Decimo giorno del #ArtsakhBlockade. Senza sanzioni, il regime di Aliyev non tornerà alla ragione e questa impunità porterà a sempre nuovi crimini (Korazym 21.12.22)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.12.2022 – Vik van Brantegem] – Nel decimo giorno del blocco dell’Artsakh da parte di sedicenti eco-attivisti azeri, è stato provato un’altra volta che la menzogna e la girata di frittata accusatoria è la grande specialità degli azero-turchi, poiché stanno negando il loro crimine di genocidio per oltre 100 anni. Incapace di cambiare la storia e la verità della sua aggressione, la dittatura dell’Azerbaigian cerca di cambiare i nomi delle realtà.

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Ambasciatore dell’Azerbaigian in un intervento di 1 minuto e 45 secondi [QUI] ha speso un minuto e 30 secondo a lamentarsi del fatto che nella riunione si riferiva al “Nagorno-Karabakh” come “Nagorno-Karabakh”, invece di Regione del Karabakh. Poi in 15 secondi ha negato che l’Azerbajgian ha bloccato il Corridoio di Berdzor (Lachin), che secondo la linea officiale della dittatura azera chiama la “strade di Lachin”. Diversi Paesi si sono dichiarati non d’accordo e hanno intimato l’Azerbajgian a riaprire il Corridoio, liberando il passaggio sull’autostrada Stepanakert-Goris. Baku si sente onnipotente. Le dittature vanno fermate al più presto: la storia ce lo ha tristemente dimostrato.

Ecco la trascrizione dell’intervento dell’Ambasciatore dell’Azerbajgian nella nostra traduzione italiano dall’inglese: «Voglio iniziare con alcune importanti precisazioni per quanto riguarda la terminologia e il suo uso corretto. È essenziale per garantire il giusto rispetto dei diritti sovrani e delle responsabilità degli Stati ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
In primo luogo, è innegabile che solo i nomi geografici stabiliti dalle autorità nazionali legittime e competenti in relazione al loro territorio sovrano debbano essere riconosciuti e utilizzati nelle Nazioni Unite. Pertanto è opportuno ricordare che quello che l’Armenia e alcuni membri del Consiglio hanno erroneamente chiamato Nagorno-Karabakh è il territorio sovrano internazionalmente riconosciuto dell’Azerbajgian che è stato sotto illegale occupazione armena per quasi 30 anni, e sottolineo per quasi 30 anni di occupazione armena. Ciò è stato costantemente confermato nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Il titolo legale di questo territorio dell’Azerbajgian è ora la Regione Economica del Karabakh o, in breve, la Regione del Karabakh.
In secondo luogo, per quanto riguarda la situazione intorno alla strada di Lachin, l’Azerbajgian respinge risolutamente tutte le affermazioni armene come assolutamente falso e nullo».

Al riguardo, il Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia ha dichiarato: «Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato chiarito ancora una volta che le affermazioni dell’Azerbajgian di non aver imposto alcuna restrizione al Corridoio di Lachin sono assolutamente false e riflettono le loro continue tattiche di incolpazione delle vittime per negare la loro colpevolezza per gravi violazioni degli obblighi internazionali».

Il Difensore dei Diritti Umani dell’Azerbajgian, Gegham Stepanyan ha postato su Twitter un video [QUI], in cui si vede un militare del contingente di mantenimento della pace russo che si rivolge ai cosiddetti “ambientalisti” azero, chiedendo loro di aprire la strada del Corridoio di Berdzor (Lachin) per far passare un convoglio delle forze di pace russe. Gli “eco-attivisti” azeri non si muovono dalla strada per far passare il convoglio delle forze di pace russe attraverso il Corridoio. Due azeri ordinano addirittura agli “eco-attivisti” di andare in mezzo alla strada e bloccare più strettamente il corridoio, gridando espressioni del genere: “Hamı içəri, hamı ortaya! [Tutti al centro, tutti dentro (la strada)]”. Dopo il rifiuto, il militare russo ordina al convoglio di girare e andare via. Un’altra prova della narrativa menzognera dell’Azerbajgian, secondo la quale il Corridoio non sarebbe bloccato.

Invece, la realtà è che dalle ore 10.30 del 12 dicembre scorso, il collegamento dell’Artsakh con l’Armenia e il resto del mondo, l’autostrada Stepanakert-Goris attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin), è stata completamente chiusa. Centinaia di cittadini dell’Azerbajgian, presentandosi come attivisti ambientalisti, hanno bloccato la strada. Di conseguenza, 120.000 residenti Armeni di Artsakh, inclusi 30.000 bambini, sono assediati. 1100 cittadini, di cui 270 minorenni, sono stati privati della possibilità di rientrare a casa. Nelle istituzioni mediche gli interventi chirurgici pianificati sono stati rimandati. L’intera popolazione dell’Artsakh è in crisi umanitaria, priva di rifornimento cibo, medicine e carburante.

Un gruppo di artisti armeni e russi crea graffiti e adesivi raffiguranti il monumento simbolo dell’Artsakh “Noi siamo le nostre montagne” con lo slogan #FreeArtsakh (Artsakh libero). Lo scopo dell’azione è attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, che dura da più di una settimana, e sulla necessità di aprire un corridoio aereo umanitario. Yerevan, Dilijan, Vanadzor, Krasnodar e altre città armene hanno aderito all’iniziativa. Gli artisti invitano la comunità culturale del mondo a non tacere e condividono lo slogan #FreeArtsakh per cambiare la situazione e porre fine al blocco dell’Artsakh.

L’Ufficio del Rappresentante armeno per gli affari legali internazionali ha presentato il 15, 16, 20 e 21 dicembre 2022 istanza di provvedimento cautelare e di ulteriori misure alla Corte Europea, chiedendo l’applicazione di un provvedimento cautelare nei confronti dell’Azerbajgian al fine di eliminare le violazioni dei diritti della popolazione civile conseguenti del blocco della strada passante per il Corridoio di Lachin denunciato dall’Ufficio. La CEDU aveva concesso all’Azerbajgian fino al 19 dicembre per rispondere alla richiesta. Oggi, il 21 dicembre 2022 la CEDU ha esaminato la richiesta del governo dell’Armenia di applicare misure provvisorie contro l’Azerbajgian. “Preso atto che al momento la questione del controllo dell’Azerbajgian sul Corridoio di Lachin è controversa, nonché tenuto conto degli obblighi assunti dall’Azerbajgian ai sensi del punto 6 della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, in particolare, “di garantire la circolazione delle persone che transitano lungo il Corridoio di Lachin in senso bidirezionale, la sicurezza dei veicoli e delle merci”, e richiamando gli obblighi assunti dalla Convenzione Europea, la Corte Europea ha deciso, sulla base dell’articolo 39 del Regolamento della Corte, di obbligare l’Azerbajgian che adotti tutte le misure necessarie e sufficienti per fornire alle persone gravemente malate che necessitano di cure mediche in Armenia di attraversare il Corridoio di Lachin, nonché il movimento sicuro delle persone rimaste fuori casa sulla strada o bisognose di mezzi di sussistenza. Allo stesso tempo, la Corte europea ha deciso di dare priorità al reclamo N. 4 presentato dall’Armenia, ai sensi dell’articolo 41 del Regolamento della Corte.

Siamo entrati nel decimo giorno del blocco dell’Azerbaigian contro i 120.000 Armeni che vivono nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, provocando una crisi umanitaria. Ieri, il giornalista residente in Germania, Simone Zoppellaro – giornalista freelance che da anni segue il Caucaso, autore, tra gli altri, del libro Armenia Oggi e attento osservatore di quanto accade tra Artsakh, Armenia e Azerbajgian – in un’intervista ai microfoni di Radio Onda d’Urto [QUI] ha parlato della nuova crisi umanitaria in Artsakh/Nagorno-Karabakh, dove 120.000 civili Armeni sono intrappolati da più di nove giorni, perché l’Azerbajgian blocca l’unico collegamento tra l’Armenia e l’Artsakh. Scarseggiano medicine, carburante e generi alimentari, e i malati non possono essere trasferiti in ospedale per ricevere cure.

Il Consigliere del Ministro di Stato dell’Artsakh, Artak Beglaryan – che lui stesso non può tornare in Nagorno-Karabakh a cause del blocco, e da otto giorni tiene un sit-in davanti alla sede armena delle Nazioni Unite a Yerevan -, parlando della crisi umanitaria nell’Artsakh a seguito del blocco dell’Azerbajgian, ha affermato che l’Artsakh ha ancora riserve, ma sempre di meno e vari articoli scarseggiano. Durante una sua trasmissione in diretta su Facebook, Beglaryan ha detto che in questi giorni lui e i suoi sostenitori siano riusciti a raggiungere l’obiettivo minimo. Queste azioni sono state condotte da un gruppo di diverse organizzazioni e persone, il cui obiettivo principale è aiutare l’Artsakh. In questi giorni è stato svolto molto lavoro di comunicazione ed è molto importante che le questioni relative all’Artsakh abbiano la priorità nel campo dell’informazione. “Considererei la discussione delle idee, le discussioni pubbliche un altro risultato importante”, ha affermato. Ha definito un grande risultato la discussione sul blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian durante la sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, osservando che anche le azioni in corso da giorni davanti all’ufficio armeno delle Nazioni Unite hanno avuto un ruolo nell’attirare l’attenzione sul problema. Ha affrontato le critiche sul motivo per cui non tiene un sit-in davanti all’Ambasciata russa in Armenia o la sede del governo della Repubblica di Armenia, e ha scelto l’ufficio armeno delle Nazioni Unite. Beglaryan ritiene la Russia è uno dei principali responsabili di questo problema in quanto membro a pieno titolo della comunità internazionale, membro delle Nazioni Unite, co-Presidente del gruppo di Minsk dell’OSCE e ha chiari obblighi internazionali, come altri Paesi. Tuttavia, se organizzassero un sit-in davanti all’Ambasciata russa, manderebbero un messaggio secondo cui solo la Russia è responsabile. Invece, l’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Armenia è stato scelto come struttura che rappresenta tutti i Paesi e l’attore principale. Per quanto riguarda le critiche per non aver tenuto azioni davanti alla sede del governo armena, Beglaryan ha detto: “Sì, la Repubblica di Armenia è uno dei principali responsabili, ma le proteste davanti alla sede del governo potrebbero anche essere unilaterali, non è solo questione di responsabilità del governo armeno.

Oggi, il 21 dicembre 2022 il Ministro della Salute armeno, Anahit Avanesyan, ha discusso con il Capo della Delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), Thierry Ribaut, delle possibilità di prevenire i pericoli di una crisi sanitaria nell’Artsakh a causa del blocco dei movimenti nel Corridoio di Berdzor (Lachin) dall’Azerbaigian che perdura dal 12 dicembre 2022. Avanesyan ha osservato che con il sostegno del CICR, un paziente è stato trasferito da Artsakh a Yerevan, ma al momento viene mantenuta la necessità di un trasferimento immediato di pazienti in condizioni estremamente gravi.

Il Ministero della Salute armeno ha comunicato che è stato completato con successo un bypass aortocoronarico di un paziente con patologia cardiaca trasferito da Artsakh a Yerevan con l’assistenza del CICR. Il paziente è stato ricoverato in terapia intensiva e le sue condizioni di salute sono valutate come stabili dagli specialisti.

Durante l’incontro con il CICR è stata discussa la possibilità di trasportare altri pazienti dall’Artsakh, e di consegnare medicine e alimenti per bambini in collaborazione con il CICR. Ribault ha osservato che il CICR ha un ufficio a Stepanakert, attraverso il quale continua a svolgere una missione umanitaria ed è pronto a mediare sull’organizzazione dell’assistenza medica e della fornitura di farmaci. Il Ministro Avanesyan ha anche sottolineato l’importanza di fornire supporto psicologico specializzato alla popolazione dell’Artsakh.

Dalle ore 10.30 del 12 dicembre scorso, un gruppo di azeri ha chiuso il tratto Shushi-Karin dell’autostrada Stepanakert-Goris per sedicenti motivi ambientali, provocando una crisi umanitaria per la popolazione armena della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Come abbiamo già riferito in precedenza, non si tratta di preoccupazioni ambientale ma delle pretese di Anglo Asia Mining, che sta richiedendo il sostegno di Baku per il ripristino dei suoi “legittimi diritti commerciali e l’accesso fisico sicuro per i dipendenti di Anglo Asian Mining alle miniere di Gizilbulag (oro) e Damirli (rame-molibdeno) e al territorio di esplorazione circostante nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Questo è un esempio di colonialismo e saccheggio nella sua forma più pura delle risorse delle terre indigene armene (gli Armeni vivono lì da oltre 2000 anni) da parte degli aggressori azerbajgiani, con il sostegno di un altro regime coloniale, la Gran Bretagna. Un po’ di oro e di rame aiuta la Gran Bretagna a tacere su un genocidio in corso. Ecco la realtà sotto le rivendicazioni “ecologiste” delle ONG azeri (coordinati da Baku ufficiale) che bloccano il Corridoio.

Oggi, il 21 dicembre 2022 il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) è stato discusso durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a porte chiuse.

Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, i rappresentanti di quasi tutti i Paesi nei loro discorsi hanno sottolineato che il Corridoio di Berdzor (Lachin) dovrebbe essere sbloccato immediatamente. La discussione nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite indica chiaramente un consenso internazionale forte e inequivocabile sull’apertura immediata e incondizionata del Corridoio bloccato dall’Azerbajgian, ha scritto in un post su Twitter il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan: “Il collegamento sicuro e protetto tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh deve essere ripristinato”, ha scritto Mirzoyan. Ha aggiunto che l’Armenia apprezza la posizione di principio ed equa dei membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

I membri influenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno chiesto l’immediata apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin), ha detto il Vicepresidente dell’Assemblea Nazionale dell’Armenia, Hakob Arshakyan, in un briefing con i giornalisti. “È molto importante ed è anche il risultato di un lungo lavoro svolto. Faremo di tutto affinché i nostri fratelli e sorelle possano attraversare quel corridoio il prima possibile e il diritto al trasporto merci sarà ripristinato”, ha sottolineato Arshakyan. Alla domanda se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, oltre a fare una dichiarazione, dispone di meccanismi efficaci per costringere l’Azerbajgian ad aprire il corridoio, Arshakyan ha risposto che il Consiglio di Sicurezza può adottare una risoluzione e applicare anche diversi tipi di meccanismi politici. “Dobbiamo fare di tutto affinché questo set di meccanismi sia utilizzato per intero”, ha aggiunto Arshakyan.

L’Azerbaigian non risponderà a nessun appello, fino a quando non sarà fermato e non sarà aumentato il prezzo reale delle sue azioni o inazione, ha detto in un briefing con i giornalisti il Consigliere del Ministro di Stato dell’Artsakh, Artak Beglaryan. “Quel prezzo può essere finanziario, politico o politico-militare. Le sanzioni possono essere applicate allo stesso Ilham Aliyev o ai suoi parenti, ma dobbiamo aumentare il prezzo, non abbiamo altra scelta. E quel prezzo dovrebbe essere alzato dalla comunità internazionale, e qui la Repubblica di Armenia ha un ruolo molto importante da svolgere”, ha affermato Beglaryan. Secondo il Consigliere del Ministro di Stato dell’Artsakh, le azioni dell’Armenia e dell’Artsakh non dovrebbero mirare a ridurre la reputazione e le vittorie morali dell’Azerbajgian, ma a colpire i suoi interessi pratici.

“È un peccato che in questo contesto, quando le sanzioni sono necessarie, il 17 dicembre a Bucarest venga firmato un accordo di fornitura energetica con Aliyev, che è un programma molto importante. Il presidente della Commissione europea era presente e, sullo sfondo di Dopo il blocco, ha firmato l’accordo con Aliyev e ha dato il benvenuto ad Aliyev, questo è già deplorevole”, ha detto Beglaryan.

“Senza sanzioni imposte contro l’Azerbajgian, il regime di Aliyev non tornerà alla ragione e questa impunità porterà sempre a nuovi crimini”, ha affermato Beglaryan. Ha descritto la reazione internazionale al blocco azero come parzialmente o interamente positiva, ma ha valutato l’esito e l’efficacia come negativi. “Indipendentemente da quanto detto, è ovvio che ciò non influisce sul comportamento dell’Azerbajgian. Ed è già l’ottavo giorno che l’Azerbajgian continua il blocco totale, la prigionia collettiva del popolo dell’Artsakh. Da questo punto di vista, considero negative le azioni della comunità internazionale”, ha detto Beglaryan ai giornalisti.

Beglaryan ha affermato che è chiaro che l’Azerbajgian ha dei motivi per non aprire la strada Stepanakert-Goris, altrimenti sarebbe stata aperta già da tempo. “Stanno aspettando, chiedendo qualcosa, ecco perché lo tengono chiuso. Hanno obiettivi profondi, sia esplicitamente che segretamente. La parte russa sta lavorando in questa direzione, sta mediando, c’è un certo processo di negoziazione”, ha detto Beglaryan. Anche l’Artsakh/Nagorno-Karabakh è coinvolta nei colloqui. Ogni dialogo avviene con sforzi di mediazione da parte russa. Beglaryan si è detto sicuro che il principale obiettivo profondo dell’Azerbajgian fosse l’esodo degli Armeni dall’Artsakh, il genocidio, la pulizia etnica. Mentre l’obiettivo strategico della parte armena dovrebbe essere l’opposto: il mantenimento dell’Artsakh come patria armena, la stabilizzazione della situazione e, a lungo termine, il rafforzamento e lo sviluppo dell’Artsakh insieme all’Armenia, il che consentirebbe di cercare un soluzione duratura, giusta e definitiva del conflitto con il sostegno della comunità internazionale.

La dichiarazione del Rappresentante della Federazione Russa durante la sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non rifletteva assolutamente la reale situazione creatasi attorno al Corridoio di Berdzor (Lachin), ha detto Beglaryan. “Per usare un eufemismo, non era un’affermazione preferita. Cioè, naturalmente, dato il mio status, mostro moderazione in alcune valutazioni, ma mi è chiaro il fatto che la dichiarazione del Rappresentante della Federazione Russo non riflettesse la realtà. Posso solo fare ipotesi sui motivi. [I Russi] hanno preso in considerazione diversi interessi, connessioni, possibili rischi, ma dovrebbero interpretarli da soli, perché hanno fatto tali affermazioni”, ha detto Beglaryan.

Anche il Presidente dell’Assemblea Nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan, rispondendo in un briefing con i giornalisti alla domanda su come ha valutato il discorso del Rappresentante della Federazione Russo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha valutato negativamente l’intervento, osservando che l’alleato avrebbe potuto lanciare un appello più mirato. Invece, “questo è stato fatto da Paesi che non hanno stretti rapporti con l’Armenia. Penso che la Russia o non può, o non vuole, o non vuole e non può allo stesso tempo”, ha detto Simonyan. Ha aggiunto che si era aspettato una simile reazione dalla Russia: “Comunque, non sono sorpreso. Queste recenti azioni, questi recenti incidenti hanno mostrato che era possibile aspettarsi una tale reazione, una tale valutazione da Mosca”. Secondo il Presidente dell’Assemblea Nazionale armena, una tale reazione potrebbe essere dovuta al fatto, che visto questa è l’area di responsabilità della forza di pace russa, in questo modo i Russi vogliono ridurre la loro responsabilità.
Rispondendo alla domanda, quali processi sono previsti “sul campo” dopo la sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti, Simonyan ha affermato: “Continueremo ad affrontare il problema nel Corridoio di Lachin con tutti i mezzi possibili e non ci limiteremo a questo. È chiaro che il Corridoio di Lachin deve essere aperto perché provocherà un disastro umanitario, e ci aspettiamo che abbia la sua espressione ‘sul campo’. “Onestamente, ho l’impressione che, a seguito delle azioni odierne, l’Azerbajgian si sia trovato anche in un vicolo cieco perché, immagino, non si aspettava una simile reazione”, ha concluso Simonyan.

Il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Ruben Vardanyan, ha sottolineato il fatto che la questione dell’Artsakh è stata discussa e sottolineata durante la sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: “Era molto importante che la questione del Nagorno Karabakh tornasse nell’agenda di discussione della massima organizzazione. Siamo sotto assedio da più di 200 ore e la reazione di tutti alla sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata tagliente. Quello che sta accadendo è inaccettabile, la strada va aperta senza precondizioni”. Vardanyan ha ringraziato tutti, compreso il governo della Repubblica di Armenia, per aver sostenuto questi sforzi.

Gli “eco-attivisti” azeri nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh sull’autostrada Stepanakert-Goris, di fronte alle forze di pace russe, portando alla chiusura del Corridoio di Berdzor (Lachin) dal 12 dicembre 2022 (Foto di Resul Rehimov/Anadolu Agency via Getty).

Azerbajgian: bloccata la strada della vita del Nagorno-Karabakh
Garantire l’accesso a beni e servizi essenziali
Human Rights Watch, 21 dicembre 2022

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

L’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh con l’Armenia è stata bloccata dal 12 dicembre 2022, interrompendo l’accesso a beni e servizi essenziali per decine di migliaia di Armeni che vi risiedono, ha dichiarato ieri, 21 dicembre 2022, Human Rights Watch. Il blocco della strada impedisce ai residenti del Nagorno-Karabakh di lasciare la regione; sono oltre un migliaio di persone che hanno riferito di essere bloccate da una parte o dall’altra non sono in grado di raggiungere le loro case. Tra loro ci sono dozzine di bambini che si erano recati nella capitale dell’Armenia, Yerevan, in gita, e ora non possono tornare dai genitori e dalle loro case.

“Il blocco prolungato dell’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh al mondo esterno potrebbe portare a terribili conseguenze umanitarie”, ha affermato Hugh Williamson, il Direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch. “Indipendentemente da chi sta bloccando la strada, le autorità dell’Azerbajgian e la forza di pace russa dispiegata lì dovrebbero garantire che l’accesso rimanga aperto, per consentire la libertà di movimento e garantire alle persone l’accesso a beni e servizi essenziali. Più lunga è l’interruzione di beni e servizi essenziali, maggiore è il rischio per i civili”.

Dalla mattina del 12 dicembre, diverse decine di Azeri stanno manifestando sulla strada di Lachin, chiedendo l’accesso ai siti minerari nelle aree sotto il controllo delle autorità de facto nel Nagorno-Karabakh, l’enclave separatista di etnia armena in Azerbajgian. Sostengono che le autorità de facto stiano sfruttando illegalmente depositi di oro e rame molibdeno e utilizzando la strada di Lachin per trasportare quei minerali in Armenia.

I manifestanti hanno eretto tende lungo la strada e stanno continuando le loro azioni tutto il giorno. Durante la scorsa settimana, hanno espresso altre lamentele, comprese le richieste per l’istituzione di posti di blocco doganali dell’Azerbajgian lungo il Corridoio di Lachin.

Le forze di pace russe, che sorvegliano la strada dalla fine della guerra del 2020 tra Armenia e Azerbajgian per il Nagorno-Karabakh, hanno anche sbarrato la strada per impedire un’ulteriore escalation della situazione se le persone radunate dovessero avanzare verso le miniere del Nagorno-Karabakh. L’Azerbajgian nega di essere responsabile della chiusura della strada.

Secondo Gegham Stepanyan, il Difensore dei Diritti Umani de facto della regione, la regione importa circa 400 tonnellate di beni essenziali ogni giorno dall’Armenia, come cibo, prodotti per l’igiene, medicinali, articoli per la casa e altri articoli vitali per i bisogni umanitari dei civili. La strada è utilizzata anche per importare carburante, gasolio e benzina. Mentre la strada rimane chiusa al pubblico e al trasporto di merci, secondo alcuni resoconti dei media, è stato consentito il passaggio a diversi camion di pace russi che presumibilmente contenevano beni umanitari, sebbene non sia chiaro a chi siano destinati i beni. Stepanyan ha detto a Human Rights Watch che la merce non era destinata al pubblico nel Nagorno-Karabakh. Almeno un malato critico è stato trasferito a Yerevan con la mediazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Coloro che hanno il controllo della strada e dell’area circostante, ovvero le autorità dell’Azerbajgian e la forza di pace russa, dovrebbero garantire che i veicoli con merci umanitarie possano passare e che la libertà di movimento non sia interrotta, ha affermato Human Rights Watch. Indipendentemente dal fatto che i manifestanti abbiano autentiche preoccupazioni ambientali o altre lamentele, l’Azerbajgian dovrebbe facilitare il diritto alla protesta pacifica interagendo con i manifestanti in modo da garantire che la strada rimanga aperta e la protesta non neghi ai residenti del Nagorno-Karabakh i loro diritti di accesso ai servizi essenziali e merci, e alla libertà di circolazione.

La situazione umanitaria è stata ulteriormente aggravata da un’interruzione della fornitura di gas naturale al Nagorno-Karabakh tramite un gasdotto che va dall’Armenia attraverso le aree controllate dall’Azerbajgian. L’interruzione, iniziata il 13 dicembre, ha spinto le autorità di fatto ad annunciare la chiusura delle scuole a causa delle condizioni meteorologiche invernali. La compagnia statale del gas azera ha dichiarato che l’Azerbajgian non ha alcuna responsabilità per l’interruzione. La fornitura di gas è stata ripristinata il 16 dicembre.

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