Definito il reato di Ecocidio al Tribunale Penale Internazionale, passaggio storico per l’ambiente (Il Mattino 27.06.21)

Alla Corte Penale Internazionale si sta definendo nei dettagli il reato di ecocidio. In questi giorni un pool di giuristi ha elaborato una definizione definita storica perché è destinata ad essere adottata dal Tribunale Penale Internazionale, mettere fine al vuoto normativo finora esistente e perseguire i reati più gravi e devastanti contro l’ambiente, la natura, il suo equilibrio. Reati che finora sono sempre passati in secondo piano. 

Ecocidio, cosa è?

Il progetto di legge definisce «atti illegali o sconsiderati» quelli «commessi con la consapevolezza di una sostanziale probabilità dei danni diffusi prodotti a lungo termine all’ambiente». Se il testo normativo verrà adottato dagli stati membri diventerebbe il quinto reato che la Corte persegue oltre ai crimini di guerra, crimini contro l’umanità, il genocidio, il crimine dell’aggressione. Si tratta, hanno affermato i giuristi, del primo nuovo crimine internazionale introdotto dagli anni ’40, quando i nazisti furono perseguiti a Norimberga.

Fu in quella circostanza che nel 1948 fu adottato il termine di ‘genocidio’ grazie allo studio di un giurista ebreo di origini polacche, Lemkin: per provare l’abisso della Shoah e le colpe del Terzo Reich, prese ad esempio il genocidio armeno (1915-1917) costato la vita a un milione e mezzo di cristiani armeni sotto l’impero ottomano. Uno dei ministri del Triumvirato che pianificarono le deportazioni e le marce della morte, Talat, fu assassinato nel 1923 a Berlino da uno studente armeno che fu subito arrestato ed accusato di assassinio. Lemkin, prese come base quel processo, per fare affiorare il paradosso: lo studente armeno era colpevole di avere ucciso Talat anche se quest’ultimo per la giustizia non era incriminabile. 

L’ecocidio così come è stato elaborato sarà elencato accanto al genocidio come un crimine internazionale. Il professor Philippe Sands dell’University College di Londra, membro della commissione che ha trascorso gli ultimi sei mesi a lavorare al testo  ha spiegato al Guardian che «gli altri quattro crimini si concentrano tutti esclusivamente sul benessere degli esseri umani. Anche l’ecocidio procede in tal senso anche se introduce un nuovo approccio non antropocentrico, mettendo l’ambiente al centro del diritto internazionale, e questo è originale e innovativo».

«La cosa più importante è che fa parte di quel più ampio processo di cambiamento della coscienza pubblica, che riconosce che siamo in relazione con il nostro ambiente, che dipendiamo dall’equilibrio dell’ambiente e che dobbiamo usare vari strumenti, politici, diplomatici ma anche legali per ottenere la protezione dell’ambiente» ha spiegato.

Una legge sull’ecocidio era stata proposta dal defunto primo ministro svedese, Olof Palme, nel 1972. Più recentemente, l’ecocidio è stato considerato per l’inclusione nello statuto di Roma del 1998.

Diverse piccole nazioni insulari, tra cui Vanuatu, nel Pacifico, e le Maldive hanno invocato attenzione a questo crimine già nel 2019. Anche Papa Francesco nella enciclica Laudato Sì affronta la questione dei reati da riconoscere per tutelare il creato. Per esempio le grandi fuoriuscite di petrolio, la deforestazione amazzonica, l’uccisione delle specie protette, gli incidenti nucleari.

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