Ebrei, zingari, tutsi, armeni e curdi: un festival delle memorie a Ferrara (Estense.com 11.01.22)

Dal 25 al 30 gennaio al teatro comunale ‘Claudio Abbado’ di Ferrara ospiterà l’iniziativa ideata da Moni Ovadia e che vede la collaborazione dello storico Franco Cardini
di Lucia Bianchini

È un festival dedicato a tutte le memorie, ideato da Moni Ovadia, quello che si terrà dal 25 al 30 gennaio al teatro comunale ‘Claudio Abbado’ di Ferrara.Ne hanno parlato lo stesso Ovadia insieme a Marcello Corvino, direttore artistico, a Franco Cardini, direttore scientifico del festival, a Marco Gulinelli, assessore alla cultura, e a Vittorio Sgarbi, presidente di Ferrara Arte.

“L’idea di questo festival – spiega Ovadia – mi è stata suggerita da due circostanze, e da persone importanti: da Gabriele Nissim, che con la sua associazione ha avuto l’idea di onorare con giardini tutti i giusti, coloro che nell’occorrenza di violenze e persecuzioni, stermini e genocidi, rischiarono la loro vita per salvare esseri umani. L’altro episodio è legato a quando ho incontrato la più grande testimone del genocidio dei tutsi in Rwanda, che portava una Stella di David al collo, le ho chiesto il perché, e lei mi ha risposto che dovevano fare come gli ebrei, costruire l’edificio della memoria. La memoria deve coinvolgere tutti gli esseri umani che hanno sofferto di violenze. È un festival il nostro, non un tribunale”.

Il programma del Festival si articolerà in sei giornate, ciascuna dedicata alla memoria di un popolo con un incontro pomeridiano al Ridotto del Teatro, e uno spettacolo serale nella Sala Teatrale. A curare e introdurre gli incontri sarà lo storico Franco Cardini.

“Spero – afferma Cardini – di portare un senso supplementare a questi incontri. Bisogna stare attenti a vari pericoli che si profilano davanti a questa iniziativa: c’è il rischio di malintesi, che possono essere incidentali e involontari, ma sono certo che ve ne saranno anche di volontari e pianificati. Quando si tratta di andare oltre, e vedere nella Shoah non un esempio unico e inarrivabile, ma analizzare tutte le altre situazioni, che spesso pestano i piedi a forze ingenti, la situazione è complessa. Abbiamo davanti alla Shoah un grande vantaggio storico: i responsabili, gli ideatori più duri e violenti, non ci sono più, fisicamente e sotto il profilo civile, sociale, culturale, nessuno li difende più. Diverso è il caso di altri genocidi”.

Tra i presenti anche Vittorio Sgarbi, presidente di Ferrara Arte: “Sono veramente felice che Moni Ovadia sia a Ferrara, che la dialettica tra visioni diverse dello stato di Israele sia un tema di cui qui si parla e si parla con la volontà che ha avuto di far intendere che la Shoah vale come emblema, davanti all’umanità intera, di una violenza assurda, ma ogni violenza è assurda e quella assurdità va indicata, dagli armeni in avanti. La mia città è la prima città d’Italia ad avere un festival delle memorie per ricordare quello che non bisogna fare ma che si continua a fare senza rispetto per gli uomini. Mi pare un bellissimo programma”.

La mia città è la prima città d’Italia ad avere un festival delle memorie per ricordare quello che non bisogna fare ma che si continua a fare senza rispetto per gli uomini

Si comincerà il 25 gennaio, dedicato alla memoria del genocidio degli armeni: ne parleranno la scrittrice Antonia Arslan e il docente e storico Aldo Ferrari; concluderà la giornata il concerto del musicista Gevorg Dabaghyan, interprete internazionale, con il suo trio, della tradizione musicale armena.

Il 26 gennaio sarà rivolto al popolo curdo, con un incontro a cui parteciperanno Luigi Lucchi, sindaco del comune di Berceto, e Yilmaz Orkan, responsabile Uiki Onlus  – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia. Conclusione in musica con il concerto della cantante e musicista Aynur Doğan.

Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, sarà centrato sulla memoria degli ebrei, e con essi Rom e Sinti, questi ultimi vittime spesso dimenticate: la giornata avrà inizio con un momento per gli studenti delle scuole ferraresi, con i saluti del Prefetto di Ferrara Rinaldo Argentieri, del sindaco della città Alan Fabbri, del Rappresentante della Consulta Provinciale degli Studenti, a cui si aggiungerà un intervento del prof. Andrea Baravelli dell’Università di Ferrara, e la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore agli ex internati dei lager nazisti. Nel pomeriggio, ospiti del Ridotto del Teatro saranno Marina Montesano, docente di Storia medievale all’Università di Messina, e Dijana Pavlović, attrice e attivista per i diritti civili di origini serbe, in dialogo con il presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara Moni Ovadia.

In tema con questa memoria, lo spettacolo di Ovadia Senza confini. Ebrei e zingari, in replica al mattino e alla sera; un recital di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che metteranno in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio.

Il 28 gennaio il discorso si rivolgerà al genocidio dei Tutsi, nell’incontro a cui parteciperanno Franco Cardini e Yolande Mukagasana, testimone dell’orrore a cui è sopravvissuta in Ruanda, da lei stessa raccontato nel libro La morte non mi ha voluta. In dialogo con loro, anche Patrizia Paoletti Tangheroni, presidente della Fondazione Teatro Verdi di Pisa. Il racconto del genocidio dei Tutsi verrà poi ripercorso in serata con la proiezione del film Accadde in aprile, il documentario di Raoul Peck che ricostruisce i fatti tragici accaduti in Ruanda nel 1994.

L’approfondimento ritornerà sul popolo ebraico il 29 gennaio in un incontro curato da Fabio Levi, direttore del Centro Internazionale di Studi “Primo Levi”, l’attore e regista Valter Malosti dialogherà con il compositore Carlo Boccadoro e il saggista Domenico Scarpa, con i quali ha collaborato alla realizzazione di Se questo è un uomo, la trasposizione teatrale dell’opera di Primo Levi che andrà in scena in serata. Durante il pomeriggio, l’incontro con Moni Ovadia, il saggista Vittorio Robiati Bendaud e il pittore e scrittore Stefano Levi della Torre.

Il programma della giornata conclusiva, 30 gennaio, proseguirà lungo la stessa traccia tematica: al mattino, il progetto coreografico di Jazz Studio Dance La memoria rende liberi, tratto dal libro di Liliana Segre e Enrico Mentana, anticiperà la presentazione del libro di Piero Stefani La parola a loro. Dialoghi e testi teatrali su razzismo, deportazioni e Shoah; il teologo sarà accompagnato da Moni Ovadia, Amedeo Spagnoletto (Direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-Meis di Ferrara), con letture degli attori Magda Iazzetta e Fabio Mangolini, e la partecipazione dell’Accademia Corale Vittore Veneziani. In serata, la replica dello spettacolo di Valter Malosti Se questo è un uomo.

“Il teatro – spiega Gulinelli- si pone come presidio culturale grazie ad una programmazione precisa e di qualità. La giornata delle memorie è un momento importante, e con la nostra presenza ribadiamo che le istituzioni con la cultura sentono la responsabilità di non dimenticare”.
L’ingresso sarà a pagamento per gli spettacoli serali (esclusa la proiezione del film), e gratuito per tutti gli incontri pomeridiani. In base all’attuale normativa anticovid, l’accesso sarà consentito solo con Green Pass rafforzato e mascherina di tipo Ffp2.

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