Gli armeni a Trieste: pillole di storia (Triestecaffe 08.01.23)

Pubblichiamo da Sergio Lorenzutti

 

A Venezia, sede base degli armeni, nel 1772 scoppia una scissione tra la comunità armena ( Isola degli Armeni, bellissima ed interessantissima da visitare, museo incluso, è un must!)
Ne consegue che 2 monaci Babic e Gasparenz arrivarono a Trieste nel 1773 per la cura dei mercanti armeni già presenti in città. M.T. concederà loro un Diploma nel 1755 ( 30 marzo ) per l’uso della Chiesa di S.Lucia ovvero dei Santi Martiri.
In cattedrale di S.Giusto c’è a terra una lapide funeraria dedicata ad un Vescovo Armeno di nome Martino Carabzth, l’iscrizione si legge male, morto nel 1756 con la seguente dicitura: vescovus ritus armen necto 1756..

 

1755 – Maria Teresa concede la Patente e Statuto ai Padri Mehitaristi e cede loro l’uso della chiesa di S. Lucia detta anche dei SS. Martiri. Cede solo l’uso o la proprietà della sudetta chiesa ? La cosa non è chiara ancor oggi.
1769 – Il Consigliere dell’Intendenza P. de Ricci concede un sussidio a Padre Mehitarish o ad un Padre mechitarista? Non si legge bene il nome.
1773 – Comperano una casa che diventerà il loro Convento detto dei SS Martiri.

 

1778 – comperano il casino e la campagna di Belpoggio e S. Giacomo.
1775- maggio 30 – Vienna: sotto il nome di Armeni dovevano raccogliersi altre Nazioni orientali di culto cattolico ma non assurse mai alla potenza dei Greci o degli Ebrei. In tale data la Patente Imperiale li equipara a tutte le altre Nazioni straniere residenti a Trieste anche per l’attività import/export del Portofranco.
Il centro di questa Nazione doveva essere il Vescovo Mehitarista  che risiedeva nel Monastero dei Padri Mehitaristi. Funzionava una tipografia per lingue d’Oriente e di Occidente. Ma la Nazione di Trieste si identificò con quella di Costantinopoli ma mal gliene incolse a causa dei debiti di quest’ultima che provocò la  chiusura del Monastero di Trieste nel 1810 al tempo napoleonico, in conseguenza di escussioni forzose.

 

La Congregazione Mehitarista venne considerata da M.T. parte dell’Ordine di S.Antonio Abbate.” La Nazione Armena si stabilirà in Trieste sotto la Nostra Dominazione” recitava il diploma imperiale. M.T. accoglie le suppliche e le rispettosissime istanze dei Sigg.i Religiosi: P.Zaccaria d’Alexan, P.Minas Gasparian, P.Lucas Simon, P. David Ucixsardas, P.Deodato Babick, P. Gomidas Garabiet e dalle famiglie Babick e Saraff rappresentanti della Nazione Armena.
Il Diploma Imperiale proseguiva: “Concediamo, il presente graziosissimo privilegi alli Religiosi Armeni ed alle famiglie ed ai religiosi Greci, Maroniti e di altre Nazioni Orientali di Religione Cattolica che si uniranno alla Congregazione Mehitarista e al Capo della Nazione Armena, quanto segue”.
Seguono 53 punti i primi 17 riguardano i Greci che hanno a loro favore altrettanti punti nella Patente imperiale del 14 luglio 1775 ed altri 14 nella Risoluzione del 1 gennaio 1777.

 

Dei rimanenti 36 punti i più importanti sono:
– chi vorrà espatriare verso altri territori dell’Impero e poi ritornare a Trieste riceverà  un passaporto personale.

 

– potranno comperare e vendere liberamente mobili ed immobili.
– libertà di erigere una stamperia a caratteri armeni e romani.
-non saranno obbligati a prestare servizio militare se non ci sarà una chiamate generale alle armi.

 

– sono,liberi di commerciare per mare e per terra.
– potranno navigare con le insegne e patenti imperiali
– potranno far parte del Corpo Mercantile di Borsa

 

– potranno professare la medicina purchè sappiano l’idioma locale.
– qualora questa Nazione si incrementasse numericamente diamo loro possibilità sotto l’egida dell’ Intendenza Commerciale, di darsi un Governatore o Capo secolare e 2 Assistenti o Deputati vincolati alle regole che la Comunità si vorrà dare.
– i greci, maroniti ed altri orientali di religione cattolica potranno aggregarsi ma saranno considerati come Armeni a tutti gli effetti.

 

La riapertura del Tempio con l’arrivo di altri armeni ebbe inizio nel 1817 e durò fino al 1910.
Nel 1859 avevano aperto un Ginnasio Reale Commerciale nel Colleggio dei Mehitaristi che fu il primo ad insegnare in italiano.
Vediamo alcuni cognomi conosciuti ancor oggi: Ananian, Aidinian, Zingirian, Hermet, Giustinelli, Anmahian, Tumanshvili, Hovhanessian.

 

— “Ad Isfahan ne ho conosciuto un erede dei profughi di Giulfra distrutta nel 1604 con 90.000 morti ma gli artigiani vennero salvati e deportati ad Isfahan dal Signore della Persia Sha Abbas Aveva bottega proprio in piazza grande dove si giocava il polo a cavallo e mi ha sempre trattato bene, gentilmente con prezzi barattati all’osso ma vendeva roba eccezionale. Siamo diventati amici.—“
Nel 1859 aprirono un Ginnasio Reale Commerciale nel Collegio dei Mehitaristi che guarda un po’ era il primo Ginnasio in italiano a Trieste.
La Chiesa di V. Giustinelli “Beata Vergine delle Grazie” è oggi gestita dalla comunità cattolica di lingua tedesca. Nell’800 era la chiesa degli Armeni. L’edificio ed il terreno attorno è opera del Giustinelli che era molto ricco e nel 1846 la fece costruire per la sua comunità armena. All’interno c’era un bellissimo organo Rieger in legno di quercia donato da Julius Kugy. I padri mechitaristi di Venezia, ora proprietari dell’ edificio dopo un primo intervento conservativo di un campanile pericolante hanno deciso di non investire ulteriori capitali. Anzi hanno venduto del terreno per farne un posteggio. Una famiglia armena si fermò a Trieste ed aprì una pasticceria che divenne famosa per i suoi dolci tipici armeni, erano gli Hovehanessian sfuggiti all’olocausto degli armeni in Turchia degli ultimi anni della prima guerra mondiale e in quelli successivi. Si stima in possibili 2 milioni di morti per fame, marce estenuanti senza acqua, fucilazioni, pestaggi, torture, ecc. ( la nostra guida turca, colta e di mentalità aperta, progressista e anche femminista ricordo che scattò come una molla quando le chiedemmo il suo parere su questo argomento. Disse che assolutamente è tutta una montatura e che mai la Turchia avrebbe potuto fare una cosa simile, che da loro è proibito parlarne e non appare in nessun libro di storia ). Una vera e propria damnatio memoriae.

 

Gli armeni quando girano il mondo amano incontrarsi tra di loro per ricostruire pezzi di storia per farne un patch work della memoria condivisa perché appunto manca una biografia, una storia scritta con i dettagli. Son spariti quasi tutti nell’oblio voluto dai  turchi che han rimosso in toto l’avvenimento perché si vergognavano come i nazisti di ciò che avevano commesso.
1814 – Gregorio Ananian nato a Istanbul laureato medico ginecologo a Padova dopo qualche anno di attività a Parigi divenne medico di corte dell’ Harem di Selim III a Costantinopoli. Si spiaggiò a Trieste, non lavorerà ma lascerà una Fondazione per i bisognosi.
Oggi vivono da noi solo 5 o 6 famiglie armene ma nel 700-800 c’era il rione armeno tra V.Tigor e V. Cereria con botteghe di artigiani e negozi alimentari e l’immancabile pasticceria.

 

Giorgio Aldinian faceva erigere quei bei palazzi fortezza che si vedono ancora e gli Hermet dominavano la vita culturale, politica e sociale della città, i Zingirian aprivano il primo gabinetto ottico scientifico. Nel 1923 arrivarono i fatidici pasticceri Hovenhanessian seguiti da Garabed Bahshian fuggito da Costantinopoli dalle persecuzioni turche. Costui entrò a lavorare nella Manifattura Tabacchi ma pochi anni dopo pensò bene di mettersi in concorrenza come pasticcere in V.Mazzini 5 aprendo la Fabbrica di dolci orientali dove si poteva gustare un ottimo caffè alla turca, appunto. Gli affari prosperavano tanto che chiamò 2 fratelli a dargli una mano con i rahat lokum ed il paklavà oltreché per i loro famosi yoghurt in vasetti di terracotta. Erano Kevor con la moglie e Onnig Ohanessian.
Ebrei, greci ed armeni lo prediligevano.

 

Esiste una lapide funeraria del XII secolo.
1840 ca. – era operatore di Borsa il negoziante turco Haggi Mohamed Seragi.
1842 – Il Piccolo Cimitero, così chiamato per le sue dimensioni, venne aperto nel 1842 su iniziativa del Comune, era dedicato ai Turchi. Ci sono ancora visibili alcuni nomi di turchi, turchi/greci e greci/turchi e molti di questi erano ebrei di Salonicco o di Smirne. Scappavano dai Balcani in lotta contro l’occupazione ottomana che insisteva con le persecuzioni religiose ed economiche.

 

Sono i Camondos, i Bessos ed i Modianos.
Abbiamo avuto – forse per un paio di mesi  a fine ‘700/inizio ‘800 – così ho letto da qualche parte ma non son sicuro della fonte – un sindaco egiziano, certo Cassius Faraone la cui storia è curiosa, assai curiosa. Nativo della Siria, di religione siriaco/cristiana. Segretario del vice re dell’ Egitto che doveva essere un tipo che dormiva della grossa perchè il nostro Cassius gli aveva fregato il patrimonio o buona parte di esso e anche la moglie e/o la prima concubina. Era il Sovrintendente Generale del dazio di Alessandria. Non aveva sopra di lui nessun controllore. Scappa in tempo a Venezia con la famiglia. Il Kedivè si sveglia dal profondo torpore e capisce il fattaccio. Emana una condanna a morte per il Cassius Faraone valevole in tutto il mondo. Era morte certa per lui. Una versione spacciata per ufficiale dice che ebbe un crac finanziario e allora lasciò Alessanria. Ma la domanda che sorge spontanea è: come mai se era spiantato aveva tanto capitale con se da fare affari  immobiliari astronomici per l’epoca? A Venezia il Dandolo che ha la repubblica oramai oltre i travi, siamo alla vigilia della fine della repubblica marinara di Venezia. Napoleone è alle porte, il Doge lo manda via, non lo vuole, gli bastano le batoste ricevute dagli ottomani nell’ Egeo. L’impavido morituro si barcamena in giro per l’Adriatico ed in terra ferma ma sempre senza fortuna. Approderà a Trieste dove trova la guarentigia imperiale di M.T. che condonava ogni colpa se il colpevole andava a Trieste a lavorare per il bene proprio e della patria. Questo editto fu dettato dalla necessità di avere mano d’opera a Trieste perchè il lavoro abbondava per i traffici marittimi in costante aumento. Da questa liberalità noi ci portiamo dietro il brutto vezzo di dire: triestin mezzo ladro e mezzo assassin.
Ovviamente il Cassius Faraone fece fortuna, aprì un casino letterario in villa Necker, una società di import/export ed entrò nel Consiglio di Amm. delle Generali. Diverrà un latifondista molto fortunato con le sue compravendite a strozza degli amici. Ma soldi no spuza, dicevano i romani. Attualmente la famiglia vive ad Aquileia in casa padronale con gli eredi di Ritter von Zahony primo Pres. delle Ass. Generali.

 

Come dir che bori el gaveva ma el ga savù come farli render ben inveze de magnarseli come che fa tanti.
1849 –  il Console Generale della Sublime Porta prende sede a Trieste
1854/8 – si costruisce la moschea in zona cimiteriale poi usata come luogo di sosta per i musulmani morti in attesa della traslazione del corpo in terra santa ( musulmana, perchè noi eravamo e siamo infedeli e la terra degli infedeli non può esser santa e bloccava quindi la loro salita al cielo).