Caucaso, l’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh in piazza contro l’assedio dell’Azerbajian (La Stampa 25.12.22)

Oltre quarantamila persone sono scese in piazza il giorno di Natale a Stepanakert, la capitale dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh, per chiedere al mondo di fermare la catastrofe umanitaria che sta per travolgere il Paese. Da due settimane l’Azerbajian ha chiuso l’unica via di accesso impedendo i rifornimenti di cibo, medicinali, carburante, circa quattrocento tonnellate di merci al giorno. Il corridoio di Lachin continua infatti a essere bloccato da manifestanti azeri, che con la scusa di una protesta ambientalista stanno isolando l’Artsakh impedendo ai suoi abitanti di entrare o uscire dal Paese.

La situazione è grave perché le scorte di generi di prima necessità sono quasi esaurite, e a nulla sono serviti fino ad ora gli appelli alla comunità internazionale per rompere l’assedio. Avrebbe dovuto pensarci il contingente russo schierato da due anni lungo la linea di contatto tra Artsakh e Azerbajian, ma le forze di Mosca non sono state finora in grado di riaprire la strada e monta la protesta anche nei loro confronti.

Centoventimila persone, di cui un terzo sono bambini, di fatto sono completamente isolate e temono che l’Azerbajian miri a completare l’occupazione iniziata durante la Guerra dei 44 giorni, il conflitto lampo sostenuto con l’appoggio militare della Turchia che nel 2020 causò settemila morti, centomila sfollati e immense distruzioni. La pacifica manifestazione odierna potrebbe essere l’ultimo appello per scongiurare l’imminente crisi umanitaria, perché l’Azerbajian ha anche ridotto le forniture di gas e acqua potabile.

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