Ennesimo tentativo del dittatore azero di riscrivere la storia dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. La storia di Shushi sconfessa Aliyev (Korazym 23.01.22)

Il dittatore dell’Azerbaijgian ha messo le mani su Shushi con la forza delle armi. Non è un mistero che abbia eletto la Città a simbolo della vittoria nella guerra del 2020. La sua conquista vale più di tutti gli altri territori e non a caso gli Azeri stanno moltiplicando gli sforzi per prendere possesso stabile di questo centro (che faceva parte in epoca sovietica della regione autonoma armena del Nagorno Karabakh).

La statua dell’Angelo della Pace, custode dell’Artsakh che saluta i fedeli che arrivano alla Cattedrale apostolica armena del Santo Salvatore Ghazanchetsots di Shushi, distrutta nel bombardamento mirato dell’Azerbajgian dell’8 ottobre 2020.

Quasi completata la superstrada provenienti da Fuzuli, abbattuti tutti i condomini residenziali eretti nei decenni passati, eliminate tutte le tracce di presenza armena in città con le due chiese danneggiate intenzionalmente nel conflitto, poi vandalizzate e ora nascoste alla vista da ponteggi.

Secondo un copione già scritto, è già partita la riscrittura azera della storia della Città che Aliyev ha definito “capitale storica e culturale dell’Azerbajgian” annunciando inoltre, nel suo discorso di Capodanno, che il 2022 sarà l’anno di Shushi (anzi, Shusha come la chiamano loro…).

Quanto siano ridicoli questi tentativi di interpretazione azera della storia, lo dimostrano le parole del deputato azero Malahat Ibrahimgizi che in un’intervista alla stampa locale ha sottolineato che “una tale decisione ha un grande significato politico, storico e legale” aggiungendo che “l’Azerbajgian, che è uno stato giovane con una storia di indipendenza di 30 anni, non era aperto al mondo durante l’era sovietica”. Ma poi ha anche precisato che “per questo motivo, sullo sfondo dei piani insidiosi contro il nostro popolo negli ultimi duecento anni, è stato impossibile introdurre Karabakh e Shusha nel mondo come la terra storica dell’Azerbajgian”.

E qui ci arrendiamo di fronte alla logica: affermare che Shushi e il Karabakh sono terre storiche dell’Azerbajgian ovvero di uno Stato che esiste da soli trenta anni oltrepassa il limite del ridicolo ma conferma la tradizione tutta azera di ricostruire storia, cultura e religione a propria immagine e somiglianza.

Questa foto diffusa dall’AP, tratta da un video diffuso dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian lunedì 9 novembre 2020, mostra la bandiera dell’Azerbajgian fissata su un cartello a Shushi, nella Repubblica di Artsakh. Il Presidente Ilham Aliyev ha dichiarato domenica 8 novembre 2020 che le forze armate azere hanno preso il controllo della città strategicamente importante del Nagorno-Karabakh, 44 giorni dopo l’inizio dell’aggressione. Lo stesso giorno fu firmato l’accordo di cessate il fuoco trilaterale tra Armenia, Azerbajgian e Russia.

Una breve storia di Shushi

1428: Shushi è menzionata in un manoscritto di padre Manuel conservato oggi al Metenadaran di Yerevan. In seguito, è citata in altre fonti armene nel 1575, 1607, 1717 e 1725.

1722: la città è fortificata da Avan Haryurapet e così utilizzata dai soldati armeni per difenderla dalla invasione turca. Nello stesso periodo fu costruita una cappella in legno laddove oggi sorge la cattedrale del Santissimo Salvatore/Ghazanchetsots (foto di copertina).

1752: La fortezza di Shushi viene consegnata da un principe armeno locale (Melik Shahnazar di Varanda, grossomodo l’attuale provincia di Martuni) al neonominato Khan del Karabakh Pamah Ali Khan. Questi si stabilì nella città dove fece confluire tribù turche provenienti dalle pianure steppose dove oggi sorge Aghdam. Shushi fu proclamata la capitale del khanato del Karabakh (fondato nel 1747).

1805: il khanato del Karabakh riconobbe la sovranità dell’impero russo, nel 1813 fu ufficialmente annesso allo stesso e nel 1822 fu abolito. A quel tempo Shushi ospitava 10.000 abitanti con la componente turca che rappresentava il 72% della popolazione e gli Armeni al 23%. Nel 1830 i Turchi erano il 56% e gli Armeni il 44%.

1850: la popolazione raggiunge le 12.000 unità con gli Armeni che diventano maggioranza per la prima volta dal 1752.

1916: il rapporto demografico non cambia di molto (52% Armeni, 43% Turchi, 3% Russi) ma la città raggiunge i 45.000 abitanti.

1918-20: Armeni e forze azerbajgiane combattono per il controllo dell’Artsakh/Karabakh. Le area del territorio corrispondente a quello che in seguito diventerà l’oblast del Nagorno-Karabakh sono abitate dagli Armeni mentre le aree circostanti sono controllate dai musulmani mandati dal governo azero.

1919: nel mese di giugno le forze azere aiutate da Curdi attaccano quattro villaggi armeni intorno a Shushi e provocano 700 vittime.

1920: in marzo gli Azeri massacrano 20.000 dei 23.000 Armeni della città, bruciando circa 7.000 case. Tutta la parte armena è distrutta e abbandonata.

1920: in aprile l’Azerbajgian diviene Repubblica Socialista Sovietica e l’area del Karabakh fu posta temporaneamente sotto la sua amministrazione. A dicembre è l’Armenia che cade sotto i bolscevichi; Artsakh, Syunik e Nakhchivan sono destinati a diventare parte dell’Armenia sovietica. Per quanto riguarda il Karabakh, ripetuti Congressi del popolo richiedono l’annessione al soviet armeno.

1921: l’Artsakh viene trasferito all’Azerbajgian sovietico e la regione viene nominata Nagorno Karabakh; a quell’epoca vi vivevano 138.466 persone come da censimento di quello stesso anno; l’89% erano Armeni. La città di Shushi si era ridotta a 9.223 abitanti di cui solo 289 erano Armeni.

1923: la regione viene organizzata come Oblast (Regione Autonoma del Nagorno-Karabakh) sotto giurisdizione amministrativa azera. Dato che Shushi si era spopolata a causa dei pogrom di pochi anni prima ed era in rovina, il capoluogo regionale viene trasferito al paese di Vararakn (anche Khankhendi nel 19° secolo), poi rinominato Stepanakert.

1926: il censimento attesta che nel Nagorno-Karabakh vivono 125.000 persone (89% Armeni, 10% Azeri, 1% Russi) mentre a Shushi abitano 4.900 Azeri e 93 Armeni oltre a 111 Russi.

1926-1989: poco alla volta gli Armeni cominciano a ritornare a Shushi e arrivano ad essere il 25% della popolazione. Nel 1961 il governo di Baku autorizza la demolizione dei quartieri armeni che erano ancora in rovina e vengono costruiti grandi blocchi di appartamenti al loro posto (dopo la guerra del 2020 gli Azeri li hanno rasi al suolo perché erano abitati solo da Armeni). Delle sei chiese che sorgevano in città ne rimangono solo due (Ghazanchetsots e Kanach zham). La città e il canyon che la lambisce vengono inseriti in una riserva naturale nel 1977; la popolazione ricomincia lentamente a crescere.

1988: conflitto etnico fra Armeni e Azeri che compiono numerosi massacri a danno della popolazione rivale in Azerbajgian. Tra il 16 e il 19 maggio attivisti azeri attaccano la popolazione armena a Shushi e 1.500 abitanti sono costretti a fuggire; le scene si ripetono tra il 19 e il 21 settembre. La popolazione armena viene completamente espulsa dalla città.

1989: secondo il censimento, la popolazione del Nagorno-Karabakh ammonta a 189.085 abitanti (77% Armeni, 22% Azeri, 1% Russi. A Shushi vivono 15.039 persone, al 98% di etnia azera. Il governo dell’Azerbajgian incoraggia il trasferimento nella regione di Turchi Meshketi provenienti dall’Uzbekistan.

1991: il 2 settembre il Consiglio del Nagorno-Karabakh dichiara l’indipendenza dopo che la Repubblica Socialista Sovietica Azera ha dichiarato la propria fuoriuscita dall’URSS e l’indipendenza. A ottobre le forze militari azere di stanza a Shushi cominciano a bombardare Stepanakert e la valle. A dicembre il Nagorno-Karabakh tiene il referendum confermativo sulla dichiarazione di indipendenza e il 28 dicembre le elezioni politiche.

1992: il 10 gennaio fitto lancio da Shushi di missili azeri su Stepanakert che da quattro giorni è la capitale della neonata Repubblica del Nagorno-Karabakh/Artsakh. Il 9 maggio Shushi viene liberata dalle forze armate armene e la popolazione azera ripara a Baku e nelle aree vicine.

1992-2019: sotto l’amministrazione della Repubblica di Artsakh, gli Armeni che erano scappati dall’Azerbajgian per i massacri (Sumgaiyt, Kirovabad, Baku) cominciano ad arrivare in Artsakh e a stabilirsi a Shushi. Nel 2005 la popolazione di Shushi era di 3.191 persone al 99,5% Armene. Nel 2015 gli abitanti erano aumentati a 4.060, cinque anni dopo la popolazione sfiorava le cinquemila unità.

La Cattedrale apostolica armena del Santo Salvatore Ghazanchetsots di Shushi, danneggiata nel bombardamento mirato dell’Azerbajgian dell’8 ottobre 2020.

2020: il 27 settembre l’Azerbajgian attacca la Repubblica di Artsakh. Tra l’8 e il 9 novembre Shushi viene catturata. Le due chiese sono danneggiate, molti edifici vengono intenzionalmente distrutti. La città viene occupata dalle forze armate azere.

“Premio di guerra e simbolo di vittoria”. Così Ilham Aliyev, il Presidente dell’Azerbajgian ha definito il 15 gennaio 2021, nel corso della sua visita con la sua moglie Mehriban Aliyeva, Primo Vicepresidente dell’Azerbajgian, la Cattedrale armena apostolica del Santo Salvatore Ghazanchetsots a Shushi. Le foto ufficiali diffuse dai media azeri non mostrano gli squarci causati dalle bombe azere dell’8 ottobre 2020. La pace è ancora lontana. E le chiese armene nell’Artsakh/ Nagorno-Karabakh sempre più in pericolo.

2021: il Presidente dell’Azerbajgian dichiara Shushi capitale storica dell’Azerbajgian.

Questo articolo è stato pubblicato oggi sul sito dell’Iniziativa italiana per l’Artsakh [QUI].

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