Dopo il genocidio degli armeni sarà la volta dei curdi? (Italnews.info 29.01.18)

Il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato ieri che la Turchia intende liberare i suoi confini con la Siria dalla presenza delle forze curde del Syrian Kurdish People’s Protection Units (YPG), e chiede che gli Stati Uniti lascino l’area di Manbij.

L’offensiva iniziata una settimana fa prosegue tra l’indifferenza o quasi della comunità internazionale che finora si è limitata alla riprovazione e a comunicati. Parole che non hanno effetto su Erdogan, che invece prosegue nel suo proposito.

Le truppe turche insieme al gruppo siriano del Free Syrian Army (FSA) intendono liberare il distretto di Afrin, nel nord ovest della Siria, e proseguire oltre fino ai confini con l’Iran. Sul terreno, hanno già conquistato la collina di Jebel Bursaya, considerata una posizione strategica e che domina la città siriana di Azaz.

Erdogan lo aveva dichiarato: “Passo dopo passo libereremo tutto il confine” e il Ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha intimato agli Stati Uniti di abbandonare l’area di Manbij in vista di ulteriori azioni nell’area. “Gli Stati Uniti debbono smettere di aiutare i “terroristi”, riferendosi al Syrian Kurdish People’s Protection Units (YPG).

Secondo quanto riportato dal giornale turco Hurriyet, il governo turco ha ottenuto da Herbert Raymond McMaster, Consigliere per la sicurezza nazionale USA, l’assicurazione che gli Stati Uniti non forniranno più armi ai combattenti curdi del YPG.

Il Primo Ministro turco, Binali Yıldırım, prima di recarsi a Sochi, in Russia, per l’incontro con i rappresentanti siriani e le forze di opposizione sul futuro della Siria, ha rilasciato una dichiarazione sulla operazione “Ramo d’ulivo” nella quale ha sottolineato che l’operazione non intende minare l’integrità della Siria, anzi, al contrario, vuole liberare il territorio dai terroristi del PKK e dei suoi alleati, compresi i combattenti dello Stato Islamico. Una volta liberata l’area e ripristinata l’integrità della Siria, le forze armate turche si ritireranno. L’unico partito di opposizione al governo siriano riconosciuto dalla Turchia è il Democratic Party (HDP).

Al di là delle parole, resta il fatto che i curdi sono isolati e che dovranno difendere con le unghie e con i denti il territorio, su cui intendono costruire il loro futuro, una volta finita la guerra. Cosa che la Turchia nn permetterà mai, anche perché aiutata dalla Russia.

Viene spontaneo chiedersi ancora una volta quale sia il ruolo della NATO in tutto questo?. In Turchia sono presenti unità missilistiche controaerei italiane e spagnole, oltre a quelle americane. Come si concilia tutto questo con la politica della Turchia? Con lo stato d’emergenza ancora in vigore, instaurato dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016? Forse in virtù dell’accordo sulla immigrazione del 2016 l’Europa preferisce non alzare troppo la voce sulla questione curda per non essere invasa dai migranti lungo il corridoio greco?

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