Francesco in Armenia a settembre. (Farodiroma.it 19.02.16)

Papa Francesco compirà la sua visita in Armenia nel prossimo settembre e non in giugno come era previsto. Lo slittamento è determinato dalla riunione a Creta del Sinodo panorotodosso. Lo si apprende da un comunicato del Patriarcato di Echmiadzin che annuncia il viaggo. San Giovanni Paolo II si recò in Armenia nel 2001 per il 1700 anniversario della cristianizzazione del paese. In quell’occasione visitò il  Memoriale del Genocidio: il monumento che ricorda lo sterminio degli armeni da parte dei turchi, in una serie di eccidi culminati nel 1915. Dodici pilastri inclinati – le dodici regioni dell’Armenia – circondano un braciere dove arde una fiamma perenne. Il Papa posò un garofano rosso sul bordo del braciere e lesse una sua “preghiera”, ricordando che nel 1915 Benedetto XV “alzò la voce in difesa del popolo armeno”, che descrisse come “alla soglia dell’annientamento”.

“Profondamente turbati dalla terribile violenza inflitta al popolo armeno – disse – ci chiediamo con sgomento come il mondo possa ancora conoscere aberrazioni tanto disumane”. Charles Aznavour, francese d’origine armena, cantò l’Ave Maria. La visita ricordò gesti e commozione di quella al Memoriale della Shoah, a Gerusalemme, a marzo dell’anno precedente. Lo sterminio armeno somiglia a quello degli ebrei. Mentre però la Germania riconosce la Shoah, la Turchia protesta se qualcuno parla di “genocidio”. Papa Wojtyla non usò questa parola, nella preghiera, ma l’espressione “metz yeghern” (grande male), che è il nome che si dava al genocidio, prima che l’ONU definisse questo concetto nel 1948. La parola contestata è in una dichiarazione comune firmata il 27 settembre, che contiene il più esplicito riconoscimento del genocidio armeno che sia venuto dalla Chiesa di Roma: “Lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni, nel quale viene generalmente individuato il primo genocidio del ventesimo secolo, e la successiva eliminazione di migliaia di persone sotto il vecchio regime totalitario sono tragedie ancora vive nella memoria dell’attuale generazione”. Papa Francesco, che certamente si recherà anche lui al memoriale, lo scorso 13 aprile ha utilizzato la parola “genocidio” in San Pietro, mettendo in parallelo “il primo genocidio del XX secolo” – mutuando così le parole di Giovanni Paolo II e del patriarca armeno Karekin II nella loro dichiarazione comune del settembre 2001 – con le altre due “grandi tragedie inaudite” del ‘900, “quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo”. E le sue parole, pronunciate nella solenne messa in San Pietro per il centenario del “martirio” armeno, irritarono fortemente le autorità turche, che ad Ankara convocarono immediatamente il nunzio apostolico per esprimere il loro “disappunto”. Recentemente, però, è stata sancita la pace diplomatica con il rientro a Roma dell’ambasciatore turco presso la Santa Sede che era stato richiamato in Patria dopo le frasi del Papa.

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