Premesso che dall’11 al 22 novembre 2024 l’Azerbaigian ospiterà COP29, conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico;
Considerato che l’Italia ha ottimi rapporti commerciali e politici con Baku e intrattiene una proficua collaborazione anche nel campo energetico, il che ci posiziona fra i primissimi partner europei dell’Azerbaigian;
Valutato che è interesse dell’Italia che l’area sud caucasica sia pacificamente stabilizzata e pertanto vengano incoraggiate tutte le azioni che promuovano un aumento di fiducia tra Armenia e Azerbaigian e la firma di un definitivo accordo di pace;
Preso atto che, dopo i recenti conflitti, risultano ancora trattenuti, con differenti motivazioni, a Baku, 23 prigionieri di guerra armeni e altri detenuti le cui famiglie attendono da tempo il ritorno a casa;
Considerato che il loro rilascio rappresenterebbe un segnale positivo nelle relazioni fra i due Paesi e avrebbe ulteriori positive ricadute su tutta l’area regionale e sulla stessa COP29;
i sottoscritti, deputati e senatori della repubblica italiana chiedono al Governo
• di sensibilizzare il partner azero affinché in concomitanza con l’evento COP29 proceda, quale gesto di buona volontà e in segno di amicizia con l’Italia, alla liberazione di tutti i prigionieri e detenuti armeni;
• di curare, qualora necessario anche con mezzi propri, il ritorno a casa degli stessi;
di comunicare ad Armenia e Azerbaigian l’impegno dell’Italia finalizzato al raggiungimento di un accordo definitivo di pace nella regione.
On. Alessandro Battilocchio -FI
On. Brando Benifei- PD Eurodeputato
On. Deborah Bergamini- FI
On. Simone Billi- Lega
Sen. Stefano Borghesi-Lega
Sen. Susanna Camusso-PD
On. Andrea Casu- PD
On. Giulio Centemero- Lega
Sen. Gian Marco Centinaio – Lega
On. Alessandro Colucci- Noi moderati
Sen. Andrea De Priamo- FdI
On. Gianmauro Dell’Olio- 5 Stelle
On. Benedetto Della Vedova – + Europa
Sen. Graziano Delrio – PD
Sen. Gabriella di Girolamo – 5 Stelle
On. Piero Fassino- PD
Sen. Aurora Floridia- Alleanza Verdi e Sinistra
On. Paolo Formentini- Lega
Sen. Mariastella Gelmini- Gruppo Civici d’Italia – UDC- Noi moderati
On. Giorgio Lovecchio- FI
On. Lorenzo Malagola- FdI
On. Stefano Maullu- FdI
Sen. Roberto Menia- FdI
Sen. Elena Murelli- Lega
Sen. Luigi Nave- 5 Stelle
On. Federica Onori- Azione
On. Andrea Orsini- FI
On. Andrea Pellicini- FdI
On. Catia Polidori- FI
On. Emanuele Pozzoli- FdI
On. Erik Pretto – Lega
Sen. Tatjana Rojc – PD
On. Massimiliano Salini- FI Eurodeputato
Sen. Ivan Scalfarotto – Italia Viva
Sen. Filippo Sensi – PD
Sen. Luigi Spagnolli- Gruppo Per le Autonomie
Sen. Francesco Verducci- PD
Sen. Sandra Zampa – PD
On. Gianpiero Zinzi – Lega
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2024/11/466023117_910362667856921_4785087535067930894_n.jpg526526adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-09 18:15:102024-11-09 18:22:28COP29 - APPELLO PARLAMENTARE BIPARTISAN PER IL RILASCIO DEI PRIGIONIERI ARMENI
Non possiamo rimanere in silenzio, L’Azerbajgian, il Paese fossile e autocratico, che mostra disprezzo per l’azione per il clima e campione della violazione dei diritti umani, ospiterà a Baku dall’11 al 22 novembre 2024 la 29ª Conferenza quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29) [QUI].
La Conferenza riunisce quest’anno 190 Stati, che discuteranno di diversi temi, tra i quali un nuovo obiettivo globale per il finanziamento climatico; e ancora, obiettivi per porre fine alle emissioni di gas serra, in particolare attraverso la graduale eliminazione dei combustibili fossili; transizioni giuste verso economie a zero emissioni di carbonio; misure sostenibili per ridurre i danni causati dal cambiamento climatico e per andare incontro a inevitabili perdite e danni negli Stati più a basso reddito, che stanno subendo l’effetto più duro degli impatti climatici, pur essendo tra coloro che hanno contribuito meno a crearli.
Preghiera ecumenica per gli Armeni detenuti in Azerbajgian
Alla vigilia della Cop29, domenica 10 novembre 2024 alle ore 17.00 si terrà una preghiera ecumenica per “pregare il Signore per la liberazione di coloro dei nostri fratelli che sono stati fatti prigionieri”, presso la chiesa di San Nicola da Tolentino a Roma. La liturgia, che sarà presieduto dall’Arcivescovo lan Ernest, Rappresentante personale dell’Arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, è promossa dal Pontificio Collegio Armeno e dal Rappresentante della Chiesa Armeno Apostolica presso la Santa Sede, e su invito del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) che ha esortato “tutte le persone di buona volontà” a unirsi alla giornata di preghiera per l’Armenia, “giornata che sarà ricordata in tutto il mondo, dalle comunità armene e non, con una preghiera speciale dedicata ai prigionieri armeni attualmente detenuti illegalmente in Azerbaigian”.
Appello dei leader delle Chiese Cristiane “in difesa dei diritti legittimi del popolo dell’Artsakh” e per la liberazione dei prigionieri e detenuti Armeni in Azerbajgian
A pochi giorni dalla COP29 a Baku i leader spirituali delle Chiese Armena Apostolica, Cattolica ed Evangelica – rispettivamente Sua Santità Aram I, Catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia; Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, Patriarca di Cilicia degli Armeni; e il Reverendo Paul Haidostian, Presidente dell’Unione delle Chiese Evangeliche Armene nel Vicino Oriente – hanno firmato un appello congiunto in cui scrivono: «L’attacco militare contro la Repubblica di Artsakh (nel settembre-ottobre 2020), seguito dal blocco di dieci mesi del Corridoio di Lachin e dallo sfollamento forzato di circa 120.000 armeni dalle loro terre ancestrali nel settembre 2023, nonché la demolizione pianificata di edifici e monumenti religiosi e culturali armeni e la cattura illegale della leadership politica dell’Artsakh, continua a destare enorme preoccupazione».
Pertanto, in quanto «leader spirituali dediti al servizio di Dio Onnipotente e del nostro popolo», nonché «impegnati nei principi di giustizia, pace e protezione dei diritti umani», Aram I, Bedros XXI e Haidostian scrivono di non poter «rimanere in silenzio di fronte alla violazione da parte dell’Azerbajgian dei diritti degli Armeni dell’Artsakh e all’indifferenza della comunità internazionale». Richiamano dunque l’attenzione dei propri rappresentanti spirituali e comunitari su alcune precise azioni.
Anzitutto, si legge nell’appello, «alla vigilia e nel corso della Conferenza internazionale COP29 a Baku, è di particolare importanza evidenziare la continua ingiustizia contro il popolo armeno dell’Artsakh. Richiedere il loro diritto al ritorno nelle proprie terre ancestrali e a riaffermare la propria sovranità sotto la protezione della comunità internazionale».
I tre leader spirituali chiedono poi di «mobilitare tutte le nostre risorse in difesa dei diritti degli Armeni dell’Artsakh attraverso la sensibilizzazione degli ambienti politici, governativi e diplomatici, nonché attraverso le relazioni interreligiose e interecclesiastiche, con l’ampio utilizzo di mezzi pertinenti e informativi». Infine, terza azione richiesta, quella che «durante le funzioni religiose, si tengano preghiere speciali per la rapida liberazione dei prigionieri dell’Artsakh detenuti dall’Azerbajgian: leader politici, funzionari governativi, personale militare, soldati e sostenitori della causa».
«La nostra nazione – afferma ancora il documento – si trova attualmente in una congiuntura critica e deve affrontare molte sfide. È quindi imperativo unire e riorganizzare le nostre risorse attorno a un’agenda pan-armena. Dobbiamo essere prudenti e lungimiranti. I valori nazionali dovrebbero avere la precedenza su tutte le altre considerazioni esterne e temporanee». Da qui, una preghiera a Dio di «proteggere la nostra nazione e la nostra Patria da tutti i mali e i pericoli del mondo».
Appello parlamentare
In occasione della COP29 a Baku, alcuni parlamentari italiani hanno firmato l’appello che riportiamo di seguito, affinché il governo italiano si impegni con Armenia e Azerbajgian a raggiungere un accordo di pace nella regione e provveda a far rilasciare tutti i prigionieri e detenuti Armeni, che sono ancora nelle carceri dell’Azerbajgian:
Premesso che dall’11 al 22 novembre 2024 l’Azerbaigian ospiterà COP29, conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico;
Considerato che l’Italia ha ottimi rapporti commerciali e politici con Baku e intrattiene una proficua collaborazione anche nel campo energetico, il che ci posiziona fra i primissimi partner europei dell’Azerbaigian;
Valutato che è interesse dell’Italia che l’area sud caucasica sia pacificamente stabilizzata e pertanto vengano incoraggiate tutte le azioni che promuovano un aumento di fiducia tra Armenia e Azerbaigian e la firma di un definitivo accordo di pace;
Preso atto che, dopo i recenti conflitti, risultano ancora trattenuti, con differenti motivazioni, a Baku, 23 prigionieri di guerra armeni e altri detenuti le cui famiglie attendono da tempo il ritorno a casa;
Considerato che il loro rilascio rappresenterebbe un segnale positivo nelle relazioni fra i due Paesi e avrebbe ulteriori positive ricadute su tutta l’area regionale e sulla stessa COP29;
i sottoscritti, deputati e senatori della repubblica italiana chiedono al Governo
– di sensibilizzare il partner azero affinché in concomitanza con l’evento COP29 proceda, quale gesto di buona volontà e in segno di amicizia con l’Italia, alla liberazione di tutti i prigionieri e detenuti armeni;
– di curare, qualora necessario anche con mezzi propri, il ritorno a casa degli stessi;
– di comunicare ad Armenia e Azerbajgian l’impegno dell’Italia finalizzato al raggiungimento di un accordo definitivo di pace nella regione.
On. Alessandro Battilocchio – FI
On. Brando Benifei – PD Eurodeputato
On. Deborah Bergamini – FI
On. Simone Billi – Lega
Sen. Stefano Borghesi – Lega
Sen. Susanna Camusso – PD
On. Andrea Casu – PD
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On. Alessandro Colucci – Noi moderati
Sen. Andrea De Priamo – FdI
On. Gianmauro Dell’Olio – 5 Stelle
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On. Piero Fassino – PD
Sen. Aurora Floridia – Alleanza Verdi e Sinistra
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Una delegazione di Amnesty International a Baku
In previsione della COP29 in Azerbajgian, Amnesty International ha ribadito che è «necessario garantire un finanziamento climatico equo, l’abbandono totale dei combustibili fossili e di porre i diritti umani al centro di tutte le decisioni sul clima».
Una delegazione di Amnesty International sarà a Baku dal 9 al 24 novembre 2024 in occasione della COP29, per mettere in evidenza la necessità di porre i diritti umani al centro di tutte le decisioni sul clima e sul continuo attacco del governo azerbajgiano alla società civile.
Agnès Callamard, Segretario Generale di Amnesty International, ha dichiarato: «Alla luce delle insufficienti tutele dei diritti umani previste nell’Accordo con lo stato ospitante, gli stati devono anche adottare misure per proteggere la libertà di espressione e di protesta pacifica per tutti coloro che parteciperanno alla COP29 e per limitare l’influenza dannosa dei lobbisti dei combustibili fossili, che saranno onnipresenti alla conferenza. L’Azerbjigian ha un pessimo record in materia di rispetto della libertà di espressione e del dissenso. È quindi tanto più importante che tali diritti siano protetti all’interno dello spazio ufficiale delle Nazioni Unite. Sia il Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sia gli Stati parte devono fare molto di più rispetto a quanto fatto negli Emirati Arabi Uniti o in Egitto per garantire la sicurezza, l’incolumità e i diritti di tutti e tutte».
L’Azerbajgian, Paese ospitante della COP29, mostra disprezzo per l’azione per il clima e i diritti umani. Nessuno dei due sembra essere sulla sua agenda di Arzu Geybullayeva Global Voices, 1° maggio 2024
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Il Petersberg Climate Dialogue di quest’anno, un negoziato annuale internazionale sul clima ospitato dal Ministero degli Esteri tedesco, è stato più di una semplice discussione sulle sfide chiave della politica climatica internazionale. L’evento si è svolto dal 25 al 26 aprile e ha visto la partecipazione di Ilham Aliyev, il Presidente dell’Azerbajgian, il Paese che ospita la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2024 (COP29), il più grande vertice internazionale sul clima.
L’incontro è stato anche un’occasione per porre alcune domande scomode e ascoltare alcune verità inquietanti sui piani dell’Azerbajgian per l’azione sul clima. Nel suo discorso di apertura, il Ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha posto una serie di domande incentrate sul futuro dell’economia verde e sui passi concreti che i governi stanno intraprendendo per rispettare gli impegni presi durante le precedenti conferenze COP.
Secondo le osservazioni pronunciate dal Presidente Aliyev, le risposte a tutte queste domande erano già state definite da Dio, poiché Dio ha donato al suo Paese riserve di petrolio e gas e, in quanto tale, l’Azerbajgian dovrebbe continuare a investire e produrre combustibili fossili. Il leader del Paese ha anche promesso di aumentare le esportazioni di gas naturale verso l’Europa.
Nella stessa conferenza, le osservazioni contraddittorie del Presidente della COP29, Mukhtar Babayev, hanno creato ulteriore confusione sulla politica climatica dell’Azerbajgian. Babayev ha affermato: “Il mancato raggiungimento dell’obiettivo [di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 C°, in base all’accordo di Parigi] porterà alla perdita di case e abitanti. Sarebbe una minaccia devastante ed esistenziale, soprattutto per i Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari. … Tutti hanno il dovere di assicurarsi che le proprie azioni siano coerenti con le proprie parole”.
Diritti e libertà all’ombra dei piani energetici
Quando la decisione di concedere all’Azerbaijan lo status di Paese ospitante è stata annunciata nel dicembre 2023, incombevano interrogativi sui precedenti del Paese ospitante in materia di diritti umani e libertà, nonché sul suo fermo impegno nei confronti dei combustibili fossili e sui suoi piani limitati per ridurre le emissioni. L’economia del Paese dipende fortemente dalla produzione di petrolio e gas, che rappresentano circa il 90 % delle entrate dalle esportazioni dell’Azerbajgian. Sebbene l’Azerbajgian abbia due documenti che riconoscono i limiti del modello di crescita alimentato dagli idrocarburi, al momento non è sulla buona strada per cambiare questi modelli e probabilmente non raggiungerà i suoi obiettivi di emissioni nette zero o di riduzione delle emissioni di gas serra.
In un’intervista con Politico, Patrick Galey, un analista di combustibili fossili presso Global Witness, ha affermato che l’Azerbajgian stava seguendo l’esempio degli Emirati Arabi Uniti nelle sue politiche sui combustibili fossili. Quest’ultimo era l’ospite del vertice dell’anno scorso. “Proprio come gli Emirati Arabi Uniti, l’Azerbajgian sta pianificando un massiccio aumento della produzione di gas. Proprio come gli Emirati Arabi Uniti, l’Azerbajgian prevede di legittimare il suo regime autoritario ospitando questi colloqui globali. E proprio come gli Emirati Arabi Uniti, l’Azerbajgian sembra pronto a usare la COP per sviluppare i suoi legami commerciali internazionali”, ha osservato Galey.
Nel frattempo, la recente repressione di giornalisti e attivisti nel Paese segnala che il vertice si svolgerà in un Paese in cui i diritti umani e le libertà rimangono una preoccupazione importante.
La repressione del governo sulla società civile
Da anni, l’Azerbajgian ha uno dei peggiori record internazionali sui diritti e le libertà dei cittadini. Tuttavia, il Presidente Aliyev ha insistito sul fatto che le persecuzioni contro la società civile sono giustificate. Rispondendo alle domande dopo una conferenza stampa con il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, Aliyev ha affermato che non ci sono state violazioni dei diritti umani in Azerbajgian, nessuna censura, nessuna restrizione alla libertà dei media e che il Paese ha garantito l’accesso libero a Internet.
Gli osservatori dei diritti umani la vedono diversamente. Secondo il rapporto annuale Freedom on the Net di Freedom House, Internet in Azerbajgian non è libero. Gli attacchi a diverse piattaforme di media online da novembre 2023, gli arresti di reporter indipendenti e dell’opposizione, l’hacking dei loro account sui social media, la rimozione dei loro contenuti online e la negazione delle violazioni dei diritti dipingono un quadro diverso. Il Paese attualmente si classifica al 151° posto su 180 Paesi nell’indice sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere.
A Berlino, il Presidente Aliyev ha parlato delle recenti indagini e degli arresti che hanno preso di mira una serie di media indipendenti e dell’opposizione, aggiungendo: “Queste indagini erano legittime. Ogni Paese deve difendere le proprie leggi. E se c’è una piattaforma mediatica che riceve illegalmente fondi dall’estero sotto inchiesta, non significa che i media in Azerbajgian non siano liberi”.
Pochi giorni dopo il suo ritorno, la repressione “giustificata” è continuata con l’arresto il 29 aprile da parte della polizia di Anar Mammadli, un attivista politico, ex prigioniero politico e capo di una ONG locale pro-democrazia, l’Election Monitoring and Democracy Studies Centre (EMDC).
Prima del viaggio di Aliyev a Berlino, un altro attivista pro-democrazia e fondatore di Meclis.info, un sito web che documenta le dichiarazioni dei legislatori azeri, Imran Aliyev, è stato arrestato all’aeroporto di Baku il 18 aprile con false accuse di contrabbando. Durante la sua udienza, sul suo corpo erano visibili segni di tortura. Secondo i giornalisti locali, dopo aver dichiarato di essere stato torturato durante la detenzione, Aliyev è stato poi sottoposto a ripetute intimidazioni fisiche presso il centro di detenzione. Se condannato, Aliyev potrebbe affrontare una pena detentiva da cinque a otto anni.
Nel frattempo, la polizia ha continuato a interrogare i giornalisti in un’indagine in corso contro Toplum TV. Almeno due giornalisti, Cavid Ramazanov e Gulyeter Mahmudova, sono stati interrogati tra il 25 e il 27 aprile. Il 6 marzo, Toplum TV, un canale di notizie online, ha visto il suo ufficio preso d’assalto dalla polizia, il personale arrestato, l’attrezzatura confiscata e l’edificio sigillato. Lo stesso giorno, gli account YouTube e Instagram di Toplum TV sono stati hackerati. I colpevoli hanno rimosso anni di contenuti dal loro canale YouTube e lo hanno rinominato, rendendo il canale inaccessibile. L’account Instagram di Toplum TV è stato eliminato. Dopo il raid, un giornalista di Tolplum TV, Mushvig Jabbarov, è stato condannato a quattro mesi di custodia cautelare per false accuse di contrabbando. Anche il co-fondatore della piattaforma, l’esperto di diritto dei media Alasgar Mammadli, è stato condannato a quattro mesi per le stesse accuse. Altri due giornalisti di Toplum TV, Farid Ismayilov ed Elmir Abbasov, sono stati arrestati e poi messi agli arresti domiciliari, per accuse simili di contrabbando.
Le accuse mosse a Toplum TV e ad almeno altri cinque attivisti politici arrestati dal 6 marzo seguono uno schema di repressione e censura dei media che è stata accelerata da novembre 2023.
Dall’inizio di aprile, almeno sette persone sono state interrogate nell’ambito di un’indagine in corso contro un’altra piattaforma mediatica indipendente, Abzas Media. Abzas Media, una piattaforma di notizie online indipendente, ha avuto il suo ufficio perquisito e gran parte della redazione arrestato con le stesse accuse di contrabbando da novembre 2023.
Inutile dire che in Azerbajgian non esiste un giornalismo indipendente sull’impatto ambientale della produzione di combustibili fossili del Paese. Quando le proteste ambientali regionali hanno scosso il Paese nell’estate del 2023, ai giornalisti è stato impedito di coprire le proteste. Allo stesso modo, Anar Mammadli, un attivista politico arrestato il 29 aprile, è stato uno dei fondatori di una nuova iniziativa COP29-Climate of Justice Initiative, che, tra i molti ambiti di interesse, ha anche indagato sull’inquinamento intorno alla penisola di Absheron a seguito dell’estrazione di petrolio e dell’inquinamento delle acque nella zona.
In risposta alla repressione in corso in Azerbajgian, il Parlamento Europeo ha adottato il 25 aprile 2024 una risoluzione urgente, chiedendo un “rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici” e che “le sanzioni dell’Unione Europea nell’ambito del suo regime globale di sanzioni per i diritti umani vengano imposte ai funzionari azeri che hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani”. La risoluzione è stata adottata con 474 voti a favore, 4 contrari e 51 astensioni.
La risoluzione ha invitato la Commissione Europea anche a sospendere il partenariato strategico nel campo dell’energia con l’Azerbajgian. La Commissione ha firmato un accordo con l’Azerbajgian per raddoppiare le importazioni di gas entro il 2027. Durante la sua visita a Berlino, il Presidente Aliyev ha utilizzato questi accordi per giustificare la continua produzione di petrolio e gas. Le autorità azere hanno risposto rapidamente alla risoluzione, respingendo il documento come infondato e politicamente motivato.
Separatamente, il 27 aprile, il Congresso degli Stati Uniti ha assistito all’introduzione del Azerbaijan Sanctions Review Act. L’atto, il primo del suo genere, “permetterebbe sanzioni contro alti funzionari azeri per il loro ruolo nella guerra del Karabakh e violazioni dei diritti umani, tra cui la violenta repressione dell’opposizione politica”, come riportato da Turan News Agency. Mentre le conferenze annuali COP sono pensate come uno spazio per una seria discussione ambientale e per l’elaborazione di politiche, i due precedenti Paesi ospitanti, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, hanno utilizzato le conferenze per ripulire la propria immagine e reprimere la società civile. Con le dichiarazioni contraddittorie dell’Azerbajgian, la scarsa reputazione in materia di diritti umani e le politiche passive sul clima, alcuni attivisti si stanno preparando a gran parte della stessa cosa. Pertanto, molti attivisti ambientali stanno perdendo la fiducia che le conferenze COP possano essere una fonte significativa di azione per il clima, con alcuni che hanno persino scelto di boicottare l’evento.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 22:57:282024-11-09 18:58:52Azerbajgian – Paese fossile e autocratico che disprezza l’azione per il clima e per i diritti umani – ospita la COP29 sui cambiamenti climatici (Korazym 08.11.24)
Firenze, 8 novembre 2024 – Per la critica è “uno degli artisti più ispirati e stimolanti della sua generazione”. Direttore di origine armena ma attivo soprattutto in Asia, Gevorg Sargsyan salirà sul podio dell’Orchestra Toscana Classica, domenica 10 e lunedì 11 novembre all’Auditorium di Santo Stefano al Ponte. A impreziosire le serate saranno anche tre straordinari solisti, Simonide Braconi alla viola, Fernando Diaz al pianoforte e Gregorio Del Vecchio al clarinetto. Al centro dei concerti, intitolati “Tra Europa e America”, saranno la celebre “Rapsodia in blu” di George Gershwin, la “Fantasia per viola e archi” di Johann Nepomuk Hummel e due brani degli stessi interpreti, “Fantasia Mexicana” di Fernando Diaz e “Il Canto del silenzio per viola e orchestra d’archi” che Simonide Braconi ha voluto dedicare alle vittime della pandemia. Gevorg Sargsyan si è formato al Conservatorio di Stato di Yerevan in Armenia, per poi perfezionarsi al Goldsmiths College di Londra. Stabilitosi in Asia, Sargsyan alterna l’attività concertistica con quella didattica. Ha diretto orchestre in tutto il mondo, tra cui la Jayakarta Symphony Orchestra, la Czech Chamber Philharmonic Orchestra e la Lviv Symphonic Orchestra, e ha lavorato stabilmente presso il Teatro Nazionale dell’Opera e Balletto di Armenia. Inizio ore 21. Biglietto 15 euro. Prevendite online su www.ticketone.it e nei punti Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita) e presso Opera Your Preview – via Por Santa Maria 13, Firenze – tutti giorni dalle ore 10 alle 18. Riduzioni per studenti, over 65, titolari “Firenze Card” del Comune di Firenze e soci Unicoop Firenze.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 19:02:172024-11-09 19:03:18Firenze, Gevorg Sargsyan sul podio di Toscana Classica (La Nazione 08.11.24)
Sentendosi escluse dalla partecipazione diretta alla prossima conferenza sul clima COP29, che inizierà l’11 novembre a Baku, le organizzazioni ambientaliste armene hanno rilasciato una dichiarazione in cui esortano i partecipanti a parlare dei diritti e della protezione ambientale dell’Azerbaigian.
La dichiarazione, rilasciata dall’organizzazione non governativa Ecolur con sede a Yerevan e firmata da oltre 50 altre entità armene, accusa il governo azero di utilizzare la COP29 per creare una narrativa di “greenwashing” volta a oscurare le violazioni dei diritti e a nascondere le presunte carenze nella salvaguardia degli ecosistemi regionali.
Le ONG armene hanno specificamente accusato l’Azerbaigian di essere impegnato in una “deforestazione di massa” nel territorio armeno attualmente occupato dalle forze armate azere sulla scia della riconquista del Nagorno-Karabakh da parte di Baku. Secondo la dichiarazione dell’ONG, le attività azere nell’area stanno “devastando gli ecosistemi” attraverso la costruzione di una rete di strade e l’impianto di mine terrestri che “limitano il movimento dei residenti [armeni] nelle vicinanze e li privano dell’accesso all’acqua”.
Baku, Azerbaigian
La dichiarazione esorta inoltre i partecipanti a parlare di quelle che definisce “violazioni del diritto umanitario, pulizia etnica della popolazione armena indigena [e] distruzione del patrimonio storico e culturale armeno” in Karabakh.
I funzionari azeri negano le accuse di violazione dei diritti contro gli armeni del Karabakh, citando una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che sostengono la sovranità di Baku sull’enclave del Karabakh.
Sembra improbabile che molti partecipanti sollevino pubblicamente argomenti non ambientali durante la COP29. Un accordo di ospitalità tra l’agenzia delle Nazioni Unite che gestisce la conferenza annuale e il governo dell’Azerbaigian contiene un linguaggio che potenzialmente consente ai padroni di casa di rivalersi legalmente su chiunque esprima pubblicamente critiche alle politiche del governo. Quindi chi si reca a Baku deve stare attento e pesare le parole.
La dichiarazione dell’ONG armena ha criticato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per aver scelto Baku come città ospitante. Data la tensione in corso intorno al processo di pace tra Armenia e Azerbaigian, gli ambientalisti armeni non si sono sentiti sicuri di partecipare alla conferenza.
“La decisione di tenere la COP29 a Baku è stata di per sé problematica, considerando non solo il fatto che tale evento si tiene in un Paese con un’economia basata sui combustibili fossili, ma anche la realtà che questo Stato utilizza i profitti derivanti da queste risorse per espandere l’aggressione militare e violare palesemente il diritto internazionale”, si legge nella dichiarazione.
Intanto però l’Azerbaigian è riuscito a massimizzare i propri contatti internazionali e le proprie ricchezze e ha ottenuto l’ospitalità di questo evento. Un paese che vive di petrolio e gas dovrebbe guidare la discussione sulla decarbonizzazione. La cosa è leggermente farsesca.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 18:55:472024-11-09 18:57:08AttualitàGli ambientalisti armeni accusano l’Azerbaigian di usare la COP29 per fare Greenwashing (Scenari Economici 08.11.24)
Promossa da Karekin II, patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, domenica 10 novembre si svolgerà in tutto il mondo una Giornata di preghiera per la pace in Armenia. A Ginevra il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) dà appuntamento nella cattedrale di Saint Pierre alle 17. In un video messaggio giunto all’organismo ecumenico alla vigilia dell’iniziativa, il Patriarca Karekin ha detto: “Il vostro sostegno al popolo dell’Artsakh, in particolare a coloro che sono in difficoltà e a coloro che sono detenuti illegalmente nelle prigioni dell’Azerbaijan, è una profonda testimonianza di solidarietà e fratellanza cristiana”. Riflettendo sulle “indicibili difficoltà e sulla pulizia etica che la regione sta affrontando”, ha aggiunto: “Il vostro impegno a unirvi a noi nella preghiera rinnova la nostra speranza nella nostra richiesta di giustizia, pace e dignità per tutti e in particolare per il riconoscimento dei diritti del nostro popolo dell’Artsakh e della libertà dei nostri figli prigionieri”.
In un comunicato diffuso oggi, il Wcc invita “tutte le persone di buona volontà” a unirsi a questa giornata di preghiera “per l’Armenia, per la pace, per il sostegno ai rifugiati e per la liberazione degli ostaggi di guerra”. La Giornata si svolge domenica 10 novembre perché la Cop29 si svolgerà quest’anno in Azerbaigian. Il Wcc ricorda a questo proposito che l’aggressione militare contro la Repubblica del Nagorno-Karabakh/Artsakh nel settembre-ottobre 2020, seguita dal blocco totale durato dieci mesi del corridoio di Lachin e dallo sfollamento forzato di circa 120.000 armeni dalle loro terre ancestrali nel settembre 2023, rimane “una preoccupazione critica”. “La Cop29 – afferma il Wcc – rappresenta un’opportunità unica per sostenere la liberazione incondizionata dei 23 ostaggi armeni, nonché prigionieri politici e giornalisti azeri detenuti nelle prigioni azere”. A Roma, il Pontificio Collegio armeno e la Rappresentanza della Chiesa apostolica armena presso la Santa Sede organizzano insieme una preghiera ecumenica che si terrà alle ore 17 presso la Chiesa armena di San Nicola da Tolentino (via S. Nicola da Tolentino 17), per “pregare il Signore per la liberazione di coloro dei nostri fratelli che sono stati fatti prigionieri”.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 18:45:122024-11-09 18:47:27Armenia: domenica 10 novembre Giornata di preghiera per pace e liberazione dei prigionieri. Karekin II, “vostro sostegno è segno di solidarietà e fratellanza cristiana” (SIR 08.11.24)
ARMENIA AZERBAIGIAN, APPELLO PER LA PACE
Dalla Lega al Pd, centrodestra e centrosinistra si uniscono tramite alcuni dei loro parlamentari per lanciare un appello per la liberazione dei prigionieri e detenuti armeni. In una lettera scritta in vista della COP29, conferenza Onu sul cambiamento climatico che sarà ospitata dall’Azerbaigian, deputati e senatori che rappresentano i partiti della maggioranza e dell’opposizione hanno elaborato alcune richieste per il governo, con l’obiettivo principale di spingere Armenia e Azerbaigian di arrivare a un accordo di pace e a far rilasciare chi si trova ancora nelle carceri azere.
Infatti, ci sono 23 prigionieri di guerra a Baku e altri detenuti. L’idea è di far leva sui rapporti commerciali e politici con Baku, basti pensare alla partnership nel settore energetico grazie alla quale si è creato un solido legame con l’Azerbaigian. Inoltre, l’Italia ha interesse nella stabilizzazione della zona, motivo per il quale può incoraggiare azioni che avvicinino i due Paesi al punto tale da arrivare a un accordo di pace definitivo. Di sicuro, il rilascio di prigionieri e detenuti sarebbe un buon segnale con ricadute positive sulla conferenza, oltre che su tutta la regione, secondo i parlamentari.
LE RICHIESTE DEI PARLAMENTARI
La richiesta esplicita dei parlamentari italiani al governo Meloni è di sensibilizzare l’Azerbaigian affinché liberi i prigionieri e detenuti armeni proprio in concomitanza con COP29, come segno di amicizia con il nostro Paese e di buona volontà. Si chiede altresì di occuparsi del loro rientro a casa e di esprimere a entrambi i Paesi la volontà dell’Italia di collaborare per arrivare a un accordo di pace nella regione che sia definitivo.
CHI HA FIRMATO L’APPELLO AL GOVERNO ITALIANO
I firmatari della Lega sono gli onorevoli Simone Billi, Paolo Formentini, Giulio Centemero, Erik Pretto e Gianpiero Zinzi e i senatori Stefano Borghesi, Gian Marco Centinaio ed Elena Murelli. Per quanto riguarda Forza Italia, a firmare l’appello sono gli onorevoli Alessandro Battilocchio, Deborah Bergamini, Giorgio Lovecchio, Andrea Orsini, Catia Polidori e l’eurodeputato Massimiliano Salini. Invece, per il Partito democratico i senatori Susanna Camusso, Graziano Delrio, Filippo Sensi, Francesco Verducci, Sandra Zampa e Tatjana Rojc con gli onorevoli Andrea Casu, Piero Fassino e l’eurodeputato Brando Benifei.
Per il Movimento 5 Stelle ci sono i senatori Gabriella di Girolamo e Luigi Nave con l’onorevole Gianmauro Dell’Olio. I firmatari del partito che guida il governo, Fratelli d’Italia: i senatori Andrea De Priamo, Roberto Menia e gli onorevoli Lorenzo Malagola, Stefano Maullu, Andrea Pellicini ed Emanuele Pozzoli. L’onorevole Alessandro Colucci per Noi Moderati e la senatrice Mariastella Gelmini per Gruppo Civici d’Italia, UDC, Noi moderati. Infine, gli onorevoli Benedetto Della Vedova (+Europa) e Federica Onori (Azione), i senatori Aurora Floridia (Avs), Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e Luigi Spagnolli (Gruppo Per le Autonomie).
COP29: appello bipartisan per il rilascio di 23 prigionieri armeni
L’appello bipartisan dei parlamentari italiani per il rilascio di 23 prigionieri di guerra armeni e altri detenuti le cui famiglie attendono da tempo il ritorno a casa in occasione della COP29
Premesso che dall’11 al 22 novembre 2024 l’Azerbaigian ospiterà COP29, conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico;
Considerato che l’Italia ha ottimi rapporti commerciali e politici con Baku e intrattiene una proficua collaborazione anche nel campo energetico, il che ci posiziona fra i primissimi partner europei dell’Azerbaigian;
Valutato che è interesse dell’Italia che l’area sud caucasica sia pacificamente stabilizzata e pertanto vengano incoraggiate tutte le azioni che promuovano un aumento di fiducia tra Armenia e Azerbaigian e la firma di un definitivo accordo di pace;
Preso atto che, dopo i recenti conflitti, risultano ancora trattenuti, con differenti motivazioni, a Baku, 23 prigionieri di guerra armeni e altri detenuti le cui famiglie attendono da tempo il ritorno a casa;
Considerato che il loro rilascio rappresenterebbe un segnale positivo nelle relazioni fra i due Paesi e avrebbe ulteriori positive ricadute su tutta l’area regionale e sulla stessa COP29;
i sottoscritti, deputati e senatori della repubblica italiana chiedono al Governo
• di sensibilizzare il partner azero affinché in concomitanza con l’evento COP29 proceda, quale gesto di buona volontà e in segno di amicizia con l’Italia, alla liberazione di tutti i prigionieri e detenuti armeni;
• di curare, qualora necessario anche con mezzi propri, il ritorno a casa degli stessi;
di comunicare ad Armenia e Azerbaigian l’impegno dell’Italia finalizzato al raggiungimento di un accordo definitivo di pace nella regione.
On. Alessandro Battilocchio -FI
On. Brando Benifei- PD Eurodeputato
On. Deborah Bergamini- FI
On. Simone Billi- Lega
Sen. Stefano Borghesi-Lega
Sen. Susanna Camusso-PD
On. Andrea Casu- PD
On. Giulio Centemero- Lega
Sen. Gian Marco Centinaio – Lega
On. Alessandro Colucci- Noi moderati
Sen. Andrea De Priamo- FdI
On. Gianmauro Dell’Olio- 5 Stelle
On. Benedetto Della Vedova – + Europa
Sen. Graziano Delrio – PD
Sen. Gabriella di Girolamo – 5 Stelle
On. Piero Fassino- PD
Sen. Aurora Floridia- Alleanza Verdi e Sinistra
On. Paolo Formentini- Lega
Sen. Mariastella Gelmini- Gruppo Civici d’Italia – UDC- Noi moderati
On. Giorgio Lovecchio- FI
On. Lorenzo Malagola- FdI
On. Stefano Maullu- FdI
Sen. Roberto Menia- FdI
Sen. Elena Murelli- Lega
Sen. Luigi Nave- 5 Stelle
On. Federica Onori- Azione
On. Andrea Orsini- FI
On. Andrea Pellicini- FdI
On. Catia Polidori- FI
On. Emanuele Pozzoli- FdI
On. Erik Pretto – Lega
Sen. Tatjana Rojc – PD
On. Massimiliano Salini- FI Eurodeputato
Sen. Ivan Scalfarotto – Italia Viva
Sen. Filippo Sensi – PD
Sen. Luigi Spagnolli- Gruppo Per le Autonomie
Sen. Francesco Verducci- PD
Sen. Sandra Zampa – PD
On. Gianpiero Zinzi – Lega
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 18:38:142024-11-09 18:45:04Armenia Azerbaigian, parlamentari al governo: favorire pace/ Da Lega a Pd: appello per liberare prigionieri (Varie 08.11.24)
Tra l’11 e il 22 novembre si terrà a Baku, in Azerbaijan la COP 29, la ventinovesima conferenza annuale delle Nazioni Unite sulla lotta al cambiamento climatico. Per la prima volta, l’evento si svolgerà in una ex repubblica sovietica e vedrà tra i 40 e i 50 mila partecipanti, tra delegati, funzionari, leader politici e del mondo economico e finanziario e membri delle ONG – un numero estremamente elevato, seppur inferiore agli 84 mila partecipanti alla COP28 di Dubai dell’anno scorso. Al centro dell’evento di quest’anno vi sarà la discussione in merito ai finanziamenti, per i quali i Paesi sarebbero pronti a negoziare un nuovo obiettivo globale di finanza per il clima, il New Collective Quantified Goal (NCQG). Così come per gli Emirati Arabi Uniti lo scorso anno, l’Azerbaijan appare poco credibile come Paese ospitante dell’iniziativa sul clima. La sua economia dipende infatti in gran parte dall’estrazione di combustibile fossile, mentre la cultura politica, autoritaria e resistente all’esame critico, risulta in contrasto con i principi di trasparenza e inclusione su cui si fonda il sistema delle Nazioni Unite. Dunque, anche questa edizione della COP sembra essere avvolta dall’ipocrisia, oltre che costituire una questione di famiglia per il Presidente azero, Ilham Aliyev, in quanto buona parte delle aziende e degli sponsor collegati all’evento sono in mano a membri della sua famiglia.
COP Co-Opted, il rapporto pubblicato alla fine di ottobre da Transparency International e Anti-Corruption Data Collective, ha sollevato preoccupazioni sul fatto che la convenzione quadro «mancasse di protezioni contro l’influenza delle aziende e dei combustibili fossili nell’organizzazione della COP del Paese ospitante». Brice Böhmer, che ha guidato il lavoro di Transparency International sul cambiamento climatico e la governance, ha affermato che «senza linee guida su chi può essere un partner della COP e su come dovrebbe essere gestito il conflitto di interessi, è molto facile per i regimi corrotti assicurarsi che la loro famiglia e i loro amici possano usare la COP per ripulire i loro precedenti e beneficiare direttamente della COP».
Circa 5 mila tra i partecipanti alla Conferenza soggiorneranno in camere ultra-lussuose del Sea Breeze Resort, sul Mar Caspio, con accesso diretto a una spiaggia lunga sette chilometri, 50 bar e ristoranti e oltre 60 piscine. Il complesso turistico, che si estende su 500 ettari, appartiene a Emin Agalarov, ex genero del presidente Ilham Aliyev. Se già questo può ricoprire di un velo di ipocrisia l’evento, va inoltre aggiunto che buona parte delle aziende collegate all’evento e degli sponsor sono in mano a famigliari stretti del presidente.
Tra i partner ufficiali della COP29 figurano infatti il produttore alimentare Azersun e PASHA Holding, un conglomerato che abbraccia interessi nel settore bancario, assicurativo e delle costruzioni. La PASHA Holding appartiene a Leyla e Arzu Aliyeva, le due figlie adulte del presidente Aliyev. Hassan Gozal, nipote di Abdolbari Gozal, presidente di Azersun, è stato direttore di tre società costituite nelle Isole Vergini britanniche a nome delle sorelle Aliyeva, secondo un’indagine dell’International Consortium for Investigative Journalists.
Altri due sponsor della conferenza sul clima sono Silk Way West Airlines e un’azienda tessile chiamata GILTEX. La compagnia aerea è in ultima analisi di proprietà di un ex funzionario statale, Zaur Akhundov, mentre Arzu Aliyeva, figlia del presidente azero, era una dei tre proprietari di Silk Way Bank, l’ex braccio finanziario di Silk Way Group, di cui fa parte il vettore aereo. GILTEX, che controlla fino al 70% del mercato tessile locale, faceva parte di un conglomerato chiamato Gilan Holding. Un’indagine dell’OCCRP del 2018 ha rivelato che le figlie del Presidente Aliyev, attraverso una società registrata negli Emirati Arabi Uniti, avevano una partecipazione di maggioranza in Gilan Holding insieme ai figli di Kamaladdin Heydarov, ministro delle Situazioni di emergenza dell’Azerbaigian, nonché membro del comitato organizzatore della COP29.
Bank ABB, precedentemente nota come Banca Internazionale dell’Azerbaigian, è il Principal Banking Partner della COP e ha dichiarato di voler utilizzare «le intuizioni e le partnership forgiate alla COP29» per «promuovere soluzioni finanziarie che sostengano la stabilità ambientale, sociale ed economica». La banca fece notizia per il ruolo che ricoprì nello scandalo conosciuto con il nome di «lavanderia a gettoni azera», riguardante il riciclaggio di 2,9 miliardi di dollari. SOCAR Green, Energy Transition Partner dell’evento, è una filiale per l’energia pulita della compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian. Anche in questo caso, i due sponsor sono emblema di corruzione, poca trasparenza e ipocrisia nello svolgere della conferenza sul clima delle Nazioni Unite.
Amnesty International ha inoltre denunciato come l’Azerbaijan abbia una lunga storia di limitazione alla libertà di espressione, associazione e riunione. Le proteste pacifiche, comprese quelle tenute da gruppi ambientalisti, sono sempre state duramente represse e più di 300 persone sono attualmente incarcerate con accuse politicamente motivate. Il lavoro dei giornalisti è gravemente ostacolato da leggi draconiane e dalla costante minaccia di ritorsioni. La maggior parte dei media indipendenti sono stati eliminati, così come vaste fasce della società civile dell’Azerbaigian. La tortura e altri maltrattamenti durante la detenzione sono diffusi in Azerbaigian e l’impunità è radicata.
Insomma, questi sono gli ingredienti della COP29 delle Nazioni Unite che si terrà a breve in Azerbaijan. Non proprio adatti alla credibilità e alla riuscita della conferenza sul clima.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 18:34:492024-11-09 18:36:28Conflitti d’interesse e corruzione: la COP29 in Azerbaigian è una farsa prima di cominciare (L'Indipendente 08.11.24)
S.E. Monsignor Pablo Léon Hakimian, eparca di San Gregorio de Narek en Buenos Aires degli Armeni ed esarca per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico, è morto mercoledì scorso, 6 novembre, all’età di 70 anni, dopo una lunga malattia. Il compianto presule era nato a Le Caire, in Egitto, l’11 novembre 1953, ed era divenuto sacerdote il 14 agosto 1981. Nominato eparca di San Gregorio de Narek en Buenos Aires degli Armeni ed esarca per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico il 4 luglio 2018, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 29 settembre. Le esequie saranno celebrate lunedì 11 novembre nella cattedrale di Nuestra Señora de Narek a Buenos Aires.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-08 16:59:312024-11-11 17:01:32Lutto nell’episcopato (Armeno cattolico) - (Osservatore Romano 08.11.24)
La storia di Eric, un armeno di quarant’anni che ha cercato di migrare negli Stati Uniti, partendo dall’Armenia attraversando l’Europa, la Cina e il Messico. Il suo approdo da migrante irregolare negli USA è coinciso con il carcere. Uscito di prigione grazie ad un avvocato ora prova a rifarsi una vita
Il sogno americano è la convinzione che in America le persone possano raggiungere successo e prosperità indipendentemente dal loro background sociale o dalle loro circostanze, se hanno diligenza e determinazione. Si basa su idee come opportunità economiche, libertà, uguaglianza e miglioramento della qualità della vita. Questo sogno spesso ispira i migranti e le loro famiglie in cerca di una vita migliore, anche se in realtà molti affrontano sfide e ostacoli.
“Ho trascorso due mesi in prigione; non avevo mai sperimentato una sofferenza simile in vita mia. Era il caos”, inizia Eric (nome di fantasia), un uomo armeno di 40 anni arrivato di recente negli Stati Uniti.
Residente a Yerevan, circa un anno fa ha iniziato a presentare domanda all’ambasciata degli Stati Uniti, ma non ha mai ottenuto il visto. Dopo l’ennesimo rifiuto, ha condiviso il suo sogno con un caro amico, che gli ha consigliato di contattare un’organizzazione speciale che avrebbe potuto aiutarlo.
“Ho chiamato e ho incontrato un uomo. Non era armeno. Mi ha assicurato che poteva aiutarmi ad arrivare negli Stati Uniti. Il servizio costava 25mila dollari, che avrebbero coperto tutto: voli, sistemazione in hotel e così via. Non avevo tutti quei soldi, ma avevo una bella macchina, che ho venduto”.
Eric ha ottenuto un visto Schengen, che gli avrebbe permesso di entrare nell’UE e poi in Messico per raggiungere gli Stati Uniti. È stato avvisato che doveva essere pronto a partire in qualsiasi momento. Quel momento è arrivato molto rapidamente e inaspettatamente.
Racconta che, dopo aver ricevuto il visto, chiedeva aggiornamenti quasi ogni giorno, ma riceveva sempre la stessa risposta: “Oggi non è il giorno giusto”. Un giorno, circa due ore dopo la solita risposta, ha ricevuto una chiamata che lo invitava a recarsi velocemente all’aeroporto perché il suo volo era imminente.
“Sono partito da Yerevan per Barcellona. Secondo l’accordo, avrei dovuto rimanere lì per una notte e poi viaggiare in Messico. Una volta arrivato a Barcellona, sono stato portato in un hotel. C’era un altro uomo lì, anche lui arrivato con lo stesso ‘servizio’, e dovevamo partire insieme. Quella notte, ho dormito a malapena, e anche lui. Abbiamo fumato e parlato del futuro; entrambi sentivamo di essere sulla strada giusta”.
Il giorno dopo, tuttavia, sono stati informati che avrebbero dovuto aspettare un altro giorno. Il giorno dopo, un’auto li ha portati all’aeroporto. Tuttavia, il piano non si è concretizzato.
“All’aeroporto ci hanno controllato i documenti e non ci hanno permesso di imbarcarci sul volo per il Messico. Il nostro contatto ha mandato un’auto e ci hanno riportato in hotel. Siamo rimasti lì per altri due giorni e ci hanno detto che c’erano dei problemi. Poi abbiamo saputo che non avremmo potuto raggiungere il Messico attraverso la Spagna e siamo partiti per Bruxelles. La stessa storia è successa lì, non ci hanno permesso di volare in Messico e siamo rimasti lì per un altro giorno prima di essere riportati a Barcellona”. Sono rimasti a Barcellona per altri due giorni prima di dirigersi a Madrid, ma invece di andare in Messico sono finiti a Dubai.
“Ci hanno detto che non potevamo andare in Messico attraverso l’Europa. Ci hanno suggerito di calcolare quanti soldi avevamo già speso e farci restituire gli altri, ma io volevo raggiungere gli Stati Uniti. Siamo rimasti a Dubai per qualche altro giorno, poi siamo partiti per la Cina. In Cina si è unito a noi un altro uomo, che era in viaggio da dicembre e non era riuscito a raggiungere il Messico”.
Eric e i suoi compagni di viaggio sono rimasti in Cina per circa una settimana, e quando avevano quasi perso le speranze sono riusciti a partire per il Messico. Una volta arrivato lì, Eric era sicuro di essere vicino al suo sogno.
“Sono rimasto a Tijuana per oltre una settimana. Abbiamo attraversato il confine in auto. In quel momento, ho pensato che fosse fatta; invece, mi sono ritrovato da immigrato irregolare in una prigione americana”.
Da quel momento, la vita di Eric si è trasformata in un incubo. Dice che non era stato avvisato di questi rischi. Nella cella c’erano decine di altri migranti irregolari. Ricordare le condizioni di vita lo fa inorridire.
“C’era una tazza nel bagno destinata ai detenuti musulmani per lavarsi. Un giorno, quando avevamo bisogno di acqua, uno di loro ha dovuto bere da quella tazza… Non voglio ricordare… No… Mi sono ammalato e sono stato ricoverato in ospedale… Per uscire di prigione, avevo bisogno di un avvocato. Mi avevano dato un contatto per un avvocato che mi aiutasse con le questioni legali e, quando finalmente ho avuto il diritto di chiamare, l’ho contattato. È stato lui a iniziare a lavorare per il mio rilascio”.
Non essendo mai stato dietro le sbarre in vita sua, Eric aveva visto le prigioni solo nei film e questa prigione gli ricordava quelle dei film di Hollywood. C’era una chiesa dove i detenuti potevano lavorare per un dollaro all’ora.
“Era un lavoro da custode. Ho fatto domanda al prete per lavorare anch’io, ma non per i soldi; volevo solo fare qualcosa per evitare di impazzire. L’ironia è che quando ho ricevuto una risposta dalla chiesa mi hanno informato che ero libero”.
Dopo due mesi di prigione, Eric è stato rilasciato con l’aiuto dell’avvocato, a cui deve circa novemila dollari. Non sa ancora come ripagherà quella cifra perché non ha un permesso di lavoro; è ancora libero con la condizionale, con un dispositivo metallico attaccato alla caviglia che monitora ogni suo movimento.
“Ho lasciato la mia famiglia a Yerevan: mia moglie e due bambini piccoli. Quando me ne sono andato, mia moglie e io avevamo concordato che sarebbero venuti anche loro, ma questo ora è fuori discussione. Ho provato sulla mia pelle cosa significhi attraversare illegalmente la frontiera. Sono comunque fortunato. In prigione ho incontrato persone che hanno sofferto ancora di più. C’era una famiglia che è arrivata dall’Africa. Hanno portato con sé i loro animali domestici in gabbia…”.
Avendo avuto un lavoro stabile, una casa e un’auto a Yerevan, Eric ora sogna di lavorare come tassista così da poter almeno pagare il debito dell’avvocato e comprare un biglietto di ritorno. Non è a conoscenza della sorte degli uomini che sono arrivati in Messico con lui, dicendo che sono stati portati in un’altra prigione e che non ha modo di contattarli.
“Forse un giorno il mio sogno americano diventerà realtà; non lo escludo, ma sento che quel giorno è tutt’altro che vicino”.
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Questo articolo è stato prodotto nell’ambito di “MigraVoice: Migrant Voices Matter in the European Media”, progetto editoriale realizzato con il contributo dell’Unione Europea. Le posizioni contenute in questo testo sono espressione esclusivamente degli autori e non rappresentano necessariamente le posizioni dell’Unione europea.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-06 18:59:442024-11-09 19:01:27Migrazioni: dal sogno americano alla prigione (Osservatorio Balcani e Caucaso 06.11.24)
Non possiamo «rimanere in silenzio di fronte alla violazione da parte dell’Azerbaigian dei diritti degli armeni dell’Artsakh e all’indifferenza della comunità internazionale». Scrivono così in un comune appello i leader spirituali della Chiesa apostolica armena (Aram I), cattolica (Raphaël Bedros Minassian XXI) ed evangelica (Paul Haidostian) a pochi giorni dalla conferenza Onu sul clima che si svolgerà a Baku (Azerbaigian) a partire dall’11 novembre.
Nell’appello – come riportato da Vatican News – le tre autorità religiose ricordano quanto accaduto in Nagorno-Karabakh (Artsakh) con la cacciata di 120 mila persone e il sistematico saccheggio e distruzione di edifici e monumenti religiosi armeni. A questo si aggiunge la situazione delle persone in ostaggio nelle carceri di Baku per le quali Aram, Bedros e Haidostian auspicano «una rapida liberazione».
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2024-11-06 16:03:422024-11-06 16:04:19Appello per la liberazione degli ostaggi armeni in Azerbaigian (Tempi 06.11.24)
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