Armenia: la destinazione ideale per la neve fino a primavera (Agenfood 10.03.25)

(Agen Food) – Armenia, 10 mar. – L’Armenia, spesso associata alla sua ricca storia e ai suoi paesaggi mozzafiato, si rivela anche una gemma nascosta per chi cerca una fuga all’aperto sulla neve. Grazie all’innevamento prolungato, il Paese offre un’ampia gamma di esperienze, dalle avventure all’aria aperta, con o senza sci, alle attività di relax in scenari da fiaba, con opportunità disponibili fino alla primavera.

L’Armenia offre numerose opportunità per gli appassionati di sport sulla neve. Sciatori e snowboarder possono esplorare le pittoresche piste di Tsaghkadzor, una rinomata località turistica situata tra le splendide vette del Monte Teghenis, o dirigersi verso il moderno MyLer Mountain Resort vicino a Yeghipatrush, a pochi chilometri dalla capitale Yerevan. Entrambe le località offrono lezioni di sci e il noleggio dell’attrezzatura, consentendo a principianti ed esperti di godere appieno dell’esperienza sulle piste.

Per chi desidera provare qualcosa di diverso, il parapendio sopra il bacino innevato dell’Azat o il pattinaggio su laghi ghiacciati rappresentano alternative emozionanti. Chi preferisce un’esperienza più rilassante può salire sulle seggiovie di Tsaghkadzor o Yeghipatrush e ammirare dall’alto la tranquillità del paesaggio innevato sorseggiando una bevanda calda.

Benessere termale: un rifugio rigenerante L’Armenia è famosa per le sue sorgenti termali naturali, ideali per una pausa rigenerante nelle giornate più fredde. A Jermuk, le acque minerali sono rinomate per le loro proprietà curative, mentre a Hankavan è possibile immergersi in esclusive vasche termali private, illuminate dalla luce naturale. Per un’esperienza ancora più rilassante, numerosi resort benessere offrono massaggi e trattamenti rigeneranti.

Escursioni sulla neve: panorami fiabeschi Gli amanti della natura e delle passeggiate possono esplorare i sentieri innevati delle montagne armene, godendo di viste spettacolari su cime imbiancate e cascate ghiacciate. Tra le mete più suggestive, la fortezza di Smbataberd e i percorsi di ciaspolate attorno a Vanadzor offrono esperienze uniche immersi nella natura incontaminata. Queste attività possono essere praticate fino a primavera, quando la neve resiste a quote più alte.

 

Rifugi accoglienti: il fascino del relax Dopo una giornata trascorsa all’aria aperta, i viaggiatori possono rilassarsi nelle caratteristiche guesthouse armene, situate in villaggi innevati. Questi rifugi accoglienti offrono la possibilità di riscaldarsi davanti a un camino scoppiettante, sorseggiando tè caldo e ammirando le spettacolari montagne.

Gastronomia: il comfort food armeno L’Armenia è sinonimo di piatti ricchi e saporiti, ideali per riscaldarsi. Tra le specialità più apprezzate figurano il khash, un brodo tradizionale, e i tolma, involtini di foglie di vite ripieni di carne speziata e riso. Gli amanti dei dolci potranno assaporare il gata, una soffice torta perfetta da accompagnare con il tè caldo. Altri piatti tipici come l’harissa e la zuppa tanapour offrono un’esperienza gastronomica autentica, sempre accompagnata dalla rinomata ospitalità armena.

Un soggiorno indimenticabile in Armenia Che si tratti di sport sulla neve, relax o un’esperienza culturale, l’Armenia offre un’opportunità unica per godere della montagna fino alla primavera. Con paesaggi incantevoli, attività per tutti i gusti e una ricca tradizione culinaria, il Paese si conferma una delle destinazioni più affascinanti per una fuga sulla neve.

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Mfw: lo stilista armeno Khosrov ha presentato la collezione semi-couture (Fashionunited 10.03.25)

Lo stilista armeno Khosrov ha lanciato la collezione semi-couture, a Milano, presso il retailer Antonia Milano.

“Ciò che mi ha colpito è stata la sua eredità armena, radicata in una tradizione di artigianato, ma infusa con l’energia dinamica di una città come Los Angeles. In un mercato spesso dominato dalla mancanza di creatività dei grandi gruppi, un designer che passa dalla couture al prêt-à-porter offre una prospettiva fresca e affascinante, una proposta sempre degna di essere esplorata”, ha sottolineato, in una nota, Antonia Giacinti, fondatrice e titolare di Antonia Milano.

Questa collaborazione ha portato a tre diverse tonalità create esclusivamente per Antonia Milano, dove toni profondi del prugna si mescolano a nuance polverose, verdi smorzati si scontrano con delicati pastelli, e morbidi khaki terrosi sfumano nei rossi pallidi.

Khosrov esplora la relazione tra tessuto e corpo attraverso drappeggi strategicamente posizionati che contornano il corpo, esaltando le sue curve e assicurando che la femminilità prenda il centro della scena in questa collezione. Metri di lussuosi tessuti italiani sono stati manipolati per creare una danza di movimento e colore, accentuando la forma femminile.

Khosrov è un designer armeno-americano di couture con base tra Los Angeles e l’Europa.

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Dall’Armenia all’Apro di Alba per parlare di salute mentale (Gazzettadalba 09.03.25)

IL PROGETTO Tutto parte da alcuni principi di base. A differenza dell’Italia in Armenia ci sono le cliniche psichiatriche; le persone che usufruiscono dei servizi da loro sono “pazienti”, da noi in Italia invece sono “ospiti”.

Ashkhen Aslanyan è una giovane psicologa e insegnante all’interno del Cepfa (French-armenian vocational education center) e, insieme ad altre quattro professioniste sanitarie: due pedagogiste, una psicologa e un’infermiera coordinatrice, a inizio gennaio ha visitato Alba per approfondire, tra le altre cose, il mondo della salute mentale locale.

Il gruppo partecipava a Improvet Armenia: progetto europeo Vet to vet con Sepr (centro di formazione francese) capofila e cofinanziato dall’Unione europea.

I partner sono Apro formazione (scuola professionale con sede ad Alba) e due centri armeni: Cepfa a Yerevan e Gsmc a Gyumri. Il percorso ha l’obiettivo di creare collaborazione tra scuole di formazione, migliorare l’orientamento scolastico e professionale degli studenti armeni, sostenere lo sviluppo del settore sociosanitario nel Paese soprattutto per quanto riguarda la formazione di figure professionali per l’assistenza alla persona e nel settore odontotecnico.

Ad Alba grazie alla collaborazione della cooperativa sociale progetto Emmaus l’iniziativa ha permesso di approfondire i temi della salute mentale e della disabilità e di riflettere sui processi inclusivi capaci di generare protagonismo tra le molte persone con fragilità. Uno dei formatori della cooperativa, Giulio Ronco, ha introdotto alcuni dei principi fondamentali dell’approccio basato sul recovery in salute mentale che tra i suoi cardini fondamentali prevede l’assoluto protagonismo della persona nei processi decisionali, di coltivare le sue risorse personali, l’importanza dell’autonomia abitativa e lavorativa e la costruzione di ponti con la comunità esterna e il contesto di vita. Giulio, che ha anche portato la sua esperienza passata come ospite di una struttura residenziale, ha dichiarato: «Il momento formativo è stato positivo e arricchente. Raccontando la mia esperienza personale, mi sono sentito ascoltato e compreso e mi sono reso conto di aver colto nel segno. Anche se la strada è lunga, siamo pronti a percorrerla».

Per noi sono pazienti e per voi ospiti e fanno sempre parte della comunità

L’INTERVISTA Ashkhen Aslanyan è una giovane psicologa e insegnante presso il Cepfa (French-armenian vocational education center). All’inizio di gennaio, ha visitato Alba con altre quattro professioniste sanitarie per approfondire le tematiche relative alla salute mentale.

Quale immagine vi portate a casa dopo la visita ad Alba a fine gennaio?

«Abbiamo visitato strutture che lavorano sull’integrazione delle persone con disabilità nella vita attiva; incontrato specialisti che hanno condiviso la loro esperienza lavorativa, met-
tendo a conoscenza degli strumenti usati nella pratica; visto gli ospiti nelle case di cura, dove si sentono membri di una comunità e sono empatici l’uno verso l’altro. Abbiamo fatto una panoramica sul modello italiano di assistenza sanitaria per persone disabili e con problemi di salute mentale; sui compiti degli Oss e degli educatori. Parte del tempo lo abbiamo trascorso nei locali dell’Apro, dove abbiamo visto il laboratorio di formazione sanitaria, il personale e le attrezzature, imparando a utilizzarle».

Dal punto di vista umano, quali elementi vi hanno colpito di più?

«In primo luogo abbiamo visto un sistema sanitario ben strutturato, dove ogni livello ha compiti ben definiti. Ma ciò che è più importante, quando ci si addentra, è che le persone che svolgono questo lavoro credono nel suo successo. In secondo luogo siamo rimasti impressionati dagli ospiti della cooperativa, liberi nella loro scelta e nell’autodeterminazione. Abbiamo incontrato Giulio Ronco, peer-educator (educatore alla pari, ndr) che qualche tempo fa era ospite della comunità residenziale: ci ha formato su alcuni punti centrali del lavoro di cura. È stato coraggioso e disposto a cambiare la sua vita, ora è lui ad aiutare gli altri a trovare la loro strada».

Quali sono le principali differenze tra l’Italia e l’Armenia nell’approccio alla salute mentale?

«Tutto parte dalla filosofia. I termini sono diversi. In Armenia abbiamo le cliniche psichiatriche, mentre in Italia non ce ne sono. Noi chiamiamo le persone nelle cliniche “pazienti”, qui vengono chiamati “ospiti”. L’ambiente per gli ospiti è lo stesso che dovrebbe essere nelle famiglie: tutti i membri hanno dei compiti, libertà di scelta, si sentono sicuri e possono sempre fare affidamento sui loro educatori e operatori. La cosa più importante è che non si tratta di una singola comunità, ma di una strategia a livello nazionale che ha cambiato l’approccio delle persone».

 Stefano Mo

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L’Armenia si afferma come meta d’avventura: premiata al Patwa International Travel Award 2025 (Gaeta.it 07.03.25)

L’Armenia sta conquistando un posto invidiabile nel panorama globale del turismo, diventando una delle mete preferite dagli avventurieri. Riconosciuta ai Patwa International Travel Award 2025 come meta dell’anno per il turismo d’avventura, la nazione ha impressionato i viaggiatori con le sue offerte eccezionali che spaziano dall’esplorazione di paesaggi mozzafiato ad attività adrenaliniche. Le sue affascinanti montagne, rigogliosi sentieri escursionistici e opportunità per sport all’aria aperta come arrampicataparapendio ed escursioni off-road la rendono una scelta rinomata per coloro che cercano esperienze immersive nella natura.

Le meraviglie naturalistiche dell’Armenia

L’Armenia è adornata da una variegata geografia caratterizzata da alti rilievi, avvolgenti valli e fiumi impetuosi, creati dalla storica attività vulcanica che ha plasmato il paesaggio. Le Montagne del Caucaso, che si elevano a oltre 4.000 metri sopra il livello del mare, non solo offrono una vista spettacolare ma anche sfide che attirano alpinisti e escursionisti da tutto il mondo. I sentieri, alcuni dei quali si snodano attraverso antiche rovine e monasteri, rappresentano un concentrato di storia e cultura.

In particolare, il Monte Ararat, simbolo nazionale e icona spirituale, offre ai visitatori non solo un’incredibile opportunità di trekking, ma anche la possibilità di esplorare il mitico racconto dell’arca di Noè. Gli amanti della natura possono anche esplorare il Lago Sevan, celebre per le sue acque cristalline e le spiagge incantevoli, che invitano a relax e attività acquatiche.

Non mancano esperienze estremamente avvincenti come il parapendio sopra il Lago Sevan, dove i colori del tramonto creano uno spettacolo visivo indimenticabile. Le opportunità di fare arrampicata nelle foreste di Dilijan, un’area montuosa che nasconde autentici tesori naturalistici, sono un altro modo popolare per vivere la bellezza incontaminata dell’Armenia.

Una cultura ricca che arricchisce l’avventura

L’Armenia non è solo una meta per gli amanti dell’avventura, ma anche una nazione ricca di cultura e storia. L’impatto della cultura armena è evidente in ogni aspetto della vita locale, dalle festività tradizionali alla musica folcloristica, che affascinano i visitatori e li invitano a immergersi nella vita quotidiana. La presenza di antiche chiese e monasteri, come il Monastero di Geghard e la Cattedrale di Echmiadzin, sottolineano l’importanza religiosa e storica di questa nazione, fungendo anche da punti di riferimento per i turisti.

La gastronomia armena è un altro aspetto che attira viaggiatori, con piatti iconici come l’harissa e il dolma, che possono essere gustati sia nei ristoranti di lusso che nei piccoli chioschi familiare. I mercati vivaci, in particolare quello di Yerevan, sono l’ideale per sperimentare la vita locale, gustare prodotti freschi e acquistare souvenir caratteristici.

Sostenibilità e responsabilità nel turismo d’avventura

Negli ultimi anni, il governo armeno ha fatto notevoli passi avanti nella promozione di un turismo sostenibile e responsabile. Un’importante iniziativa ha visto investimenti significativi in infrastrutture eco-friendly, volte a preservare l’ambiente naturale e a garantire che le generazioni future possano continuare a godere delle bellezze del territorio. A tal proposito, i programmi di formazione per le comunità locali sono stati implementati, favorendo un coinvolgimento attivo nel settore turistico.

L’invito rivolto ai viaggiatori da Lusine Gevorgyan, presidente del Tourism Committee dell’Armenia, è un chiaro segnale dell’impegno della nazione verso un turismo che non solo valorizza le sue risorse, ma si impegna attivamente a preservarle per il futuro. L’Armenia, quindi, si presenta come una destinazione d’avventura autentica e responsabile, attirando ogni anno un numero crescente di appassionati in cerca di emozioni e scoperta.

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Armenia premiata come destinazione dell’anno per il turismo avventura (Guidaviaggi)

Armenia, meta ideale per il turismo avventura (Ttgitalia)

Il duduk, lo strumento in cui risiede lo spirito dell’Armenia (2righe 06.03.25)

di Jasmine Gheorghe

Non esiste uno strumento più rappresentativo dell’anima dell’Armenia del duduk. Realizzato in legno di albicocca e probabilmente risalente almeno al V secolo, questo particolare strumento ha viaggiato, mutando forma, anche in altri paesi attraverso i Balcani.

Resta però uno strumento interamente armeno, per la sua storia e anche per il suono, colorato e sfaccettato, capace di rendere la gioia e la malinconia.

 

 

Oggi il duduk accompagna ogni festività del paese e gode di un profondo riconoscimento anche a livello internazionale.

Fonte: Ethnic Musical

Anatomia e storia moderna del duduk armeno

Il duduk è uno strumento ad ancia doppia, con otto fori per la melodia e tre dimensioni possibili. Pur coprendo una sola ottava, lo strumento può produrre un’ampia varietà di suoni.

Al duduk è stata attribuita una sonorità espressiva, simile alla voce umana, capace di riprodurre perfettamente l’emotività della lingua armena.

I primi duduk potrebbero risalire a 1500-3000 anni fa. In principio veniva impiegato per suonare ballate popolari, ma dalla seconda metà del Novecento in poi è entrato a far parte del repertorio più recente. Tutto grazie al compositore armeno Avet Terteryan, il primo musicista a introdurre il duduk nella musica moderna.

Avet Terteryan

Nel mondo e nel cinema

Pur sembrando uno strumento di nicchia e vincolato alla cultura armena , il duduk è comparso nelle colonne sonore di molti film. L’incontro con la cultura pop e cinematografica occidentale è avvenuto grazie al compositore Djivan Gasparyan, che ha collaborato con Peter Gabriel alla realizzazione della colonna sono di “L’ultima tentazione di Cristo” di Scorsese (1988).

Emblematica poi la collaborazione con Hans Zimmer per la stesura di “Il Gladiatore”, vincitore di 5 Oscar nel 2001.

Lo strumento è comparso anche nel film “The Passion” (2004), con Mel Gibson, in merito al quale il musicista venezuelano Pedro Eustache ha raccontato: “Il suono del duduk sembrava l’incontro di un violoncello con una voce, con un clarinetto, con molta sofferenza, un’incredibile espressività che ha decisamente fatto tremare il mio mondo”.

Come ulteriore conferma dell’importanza dello strumento non solo per l’Armenia (simbolico l’approdo del duduk anche all’Eurovision Song Contest del 2010), nel 2005 il duduk è stato proclamato “capolavoro del patrimonio orale e intangibile dell’umanità” dall’Unesco.

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Un ’ponte’ con l’Armenia. Tra economia e turismo (La Nazione 06.03.25)

La visita diplomatica ha aperto un dialogo utile a intavolare progetti condivisi. Ripercorsi quei giorni che diedero il via al gemellaggio con la città di Erevan.

La visita dei rappresentanti armeni con l’amministrazione carrarese

La visita dei rappresentanti armeni con l’amministrazione carrarese

Importante delegazione armena in città, in occasione della presentazione del volume “Carrara chiama Erevan” scritto da Marta Tongiani sulla storia dei gemellaggi tra Carrara ed altre città europee, compresa ovviamente la capitale armena. Purtroppo, il nuovo Ambasciatore Vladimir Karapetyan, di cui era prevista la presenza, è stato impedito a partecipare da un improvviso impegno istituzionale.

E ‘ stato più che degnamente sostituito, però, da Marieta Stepanyan, consigliere di Ambasciata, e Hayk Sargsyan, assistente dell’Ambasciatore. Si è tenuta in Comune la presentazione del libro di Marta Tongiani, oggi presidente del Circolo Culturale Vostok, prima dell’Associazione Italia-Urss. L’autrice ha ripercorso la storia dei gemellaggi carraresi e delle ragioni di queste importanti iniziative finalizzate alla cooperazione internazionale e alla pace. Il suo intervento è stato preceduto dai saluti della sindaca Serena Arrighi, dall’assessore alla Cultura, Gea Dazzi e da Vincenzo Genovese, dell’Ups di Massa e Carrara. Riccardo Canesi, ha illustrato con slides molto dettagliate, gli aspetti storico-culturali, geografici e politici dell’Armenia, accennando non solo al genocidio e alla deportazione operati 110 anni fa dai Giovani Turchi ma anche alla recente drammatica espulsione, nel settembre 2023, di 120.000 armeni dal Nagorno Karabakh ad opera degli azeri. Presente anche Alberto Pincione, già sindaco di Carrara.

Tra i presenti anche diversi alunni della scuola del Marmo “Tacca” e dell’Itt “Einaudi”, lo scultore armeno Mikayel Onanjanjan, già premiato alla Biennale di Venezia, e lo scrittore armeno Arthur Alexanian, la presidente dell’Anpi Almarella Binelli, oltre a diverse docenti dello “Zaccagna”. Alla fine della conferenza la delegazione armena si è intrattenuta con la sindaca discutendo di possibili progetti da promuovere insieme, soprattutto in campo culturale. Riguardo alla possibile cooperazione in campo economico, Stepanyan ha avuto un breve colloquio con Gino Angelo Lattanzi, della Cna, che le ha proposto alcune iniziative in campo turistico. Nel primo pomeriggio i due ospiti armeni, accompagnati da Riccardo Canesi, hanno visitato le cave, dai Ponti di Vara fino a Fantiscritti.

Prima di rientrare a Roma, gli ospiti hanno poi fatto visita al monumento, stile khachkar, donato da Erevan a Carrara nel 1967, situato nel Parco “Falcone e Borsellino” a Marina e realizzato in tufo rosso dell’Armenia, dallo scultore Ara Haroutounian e dall’architetto Rafael Israelian.

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Dove mangiare e dormire in Armenia. Un viaggio tra vini millenari, anfore e pani ancestrali (Gamberorosso 05.03.25)

In Armenia sembra davvero di essere trasportati in una macchina del tempo che ci mette davanti a sapori, materie prime e tradizioni ancestrali, legati a una tradizione contadina ancora molto integra

La Bibbia menziona una sorgente nel Giardino dell’Eden che si divide in quattro fiumi principali, tra cui il Tigri e l’Eufrate. Siccome sia il Tigri che l’Eufrate hanno entrambi le loro sorgenti nell’area circostante il monte Ararat, nell’Armenia storica, diversi studiosi della Bibbia e cartografi (come Emmanuel Bowen nella sua Map of the Terrestrial Paradise del 1780) hanno collocato il Paradiso in Armenia. La natura particolarmente fertile del suo territorio se da un lato è stata la sua benedizione, dall’altro è stata la sua condanna: causa di una storia travagliata che continua fino ai giorni nostri. Nonostante le difficoltà, però, il popolo armeno è riuscito a preservare la propria identità culturale e religiosa.

Armenia, food tour al Gum Market

La sua posizione geografica, tra le montagne del Caucaso e le pianure dell’Anatolia, ha plasmato un territorio variegato e ricco di contrasti, dove si alternano vette innevate, profonde gole, laghi cristallini e fertili vallate. Anche la fauna armena è ricca e diversificata, con specie endemiche come la capra bezoar e il muflone del Caucaso. Con oltre 400 vitigni autoctoni, frutto di mutazioni naturali e incroci, l’Armenia vanta un’agricoltura e un patrimonio verde davvero unico. In particolare sul vino sta andando avanti una vera e propria rinascita dell’identità enologica del Paese. Per toccare con mano la generosità di questa terra e l’operosità delle sue genti è sufficiente visitare uno dei suoi mercati, come quello di Gyumri, seconda città dell’Armenia, vicina al confine con la Georgia, o ancor meglio il Gum Market della capitale Yerevan, ovvero i Mercati Centrali Universali.

Frutta secca e formaggi in salamoia o in orci di terracotta

La varietà di frutta secca e il modo particolare di proporla è davvero unica: si spazia dalle pesche essiccate, farcite con noci, cannella, cardamomo e zucchero (alani), alle sfoglie di gelatina di frutta (kislyy lavash), passando per le “candele” di noci al mosto d’uva (sujukh) assai simili alla churchkhela georgiana. Dal dolce al salato, impossibile non passare in rassegna l’incredibile varietà multicolore di ortaggi fermentati (tourshou), eredi della tradizione persiana esposti in bellavista. E poi ci sono i formaggi, incredibili: sono parte integrante e immancabile della tavola armena. Il più particolare è lo Yeghegnadzor da latte vaccino o di capra pastorizzato e mescolato con erbe locali con il suo sapore forte e pungente, simile a certi erborinati e una consistenza sfilacciata: viene conservato in anfore di terracotta, quindi seppellito in montagna e lasciato stagionare per almeno 6 mesi.

Il Chanakh è invece un formaggio vaccino in salamoia conservato in orci di terracotta: ha una consistenza morbida e un sapore salato robusto. Anche il Chechil è fatto con latte vaccino pastorizzato: sapido e gommoso, ha un sapore affumicato. La sua consistenza è soda e la pasta liscia per cui può essere tirato in corde sottili dal casaro e per questo è anche chiamato String cheese. Nei bar russi è molto popolare come abbinamento alla birra. Da non tralasciare il basturma, una sorta di soppressata di bresaola di manzo, ricoperta di un mix di spezie (cemen), molto gustosa.

La preparazione del pane Lavash

L’ancestrale pane armeno lavash, patrimonio Unesco

C’è un pane, il lavash, che è stato inserito dieci anni fa nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco: sottile e antichissimo, rappresenta un elemento fondamentale dell’identità e della cucina armena. La sua preparazione è solitamente opera delle donne e richiede grande impegno, esperienza e notevole abilità. La sua lavorazione ha anche un obiettivo sociale: rafforza i legami familiari, comunitari e sociali. Le donne giovani assistono le più anziane (ed esperte) e si appropriano dell’arte dell’impasto. Lavoro da uomini, invece, è la fabbricazione dei cuscini e la costruzione dei forni entrambi elementi indispensabili per la produzione di questo pane: l’impasto di acqua e farina viene lavorata in palline poi arrotolate in strati sottili e stese sullo speciale cuscino ovale; dopodiché con un colpo secco viene fatto aderire contro la parete del tradizionale forno circolare interrato (tonir) in pietra o argilla. Trenta secondi e il pane è pronto per essere servito, disteso o arrotolato attorno a formaggi locali, verdure o carni e può essere conservato fino a sei mesi. Il lavash svolge un ruolo rituale nei matrimoni, quando viene posto sulle spalle degli sposi novelli per portare fertilità e prosperità.

Radici e contaminazioni della cucina armena

Come dimostrano già pane e formaggi, tutta la cucina armena nasce da un inedito mix di antiche tradizioni e influenze moderne: una tradizione stratificata e plasmata dalla storia travagliata del Paese. L’Impero persiano, che ha dominato l’Armenia per secoli, ha lasciato tracce significative nell’uso gentile e mai aggressivo di spezie preziose come lo zafferano, la cannella e il cardamomo, così come un’importante tradizione di carni alla griglia kabab, qui ribattezzate khorovatsDurante l’era bizantina, la cucina armena è stata contaminata dalle tradizioni culinarie greche e romane. Sotto l’Impero Ottomano, poi, l’Armenia ha scoperto nuovi ingredienti come il basturma, i dolci paklava e piatti come le verdure ripiene (dolma) e il riso pilaf. In epoca più recente, invece, con l’Impero Russo e fino agli anni dell’Unione Sovietica il Paese ha conosciuto l’ebbrezza legata alla Vodka e il piacere delle insalate (oliviervinegret) e delle zuppe. E poi, ultima ma non ultima, c’è la cucina siro-armena che rappresenta un mix inedito di tradizioni plasmate da secoli di resilienza e adattamento e le cui radici risalgono alle abitudini acquisite dagli armeni emigrati in Siria tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: nascono qui alcuni dei più gustosi e diffusi appetizer (meza) come il tabbuliTutto questo spessore conferisce alla cucina armena una sua propria identità ben distinta dalle tradizioni turche o greche cui spesso (erroneamente) si accosta.

Chef Yurik Sargsyan

Yurik Sargsyan, uno chef a caccia di radici

Fa parte di questo manipolo di chef Yurik Sargsyan, impegnato da anni in un lavoro di ricerca storica sulle radici della cucina armena. Nel suo ristorante e guesthouse di Tsaghkunk, un villaggio di circa mille abitanti nella regione dello Gegharkunik a ridosso del lago Sevan, insieme alla moglie Ani serve un menu basato su ingredienti di stagione e di primissima qualità selezionati da contadini, allevatori e pescatori a lui vicini. «Senza di loro, la mia cucina non potrebbe esistere!», esclama. E ne va orgoglioso. Dai taglieri di formaggi (Yeghegnadzor, Chanakh, Chechil) alle insalate di trote del lago Sevan, con le loro uova, passando per le “fettuccine” arishta saltate con broccoli e funghi, qui gli ingredienti della tradizione armena trovano una dimensione moderna.

Arte e cucina ai tavoli di Abovyan 12

Cucina, a Yerevan, fa rima anche con arte: situato nel cuore della capitale, nella via dalla quale prende il suo nome, il ristorante Abovyan 12 fa parte infatti del complesso della Dalan Art Gallery che – fondata nel 2011 – presenta le opere di 26 artisti contemporanei armeni dell’era post-sovietica. L’arredamento del ristorante riproduce gli interni di una casa tradizionale, creando l’atmosfera calda di un’Armenia che guarda ai tempi passati. Il menu presenta i grandi classici della cucina armena, realizzati in modo fedele e con ottimi prodotti: Khashlama, uno stufato saporito di carne e verdure cotto in una pentola di terracotta, Tolma, involtini di foglie di vite ripieni di riso e spezie, Bozbash, zuppa densa di agnello e verdure, Khinkali, un piatto nazionale di ravioli ripieni di carne, serviti con brodo e burro fuso.

Rafik Sinanyan e Vahan Arakelyan: i Soviet menu

In un ambiente che riproduce gli interni di un raffinato ristorante dell’era sovietica degli anni ’70-’80, il giovane e bravo chef Rafik Sinanyan ha creato un menu davvero esuberante oggi decisamente più “libero” dagli stereotipi soviet. Dopo una lunga ricerca lo chef ha infati recuperato e modernizzato i piatti più iconici della cucina di quel periodo. S’inizia con gli appetizers (zakuska) dal caviar di melanzane a quello di storione, per passare al Soviet Salad Set (Stolichniv, Canozak, Beetroot salad), servito con pane di segale Borodinsky. Si prosegue con i ravioli Vareniki con patate e funghi o con i Pelmeni siberiani all’angus, per passare alle zuppe Borsch o Solyanka… e alle specialità alla brace tra spiedi ŠašlykKhorovats e Kebab.

È nato invece in una famiglia di cuochi Vahan Arakelyan: fin da bambino ha visitato con il padre i migliori ristoranti armeni in epoca sovietica; trasferitosi a Mosca, ha lavorato come sous chef al fianco di grandi cuochi moscoviti, greci e italiani. Nel 2015 è tornato in patria per proseguire la sua ricerca sulle ricette tradizionali armene, pubblicando il volume “Yooo Cook”, la prima enciclopedia dei piatti armeni. Oggi gestisce Su Chef Gourmet Boutique, importando in Armenia quasi tutto per il segmento HoReCa dall’Italia e da diversi paesi del mondo.

ArArAt Brandy: il preferito da Churchill

Dalla cucina al vino. Risale ai tempi degli zar la storia del brandy Ararat. Nel 1887 nasce infatti la Yerevan Brandy Factory, fondata dall’enologo e distillatore Nerses Tairyan. Con la rivoluzione russa, l’azienda venne nazionalizzata e diventò uno dei fiori all’occhiello dell’industria sovietica; il liquore era il più apprezzato dai leader sovietici, dopo la Vodka. Con l’indipendenza dell’Armenia, la società è stata privatizzata e il suo marchio ha puntato al monte-icona dell’Armenia, l’Ararat, di cui riprende come in un acronimo il nome ArArAt. A costruire il mito della sua alta qualità, tra i vari aneddoti ce n’è uno che ha per protagonista uno dei maggiori “nemici” dell’Urss sovietica, il primo ministro Winston Churchill: quando Stalin a Yalta gliene offrì un bicchiere, l’inglese ne rimase folgorato tanto che – finita (e vinta) la guerra, ogni anno 400 bottiglie di brandy sovietico cominciarono ad espatriare verso il 10 di Downing street. Oggi il distillato – che era anche il preferito di Agatha Christie e Frank Sinatra – è un marchio di proprietà del gigante francese Pernod Ricard e viene declinato in svariate edizioni, ciascuna con le proprie caratteristiche e sfumature di sapore (e di prezzo: dai 40 euro ai 3.500 dell’ArArAt Erebuni, invecchiato 70 anni).

Il vino delle origini e 400 vitigni autoctoni

Non ci sarebbe brandy, però, senza vino. E la tradizione vinicola dell’Armenia è millenaria, tanto da essere considerata la vera e propria culla della viticoltura. Le viti che crescono in questo terroir – caratterizzato da suoli vulcanici ricchi di minerali, da un clima continentale con estati calde e inverni rigidi e con altitudini elevate – sono spesso coltivate su terrazzamenti che garantiscono un’esposizione ottimale: tutti fattori che garantiscono una notevole concentrazione aromatica. Una simile tradizione non poteva non dar vita a un immenso “catalogo” di uve: sono circa 400 i vitigni autoctoni, alcuni coltivati da millenni. È così radicata e variegata, qui, la tradizione vinicola, che in cantina si è andati ben oltre l’uva, tanto che una delle curiosità e bontà di questa terra è il vino al o di melagrana, frutto profondamente radicato nella cultura e nella mitologia armena e utilizzato per secoli sia in cucina che in medicina. 

Il vino armeno oggi: cantine, anfore e sostenibilità

Testimonianza del ricco patrimonio vinicolo del paese è la cantina Voskevaz. Fondata nel 1932 nella pittoresca regione di Aragatsotn nota per i suoi suoi diversi microclimi e terreni vulcanici, la cantina produce vini di alta qualità da quasi un secolo. Utilizzando tecniche di vinificazione tradizionali, come la fermentazione in anfore di argilla (karasi), combinate con tecnologie moderne, punta a creare vini autentici e innovativi a partire dalle varietà di uva autoctone Areni Noir, Voskehat e Karmrahyut: tanto che Voskevaz ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale. Qui vale la pena programmare una sosta per visitare le cantine secolari all’interno di un particolare complesso architettonico che riproduce le fattezze di un castello immaginario.
Armenia Wine Company è invece un esempio virtuoso del movimento di rinascita della vinificazione armena. Fondata nel 2008, unisce tradizioni secolari a moderne tecniche di vinificazione, pratiche sostenibili in vigna e in cantina che puntano a ridurre al minimo l’impatto ambientale nella produzione di etichette di alta qualità. Anche questa cantina ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per i suoi vini, sia a livello nazionale che internazionale ed è rinomata il suo rosso Areni, corposo con ricchi sapori di frutta scura e spezie, per il suo Voskehat, bianco fresco e rinfrescante con note agrumate e floreali e per il Takar Rosé: un vino rosato delicato ed elegante con una bella, fresca acidità. Oltre all’enoteca, dove degustare una gamma notevole di produzioni, merita una visita lo splendido Museo interattivo e molto scenografico, allestito con oggetti e reperti di grande valore storico-culturale.

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Cina-Armenia: colloqui fra viceministri Esteri, sostegno reciproco a integrità territoriale (AgenziaNova 05.03.25)

Pechino, 05 mar 09:35 – (Agenzia Nova) – Le delegazioni guidate dal viceministro degli Esteri della Repubblica di Armenia Mnatsakan Safaryan e dal viceministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese Liu Bin hanno tenuto consultazioni politiche a Pechino. Come riporta l’agenzia di stampa “Armenpress”, la Cina ha ribadito il suo sostegno all’indipendenza politica, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Armenia che a sua volta ha ribadito il suo sostegno al concetto di “una sola Cina”. Tra i temi trattati anche quelli commerciali, economici e agricoli con particolare attenzione alla realizzazione di progetti e al mantenimento della cooperazione e del dialogo tra le parti.
(Rum)

L’Azerbaijan ha ordinato alla Croce Rossa di andarsene dal paese (Il Post 05.03.25)

La Croce Rossa ha detto che il governo dell’Azerbaijan le ha ordinato di lasciare il paese. Le motivazioni non sono state diffuse, ma è in ogni caso una decisione preoccupante: tra le altre cose, la divisione azera della Croce Rossa era l’unica organizzazione internazionale autorizzata a visitare una ventina di ex funzionari del Nagorno Karabakh detenuti nelle carceri di Baku, la capitale del paese. Il Nagorno Karabakh è un territorio collocato formalmente in Azerbaijan ma che fino all’inizio del 2024 era governato in maniera indipendente, con il sostegno della vicina Armenia.

Gli ex funzionari furono arrestati nel settembre del 2023, quando l’esercito azero attaccò e riconquistò il Nagorno Karabakh costringendo più di 100mila persone di etnia armena a lasciare le proprie case e rifugiarsi in Armenia. Fra i detenuti c’è anche l’ex capo del governo Ruben Vardanyan, che è in sciopero della fame da più di due settimane come protesta contro le sue condizioni detentive.

Nelle ultime due settimane anche due media internazionali, BBC Azerbaijan e Voice of America, sono stati cacciati dall’Azerbaijan, che è governato in maniera autoritaria da oltre vent’anni dal presidente Ilham Aliyev.

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Nicolas Aznavour viene in aiuto di Ruben Vardanyan, in sciopero della fame nelle carceri di Baku (Entrevue.fr 05.03.25)

Nicolas Aznavour prende posizione. Il presidente e co-fondatore della Fondazione Aznavour ha appena pubblicato un messaggio sui social network per allertare il mondo sulla situazione di Ruben Vardanyan, l’imprenditore e filantropo russo-armeno, detenuto illegalmente a Baku, in Azerbaigian, da oltre 500 giorni.

Questo miliardario ha deciso tre anni fa di sposare la causa del popolo dell’Artsakh, una repubblica autoproclamata indipendente, e di guidare il paese pacificamente nonostante l’oppressione azera. Ma di fronte alle politiche imperialiste del dittatore Aliyev, le 3 anime di questa regione non riuscirono a resistere a lungo all’invasore. Crimini di guerra, violazioni dei diritti umani… Tra pochi mesi, nel 130, senza alcun mezzo per combattere, gli abitanti dellaArtsakh sono stati sottoposti a pulizia etnica mirata. E dovettero rifugiarsi nella vicina Armenia.

Ruben Vardanyan è stato arrestato insieme ad altri 22 leader per ” ragioni politiche” . Da allora, è sopravvissuto nelle carceri azere come meglio ha potuto. Privato dei suoi diritti. Impossibilità di contattare regolarmente familiari o avvocati. Vittima di maltrattamenti, il suo processo farsa è attualmente in corso. Ecco perché Nicolas Aznavour ha deciso di parlare.

« Cari amici, oggi vorrei affrontare un argomento di estrema urgenza. Ruben Vardanyan, un uomo che ha dedicato la sua vita all’Armenia, al suo popolo e al suo futuro, è attualmente in sciopero della fame dopo essere stato ingiustamente imprigionato in Azerbaigian per oltre 500 giorni. Il suo impegno per la giustizia rimane incrollabile., ma la sua salute e la sua vita sono troppo preziose per essere messe a rischio. Ruben ha sempre lavorato per l’Armenia, attraverso il suo impegno umanitario, la sua leadership e la sua visione di un futuro più forte e unito. Che si tratti di sostenere l’istruzione, avviare progetti sociali, ricostruire comunità o promuovere lo sviluppo economico, la sua influenza si estende ben oltre i nostri confini.. Ogni gesto, ogni azione da lui intrapresa era nell’interesse degli armeni, per difendere la nostra dignità, i nostri diritti e la nostra aspirazione a vivere in pace. Oggi è il momento per noi di difendere Ruben. È fondamentale esortarlo a porre fine allo sciopero della fame e consentire a noi armeni di tutto il mondo di aiutarlo a portare questo fardello.. “

Insegue: ” Dobbiamo alzare la voce, sensibilizzare e chiedere azioni concrete. Il suo sacrificio non deve in nessun caso avvenire a costo della sua salute o della sua vita. Uniamoci. Esprimiamoci. Facciamo in modo che la lotta di Ruben non passi inosservata. Condividiamo la sua storia, chiediamo giustizia e mostriamo al mondo che gli armeni non deludono mai coloro che li sostengono. Ruben, mio ​​caro amico, abbiamo bisogno di te, forte e al nostro fianco. Per favore, ponete fine a questo sciopero della fame e continuiamo insieme questa lotta per la giustizia.«

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