VENEZIA / Viagio intorno all’Arte Armena: un convegno internazionale a Ca’ Foscari (Storie & Archistorie 16.02.19)

 

VENEZIA, 16 febbraio 2019 – Alcuni tra i migliori specialisti di arte armena a livello internazionale, provenienti da Armenia, Francia, Italia, Germania e Repubblica Ceca, si daranno appuntamento a Venezia per il convegno internazionale, intitolato The Armenian art. Critical history and new perspectives, organizzato dall’Università Ca’ Foscari che si svolgerà presso l’Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari  il 21 e 22 febbraio.

Gli interventi degli studiosi forniranno un quadro approfondito della ricerca più avanzata sui vari campi dell’arte armena, dall’architettura alla miniatura, dalle caratteristiche croci di pietra alla pittura. Si parlerà anche di “vishap”, le famose pietre presitoriche caratteristiche dell’Armenia, già oggetto del progetto cafoscarino Dragon Stones Archaeological Project. Verrà anche affrontato un tema scottante quale la preservazione del patrimonio artistico armeno in Turchia e Azerbaigian.

L’interesse per l’arte armena nell’ateneo cafoscarino ha una lunga tradizione che rivive ora con un evento di grande significato culturale e di ricerca che vede insieme il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali (cattedra di Storia dell’arte medievale) e il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea (cattedra di Lingua e Letteratura armena) e come docenti organizzatori Stefano Riccioni, Aldo Ferrari e Marco Ruffilli.

“Il rapporto tra Venezia e gli Armeni è intenso e fecondo. Nel corso dei secoli gli Armeni hanno vissuto nella città lagunare come mercanti, pellegrini, monaci, stampatori, artigiani e artisti. – ci spiega Aldo Ferrari, docente di lingua e letteratura armena a Ca’ Foscari – Non a caso il primo libro armeno a stampa è stato pubblicato proprio a Venezia, nel lontano 1512. Nel 1717 la Serenissima concesse alla congregazione monastica dell’abate Mechitar di insediarsi nell’isola di Lazzaro e di iniziare così una straordinaria avventura che sta alla base della rinascita culturale del popolo armeno. Sempre a Venezia venne creato il collegio Moorat Raphael dove, sino alla fine del XX secolo, ha studiato buona parte dell’élite culturale armena”.

Dal 1976 esiste a Ca’ Foscari una cattedra di lingua e letteratura armena che promuove attivamente anche gli studi sull’arte armena. L’arte armena è in effetti di un patrimonio straordinario che entusiasma tutti coloro che ne vengono a conoscenza. “Già nel 1988 – sottolinea Stefano Riccioni, docente di storia dell’arte medievale – il prof. Levon Zekiyan organizzò un fondamentale Convegno Internazionale sull’Arte Armena. Un anno dopo il prof. Adriano Alpago Novello iniziò a tenere a Ca’ Foscari il corso di Arte e Architettura Armena. Nel 1991 lo stesso Alpago Novello trasferì da Milano a Venezia, presso la Loggia del Temanza, il Centro Studi e Documentazione sulla Cultura Armena. Ancora oggi questo Centro, sotto la direzione di Minas Lourian, organizza numerosi eventi sull’arte armena, spesso in collaborazione con Ca’ Foscari e con la Biennale di Venezia. Tra le attività del centro sono anche da segnalare le “Manukian Lectures” organizzate in collaborazione con un altro importante studioso recentemente scomparso, il prof. Gianclaudio Macchiarella“.

L’interesse sempre vivo per l’arte armena è testimoniato anche dai Seminari sull’Arte Armena che da cinque anni vengono organizzati dagli stessi docenti all’interno del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea.

Il convegno internazionale sull’arte armena si prospetta come un appuntamento di grande significato culturale, che conferma l’importante ruolo di Ca’ Foscari negli studi armeni. Il convegno è organizzato in collaborazione Centro di Studi e Documentazione sull’arte armena e con l’AIEA (Association Internationale des Études Arméniennes).

Informazioni: www.unive.it

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Serj Tankian (System of a Down) spiega perché ha iniziato a dipingere (rockol.it 16.02.19)

Il cantante dei System of a Down Serj Tankian ha pubblicato sul proprio canale YouTube un video nel quale spiega i motivi per i quali ha iniziato a dipingere.

Del suo rapporto con la pittura Tankian dice:

“Inizialmente, ho iniziato a dipingere a causa della mia musica. Il mio tipo di incursione nel mondo dell’arte è stato, ‘Che aspetto ha il mio brano musicale?’. Volevo vedere che aspetto avesse un certo brano e così il primo pezzo che ho fatto è stato una rappresentazione di una composizione musicale che ho fatto al piano e ho persino inserito le note musicali usando orologi senza braccia e cose del genere e l’ho dipinto tutto. È una di quelle cose che quando sei un artista, sei un musicista ma non sei un artista visivo e all’improvviso fai un pezzo di arte visiva, te ne stai lì di fronte e pensi, ‘E’ una merda o è buono?’. E mi è davvero piaciuto. Lo guardavo e, ‘Wow, questo è davvero, davvero unico’. Per quanto possa essere obiettivo, ‘Questo è davvero interessante’. L’intera idea di dipinti composti musicalmente è qualcosa a cui sono interessato da molto tempo come artista. Ho sempre desiderato andare a una mostra, indossare le cuffie e ascoltare brani musicali, proprio come un film.”

E continua ancora:

“I dipinti per me sono la stessa cosa; non ci sono immagini in movimento, ma se li guardi veramente, puoi vederli in movimento, specialmente con la musica. Anni fa, ricordo che un giornalista mi chiese: ‘Come descriveresti la musica dei System of a Down?’. E senza pensarci davvero, solo intuitivamente, penso di aver detto qualcosa del tipo ‘È come un violino violento nel bel mezzo di una tempesta di vento’, il che ha senso, perché il vento spingerebbe l’archetto del violino e sarebbe un tipo molto violento di entropia musicale, se vuoi. Molte delle cose che ho detto in passato sono citazioni poetiche o cose del genere che sono sedimentate nella mia mente, così quando ho avuto l’opportunità di creare idee visive, sono stato in grado di farlo.”

E parlando del violino dice:

“Il particolare violino che ho usato l’ho portato dall’Armenia anni fa. Ero all’aeroporto e non me lo lasciavano portare fuori dal paese. Non era un violino costoso o altro, probabilmente era solo un violino da studente o qualcosa del genere, ho simulato di suonare il violino in modo da poter provare che era il mio violino così da portarlo fuori dal paese perché volevo un elemento musicale dell’Armenia a cui aggrapparmi. Anni dopo, l’ho dipinto di bianco e l’ho pugnalato con il suo archetto in modo che il ‘sangue’ potesse fuoriuscire. Potrei aver visto troppo ‘Dexter’ in televisione, ma è solo l’idea di un violino violento. Trovo significati opposti nelle cose, quindi un violino che di solito tende a correlarsi con un ambiente molto bello, musica classica, una atmosfera carina. Volevo che fosse brutto e famigerato e misero. Stavo cercando di trovare una definizione inversa in un oggetto, in senso artistico”.

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Nardò si prepara alla celebrazioni di San Gregorio Armeno: si parte con i riti religiosi (Leccepima.it 14.02.19)

NARDÒ – Comincia ufficialmente il calendario dei riti religiosi in onore di San Gregorio Armeno. Con la santa messa delle 18,30, avrà inizio il programma dei riti religiosi in onore del patrono di Nardò, cui sono dedicate come da tradizione soprattutto le giornate del 18, 19 e 20 febbraio. Uno sforzo comune del comitato feste patronali, della Diocesi di Nardò-Gallipoli dell’amministrazione comunale e degli istituti di istruzione secondaria superiore di Nardò, oltre ai contributi di tante aziende, associazioni e singoli cittadini, che rinnovano tutti insieme la tradizione con il viaggio collettivo nell’ anima più profonda della città.

Il 16 febbraio alle 19,30, l’inaugurazione della mostra progetto artistico ideato da Antonio Chiarello,  a cura di Pugliarmonica dal titolo “Il Vento devoto ”, che si terrà fino al 20 febbraio nel Chiostro dei Carmelitani. Martedì 19 febbraio, dalle 9  nella cattedrale, il convegno dal titolo “Siamo stranieri e pellegrini”, relatore Don Francesco Soddu,  direttore Caritas nazionale e subito dopo, presso la sala Roma, l’iniziativa sul tema “La cucina armena e la cucina salentina.

Due culture unite dalla gastronomia”, a cura degli studenti dell’istituto “Moccia” di Nardò. Alle 18 la messa pontificale e a seguire la tradizionale processione per le vie della città. Durante la mattina il concerto bandistico “Terra d’Arneo” si esibirà per le vie della città. Nel pomeriggio, alle 17 circa, è in programma l’emozionante momento commemorativo delle vittime del terremoto del 1743, con i cento rintocchi delle campane della torre dell’orologio di piazza Salandra e l’accensione della lampada, realizzata dagli alunni del Liceo artistico di Nardò, che sarà portata in cattedrale e depositata sotto la statua di San Gregorio.In serata, infine, il classico momento dedicato alla musica e al divertimento con l’atteso concerto di “Neri per caso” in piazza Salandra (inizio alle ore 20) a seguire Bengalata

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Monza, Petrosyan: “Italiano, di sangue armeno, ho preso a pugni il razzismo” (Il Giorno 13.02.19)

Monza, 13 febbraio 2019 – “Mio padre ha avuto il coraggio di portare la sua famiglia in un mondo migliore. Vivevamo a Erevan, c’era la guerra fra Armenia e Azerbaigian, c’erano sempre gli spari. A 18 anni ti chiamavano a fare il servizio militare e ti infilavano in mano un kalashnikov. E tanti finivano ammazzati. Ecco, mio padre non voleva tutto questo…”.  Gevorg “Giorgio” Petrosyan, 33 anni, pluricampione di kickboxing, soprannominato “The Doctor” per la sua tecnica chirurgica, considerato uno degli atleti più forti al mondo nella sua specialità, sarà alla Candy Arena di Monza sabato sera per l’evento “Petrosyan Mania Gold Edition”.  Petrosyan ripercorre la sua vita presa a pugni sin dalla più tenera età. Da quando nel 1999 papà Petrosyan decide un giorno di provare a scappare: salta sul rimorchio di un camion diretto in Italia con i figli Stepan e Gevorg, quest’ultimo di appena 13 anni.
“In Italia ci finimmo per caso, mio padre voleva l’Europa ma quel camion arrivò a Milano. Dieci giorni di viaggio”.
A Milano non fu facile sopravvivere.
“Furono tempi durissimi, dormivamo alla stazione Centrale, ci aiutava la Caritas. Ricordo che era inverno e ricordo il freddo, avevo le tonsille infiammate e arrivai a Milano con 40 di febbre. E ricordo mio padre preoccupato per come stavo. Poi, per caso, un ragazzo africano ci suggerì di partire per il Friuli, di andare a cercare una cittadina piccola dove farci crescere e finimmo a Gorizia: non ne avevo mai sentito parlare, ci rimasi per 14 anni”

Ora è di nuovo a Milano.
“Ci siamo tornati da 4 anni mio fratello Armen e io: abbiamo aperto la nostra palestra e insegniamo questo sport a tantissimi ragazzi. Molti saranno sul ring a Monza sabato”.

Perché combatte?
“Ho sempre voluto combattere, fin da piccolo, è sempre stato il mio sogno, volevo diventare il numero uno: mio padre mi ha sempre sostenuto in questo, mi diceva “non uscire la sera, dimentica la vita notturna, non bere…”. È stata una vita di sacrifici ma ha avuto ragione. Sono diventato un campione”.

È ancora così?
“Mi piace combattere, mi diverto. Ho fatto 108 incontri e ne ho persi solo 2 e pareggiati altri 2: gli altri li ho vinti tutti”.

Qualche giorno fa in Brianza hanno trovato 4 ragazzini nascosti nel cassone di un camion, fuggivano dall’Afghanistan.
“Chi scappa… un motivo lo ha: che sia la guerra, o la fame o altro, se uno lascia la propria casa è perché non vive più bene e cerca qualcosa di meglio”.

In Italia c’è timore, a volte odio verso gli immigrati.
“Il problema spesso sono le leggi e il fatto che non vengano fatte rispettare. Chi sbaglia deve essere punito. Io ho avuto il passaporto di questo Paese ma dopo 6 anni, grazie ai titoli mondiali che avevo conquistato”.

C’è razzismo in Italia?
“All’inizio soprattutto a Gorizia non erano abituati a vedere tanti stranieri e ricordo che gli altri ragazzi a volte ti dicevano “tornatene a casa tua, straniero di m…”: il vero problema è l’ignoranza, poi anni dopo in molti sono tornati a chiedermi scusa”.

Lei è arrivato da clandestino, ora ha la cittadinanza italiana, per meriti sportivi. Non tutti possono seguire la sua strada.
“Ma fare qualcosa di buono è alla portata di tutti. Mi sento italiano anche se il mio sangue resta armeno: ho imparato davvero questo sport in Italia, ho imparato a pensare come un italiano e ne sono fiero”.

Sabato metterà in palio il titolo mondiale Iska contro il giapponese Atsushi Tamefusa.
“Mi sto preparando, ormai per fortuna sono in fase di scarico e mi alleno solo una volta al giorno. Venerdì ho il peso: è la cosa che spesso angoscia di più gli atleti, anche se io non ho particolari problemi a rientrare nella mia categoria (-70 kg). Anche se non ne posso più: sono due mesi che mangio tre fette di pane integrale con la marmellata e 3 noci a colazione, riso con tonno o pollo a mezzogiorno e carne di pollo o pesce alla sera. Ma ormai ci siamo: il mio avversario è mancino come me, e questo può essere un problema, ma l’ho studiato bene: voglio a tutti i costi tenere la cintura a casa, chiedo al pubblico di venire, non lo deluderò”.

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Armenia: premier Pashinyan, risultati importanti in lotta ai monopoli nel 2018 (Agenzianova 09.02.19)

Erevan, 09 feb 11:33 – (Agenzia Nova) – L’Armenia ha ottenuto importanti risultati nel 2018 nella lotta ai monopoli. Lo ha detto il premier armeno, Nikol Pashinyan, commentando i dati forniti dall’indicatore del Forum Economico Mondiale di Davos che caratterizza il livello di mercato centralizzato per i singoli paesi. Nela relativa graduatoria l’Armenia ha registrato un progresso significativo di nove punti nel 2018 e si attesta al 19mo posto. “Ciò significa che la comunità internazionale riconosce che abbiamo raggiunto un grande successo nella lotta contro i monopoli nel 2018. Questa cifra è un segnale chiave per i potenziali investitori che possono notare l’Armenia è inclusa tra i primi 20 paesi del mondo in termini di lotta anti-monopolio “, ha scritto il premier sul suo profilo Facebook. (Res)

Al Corinaldesi incontro con il il prof. Marcello Flores (Viveresenigallia.it 08.02.19)

Senigallia 08/02/2019 – Martedi 12 febbraio alle ore 15.00 presso l’ITCG “Corinaldesi” di Senigallia ci sarà l’incontro con il prof. Marcello Flores, terzo ed ultimo appuntamento di un corso di formazione in collaborazione con l’istituto di storia delle Marche, dal titolo” Dalle leggi razziali alle Shoah dimenticate”.

L’argomento della relazione : “Dagli Armeni alla Shoah, il ‘900 secolo dei genocidi” è la sintesi di uno studio sistematico di uno storico italiano che va ad arricchire con nuove acquisizioni documentarie storiografiche un tema oggi molto dibattuto. Gli armeni subiranno crescenti persecuzioni fino alla decisione, presa nel corso della Grande Guerra, di deportarli e sterminarli. Fra aprile 1915 e settembre 1916 centinaia di migliaia di armeni vennero uccisi. Oltre a ricostruire analiticamente il processo, il prof. Flores presenta nel suo libro (Il genocidio degli Armeni il Mulino 2007) anche la lunga battaglia della memoria che tuttora si combatte su un genocidio che la Turchia continua a negare. Marcello Flores ha insegnato Storia comparata e Storia dei diritti umani nell’Università di Siena, dove ha diretto anche il Master europeo in Human Rights and Genocide Studies. Ha compiuto soggiorni di studio e periodi d’insegnamento a Berkeley, Cambridge, Parigi, Mosca, Varsavia dove è stato per due anni addetto culturale presso l’Ambasciata d’Italia.

Ha organizzato i seguenti convegni internazionali:
“Il mito dell’Urss. La cultura occidentale e l’Unione Sovietica”, Cortona, 1989;
“L’identità collettiva e la memoria storica”, Varsavia-Siena, 1994;
“L’esperienza totalitaria nel XX secolo”, Siena, 1997;
“Storia, Verità, Giustizia: i crimini del XX secolo”, Siena, 2000.

Ha organizzato la prima mostra internazionale sul “GULag. Il sistema dei lager in Urss” organizzata dal Comune di Milano nel 2000, che ha circolato per una ventina di comuni italiani. Fa parte del Comitato scientifico e del Comitato editoriale di “Storia della Shoah. La crisi dell’Europa, lo sterminio degli ebrei e la memoria del XX secolo” (Utet) di cui sono usciti sei volumi. Sempre per la Utet ha curato l’opera in sei volumi “Diritti umani. I diritti e la dignità della persona nell’epoca della globalizzazione”, uscita nel 2007. Fa parte del comitato scientifico per la pubblicazione dei documenti diplomatici italiani sull’Armenia.

Tra le sue ultime pubblicazioni: La fine del comunismo, Bruno Mondadori, Milano, 2011; Storia dei diritti umani, il Mulino, Bologna, 2008;1917. La rivoluzione, Einaudi, Torino, 2007; Il genocidio degli armeni, il Mulino, Bologna, 2006; Tutta la violenza di un secolo,Feltrinelli, Milano, 2005; Il secolo-mondo. Storia del Novecento, il Mulino, Bologna, 2001; Storia, verità, giustizia. I crimini del XX secolo (a cura di), Bruno Mondadori, Milano, 2001; Verità senza vendetta. L’esperienza della Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione, Manifestolibri, Roma, 1999 La cittadinanza è invitata.

Governo, via libera dal Consiglio dei Ministri alla ratifica ed esecuzione di accordi internazionali (cronachedi.it 08.02.19)

ROMA – Il Consiglio dei Ministri, riunitosi giovedì 7 febbraio 2019, alle ore 22.26 a Palazzo Chigi, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi e del Ministro per gli affari europei Paolo Savona, ha approvato due disegni di legge di ratifica ed esecuzione di altrettanti Accordi internazionali.

Il primo accordo di partenariato globale e rafforzato tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d’Armenia, dall’altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 24 novembre 2017. L’Accordo costituisce infatti un valido strumento per promuovere relazioni più approfondite con l’Armenia e per accrescere il coinvolgimento politico ed economico dell’Unione nell’Asia Centrale.

Tra le altre, le principali finalità sono poi il rafforzamento del partenariato politico ed economico; il consolidamento del dialogo politico in tutti i settori di reciproco interesse; il rafforzamento della democrazia e della stabilità politica, economica e istituzionale nella Repubblica d’Armenia; la promozione e il rafforzamento della pace e della stabilità a livello sia regionale sia internazionale, potenziando la sicurezza delle frontiere e promuovendo la cooperazione transfrontaliera e le relazioni di buon vicinato; il potenziamento della cooperazione in materia di libertà, sicurezza e giustizia; l’incremento della mobilità e dei contatti tra le popolazioni; l’intensificazione della cooperazione commerciale.

Il secondo accordo rafforza il partenariato e la cooperazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte. E la Repubblica del Kazakhstan, dall’altra, con Allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015. L’Accordo è dunque uno strumento per promuovere relazioni più approfondite con il Kazakhstan. Paese che non è tra i destinatari della Politica europea di vicinato (PEV), e costituisce al contempo un percorso di avvicinamento all’aquiscomunitario.

Gli accordi rafforzano la cooperazione con altri Stati

Finalità più specifiche dell’Accordo sono quindi l’istituzionalizzazione di un dialogo sui valori condivisi. Quali democrazia, stato di diritto, governance, diritti umani, libertà fondamentali, diritti delle minoranze, economia di mercato e sviluppo sostenibile; la cooperazione in politica estera e di sicurezza, sulle tematiche della non-proliferazione delle armi di distruzione di massa, del disarmo e della prevenzione dei conflitti; l’approfondimento delle relazioni commerciali; il miglioramento della stabilità macroeconomica, della fiscalità e delle politiche per lo sviluppo sostenibile e sociale del Paese; la cooperazione rafforzata in settori chiave quali l’energia, i trasporti, l’agricoltura, la sanità pubblica, la scienza e tecnologia, l’istruzione, la cultura, la società dell’informazione e i media, le questioni migratorie, infine la lotta al terrorismo e al crimine organizzato; la convergenza del quadro legislativo, regolamentare e amministrativo.

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Turchia: presidenza condanna decisione Francia su giornata nazionale di commemorazione del genocidio armeno (Agenziastampa 06.02.19)

Ankara, 06 feb 16:21 – (Agenzia Nova) – Il capo dell’Eliseo ha annunciato ieri sera, nel corso di una cena con la comunità armena a Parigi, l’intenzione di proclamare il 24 aprile “giornata nazionale di commemorazione del genocidio armeno”. “La Francia è il paese che più di ogni altro sa come guardare in faccia la storia, è stata tra i primi a denunciare l’uccisione del popolo armeno, a chiamare quello del 1915 genocidio e a riconoscerlo giuridicamente come tale nel 2001 a seguito di una lunga battaglia”, ha dichiarato Macron nell’occasione. Da decenni è in corso una disputa tra Turchia e Armenia sul riconoscimento come genocidio dei massacri e delle deportazioni della popolazione armena da parte dell’impero Ottomano negli anni della Prima guerra mondiale. (Tua)

Macron istituisce giorno del ricordo del genocidio armeno (Ilgiornale.it 06.0219)

L’inquilino dell’Eliseo ha ufficializzato tale decisione durante un suo recente intervento al Consiglio per il coordinamento delle organizzazioni armene in Francia. In occasione di un convegno promosso dall’associazione in questione, il capo dello Stato ha infatti designato il “24 aprile” come “giornata del ricordo del genocidio armeno”. La nuova solennità servirà a sensibilizzare i francesi circa le “indicibili sofferenze” vissute dal popolo di fede cristiana ad opera dell’Impero ottomano durante la Prima guerra mondiale: “uccisioni di massa, deportazioni, stupri, saccheggi”.

Dopo avere annunciato l’introduzione del “giorno del ricordo”, Macron ha presentato tale scelta come la “naturale conclusione” di un percorso iniziato dalle istituzioni francesi nel 2001 e diretto a “restituire dignità storica” a un evento luttuoso per troppo tempo taciuto a causa di “convenienze politiche”. Diciotto anni fa, il parlamento transalpino aveva infatti ufficialmente definito “genocidio” quanto patito dagli Armeni tra il 1915 e il 1916 nell’attuale Turchia. Nel 2006, Parigi avrebbe poi varato una legge che criminalizza i “negazionisti” della tragedia in questione.

La scelta di Macron di dedicare il 24 aprile al ricordo del “genocidio armeno” ha immediatamente provocato la dura reazione della Turchia, ripetutamente additata dai Paesi occidentali come “responsabile” delle sofferenze patite da tale popolo nel periodo ’15 -’16. L’esecutivo Erdoğan ha subito accusato la Francia di volersi “unire al coro” delle nazioni intente a “infangare la storia turca e ottomana”. Ankara ha infatti finora sempre etichettato come “offesa all’identità nazionale” la definizione di “genocidio” attribuita dall’Occidente agli eventi sanguinosi verificatisi in Anatolia durante la Prima guerra mondiale.

Il ministero degli Esteri del Paese islamico ha quindi, tramite una nota, biasimato Macron per essersi “sottomesso” alle pressioni esercitate dalla “lobby anti-turca mondiale”, accusata da Ankara di “ingigantire” le morti verificatesi tra gli Armeni stanziati nell’allora Impero ottomano. Il governo Erdoğan ha quindi richiamato in patria per “consultazioni” il proprio ambasciatore a Parigi.

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La pagella del CoE all’Armenia (Osservatorio Balcani e Caucaso 05.02.19)

“Il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni”. La citazione è di Fedor Dostojevskij e ben riassume un concetto chiave: un paese è tanto più civile quanto più sa tutelare gli ultimi. E in questa materia l’Armenia ha appena ricevuto la “pagella” quadriennale.

Nel settembre 2018 la Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović ha visitato la Repubblica di Armenia. L’Armenia è divenuta membro del Consiglio d’Europa  nel 2001, impegnandosi a rispettare gli impegni imposti dall’organizzazione, che ha sede a Strasburgo. Come paese membro ospita periodicamente visite di monitoraggio e valutazione da parte del personale del Consiglio. Per quanto riguarda il Commissario per i Diritti Umani, l’ultima missione di valutazione risaliva a quattro anni fa.

Il 29 gennaio la Commissaria ha rese pubbliche le proprie osservazioni e conclusioni in un rapporto  , documento doppiamente interessante perché non solo dà un quadro della situazione dopo la Rivoluzione di Velluto, ma offre informazioni sulle priorità del nuovo governo in materia di diritti umani. La Commissaria ha avuto come interlocutori sia i rappresentanti della società civile, che del governo. Questi ultimi hanno esternato le linee guida e i progetti di legge che riguardano le aree oggetto di analisi.

Tre sono le aree coperte dal rapporto: la condizione femminile, quella dei gruppi vulnerabili e quella dei processi per i fatti del 2008, quando Ter-Petrosyan e i suoi sostenitori contestarono gli esiti delle elezioni del 19 febbraio che portarono all’elezione di Serzh Sarksyan, dando il via a una protesta di piazza cui seguirono numerosi arresti da parte della polizia.

La condizione femminile

OBC Transeuropa ha dedicato diverse pagine alla questione femminile in Armenia, segnalando come permanga un forte sessismo nella società, e denunciando come questo fenomeno non sia stato intaccato dal cambio di governo, nonostante l’attiva partecipazione delle donne  alla Rivoluzione di Velluto. Su questo tema la Commissaria si è confrontata con il Primo Ministro Nikol Pashinyan che ha confermato il dato, riconoscendo che la sua ascesa al potere è anche merito di quella parte del paese che rimane più emarginata ed esclusa dai luoghi tradizionali di gestione del potere, che siano vertici aziendali o ministeri pubblici.

Pashinyan si è impegnato a contrastare il fenomeno, che è uno dei tanti volti del sistema patriarcale che vige nel paese e che sarà ben difficile scalfire. I dati riportati dal rapporto non sono incoraggianti. L’Armenia è 97esima su 144 paesi, secondo il World Economic Forum per Gender Gap, 83esima nello Female Human Development Index del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, e 64esima secondo l’Economist Intelligence Unit nell’indice di opportunità economiche per le donne.

Più istruite degli uomini, le donne armene sono sottopagate e sotto-occupate. Il ruolo che rivestono nella famiglia tradizionale le incoraggia a sacrificare la carriera e le confina più ore al giorno possibile fra le mura domestiche. Questo non solo compromette, secondo il rapporto, la loro realizzazione professionale e indipendenza economica attuale ma anche quella futura, poiché scarsa contribuzione oggi, vuol dire pensione minima domani. Il nuovo governo prevede un Piano d’Azione 2019-2023 che dovrebbe mettere mano alle discriminazioni socio-economiche.

Il rapporto si sofferma poi sul tema della violenza domestica  , che – secondo le ONG locali – è epidemica nel paese. L’adozione della legge apposita, che pure aveva suscitato molte proteste e critiche è entrata in pieno vigore, con inclusi i training per le forze dell’ordine, a gennaio. Ma nota la Commissaria che il paese non è pronto. Non ci sono case famiglia, per cui la tutela delle vittime non è garantita, né per le donne, né per i figli. Le uniche due case famiglia, gestite da una ONG, non hanno la possibilità di far studiare i bambini che, a causa della minaccia rappresentata – in genere – dal padre, sono costretti a lasciare la scuola e vivere in un luogo nascosto.

Categorie vulnerabili

Nel rapporto si torna sul tema dei bambini anche non in relazione al feminicidio, ma a quello della disabilità e della povertà. Stando ai dati forniti dal rapporto, i bambini sono più soggetti a povertà nel paese. Il dato nazionale della povertà è del 29,4% della popolazione, e dell’1,8% di estrema povertà. Nelle fasce d’età minori, i dati sono rispettivamente del 34,2% e del 2%, aggregato maschi e femmine. Disgregando il dato, va peggio per le bambine.

Questi dati si concretano nel non accesso all’acqua, al riscaldamento, ad un alloggio, al gioco, al cibo. Spesso in condizione di non poter mantenere i figli, a maggior ragione per bambini con bisogni speciali, i genitori li abbandonano.  La Commissaria ha lamentato il mal funzionamento del sistema di famiglie affidatarie e di incentivi per i genitori naturali.

Le altre categorie vulnerabili sono disabili, anziani e membri delle minoranze sessuali. Per quest’ultimo di fatto il rapporto conferma il quadro presentato da OBC Transeuropa, e cioè una società socialmente conservatrice in cui l’omofobia rimane radicata e la vita delle persone LGBT non è facile. La Commissaria ha richiamato l’Armenia a rispettare i suoi obblighi di tutela e garanzia di sicurezza personale per tutti i suoi cittadini, indipendentemente dall’orientamento affettivo e sessuale.

Gli anziani in Armenia rappresentano una fetta crescente della popolazione e rimangono largamente sprovvisti di servizi e attenzioni dedicate. Sono spesso soli, anche a seguito della migrazione dei membri della famiglia in età da lavoro, e hanno pensioni sotto la soglia della povertà. Due le criticità indicate: garantire una pensione minima che garantisca la sopravvivenza e l’accesso ai farmaci, soprattutto gli antidolorifici.

Il rapporto raccomanda politiche più inclusive per i disabili. Ancora pochissimi asili sono attrezzati per accogliere disabili e il sistema degli insegnanti di sostegno necessita investimenti in tutti i gradi dell’istruzione. L’inclusione nel posto di lavoro rimane molto problematica. Ma soprattutto manca ancora la salvaguardia della persona e il riconoscimento della piena dignità di cittadino attraverso la tutela dei diritti e delle libertà personali. Il governo si è impegnato a ridurre l’emarginazione dei disabili cercando di ridurre del 30% l’anno quanti sono in istituti statali e a re-introdurli nel tessuto sociale.

I processi del 2008

L’ascesa alla presidenza di Sargsyan nel 2008 fu bagnata dal sangue. Ora la nuova classe dirigente si è fatta carico di portare luce in quella pagina buia del paese. Sono cominciati i processi per la repressione di piazza del 1 marzo 2008. L’allora Presidente uscente Robert Kocharyan, già incarcerato due volte in attesa di giudizio, condivide la sorte con alti esponenti delle forze dell’ordine. La Commissaria ha raccomandato di trattare questa questione con ponderazione: è l’occasione per rendere la società più coesa nei valori comuni della legalità e della tutela, non va trasformata nella gogna degli sconfitti e di tutti coloro che li hanno sostenuti.

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