arslan ad Ancona, si rinforza l’amicizia con la comunità ebraica e con la città (Vivereancona.it 07.03.19)

Ancona 07/03/2019 – Ci sarà anche Ancona d’ora in avanti tra i luoghi cari ad Antonia Arslan, celebre scrittrice italo-armena, studiosa e traduttrice di autori armeni, che è stata ospite mercoledì pomeriggio della comunità ebraica del capoluogo -tra le più antiche d’Europa- al Teatro delle Muse, insieme al vicepresidente del Tribunale Rabbinico di Milano, Vittorio Robiati Bendaud, docente, saggista e storico.

A salutarla davanti ad un ampio pubblico, insieme alla presidente della Comunità Ebraica, Manuela Russi e all’Arcivescovo Mons. Angelo Spina, il Sindaco Valeria Mancinelli, che ha ascoltato fino in fondo riflessioni e testimonianze della autrice del pluripremiato “La masseria delle allodole”, il romanzo in parte autobiografico che nel 2004 ha svelato al mondo intero la tragica vicenda del genocidio armeno. Una pagina della Storia terribile, fatta di persecuzioni, massacri e diaspore a più riprese che ha non poche affinità con la shoah ebraica.

Una occasione, quella di mercoledì (moderata dal giornalista Cristiano Bendin) che ha avuto il merito di rinsaldare i legami e portare alla luce le affinità tra minoranze perseguitate in periodi non tanto lontani, e tra queste comunità e la città dorica, che riscopre così una parte fondante della propria identità, sempre aperta al dialogo interreligioso e interculturale.

Nella mattinata di giovedì la scrittrice, accompagnato dall’assessore alla Cultura, Paolo Marasca, ha quindi visitato la chiesa di San Gregorio Illuminatore ( o Armeno, già San Bartolomeo) sul colle Guasco, recentemente riaperta dopo un lungo lavoro di restauro, conseguente alle ferite che le ha inflitto il terremoto del 1972.

Ad Antonia Arslan, che si è detta colpita dalla città e dalla sua comunità rappresentativa, è stata illustrata da parte dalla curatrice Cristiana Colli, la pregevole mostra fotografica “Terre in movimento” in chiusura presso la chiesa degli Armeni.

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ARMENIA. Le relazioni nippo-armene tra cognac e sakè (Agcnews.it 07.03.19)

L’Armenia ha uno storico legame con il Giappone. Nato per la presenza di una comunità d’affari diffusa in tutta l’Asia, il Giappone è stato sempre un avamposto diplomatico Yerevan. La posizione del Giappone come centro della diplomazia armena in Asia prosegue tutt’oggi. Il Giappone è stato uno dei primi paesi a riconoscere la nuova Repubblica d’Armenia indipendente nel settembre 1992, e l’ambasciata armena a Tokyo è stata istituita solo nel 2010, mentre il Giappone ha aperto la sua ambasciata a Yerevan nel 2015. 

I legami diplomatici, economici e commerciali si sono comunque costantemente estesi, con due visite presidenziali armene e due visite dei ministri degli Esteri in Giappone dal 1999-2012, oltre a diverse visite separate del premier armeno, di vari ministri e parlamentari riporta Asia Times. Il commercio bilaterale è promettente, ma finora relativamente scarso, con l’Armenia che ha esportato in Giappone, nel 2017, solo circa 1,17 miliardi di yen e importa circa 2,17 miliardi di yen di merci e prodotti. 

Il ruolo del Giappone come paese donatore per l’Armenia è molto più significativo, con l’aiuto pubblico allo sviluppo esteso fino al 2016 per un totale di circa 39 miliardi di yen in prestiti e sovvenzioni, con ulteriori 4,5 miliardi di yen nel finanziamento della cooperazione tecnica. Negli ultimi anni, i viaggi ufficiali giapponesi in Armenia hanno incluso quattro visite dei viceministri per gli Affari esteri e una visita del ministro per gli Affari esteri, nonché una visita dell’attuale ministro degli Esteri nipponico Taro Kono a settembre 2018. 

Da parte armena, riporta Asia Times, c’è oggi il tentativo di voler creare una relazione strategica con il Giappone vista l’importanza dell’Asia come fonte di nuovi mercati e investitori per Yerevan e per la sua volontà di alleggerire la dipendenza dalla Russia, passando attraverso il settore IT in espansione nel paese caucasico. 

La firma di un nuovo accordo di investimento nippo-armeno nel 2018 ha inoltre dato nuovo slancio all’espansione delle relazioni bilaterali. L’accordo ha offerto lo status di nazione più favorita, e si prevede inoltre di incoraggiare gli investimenti giapponesi nel crescente settore delle tecnologie dell’informazione in Armenia, strategia profonda alla base della visione giapponese; inoltre il Giappone è attraente per motivi strategici, cercando l’Armenia un equilibrio con Mosca e Pechino.

La presenza armena nella Belt Road Initiative vede, infatti, anche la Cina come porta d’ingresso per una maggiore “interconnettività” che la facciano uscire dall’isolamento infrastrutturale internazionale e non allarghino eccessivamente a Pechino, al contrario di Georgia e Azerbaijan.

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Il genocidio degli armeni ricordato per la Giornata dei Giusti (Anteprima24.it

Benevento – La terribile vicenda del genocidio degli armeni agli inizi del secolo scorso è stata ricordata nel corso di una “Lectio Magistralis” tenuta al Museo del Sannio dal filosofo francese Gerard Malkussian nell’ambito della “Giornata dei Giusti”, la manifestazione voluta dal Parlamento Europeo per condannare gli attentanti alla Umanità e celebrare quanti, i Giusti, appunto, si sono opposti con le sole proprie forze ai genocidi e alle violenze contro gli esseri umani.
Il filosofo dell’Università di Parigi, invitato in città dalla giornalista Enza Nunziato – referente campana della Associazione “Gariwo – La Foresta dei Giusti” che ha promosso negli anni passati l’istituzione di questa Giornata internazionale – ha partecipato anche al prologo, ricco di significato simbolico, che si è svolto presso il Giardino del Liceo Scientifico “Rummo”, consistito nella piantumazione di un albero (per la cronaca, un “Callistemon”) per ricordare i Giusti. Un albero dedicato alla memoria di Eugenio Colorni. che a Ventotene sognava un’Europa unita.

L’iniziativa, patrocinata dalla Provincia, ha visto la collaborazione del Circolo Manfredi e dei Lions Club di Benevento, insieme agli allievi dello stesso Liceo Rummo e dell’Istituto Magistrale “Guacci”. La dirigente dell’istituto Scolastico Teresa  Marchese ha sottolineato: “Lo spirito che ci ha animato sin dall’inizio era quello di non far perdere la memoria,di avvicinare  i giovani alle tante vita  che hanno rappresentato molto e per l’Europa”.

La coordinatrice Enza Nunziato ha evidenziato: ” La memoria è sempre necessaria sopratutto oggi in un mondo in fibrillazione. la memoria non può essere neutra , o di parte ma propositiva. La coscienza deve essere attiva e partecipativa. Noi dobbiamo essere dei cittadini pronti a saper guardare oltre le differenze”. La  Nunziato ha poi detto: “I giusti non sono degli eroi ma persone che hanno saputo illuminare il buoi del loro tempo con la luce della coscienza. Non hanno badato alle differenze  di religione. Sono costruttori di pace e libertà”.
Infine ha evidenziato: “I giovani dovranno essere fiammelle di libertà e di democrazia”. Il filosofo francese Gerard Malkussian ha rimarcato  come il Governo fu colpevole di aver sempre rinnegato questo genocidio: “Andare avanti per gli eredi e i sopravvissuti che chiedono giustizia per i loro antenati.”   Infine ha aggiunto: “Un paese come la Turchia si è fondata su questa pagina nera. C’è bisogno di verità e solidarietà.”

Nikol Pashinyan: in Armenia nessuna dittatura (Euronews 06.03.19)

Dopo aver dato le dimissioni a maggio, è salito di nuovo sul carro dei vincitori a dicembre, con una vittoria elettorale schiacciante.

Euronews lo ha incontrato a Bruxelles per confrontarlo con la delicata posizione in cui s trova l’Armenia, contesta tra UE e Russia

Signor Pashinyan, come primo ministro come sta cambiando la sua politica estera? Yerevan è ancora divisa tra Mosca e Bruxelles?

Pashinyan

Non penso che questa sia la formulazione corretta: avere un equilibrio è il nostro obiettivo. L’obiettivo più importante della nostra politica estera è rendere la nostra indipendenza più forte e difendere la nostra sovranità e sicurezza ecc.

L’UE fornisce finanziamenti per le politiche di vicinato. Cosa offre l’Armenia all’UE?

Pashinyan

Abbiamo un accordo di partnership rafforzato con l’UE. Il nostro governo è pienamente determinato ad attuare questo accordo. Vogliamo avere un sistema giudiziario davvero indipendente, un meccanismo istituzionale per combattere e prevenire la corruzione.

Parliamo della questione del gas. State negoziando i prezzi con la Russia: cosa ha imparato dall’esperienza dell’Ucraina, che ha sofferto dell’interruzione delle forniture?

Pashinyan

Non pe nso che dobbiamo imparare qualcosa dall’esperienza Ucraina. Stiamo discutendo di qualsiasi opportunità di cooperazione nel campo dell’energia con l’Iran, con la Georgia, con la Russia. Ne parleremo con l’UE.

La riforma economica è una sua priorità?

Pashinyan

Non siamo in un sistema autoritario di governo che determina quale cambiamenti attuare in Armenia. Per il sistema democratico è molto importante coinvolgere sempre più persone in qualsiasi processo: economico, politico, ecc.

Ho menzionato all’inizio la sua popolarità. È possibile che l’attuale generazione di armeni conosca solo un leader nazionale, Nikol P ashinyan, se verrà rieletto più e più volte?

Pashinyan

Se sarò eletto attraverso elezioni libere e democratiche, va bene. Se in Armenia esiste la minaccia di creare un regime autoritario o una dittatura, non c’è nessuna possibilità. La democrazia deriva dal nostro popolo e dal nostro insieme nazionale di valori.

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Nagorno-Karabakh: Azerbaigian condanna tentativi armeni di modificare formato negoziale (Agenzia Nova 06.03.19)

Nagorno-Karabakh: Azerbaigian condanna tentativi armeni di modificare formato negoziale
Baku, 06 mar 15:33 – (Agenzia Nova) – La volontà del primo ministro armeno Nikol Pashinyan di modificare il formato dei negoziati sulla risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh può essere considerato un tentativo di indebolire le attività del Gruppo di Minsk dell’Osce. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri dell’Azerbaigian Leyla Abdullayeva all’agenzia di stampa “Trend”. Abdullayeva ha commentato le dichiarazioni di Pashinyan che, durante la sua visita a Bruxelles, ha ribadito che anche le autorità non riconosciute che controllano i territori occupati dell’Azerbaigian (definito dagli armeni Artsakh) dovrebbero partecipare ai colloqui. Secondo Abdullayeva, è impossibile modificare il formato approvato a Helsinki del 1992 dal Consiglio dei ministri dell’Osce senza il consenso degli Stati membri. “Sulla base di questa decisione, l’Armenia e l’Azerbaigian sono le parti in conflitto, mentre le comunità armena e azerbaigiana del Nagorno-Karabakh agiscono come parti interessate”, ha aggiunto la portavoce. “Sarebbe meglio che le autorità armene non sprechino tempo tentando inutilmente di trovare una nuova interpretazione alla soluzione pacifica del conflitto”, ha aggiunto Abdullayeva. (segue) (Res)

Conversazione sul genocidio armeno ed ebraico con Antonia Arslan al ridotto delle Muse (tmnotizie 05.03.19)

ANCONA – Antonia Arslan  l’autrice del bestseller  “ La masseria delle allodole”  che nel 2004 ha fatto conoscere al mondo il genocidio degli Armeni –  dal quale i fratelli Taviani hanno tratto l’omonimo film-  e di altri romanzi e saggi, quali  “La strada di Smirne” e “La collana dalle perle di legno” sarà ad Ancona il 6 e il 7 marzo prossimi.

Su invito della comunità ebraica incontrerà la cittadinanza mercoledì 6 marzo alle 18, 15 al Ridotto del Teatro delle Muse per una conversazione sull’eredità ebraica e su quella armena, sulle tragedie, le rinascite e le speranze tra le coste mediterranee e mediorientali, fino al nostro Paese, con un sguardo alla contemporaneità.   A dialogare con la prof. Arslan, di origine armena e già docente di Letteratura italiana contemporanea, il giornalista Cristiano Bendin e, inoltre, Vittorio Bendaud della Comunità Ebraica di Ancona.

La mattina seguente, giovedì 7 marzo, accompagnata dall’assessore alla Cultura Paolo Marasca ed altri rappresentanti delle istituzioni, la scrittrice visiterà la chiesa di San Gregorio Illuminatore (o degli Armeni) recentemente riaperta dopo quasi mezzo secolo, con la mostra Terre in Movimento, dedicata al sisma marchigiano.  Una occasione per confrontarsi con una preziosa e autorevole testimone su una pagina della storia controversa e terribile , tuttora negata da diversi Paesi.

Antonia Arslan, padovana di origine armena, è tra le più amate scrittrici italiane. Docente per numerosi anni all’Università di Padova di Letteratura Italiana contemporanea, nel 2004 scrive La Masseria delle Allodole, raccontando il Genocidio Armeno. Il libro, divenuto ben presto un bestseller mondiale (tra i classici italiani più tradotti al mondo), viene trasposto cinematograficamente dai fratelli Taviani.

Antonia Arslan è divenuta in Italia e in Europa, assieme al compianto Charles Aznavour, la voce dell’Armenia e della Diaspora armena, spendendosi per la causa del suo popolo. Parimenti, la Arslan è nel mondo oggi un’ambasciatrice della cultura italiana e della nostra letteratura.

Cristiana d’Oriente e intrisa di cultura italiana (e veneta), per ragioni biografiche, affettive e culturali è strettamente legata al mondo ebraico, peninsulare e internazionale, ed impegnata nel  dialogo ebraico-cristiano. Ricordiamo la sinergia intellettuale con l’insigne rabbino e studioso Giuseppe Laras.

Letterata ‘a maturazione lenta’, come ama definirsi, si spende da anni per la causa dei cristiani d’Oriente e contro l’antisemitismo. Nella sua missione di ‘cantastorie’, Antonia Arslan continua a scoprire e diffondere tesori della letteratura italiana e di quella armena, con particolare sensibilità verso il femminile e le tradizioni popolari.

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Che cosa farà Renco in Armenia con Sace-Simest (Startmag.it 05.03.19)

TUTTI I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Renco ha sviluppato, in collaborazione con il governo della Repubblica di Armenia, un progetto in partnership pubblico-privata per la progettazione, costruzione e gestione venticinquennale di una centrale elettrica a ciclo combinato da 253 MW a Yerevan (Armenia), da finanziarsi mediante Project Financing.

L’INGRESSO DI SIMEST-SACE

Simest, società che con Sace costituisce il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del gruppo Cdp – ha fatto il suo ingresso nel capitale della Renco Power Cjsc, newco di diritto armeno del gruppo pesarese Renco, attivo come general contractor nei settori dell’energy Oil & Gas e infrastrutture civili ed industriali.

I NUMERI DELL’INVESTIMENTO DI SIMEST

Si tratta di un investimento in equity – pari in totale a 12,5 milioni di dollari – che si aggiunge ai vari interventi che il polo Sace-Simest ha effettuato in passato in favore dell’azienda pesarese, fornendo garanzie per l’aggiudicazione di commesse in diversi mercati: oltre alla stessa Armenia, anche Mozambico, Kazakistan e Albania, si legge in una nota per la stampa.

LA STRUTTURA DEL PROGETTO

Il progetto è così strutturato: la centrale, nei pressi della capitale Yerevan, sarà posseduta e gestita dalla società di scopo di diritto Armeno ARMPOWER Cjsc, che verrà capitalizzata per circa 90 milioni di dollari da Renco Power Cjsc (60%) e da Siemens Project Venture (40%).

CHI FINANZIERÀ

Renco ha inoltre concluso l’iter per l’ottenimento di un finanziamento, per circa 160 milioni di dollari, che sarà erogato da un pull costituito da Asian Development Bank, DEG (gruppo KfW) e OFID (Fondo Opec) sotto il coordinamento dell’International Finance Corporation (IFC, gruppo World Bank).

IL RUOLO DI RENCO

Il gruppo pesarese, oltre a esercitare il ruolo di sviluppatore e co-finanziatore del progetto – si legge in un comunicato di Renco – “sarà impegnato in qualità sia di Epc Finance che di Epc Contractor nella realizzazione dell’intera opera, potendo contare per la fornitura dell’apparecchiature principali sulla capacità ed esperienza di Siemens AG”.

GLI OBIETTIVI DELLA CENTRALE

La nuova centrale termica, basata sulle ultime e più avanzate tecnologie Siemens, contribuirà – aggiunge Renco – “ad aumentare l’efficienza della produzione di energia elettrica, a ridurre i costi del gas naturale e le emissioni di gas serra”.

LE CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

Il progetto è il più grande intervento “green field” in project finance della storia della Repubblica di Armenia e riveste un’importanza strategica per il Paese, considerando che due terzi dell’elettricità prodotta in Armenia è generata da combustibili importati e che la produzione di energia è principalmente ottenuta con l’utilizzo di centrali termiche a bassa efficienza energetica ormai obsolete, è scritto nella nota di Sace-Simest e Renco.

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Nagorno-Karabakh: ministro Difesa armeno, situazione al confine è stabile (Agenzianova 05.03.19)

 

Erevan, 05 mar 10:49 – (Agenzia Nova) – La situazione al confine tra Armenia e Azerbaigian è stabile e sotto controllo. Lo ha detto il ministro della Difesa Davit Tonoyan citato dall’agenzia di stampa “Armenpress”. “La situazione al confine è stabile e sotto controllo”, ha detto il ministro dal cimitero militare di Yerablur che ha visitato per rendere omaggio alla memoria del comandante Vazgen Sargsyan. Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per l’area del Nagorno-Karabakh è iniziato nel 1988, quando la regione autonoma del Nagorno-Karabakh ha chiesto il trasferimento dalla Repubblica sovietica dell’Azerbaigian a quella armena. Nel 1991 a Stepanakert – autoproclamatasi capitale – è stata annunciata la costituzione della Repubblica del Nagorno-Karabakh. Nel corso del conflitto, sorto in seguito alla dichiarazione di indipendenza, l’Azerbaigian ha perso de facto il controllo della regione. Dal 1992 proseguono i negoziati per la soluzione pacifica del conflitto all’interno del Gruppo di Minsk dell’Osce. L’Azerbaigian insiste sul mantenimento della sua integrità territoriale, mentre l’Armenia protegge gli interessi della repubblica separatista. La Repubblica del Nagorno-Karabakh, in quanto non riconosciuta internazionalmente come entità statale, non fa parte dei negoziati.
(Res)

Il bambino e i venti d’Armenia (Toscananews.it 04.03.19)

Il ricordo di una tragedia che è difficile da dimenticare, come la maggior parte delle tragedie, nota come “genocidio degli armeni” perpetrato tra il 1915 e il 1916, poco più di un secolo di distanza dai giorni nostri, è un fardello da portare o una missione da compiere: continuare a diffondere il ricordo poiché è l’evento storico che vive grazie alla sua diffusione. Ed è proprio da lì che nasce la memoria. Ma è qui che si trova l’eccezione: Arthur Alexanian, colloca i ricordi della madre ad un altro tempo, l’incendio di Smirne del 1922. Il bambino e i venti di Armenia è un romanzo che è filtro stesso di memoria. E’ la memoria stessa che parla di memoria.
Difatti, l’autore stesso si affranca da suo Io (come conferma nella nota alla postfazione del libro di Mauro Molinari) cercando di far intervenire le emozioni, ma senza un’afflato eccessivamente personale. Il libro, uscito per l’editoreIbiskos Ulivieri ha questa grande capacità: passare attraverso le varie testimonianze, attraversandole senza concentrarsi su un esclusivo punto di vista. Lo scrittore cerca di portarci oltre la dimensione storica, o almeno, fino alle radici della storia, quella che riusciva a definire Dilthey, una storia che parte dalla personalità, dalla propria psicologia. Solo ripartendo dal proprio Io si riesce a concepire l’alterità. E difatti va inteso così l’Io, un polo dove non vi è esclusivamente la coscienza pienamente presente a sé, bensì è costituito anche dai propri rimossi. Ecco, è proprio da questa cesura che va investigata e che, attraverso il tema del romanzo che riesce a dare la “big picture”, può utilizzare questa coralità mutilata, che, procedendo verso il futuro, continua ad aver gli occhi orientati verso il passato e che difficilmente potrà dimenticare. Appunto il termine “big picture” si ritrova proprio nella mostra fotografica “La mia Armenia” di Andrea Ulivi in cui, attraverso singole istantanee, come un mosaico, cerchiamo di cogliere un piccolo affresco di un’epoca che oggi non v’è più Eliminare il rimosso non è la soluzione: è sapere perché sia avvenuto quel rimosso storico, tornando alla sorgente, al bivio tra memoria e oblio che va ricercato il riflesso di una verità più grande.

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