Diplomazia pontificia, una “casa del Papa” in Armenia. E un filo rosso con la Russia (AciStampa 30.10.21)

L’inaugurazione della nunziatura in Armenia segna un nuovo capitolo nelle relazioni tra la Santa Sede e il più antico Paese cristiano, e mostra una attenzione della Santa Sede verso le aree più periferiche o problematiche. C’è, tra l’altro, anche un dialogo aperto con la Russia, dove l’arcivescovo Gallagher sarà dall’8 al 10 novembre.

Si definisce anche l’agenda diplomatica del Papa per novembre, e si aspetta una visita in Vaticano del presidente palestinese Mahmoud Abbas il 4 novembre.

FOCUS ARMENIA

Una “casa del Papa” in Armenia

È andato l’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, ad inaugurare la sede della nunziatura apostolica a Yerevan, la capitale dell’Armenia. E la sua presenza stava a segnalare l’importanza attribuita a questa nuova sede diplomatica. Perché fino ad ora, la nunziatura di Armenia aveva sede a Tbilisi, in Georgia, e c’era un solo “ambasciatore del Papa” per le due nazioni del Caucaso. E resterà un solo nunzio, l’attivo arcivescovo José Bettencourt, che però potrà contare su una sede con un incaricato d’affari residenziale in quello che è il più antico Paese cristiano, e che vanta grandi legami di amicizia con la Santa Sede.

Il progetto per una “casa del Papa” nella capitale armena è nato diverso tempo fa, ed è diventato sempre più necessario se si considerano i conflitti nella regione. L’arcivescovo Bettencourt ha trovato una sede centrale e molto visibile, a North Avenue, e ha aperto l’edificio già dall’1 settembre, decorandolo con cura e con segni che raccontano il legame tra Santa Sede ed Armenia. Il sostituto della Segreteria di Stato ha poi ufficialmente benedetto l’ufficio il 27 ottobre, per poi visitare il 28 ottobre la Santa Sede di Echmiadzin, il “Vaticano” della Chiesa Apostolica Armena, in cui ha avuto un incontro con il Catholicos Karekin II, alla presenza anche dell’ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede Garen Nazarian.

Nel suo discorso alla benedizione dell’edificio, l’arcivescovo Pena Parra ha sottolineato che “questa nuova Nunziatura apostolica è un chiaro segno della sollecitudine e della preoccupazione del Santo Padre per il popolo di questo nobile Paese”.

La nunziatura di Yerevan è un segno di reciprocità con l’Armenia, che da pochi anni ha un ambasciatore residenziale. Nel 2022 e nel 2023 si celebreranno rispettivamente i trenta anni dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche e dalla nomina del primo nunzio. L’arcivescovo Pena Parra non ha mancato di notarlo, sottolineando che “le buone relazioni bilaterali tra la Repubblica d’Armenia e la Santa Sede sono dovute in gran parte al nostro reciproco apprezzamento per il ruolo positivo che la religione svolge nella società civile”.

Secondo il sostituto, “con una cultura così ricca e intrisa di tradizioni, per non parlare delle esperienze di dolore e sofferenza portate dalla discriminazione e dalla persecuzione, l’Armenia ha molte lezioni preziose da insegnare alla comunità internazionale a questo proposito”, e anche per questo “la Santa Sede guarda con grande attesa alla continua cooperazione bilaterale con l’Armenia su molte questioni, specialmente quelle riguardanti la libera espressione della religione e la dignità di ogni vita umana, in modo da imparare dalla storia ed evitare di ripetere alcuni dei suoi capitoli più bui”.

L’arcivescovo Pena Parra ha avuto anche un incontro con il Primo Ministro armeno Pashinyan, e ha insignito il 29 ottobre il presidente Armen Sarkissian del Gran Collare dell’Ordine Pontificio Pio IX.

Secondo un comunicato della presidenza armena, Sarkissian ha “sottolineato ancora una volta con soddisfazione il continuo sviluppo delle relazioni interstatali dell’Armenia”, e ha accettato l’onorificenza “come una valutazione del mio modesto lavoro, poiché riconosce il fatto che sono stato il primo ambasciatore dell’Armenia presso la Santa Sede. Ho sempre lavorato per il bene delle strette relazioni tra l’Armenia e il Vaticano. Quindi accetto questo, promettendo di fare di più”. Il presidente Sarkissian è il primo nella regione a ricevere questa onorificenza.

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