Gli armeni chiedono a Orfini rispetto per le vittime del genocidio: «Prenda le distanze dalla definizione Giovani Turchi» (IlMessaggero 28.03.17)

di Franca Giansoldati
CITTA’ DEL VATICANO La Comunità Armena stigmatizza Matteo Orfini per continuare a etichettare la sua corrente politica, all’interno del Pd, i Giovani Turchi, senza fare alcunché per prendere le distanze da una definizione che risulta fortemente offensiva per i nipoti e i figli dei sopravvissuti al genocidio armeno.

A poche settimane dall’anniversario del Metz Yeghern, come gli armeni definiscono il genocidio, celebrato ogni anno in tutto il mondo dalle comunità della diaspora il 24 aprile, gli armeni italiani hanno preso carta e penna per scrivere a Orfini.  «Già alcuni anni or sono, nel 2013, avevamo cercato di far capire quanto offensivo l’utilizzo moderno di tale nome che richiama quello dei pianificatori e attuatori del genocidio armeno del 1915. Francamente non comprendiamo per quale motivo – se non per una lacuna storica – venga ancora utilizzata tale espressione”. Gli armeni chiediamo a Orfini “una dichiarazione ufficiale con la quale prenda le distanze, in modo netto, dall’uso di tale termine e inviti il mondo dell’informazione a non utilizzarlo più».

Gli armeni rammentano, a chi non conoscesse bene la storia, che furono i veri Giovani Turchi nel 1915 a pianificare e mettere in atto, in ogni minimo particolare, lo sterminio di un milione e mezzo di armeni. «Ecco perché ci appelliamo alla sensibilità del mondo della politica e dell’informazione affinché non venga più utilizzata tale espressione altamente offensiva, il cui uso denota scarsa conoscenza storica

La scrittrice armena Arslan cittadina onoraria di Torino (Repubblica/Torino 27.03.17)

La scrittrice e saggista Antonia Arslan ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Torino. La decisione era stata assunta dal consiglio comunale, con voto unanime, il 24 gennaio scorso. Di origine armena, classe 1938, Antonia Arslan è stata docente di Letteratura italiana presso l’ateneo di Padova. Con i suoi romanzi “La masseria delle allodole”, “La strada di Smirne” e “Il rumore delle perle di legno”, la scrittrice ha contribuito a diffondere la conoscenza della tragedia vissuta dal popolo armeno nel 1914-1915. Dopo il saluto iniziale del presidente del Consiglio comunale di Torino Fabio Versaci, che ha detto “questa cittadinanza onoraria conferisce lustro in primo luogo alla Città di Torino”, è stato letto un messaggio dell’Ambasciata d’Armenia in Italia, con il quale il Paese caucasico si è felicitato per l’iniziativa, salutando in Antonia Arslan “un’armena e un’italiana” che “ha raccontato l’incontro dell’Oriente con l’Occidente, la memoria ed il futuro”.

La sindaca Chiara Appendino ha ringraziato Antonia Arslan “per tutto ciò che ha saputo fare per la nostra comunità, una comunità allargata che non è solo quella torinese” ed ha sottolineato come i romanzi della nuova concittadina abbiano “dato voce ad una memoria dolorosa perchè è ancora viva, restituendo dignità a milioni di persone”. Appendino ha quindi ribadito che con il conferimento della cittadinanza onoraria ad Antonia Arslan, la Città riconferma la sua solidarietà con il popolo armeno e con gli altri popoli ancora oggi perseguitati Antonia Arslan, si è detta “commossa per il calore e l’amicizia. Sulle mie spalle – ha osservato citando una frase tratta dal prologo di uno dei suoi scritti – si posa, inflessibile, il popolo scomparso ed oggi sento di nuovo questo peso, il peso di bambini e donne abusati, di uomini che non hanno potuto difendere le loro famiglie. Oggi li sento

qui a ringraziare, per questo atto che contribuisce a rompere un silenzio iniziato nel 1923, con il Trattato di Losanna e la definitiva ascesa al potere in Turchia di Mustafà Kemal e durato decenni» Arslan ha ricordato, infine, quelli che ha definito “gli scheletri nell’armadio della Turchia odierna, non colpevole ma complice di quanto avvenne: il genocidio degli armeni, le persecuzioni e l’espulsione di altre minoranze etniche come i greci e gli assiri”.

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Articolo collegato

Consegnata ad Antonia Arslan la cittadinanza onoraria di Torino (Quotidianopiemontese.it 27.03.17)

Al MIC di Milano una giornata di proiezioni sugli armeni (Cinemaitaliano.info 27.03.17)

In occasione della mostra fotografica organizzata presso Casa della Memoria “Learning by Heart“, in cui l’artista Agnese Purgatorio, attraverso il collage digitale, racconta visivamente il concetto di esule e di clandestino (per info consultare il sito www.casadellamemoria.it), venerdì 7 aprile 2017 presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema Fondazione Cineteca Italiana presenta LEARNING BY HEART. IL GRANDE POPOLO ARMENO, una giornata di proiezioni sugli armeni, popolo vittima del primo genocidio del Novecento.

Il programma cinematografico al MIC prevede la proiezione di due film: alle ore 16 “Ararat – Il Monte dell’Arca” (2002), di Atom Egoyan, con protagonista un pittore armeno, Gorky, che insieme a un giovane, a una donna che ama molto i suoi quadri e ad un poliziotto, avrà il compito di ricordare un genocidio di cui si sa e si parla sempre troppo poco; alle ore 18.30 in calendario “La Masseria delle Allodole” (2007), trasposizione cinematografica dei fratelli Taviani dell’omonimo romanzo di Antonia Arslan, che racconta le vicende della famiglia armena Avakian e la loro dolorosa separazione.

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A proposito di “Giovani Turchi” (Torinoggi.it 26.03.17)

Pubblichiamo la lettera ricevuta dal consiglio della comunità armena

Ci sia consentita una doverosa precisazione all’articolo pubblicato su Torino Oggi dal titolo “Pd al voto per il congresso nazionale” nel quale viene ancora una volta utilizzato il termine “Giovani Turchi”.

Non abbiamo alcuna intenzione di entrare nelle dinamiche interne del Partito Democratico, ma in passato abbiamo inutilmente cercato di far capire che i Giovani Turchi sono stati un movimento che ha pianificato e messo in pratica il genocidio armeno.

L’uso di tale nome (a dire il vero utilizzato anche negli anni Cinquanta per un breve periodo per etichettare un gruppo di politici sardi capeggiati da Cossiga) provoca negli armeni italiani e in tutti coloro che hanno un minimo di conoscenza storica un sentimento di repulsione e di rabbia. È come se un partito politico decidesse di chiamare (o accettare che venga chiamata) una propria corrente interna con il nome di Hitler Jugen.

Nel 1915 un milione e mezzo di armeni vennero massacrati in quello che è comunemente riconosciuto come il primo genocidio del Novecento; i sopravvissuti dovettero abbandonare la propria terra natale e tutti i beni. Oggi, il “Sultano” Erdogan e la Turchia continuano a perseguire una politica negazionista.

E’ davvero penoso continuare a leggere o ascoltare in Italia il termine “Giovani Turchi”; specie con l’approssimarsi della ricorrenza del genocidio (24 aprile).

Saremmo grati se si potesse pubblicare questa precisazione a beneficio dei lettori che ancora non conoscono quella tragica pagina di storia, con l’augurio che i media e i politici interessati abbandonino definitivamente l’uso di tale nefasto nome.

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Armenia: sondaggio elettorale, ampi consensi a favore del premier Karapetyan (Agenzianova 24.03.17)

Erevan, 24 mar 11:49 – (Agenzia Nova) – Il premier armeno, Karen Karapetyan, resta una delle personalità più stimate dalla popolazione e l’82,2 per cento vorrebbe che venisse confermato alle elezioni del 2 aprile prossimo. È quanto emerge da un sondaggio di Gallup condotto dopo l’avvio della campagna elettorale per le parlamentari. Secondo il 59,4 per cento dei partecipanti all’indagine, inoltre, il lavoro del governo di Erevan negli ultimi sei mesi è stato positivo. Occupazione, economia e lotta alla corruzione: questi sono i tre settori indicati come prioritari dai cittadini nelle attività dell’esecutivo. Il 61,7 per cento dei partecipanti al sondaggio vedono positivamente la partecipazione del primo ministro nella campagna elettorale del Partito repubblicano, di cui Karapetyan è vicepresidente. Al sondaggio di Gallup hanno partecipato 1.145 persone con diritto di voto provenienti da varie parti dell’Armenia.
(Res)

La lezione di Luigi Luzzatti e il diritto alla libertà (Firstonline.info 23.03.17)

In tempi tormentati come i nostri il segretario generale di Assopopolari ricorda la straordinaria attualità dell’opera e del pensiero di Luigi Luzzatti, uomo di governo, parlamentare, banchiere di cui ricorre il novantesimo anniversario della scomparsa -Esemplare il suo impegno in difesa degli armeni, colpiti dal genocidio turco

«Ricordatevi di questi perseguitati! Metteteli in condizione di lavorare e di vivere nella tranquillità famigliare. L’Italia deve offrire un contributo tangibile della sua civiltà millenaria a queste infelici creature con la sua fraterna ospitalità». Il 4 dicembre 1923, Luigi Luzzatti, del quale ricorre quest’anno il novantesimo anniversario della scomparsa, con queste parole accompagnò il capo di una delegazione del popolo armeno dal presidente del Consiglio italiano, Benito Mussolini.

Luzzatti, ormai fuori dall’attività parlamentare e da quella governativa – dal 1922 gran parte dell’attività politica italiana aveva perduto autonomia essendo stata concentrata dal fascismo nelle mani del Primo Ministro – trova comunque la possibilità di svolgere la sua “missione” politica; al di fuori di un sempre più stretto recinto della politica italiana si può dedicare ai popoli oppressi.

In quegli anni è ancora in corso il genocidio del popolo armeno iniziato nel 1915, quando, con l’arresto di oltre duemila armeni – politici, intellettuali, commercianti, giornalisti e studenti – l’impero Ottomano dà inizio al primo genocidio del Novecento. Una ferita – oltre 2.500.000 morti – profonda e aperta, rispetto alla quale non c’è ancora condivisione.

Per la Turchia, ufficialmente, non c’è mai stato un genocidio e il numero delle vittime di quei “fatti”, inferiore a 200 mila unità, è considerato il frutto della legittima e doverosa risposta ad una insurrezione armata che metteva in pericolo la sicurezza del Paese.

Viviamo, oggi, giorni difficili nei quali la libertà e la sicurezza dei popoli sono sottoposte ad un pericoloso e costante attacco e il dramma dell’immigrazione, da qualunque angolo lo si voglia leggere, scuote profondamente le nostre coscienze. L’opera, ai più sconosciuta, di Luzzatti a difesa dei popoli oppressi e la sua intensa attività di sensibilizzazione dei governi e delle organizzazioni internazionali, risultano quanto mai attuali.

Egli si dedicò sia a far rinascere nel popolo armeno la speranza della libertà sia a richiamare l’attenzione italiana – a lui si deve l’ospitalità degli armeni nell’Italia Meridionale – ed internazionale sulla necessità di moralità politica, contro il disimpegno delle grandi potenze a cominciare dall’assenza di un’azione diplomatica che, insieme alla mancanza di unità d’azione fra Gran Bretagna e Russia, aveva permesso ai turchi di proseguire nello sterminio in massa del popolo armeno.

Luzzatti, nato in una famiglia ebraica, non poteva restare indifferente di fronte all’oppressione dei popoli, egli sentiva verso tutti gli orfani della Terra il dovere di un padre.

Il 2 marzo del 1924, Willonghby H. Dickinson, uno dei Vice Presidenti dell’Unione tra le Associazioni per la Società delle Nazioni, venne in Italia per scuotere la sfiducia italiana verso la Società delle Nazioni e disse a Luigi Luzzatti “The Italian don’t feel the use of it”. Lo statista italiano non negò ma fece notare che mai le minoranze erano state tanto calpestate come dopo l’istituzione della Società delle Nazioni e che questa avrebbe dovuto interrompere immediatamente la strage degli armeni e la conseguente dispersione di quel popolo.

L’antisemitismo si risvegliava anche nei paesi più liberi, come la Polonia e, evidentemente, la Società delle Nazioni non assolveva il proprio compito, la voce delle minoranze non giungeva utilmente fino ad essa.

“Perché – chiedeva Luzzatti – l’Inghilterra, che è il socio più importante della Società delle Nazioni, non fa propri questi apostolati con la forza dei suoi mezzi e del suo prestigio? Con la sua autorità l’Inghilterra poteva e doveva trovare una home agli armeni”.

Pochi anni dopo la storia, anche per questa colpevole inerzia, con l’altro grande genocidio, quello del popolo ebraico ad opera delle forze nazi-fasciste, diede drammaticamente ragione a Luzzatti.  Anche in questo frangente, come sempre nella sua vita, Luzzatti seppe tenere insieme l’attività politica, in questo caso diplomatica, dalla concretezza del fare.

A Bari, in quegli anni, cominciò ad occuparsi degli armeni scappati nella città pugliese, avviandoli ad una delle attività a loro più consone, quella della produzione di tappeti a beneficio della colonia stessa, per evitare di costringerli a ritornare nella steppa di Sardarabad. Sempre a Bari ebbe numerosi incontri con lo scrittore e poeta armeno, Hrand Nazariantz, il letterato Jenovk Armen, che fece incontrare con importati e influenti personalità.

Ottenne una commissione tecnica per il Caucaso, per l’Armenia Sovietica, con lo scopo di esaminare il territorio assegnato a 50 mila armeni profughi in Grecia, per accertare che vi fossero le condizioni di una vita materiale dignitosa prima di mandarvi quella sventurata gente.

A Milano gettò le basi di una società anonima che si occupasse della vendita dei tappeti armeni prodotti nel villaggio di Nor Arax. Provò e in parte riuscì a riparare al tradimento inflitto dalla insensibilità morale e politica della comunità internazionale nei confronti un intero popolo.

Ancora una volta, anche in questioni internazionali, Luzzatti seppe anticipare i tempi. Ancora una volta, tutta la lungimiranza e l’impressionante attualità del suo pensiero e della sua opera ci forniscono delle chiavi di lettura utili per capire il presente e il futuro.

* Giuseppe De Lucia Lumeno è il Segretario Generale dell’Associazione  Nazionale fra le  Banche Popolari

”Armenia fiorisce il canto”. spettacolo-concerto di Massimo Lippi a memoria del genocidio del 1915 (Sienafree 21.03.17)

L’ambasciatrice dell’Armenia scrive al Comune: con Siena Città Aperta vi siete posti l’obiettivo di guidare i cittadini alla scelta di un mondo non di differenze ma di solidarietà
Interpreti le soprano Agnessa Gyurdzhyan e Klàra Mitsova, le pianiste Lilit Khachatryan ed Elina Yanchenko, le allieve della scuola di “Danza nel mondo” e Agostino Lippi

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Un’opera teatrale scritta e diretta dal poeta e artista senese Massimo Lippi, che rilancia il messaggio della sua scultura monumentale realizzata nella città di Ashtarak a memoria del genocidio subito dalla popolazione armena nel 1915. “Armenia fiorisce il canto”, lo spettacolo-concerto promosso dall’associazione culturale Musicaincanta per venerdì 24 marzo, alle ore 21, al Teatro dei Rozzi nell’ambito del festival Siena Città Aperta, propone un ampio ventaglio di partecipazioni che spaziano dalle soprane Agnessa Gyurdzhyan e Klàra Mitsova alle pianiste Lilit Khachatryan ed Elina Yanchenko, dalle allieve della scuola di “Danza nel mondo” diretta da Judith Bartlett ad Agostino Lippi, il quale ha scolpito nella pietra il “Tavolo della Pace” nel simposio internazionale di Shushi in Artsakh (Armenia, 2014) e che vestirà i panni del terribile distruttore del popolo armeno.

L’impegno civile a favore della pace e della natura ha portato Massimo Lippi a scrivere quest’opera che si avvale di simboli, immagini, danza e melodie per testimoniare <<un fatto storico che pesa ancora sulla coscienza del mondo – come sostiene il Maestro – attraverso la sublimazione di un dolore che non può essere placato con il torpore della dimenticanza. Per questo, abbiamo il dovere di riaccendere, attraverso l’arte, i segni vivi della Verità e della Giustizia e di riaffermare, libero e alto, l’immenso valore della pace e della convivenza tra gli uomini>>.

Un’opera che ha raccolto il plauso anche di Victoria Bagdassarian, ambasciatrice della Repubblica di Armenia, che ha nei giorni scorsi ha inviato una lettera al sindaco Bruno Valentini: “Quando ho sfogliato il programma di ‘Siena Città Aperta’ – scrive – ho subito notato nell’introduzione le parole pace, tolleranza e diritti umani. Parole che oggi hanno perso la loro forza e il loro significato: la pace non è sempre il traguardo, la tolleranza è sostituita dalla paura e i diritti umani sono stati calpestati da un individualismo cieco e sfrenato. Eppure, il Comune di Siena con un programma ricchissimo di eventi si è posto l’obiettivo, difficile da realizzare ma per questo ancora più importante e fondamentale, di guidare i cittadini alla scelta di un mondo non di differenze ma di solidarietà”.

Victoria Bagdassarian plaude al Festival Siena Città Aperta e racconta che “da armena, figlia di un popolo che ha sempre creduto nella cultura, desidero ringraziare Lei, la Giunta Comunale, il Consiglio Comunale e tutto il Comune di Siena per una manifestazione che è una dichiarazione di intenti. Ed è un ringraziamento che non si limita oggi ma vuole estendersi a quanto Siena, le sue istituzioni e la sua cittadinanza hanno fatto nel tempo riservando un’attenzione affettuosa e morale, all’Armenia, alla sua cultura, alla sua storia, al suo Genocidio”. L’ambasciatrice, che non sarà a Siena per impegni presi precedentemente, conclude la missiva affermando che “vi saranno presto altre occasioni per ribadire la storica amicizia Armenia-Italia e Armenia-Siena”.

Per quanto riguarda l’opera, nella prima scena irrompe la soavità degli angeli, raffigurati dal gruppo di allieve della scuola di “Danza nel Mondo”. La voce struggente e malinconica della cantante armena Agnessa Gyurdzhyan reinterpreterà alcuni canti popolari in un’avvolgente sequenza di motivi e anche l’episodio evangelico di Gesù in agonia nell’orto degli ulivi. Al pianoforte, la musicista armena Lilit Khachatryan ed Elina Yanchenko si alterneranno nell’esecuzione di brani tradizionali per dare maggiore rilievo all’azione scenica, mentre la Maestra Klàra Mitsova interpreterà un canto in un crescendo drammatico di potente suggestione. L’iniziativa è a ingresso libero.

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“Armenia fiorisce il canto”: spettacolo-concerto in ricordo del genocidio del 1915

Massimo Lippi racconta. L’ambasciatrice dell’Armenia scrive al Comune: con Siena Città Aperta vi siete posti l’obiettivo di guidare i cittadini alla scelta di un mondo non di differenze ma di solidarietà

 SIENA. Un’opera teatrale scritta e diretta dal poeta e artista senese Massimo Lippi, che rilancia il messaggio della sua scultura monumentale realizzata nella città di Ashtarak a memoria del genocidio subito dalla popolazione armena nel 1915. “Armenia fiorisce il canto”, lo spettacolo-concerto promosso dall’associazione culturale Musicaincanta per venerdì 24 marzo, alle ore 21, al Teatro dei Rozzi nell’ambito del festival Siena Città Aperta, propone un ampio ventaglio di partecipazioni che spaziano dalle soprane Agnessa Gyurdzhyan e Klàra Mitsova alle pianiste Lilit Khachatryan ed Elina Yanchenko, dalle allieve della scuola di “Danza nel mondo” diretta da Judith Bartlett ad Agostino Lippi, il quale ha scolpito nella pietra il “Tavolo della Pace” nel simposio internazionale di Shushi in Artsakh (Armenia, 2014) e che vestirà i panni del terribile distruttore del popolo armeno.

L’impegno civile a favore della pace e della natura ha portato Massimo Lippi a scrivere quest’opera che si avvale di simboli, immagini, danza e melodie per testimoniare “un fatto storico che pesa ancora sulla coscienza del mondo – come sostiene il Maestro – attraverso la sublimazione di un dolore che non può essere placato con il torpore della dimenticanza. Per questo, abbiamo il dovere di riaccendere, attraverso l’arte, i segni vivi della Verità e della Giustizia e di riaffermare, libero e alto, l’immenso valore della pace e della convivenza tra gli uomini”.

Un’opera che ha raccolto il plauso anche di Victoria Bagdassarian, ambasciatrice della Repubblica di Armenia, che ha nei giorni scorsi ha inviato una lettera al sindaco Bruno Valentini: “Quando ho sfogliato il programma di ‘Siena Città Aperta’ – scrive – ho subito notato nell’introduzione le parole pace, tolleranza e diritti umani. Parole che oggi hanno perso la loro forza e il loro significato: la pace non è sempre il traguardo, la tolleranza è sostituita dalla paura e i diritti umani sono stati calpestati da un individualismo cieco e sfrenato. Eppure, il Comune di Siena con un programma ricchissimo di eventi si è posto l’obiettivo, difficile da realizzare ma per questo ancora più importante e fondamentale, di guidare i cittadini alla scelta di un mondo non di differenze ma di solidarietà”. Victoria Bagdassarian plaude al Festival Siena Città Aperta e racconta che “da armena, figlia di un popolo che ha sempre creduto nella cultura, desidero ringraziare Lei, la Giunta Comunale, il Consiglio Comunale e tutto il Comune di Siena per una manifestazione che è una dichiarazione di intenti. Ed è un ringraziamento che non si limita oggi ma vuole estendersi a quanto Siena, le sue istituzioni e la sua cittadinanza hanno fatto nel tempo riservando un’attenzione affettuosa e morale, all’Armenia, alla sua cultura, alla sua storia, al suo Genocidio”. L’ambasciatrice, che non sarà a Siena per impegni presi precedentemente, conclude la missiva affermando che “vi saranno presto altre occasioni per ribadire la storica amicizia Armenia-Italia e Armenia-Siena”.

Per quanto riguarda l’opera, nella prima scena irrompe la soavità degli angeli, raffigurati dal gruppo di allieve della scuola di “Danza nel Mondo”. La voce struggente e malinconica della cantante armena Agnessa Gyurdzhyan reinterpreterà alcuni canti popolari in un’avvolgente sequenza di motivi e anche l’episodio evangelico di Gesù in agonia nell’orto degli ulivi. Al pianoforte, la musicista armena Lilit Khachatryan ed Elina Yanchenko si alterneranno nell’esecuzione di brani tradizionali per dare maggiore rilievo all’azione scenica, mentre la Maestra Klàra Mitsova interpreterà un canto in un crescendo drammatico di potente suggestione. L’iniziativa è a ingresso libero.

Divisioni interne alla comunità armena dietro alle interferenze politiche nell’elezione del nuovo Patriarca (Agenzia Fides 21.03.17)

Istanbul (Agenzia Fides) – Il deputato Garo Paylan, membro armeno del Parlamento turco, ha presentato un’interpellanza scritta al ministro turco degli Interni, Süleyman Soylu per chiedere chiarimenti riguardo alle interferenze di ordine politico che stanno condizionando l’elezione del futuro Patriarca armeno di Costantinopoli, con sede a Istanbul. Interferenze che a giudizio di molti osservatori sono alimentate da divisioni interne tra esponenti autorevoli dello stesso Patriarcato.
Le procedure per eleggere il successore di Mesrob II Mutafyan – giovane e intraprendente Patriarca armeno di Costantinopoli reso inabile da una malattia incurabile che lo ha colpito dal 2008 – erano state concordate tra alcuni alti rappresentanti del Patriarcato durante un summit convocato a Erevan, presso la Sede patriarcale di Echmiadzin (Armenia) dal Patriarca Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, lo scorso 23 e 24 febbraio (vedi Fides 2/3/2017). Quell’incontro, superando all’apparenza precedenti contrapposizioni in seno al Patriarcato di Costantinpoli, aveva previsto l’elezione di un Locum Tenens e di un Comitato operativo, che avrebbero dovuto sovrintendere all’elezione, entro sei mesi, del nuovo Patriarca, “secondo le procedure vigenti”.
Lo scorso 15 agosto, seguendo il programma concordato, l’Assemblea dei chierici del Patriarcato aveva eletto come Locum Tenens l’Arcivescovo Karekin Bekdjian, alla guida della diocesi armena apostolica in Germania. Ma subito dopo tale elezione, il Patriarcato armeno di Costantinopoli ha ricevuto una lettera da parte di Aziz Merjan, vice-governatore del governatorato di Istanbul, che definiva “legalmente inammissibile” il processo elettorale già avviato.
L’interpellanza del parlamentare Paylan chiede quali siano le motivazioni di tale atto di interferenza politica, considerando l’accordo interno raggiunto in seno al Patriarcato sulle procedure di elezione del nuovo Patriarca. Nel suo intervento, Paylan fa riferimento anche alla piena compatibilità tra la procedura in corso e le disposizioni giuridiche internazinali che regolano la vita interna delle comunità religiose minoritarie presenti in Turchia dopo la liquidazione dell’Impero ottomano.
In realtà, dietro la lettera del vice-governatore di Istanbul si intravede anche il permanere di divisioni interne in seno al Patriarcato armeno di Costantinopoli: secondo fonti armene consultate dall’Agenzia Fides, l’Arcivescovo Aram Ateshyan – che dal 2008, dopo il manifestarsi della malattia del Patriarca, aveva assolto le funzioni di Vicario patriarcale generale – considera la lettera del vice-governatore un elemento di cui occorre tener conto, e che mette in discussione la legittimità del processo elettorale messo in moto dopo il summit di Erevan. Ateshyan continua di fatto a esercitare le funzione di Vicario patrarcale generale, e non sembra intenzionato a cederle all’Arcivescovo Karekin Bekdjian, eletto Locum Tenens. (GV) (Agenzia Fides 21/3/2017).

Armenia-Emirati: presidente Sargsyan domani in visita ad Abu Dhabi (Agenzia Nova 21.03.17)

Erevan, 21 mar 12:31 – (Agenzia Nova) – Il presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, si recherà domani in visita negli Emirati Arabi Uniti. Sargsyan parteciperà a un forum d’investimenti bilaterale ad Abu Dhabi, secondo quanto riferisce una nota dell’amministrazione presidenziale di Erevan. Il capo dello stato armeno si era recato in visita negli Emirati nel 2016 e in quell’occasione aveva concordato l’organizzazione del forum.

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Il Russian Direct Investment Fund lancia un fondo russo armeno. (Bebeez.it 17.03.17)

The Russian Direct Investment Fund (RDIF), fondo sovrano russo, sta lanciando il Russia-Armenia Investment Fund assieme all’azienda statale armena  SME Investments (si veda privateequitywire). Attraverso lo strumento del fondo, si ricercheranno opportunità per rafforzare la collaborazione tra i due paesi. Questo accordo è stato firmato durante la visita del Presidente armeno in Russia che lo ha visto incontrare il Presidente Putin. Si tratta del risultato più importante dei colloqui tra il ministro dell’industria e del commercio russo Denis Manturov ed il ministro dello sviluppo economico armeno Suren Karayan, durante i quali sono stati fissate le priorità per lo sviluppo congiunto delle relazioni tra Russia e Armenia.

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