Diplomazia pontificia, un protocollo di intesa Armenia – Santa Sede (AciStampa 16.10.21)

La visita del presidente armeno Sarkissian si è conclusa con la firma di un protocollo di intesa tra Armenia e Santa Sede che coinvolgerà una serie di aspetti culturali. Parlando con un gruppo di giornalisti, il presidente ha sottolineato i buoni rapporti con la Santa Sede, dicendo però che i rapporti sarebbero ulteriormente migliorabili.

Si ricomincia a sentire profumo di viaggi per Papa Francesco. Mentre in Vaticano, una conferenza si occupa di come guarire l’Europa.

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L’Armenia firma un protocollo di intesa con la Santa Sede

Il presidente armeno Armen Sarkissian ha firmato, nel corso della sua visita in Vaticano l’11 ottobre, un protocollo di intesa con il Pontificio Consiglio della Cultura. Il protocollo punta a salvare il patrimonio cristiano armeno, specialmente in quelle regioni dove è più a rischio, come il Nagorno Karabakh (in armeno, Artsakh), dove un accordo doloroso ha posto fine lo scorso anno al conflitto azero-armeno mettendo parte del patrimonio storico cristiano a rischio, con monasteri isolati all’interno di nuovi confini.

Come ogni conflitto, ci sono due punti di vista su chi abbia iniziato le ostilità. Quello che però colpisce è la progressiva perdita di patrimonio cristiano nella regione nel corso degli anni, tanto che alcuni hanno parlato di genocidio culturale, e l’ombusman Tatoyan, in viaggio la scorsa settimana con il Catholicos armeno Karekin II, non ha esitato a denunciare una generale “armenofobia” in un rapporto presentato al Tribunale Internazionale dell’Aja.

L’accordo con la Santa Sede è parte di uno sforzo diplomatico importante. La Santa Sede non ha mai fatto mancare l’appoggio all’Armenia. Quando scoppiò il conflitto c’era, per una ironia della sorte, il Catholicos Karekin II in visita da Papa Francesco, e il Papa fu pronto a fare un primo appello all’Angelus subito dopo l’incontro. Per il presidente Sarkissian, i rapporti tra Armenia e Santa Sede sono “buoni, ma potrebbero essere migliori”.

E per migliori intende proprio un comune impegno culturale, con magari scambi tra opere d’arte dei Musei vaticani e quelle armene, dove c’è anche uno straordinario Museo del Libro, il Matenadaran, che sta proprio a significare l’importanza della scrittura per il popolo armeno.

Parlando con un piccolo gruppo di giornalisti il 12 ottobre, il presidente Sarkissian, che fu il primo ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede, ha notato come Armenia e Vaticano si assomiglino, essendo “piccoli Stati con una grande nazione”. La nazione dell’Armenia, la prima a proclamarsi cristiana nel mondo, è data dalla incredibile diaspora sparsa ovunque nel mondo, alimentata anche dal genocidio (non riconosciuto comunque come tale da tutte le nazioni, a partire dalla Turchia) del 1915 che è ancora una ferita aperta per il popolo armeno.

La nazione del Vaticano è invece quelle dei cattolici in tutto il mondo. E il presidente armeno, fisico di formazione e coniatore del concetto di “politica quantica”, pensa proprio in termini di cooperazione tra Stati piccoli, messi ai margini della storia.

Sono temi che il presidente ha sviluppato nel suo incontro con Papa Francesco prima e con il Cardinale Piero Parolin e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher dopo. Il conflitto in Nagorno Karabakh, e in particolare la perdita del patrimonio cristiano, allarmano gli armeni.

Così come c’è allarmismo sui soldati armeni prigionieri di guerra nelle carceri azere. “Non abbiamo nemmeno i numeri di quanti sono realmente imprigionati, non possiamo nemmeno vedere i volti dei prigionieri, denuncia il presidente. Non vuole entrare nei dettagli della conversazione con il Papa, che ovviamente resta riservata, ma sottolinea che la Santa Sede, e in particolare Papa Francesco, ha un soft power che non va sottovalutato, e che può in qualche modo indirizzare anche il modello diplomatico.

Il protocollo di intesa siglato con il pontificio consiglio della Cultura – nota il presidente .- “consentirà di svolgere ricerche congiunte su questioni di interesse storico. Ci auguriamo che contribuisca ad intensificare ulteriormente la cooperazione tra l’Armenia e la Santa Sede in materia di cultura, scienza, archeologia e altri settori, nonché la partnership tra la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica di Roma”.

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