Cosa sta succedendo nel Nagorno-Karabakh (Tpi.it 04.04.16)

Gli scontri tra l’esercito dell’Azerbaigian e quello armeno nella regione del Nagorno-Karabakh continuano per il terzo giorno consecutivo, nonostante le pressioni internazionali per fermare i combattimenti nel territorio conteso.

L’Azerbaigian ha reso noto che quattro dei suoi soldati sono stati uccisi durante la notte quando le forze armene hanno bombardato le loro posizioni utilizzando mortai e lanciagranate, portando il bilancio globale dell’ultima ondata di violenza ad almeno 37 morti.

Il Nagorno-Karabakh, anche noto come “lo stato che non c’è”, è una regione non riconosciuta dalla comunità internazionale e contesa da diversi anni fra Azerbaigian e Armenia. La regione che conta circa 150mila abitanti, dopo la tregua del 1994, era stata governata dall’Armenia. Ma venerdì scorso, il 1 aprile 2016, gli scontri si sono riaccesi con violenza.

Dopo la rivoluzione bolscevica in Russia del 1917, il nuovo governo di Mosca aveva fondato la regione autonoma del Nagorno-Karabakh, a maggioranza etnica armena, all’interno della Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaigian.

Quando l’impero sovietico cominciò a implodere all’inizio degli anni Novanta, gli armeni cristiani combatterono per “liberarsi” dalla morsa degli azeri, in maggioranza musulmani. Circa 30mila persone morirono prima della guerra nel 1994.

“Se le provocazioni degli armeni continueranno, lanceremo un’operazione su larga scala lungo tutta la linea del fronte, utilizzando tutti i tipi di armi”, ha detto oggi il portavoce del ministero della Difesa azero Vagif Dargahly.

Le autorità separatiste armene hanno detto che i combattimenti stanno continuando e che le truppe azere hanno “intensificato i bombardamenti”.

Sia la Russia e che altri paesi occidentali hanno chiesto un cessate il fuoco. “Stiamo continuando i contatti con Baku e Erevan in modo che sentano i segnali da Mosca, Washington e Parigi”, ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.

La Francia ha fatto sapere che un gruppo di negoziatori si incontrerà domani a Vienna per trovare una soluzione alla escalation militare degli ultimi tre giorni.

Intanto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha promesso di sostenere “fino alla fine” l’Azerbaigian, suo tradizionale alleato. “Preghiamo per i nostri fratelli azeri perché prevalgano nello scontro, con il minor numero possibile di vittime”, ha detto.

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