Papa: tra Armenia e Azerbaijan negoziato o tribunale dell’Aia (Askanews 03.10.16)

Città del Vaticano, 3 ott. (askanews) – Tra Armenia e Azerbaijan, come tra Georgia e Russia, “l’unico cammino è il dialogo sincero, faccia a faccia, senza accordi sottobanco. Un negoziato sincero”. Così Papa Francesco con i giornalisti sul volo di ritorno da Baku ieri sera. “E se non si può arrivare a questo”, ha proseguito il Pontefice a quanto riportato tra gli altri da Vatican Insider, “bisogna avere il coraggio di andare a un Tribunale internazionale, all’Aia per esempio, e sottomettersi al giudizio internazionale. L’altra via è la guerra. Ma con la guerra si perde tutto!”.

Gli Occhi della Guerra ​premiati dall’Armenia (Il Giornale 03.10.16)

Il reporter Daniele Bellocchio si è recato infatti in Nagorno Karabakh per ricevere la medaglia al valore giornalistico per il suo reportage, pubblicato dalla nostra testata, sul conflitto nella regione caucasica.

A luglio Bellocchio aveva realizzato un servizio, pubblicato in due puntate da Gli Occhi della Guerra, sul conflitto che è tornato a infiammare la terra contesa tra Armenia e Azerbaijan.

Il lavoro (clicca qui per leggerlo) descrive la realtà di chi vive tra le montagne del Caucaso, mettendo a fuoco non solo la situazione geopolitica e militare, ma anche il dramma di intere generazioni che convivono con il conflitto, con la marzialità e con parole di belligeranza sempre più connaturate in una terra orfana di pace.

Il lavoro de Gli Occhi della Guerra è stato premiato per “l’onestà del lavoro giornalistico nel coprire il conflitto in Nagorno Karabakh”, e al termine della cerimonia di premiazione il nostro reporter Daniele Bellocchio ha così parlato: “Sono estremamente emozionato e lusingato di ricevere questo premio, che non è soltanto un riconoscimento personale ma è una medaglia a tutto il gruppo de Gli Occhi della Guerra che crede in un giornalismo da svolgere recandosi nei luoghi dove la terra brucia, per cercare di raccontare in un modo onesto la nostra contemporaneità in tutti i suoi aspetti. Con gli occhi aperti sul presente, anche là dove a volte invece si vorrebbe chiuderli”. Poi in merito alla situazione nella regione contesa ha concluso dicendo: “Il Nagorno Karabakh è una porta tra Oriente e Occidente e come tutte le porte occorre che vengano lasciate aperte e siano strumento di confronto e dialogo. La speranza é che si riesca ad arrivare a una soluzione pacifica nella regione, nel rispetto dei popoli e dei diritti umani”.

Vai al sito

Mkhitaryan fa litigare United e Armenia (Sportal.it 03.10.16)

Henrikh Mkhitaryan fa litigare il Manchester United e l’Armenia.

Dallo staff medico dei ‘Red Devils’ è partita una lettera indirizzata alla FIFA: “Non può giocare in nazionale perché è in convalescenza dopo l’infortunio alla coscia destra”.

L’Armenia se la vedrà contro Romania e Polonia in due gare valide per le qualificazioni ai Mondiali del 2018. Con o senza il centrocampista offensivo ex Borussia Dortmund lo si scoprirà presto.

Vai al sito

Regione Basilicata: Genocidio popolo armeno, approvata mozione Pace

27.09.2016

Il documento impegna il Consiglio “a trasmettere tale atto alla direzione del Memoriale del genocidio della capitale armena Yerevan per inserire il nominativo della Regione Basilicata nella lista dei ‘Giusti’ per la memoria del Metz Yeghern”

(ACR) – Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione di iniziativa del consigliere regionale Aurelio Pace (Gm) sul centenario del genocidio del popolo armeno.

Con la mozione si impegna il Consiglio regionale a “comunicare l’avvenuta approvazione di tale atto al Consiglio per la comunità armena di Roma affinché la trasmetta alla direzione del Memoriale del genocidio della capitale armena Yerevan ed il nominativo della Regione Basilicata sia inserito nella lista dei ‘Giusti’ per la Memoria del Metz Yeghern (il Grande Male) insieme a tutti gli altri che hanno adottato simili risoluzioni”.

“E’ pervenuta – si legge nel documento – la richiesta del Consiglio per la Comunità armena di Roma per un atto ufficiale di riconoscimento del genocidio del popolo armeno in occasione delle commemorazioni del centenario di tale tragedia. Questo dramma storico è stato riconosciuto come genocidio dalla Sottocommissione per i diritti umani dell’Onu nel 1973 e 1986, dal Parlamento europeo nel 1987, dal Parlamento italiano, da tutti i gruppi parlamentari, in data 17 novembre 2000 e anche dalla stessa Corte marziale ottomana nel 1919. E’ necessario che l’opinione pubblica approfondisca il dramma del popolo armeno affinché tali tragedie della storia siano di monito soprattutto alle giovani generazioni”.

Nella successiva votazione, relativa alla richiesta del consigliere Bradascio di rinviare alla prossima seduta l’esame di una sua mozione sulla maternità surrogata, il presidente Mollica, constatata la mancanza del numero legale (erano presenti al momento del voto i consiglieri Bradascio, Cifarelli, Miranda Castelgrande, Mollica, Napoli, Pace, Robortella e Romaniello) ha dichiarato sciolta la seduta.

Scarica la delibera

Vai al sito

Georgia e Azerbaigian, viaggio ai confini dell’Europa ferita (Vatican Insider 29.09.16)

Quello che il Papa inizia venerdì 30 settembre è un viaggio lampo di tre giorni e due notti nel Caucaso. Francesco visiterà due paesi, Georgia e Azerbaigian, completando il pellegrinaggio iniziato lo scorso giugno in Armenia. Inizialmente il viaggio era stato concepito come un tutt’uno, ma la coincidenza con il concilio panortodosso di Creta aveva obbligato a dividerlo in due, per non intralciare la presenza del Patriarca georgiano Ilia II al grande sinodo: il Vescovo di Roma non avrebbe potuto giungere in un paese di antichissima tradizione cristiana in assenza del capo della Chiesa più importante. La sorte ha poi voluto che Ilia sia stato tra quei patriarchi che, insieme con quello di Mosca Kirill, hanno deciso all’ultimo di non prendere parte all’assise di Creta. Ma ormai il calendario del viaggio papale spezzato in due tronconi era stabilito.

Il viaggio al confine tra l’Europa e l’Asia rientra nella tipologia delle trasferte bergogliane nel Vecchio Continente: Paesi piccoli, ancora feriti da conflitti, dove il Papa spera di incoraggiare percorsi di riconciliazione e di pace. Paesi dove i cattolici sono un «piccolo gregge» ma nei quali convivono con altre confessioni cristiane e con altre religioni. Quello in Georgia e Azerbaigian è – come già lo fu in Turchia – anche un pellegrinaggio che lambisce il dramma dei rifugiati in fuga dall’Isis. Bergoglio condividerà le sofferenze dei cristiani iracheni venerdì sera a Tbilisi nella chiesa assiro-caldea intitolata a Simone bar Sabbae. Come pure la visita lambisce il dramma di altri profughi, costretti a lasciare le zone di confine con la Federazione russa dopo gli scontri che hanno visto i carri armati di Mosca entrare in Georgia nel 2008. Ed è ancora una ferita aperta il conflitto tra Azerbaigian e Armenia per il controllo della regione del Nagorno Karabakh.

«Ho accolto l’invito a visitare questi Paesi – spiegava lo scorso giugno Papa Francesco – per un duplice motivo: da una parte valorizzare le antiche radici cristiane presenti in quelle terre – sempre in spirito di dialogo con le altre religioni e culture – e dall’altra incoraggiare speranze e sentieri di pace. La storia ci insegna che il cammino della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno incontro all’altro. Proprio per questo il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la pace e la riconciliazione».

«Direi che è abbastanza facile osservare nel Papa – ha detto il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin – un vivissimo desiderio di essere portatore di pace, ovunque egli vada. In questo senso, anche le situazioni politiche o i piani strategici passano, per così dire, in secondo piano. Nel caso concreto, non penso si possa ipotizzare una facile soluzione di tutte le problematiche che riguardano la regione caucasica. Esse hanno bisogno di sforzo, di volontà politica e di disponibilità al compromesso. Ma Papa Francesco si reca nei Paesi caucasici con grande umiltà, cercando innanzitutto di ascoltare, di capire e, conseguentemente, di incoraggiare ogni iniziativa di dialogo e di apertura verso l’altro».

Già durante l’incontro ecumenico e la preghiera della pace a Yerevan, il 25 giugno 2016, Francesco ha fatto cenno al conflitto nel Nagorno Karabakh auspicando una soluzione pacifica. Il conflitto nell’area si è riacceso in aprile, e i membri del Gruppo di Minsk creato dall’Osce stanno cercando di rilanciare iniziative per un compromesso capace di portare finalmente alla pace. Non va poi dimenticato che Georgia e Azerbaigian, come pure l’Armenia, facevano parte dell’impero sovietico e la Federazione Russa cerca di conservarli nella sua orbita o almeno di impedire che altri li annettano alla propria.

Il viaggio, specie nella sua prima tappa di due giorni in Georgia, ha importanti implicazioni ecumeniche. La Chiesa ortodossa georgiana, con la quale la Santa Sede intrattiene buone relazioni, è tra le poche che non riconoscono la validità del battesimo amministrato dai cattolici. Francesco e Ilia II si abbracceranno, ma non pregheranno insieme. Il Patriarca e Catholicos degli ortodossi georgiani non parteciperà personalmente alla messa celebrata dal Pontefice sabato 1° ottobre, ma ha deciso di inviare una delegazione: un segnale giudicato importante dalla Santa Sede. Non va dimenticato che quello in Georgia è di fatto un viaggio alle radici cristiane dell’Europa: il cristianesimo è stato dichiarato religione di Stato nel 337 d.C. e la Chiesa georgiana si è proclamata autocefala, rendendosi autonoma dal Patriarcato di Antiochia, già nel V secolo.

L’Azerbaigian è un Paese a stragrande maggioranza musulmana (96%), composta per il 63% di sciiti per il 33% sunniti. E attira l’attenzione non soltanto del vicino Iran, ma anche dei Paesi arabi interessati a introdurre la componente fondamentalista dell’islam. Con notevoli sforzi le autorità civili e religiose del Paese hanno tentato in ogni modo di tenere distinto l’assetto statale da quello confessionale, resistendo alle infiltrazioni radicali promosse, per motivi diversi, dai Paesi vicini e correligionari, compresi quelli del Caucaso del nord. La presenza del Papa, che incontrerà i leader delle religioni domenica pomeriggio, sarà dunque di incoraggiamento per questa via di «multiculturalità» e di tolleranza, quotidianamente minacciata in un mondo in subbuglio per quella «terza guerra mondiale a pezzi» nella quale si sta cercando di ammantare di motivazioni religiose interessi economici e politici.

Vai al sito

Azerbaijan: l’autocrazia, prima e dopo il referendum (Osservatorio Balcani e Caucaso 29.09.16)

Il 26 settembre in Azerbaijan una tornata referendaria nella quale sono stati approvati 29 emendamenti costituzionali. E rafforzato il potere dell’attuale élite al potere

29/09/2016 –  Arzu Geybullayeva

Elettore: Mia madre non è venuta a votare, come fa ad esserci qui la sua firma?

Presidente di Commissione: Deve essere passata.

Elettore: No, non l’ha fatto.

Presidente di Commissione: E perché non c’è alcuna firma davanti al suo di nome?

Elettore: Perché sono appena arrivato. Ma perché avete firmato al posto di mia madre?

Presidente di Commissione: Lo spazio di fronte al vostro nome è vuoto. Smetta con le provocazioni!

Elettore: Non sto provocando nessuno. Vi sto solo dicendo che vi è una firma di fronte al nome di mia madre.

Presidente di Commissione: La smetta di provocare!

Questa conversazione ha avuto luogo tra un elettore e il presidente di una commissione elettorale in Azerbaijan lo scorso 26 settembre, in occasione di un referendum indetto per introdurre 29 emendamenti alla costituzione.

Una conversazione che non è un caso isolato. In Azerbaijan i media on-line indipendenti hanno pubblicato numerosi video e registrazioni che documentano frodi, confermate anche dagli osservatorio elettorali.

Mentre la Commissione elettorale centrale non è ancora intervenuta su queste accuse di brogli, il suo presidente, Mazahir Panahov, non ha aspettato molto prima di annunciare i risultati e sancire che l’affluenza ha superato il 60% e l’80% degli elettori si sono dichiarati a favore degli emendamenti alla costituzione proposti.

Il Consiglio Nazionale, raggruppamento di partiti attualmente all’opposizione, ha chiesto che i risultati preliminari venissero dichiarati nulli mentre la Missione di osservazione promossa dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) si è al contrario congratulata con i cittadini dell’Azerbaijan legittimando così il giorno di voto. Nel frattempo il Presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, intervenuto il giorno successivo al voto per l’inaugurazione dell’ennesimo Centro culturale dedicato alla memoria del padre Haydar Aliyev, ha sottolineato la determinazione del popolo azero nel sostenere le politiche adottate dal governo.

Non è la prima volta che l’opposizione contesta i risultati elettorali e vedremo se la Commissione elettorale centrale darà risposta a tutti i reclami che le sono stati consegnati. In ogni caso si è trattato di una tornata referendaria promossa senza alcun dibattito pubblico e con poche informazioni condivise sulle implicazioni degli emendamenti costituzionali proposti.

I “perdenti”

Un articolo pubblicato su un portale di informazione vicino al governo azero pochi giorni dopo la consultazione referendaria fa chiaramente capire quale sia il clima nel paese. L’autore “indaga” con dovizia le origini di Radio Azadliq, servizio di informazione sull’Azerbaijan realizzato da Radio Free Europe/Radio Liberty ed evidentemente ritenuto colpevole di aver criticato le modalità con cui si è tenuto il referendum.

Secondo l’autore RFE/RL sarebbe in combutta con la CIA il cui unico obiettivo sarebbe quello di rovesciare i governi legittimi. Viene inoltre tirato in ballo l’ex ambasciatore Usa in Azerbaijan Richard Kauzlarich e i suoi contatti con Radio Azadliq. Kauzlarich viene accusato di essere una spia e di essere coinvolto in attività illecite.

“Kauzlarich non è solo un diplomatico dilettante e un politico che non lesina sforzi per danneggiare le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Azerbaijan ma è anche un ‘perdente’ non in grado di nascondere le sue azioni fraudolente. E’ quindi divenuto necessario indagare sulle modalità in cui i ‘volontari’ di Azadliq Radio vengono pagati in Azerbaijan e i dettagli finanziari su questa radio controllata da Praga”.

Lo stesso presidente azero ha, negli stessi giorni, evocato ingerenze straniere: “Non ubbidiremo agli ordini di nessuno e continueremo lungo il nostro sentiero di indipendenza”.

Impegni internazionali

Nessuno si aspetta che l’Azerbaijan debba ubbidire a qualche altro paese ma certo, vi sono molte organizzazioni internazionali di cui l’Azerbaijan fa parte, che si aspettano vengano mantenuti gli impegni presi.

Ad esempio, secondo la Commissione di Venezia, vi è una determinata tempistica da rispettare per quanto riguarda gli emendamenti costituzionali. “Trasparenza, apertura e inclusività, accompagnate da adeguate tempistiche e condizioni che permettano una varietà di punti di vista e un dibattito ampio ed adeguato su questioni controverse, sono accorgimenti chiave per adeguate prese di decisione in campo costituzionale”. Di tutto questo poco si è visto.

Tra la comunicazione della proposta di emendare la costituzione, avvenuta lo scorso 19 luglio, e la tornata referendaria, 26 settembre, sono passati poco più di due mesi, senza considerare il fatto che la Corte costituzionale ha dato il suo via libera agli stessi emendamenti solo 6 giorni dopo che erano stati resi pubblici.

Inoltre, per rendere il tutto ancora più complicato, sulla scheda di voto non vi era alcun riferimento all’articolo costituzionale che si intendeva emendare ma solo il testo dell’emendamento rendendo arduo il collegamento tra quest’ultimo ed il contesto generale.

Il contesto generale

Cosa implicano gli emendamenti adottati? Significano che le prossime elezioni presidenziali non si terranno nel 2018 ma nel 2020 dato che il mandato presidenziale è stato allungato da 5 a 7 anni. Implicano inoltre che il presidente potrà ora sciogliere il parlamento e indire elezioni politiche anticipate. Inoltre ora basterà avere la maggiore età, 18 anni, per essere candidabili al parlamento o per le presidenziali.

In una sua presa di posizione la Commissione di Venezia ha espresso “preoccupazione” sull’estensione del mandato presidenziale definendolo “ingiustificabile”. “Dati i già ampi poteri in mano al presidente, averne aggiunti di altri è in contraddizione con la cultura costituzionale europea. Quest’estensione riduce la sua responsabilità politica e indebolisce il parlamento”, si afferma nella dichiarazione.

In una replica il governo azero ha definito le preoccupazioni della Commissione come condizionate politicamente.

Il post referendum

Una delle principali critiche mosse dai partiti d’opposizione è stata l’approvazione dell’emendamento relativo ai diritti di proprietà: ora i funzionari governativi avranno maggiori libertà nell’espropriare terreni dai privati.

Ma l’opposizione non si è limitata a criticare quest’aspetto. “Chi voterebbe per un emendamento che permette ad una sola persona di sciogliere il parlamento votato dai cittadini?”, si è chiesto il leader del Fronte popolare Ali Karimli. Questi esiti – ha aggiunto Karimli – non sono altro che il risultato di una frode. Altri rappresentanti dell’opposizione hanno sollevato preoccupazioni simili.

Se queste denunce avranno dei riscontri da parte della Commissione elettorale centrale lo sapremo in ottobre. Per ora i cittadini dell’Azerbaijan continuano nelle loro quotidianità in un paese la cui leadership ha consolidato il proprio potere.

Vai al sito

L’Armenia di Ciol in Abbazia (Messaggero Veneto 27.09.16)

SESTO AL REGHENA. Un progetto culturale intessuto fra vestigia del mondo e contemporaneità, fatto di arte, fotografia e musica: un evento che esprime l’urgenza di “materializzare” ponti e network fra latitudini estreme del pianeta, affiancando popolo a popolo nel costante fluire dell’umanità. Da queste premesse nasce la nuova edizione del Festival internazionale di musica sacra promosso da Presenza e Cultura con il Centro Iniziative Culturali di Pordenone: un grande cartellone autunnale che come sempre attraversa diversi linguaggi, oltre a quello piu’ specificamente musicale. Due esposizioni gemelle, concepite nel segno del grande fotografo paesaggista Elio Ciol, sono chiamate a integrare un percorso che ci guiderà attraverso il tema “Da nord a sud del mondo. La fede dei popoli”, traccia guida del Festival in questo 2016.

Sabato primo ottobre, innanzitutto, nella splendida Abbazia di Santa Maria in Sylvis a Sesto al Reghena sarà inaugurata – alle 17 – la mostra “Elio Ciol. Il canto della pietra. Armenia 2005”, che raccoglie una quarantina di scatti raccolti nel 2005 dal grande fotografo paesaggista, allora 76enne. «Sarà questa sua sacralità non esibita – spiega la presidente Cicp Maria Francesca Vassallo – senza effetti speciali, che scioglie alberi e colline tra le nebbie in spazi senza confini, che va a cercare anche in Paesi lontani segni e significati in muri, pietre, case e chiese, a siglare idealmente l’avvio della venticinquesima edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra. Un richiamo ai valori presenti in ogni cultura, ieri e oggi, attraverso la musica, l’arte, la storia, in un progetto molto articolato che coinvolge con presenze e collaborazioni importanti istituzioni del Friuli Venezia Giulia e di altre regioni che si affacciano al Nord come pure a Oriente e sul Mediterraneo.

Ci siamo affidati a Elio Ciol e al suo sguardo che, dal Friuli Venezia Giulia, ha seguito le tracce trasfigurate del sacro nei tantissimi luoghi da lui scelti e percorsi. Come in Armenia con le sue croci, ora visibili a noi in Sesto al Reghena.

Vai al sito

 

La scrittrice d’origine armena Antonia Arslan a Fornò Eventi a Forlì (Forlitoday 27.09.16)

La scrittrice d’origine armena Antonia Arslan a Fornò Eventi a Forlì

E’ viva l’attesa per l’incontro pubblico con la scrittrice di origine armena Antonia Arslan in programma giovedì, alle 21, nel santuario di Fornò. L’Arslan, autrice nel 2004 del bestseller “La Masseria delle Allodole”, da cui nel 2007 è stato tratto anche l’omonimo film dei fratelli Taviani, è già stata a Forlì nel 2012 e nel 2015, sempre su invito di don Mauro Ballestra. Il sacerdote, parroco di Forniolo, Bagnolo e Villa Rotta, amministratore parrocchiale di Carpinello e rettore dello stesso Fornò, si sta impegnando da alcuni anni con intensità e passione, per far conoscere la tragedia del popolo armeno e il vergognoso silenzio della comunità internazionale sul genocidio.

Sull’argomento don Mauro ha dedicato due libri “Incontrando testimoni con La storia di Rachele l’Armena”, scritto nel 2012 e presentato lo stesso anno nella chiesa di Coriano con la partecipazione della scrittrice. Dopo il viaggio in Armenia, il rettore di Fornò ha scritto anche un dramma teatrale e nel 2015 un altro libro, “Giuditta l’armena. Storia di una rivolta”, del quale la Arslan ha scritto la presentazione. “La mia – dichiara don Mauro – è una battaglia di giustizia. E’ intollerabile che, per ragion di stato e di convenienza, da oltre un secolo sia stata stesa una coltre di oblio sull’annientamento di ben due milioni di persone. Se si continua a negare il primo genocidio del XX secolo, nonostante l’ampia documentazione presente, chiunque potrà mettere in discussione tutte le altre efferatezze similari, a cominciare dall’Olocausto ebreo”.

Don Ballestra si è imbattuto nella vicenda armena alcuni anni fa, quasi per caso. “Avevo deciso di scrivere un racconto incentrato sull’esperienza religiosa, dopo “Il Vangelo annunciato ai ragazzi” e “Il senso religioso vissuto coi bambini”, scaturiti entrambi dal bel percorso avviato col Gruppo Scout Forlì 11”. Poi una gita a Venezia con una coppia di amici e la visita al monastero dei Padri Armeni, sull’isola di San Lazzaro. Nel corso del suo intervento nella suggestiva cornice rinascimentale del santuario, fondato nel 1450 dal monaco-eremita Bianco da Durazzo, Antonia Arslan parlerà sul tema “La Ferita Nascosta”. E’ chiaro il riferimento alla tragedia armenia, di cui proprio un anno fa si è celebrato il centenario.

 

Potrebbe interessarti: http://www.forlitoday.it/eventi/antonia-arslan-forno-29-settembre-2016.html

 

Mons. Minassian: Papa nel Caucaso, testimone di verità e libertà (Radio Vaticana 26.09.16)

Sono molti i cristiani armeni presenti nella regione caucasica. A questo proposito Gabriella Ceraso ha sentito  mons. Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale:

R. – La nostra presenza in Georgia risale al IV-V secolo. Dirò a Sua Santità che il nostro primo martire per la fede cristiana, San Vardan, veniva dalla Georgia. Tiflis, come si chiamava allora, era la città culturale degli armeni. E gli armeni cattolici oggi in Georgia, soprattutto nei villaggi, sono soprattutto anziani. Non c’è tanta gioventù, i due terzi della gioventù è fuori a lavorare.

D. – Com’è il rapporto, il dialogo con la Chiesa ortodossa?

R. – Non ci sono troppi matrimoni misti e c’è anche un certo nazionalismo. Ma, in fondo in fondo, quello che dà gioia a tutte e due le confessioni è che la loro fede cristiana è profonda. Sono separati, ma vivono per Cristo, ciascuno a modo suo.

D. – Lei, in questo momento, è presidente di Caritas Georgia. Ci può dire quali sono i bisogni a cui rispondete e se c’è, anche sotto questo profilo, una collaborazione con gli ortodossi?

R. – Non hanno una loro Caritas, ma ci sono tanti ortodossi che lavorano nella nostra Caritas. Il nostro lavoro è rivolto soprattutto ai vecchi, agli orfani, alla gioventù o alle famiglie che vivono nella povertà assoluta e agli ammalati. Cerchiamo di assisterli tutti, creando nuovi progetti e dando l’opportunità alla gioventù di lavorare per garantirsi la vita presente e futura.

D. – In Armenia il Papa ha usato un linguaggio molto schietto. Ha anche fatto appello ad una memoria, una memoria positiva, dando e seminando speranza, anche sui temi più spinosi. Che cosa prevede per l’Azerbaigian? Cosa si augura anche per i rapporti reciproci?

R. – Io vedo nella persona di Papa Francesco l’uomo che ha preso la croce di Cristo sulle sue spalle. Lui, rappresentante di Cristo sulla terra, ha da percorrere tutte queste vie, per spiegare efficacemente il significato della verità, della libertà e della pace.

D. – Quindi anche in questa tappa – lei dice – il Papa sarà testimone di tutto questo…

R. – Lo è. Perciò prego che il Signore lo assista da vicino.

Vai al sito

Armenia, parata militare per i 25 anni dall’indipendenza da USSR (Askanews.it 22.09.16)

Yerevan (askanews) – L’Armenia ha festeggiato il 25mo anniversario della sua indipendenza dall’Unione Sovietica. Il 21 settembre del 19 con un referendum il popolo armeno ribadì la volontà di diventare indipendente, staccandosi dall’USSR.

Due giorni dopo, il 23 settembre 1991 il Consiglio supremo dell’Armenia dichiarò la nascita di uno stato autonomo indipendente. Il paese ha celebrato la ricorrenza con una parata militare nella capitale Erevan e in tutto il paese ci sono stati eventi per commemorare quel giorno.

Vai al sito