Grande Guerra, pillola 40 Medio oriente: le mani inglesi sul petrolio. Bergamonews

A fine ottobre del 1914, dopo aver firmato un trattato di alleanza segreto con la Germania, entra in guerra anche l’impero ottomano: il 21 novembre gli inglesi conquistano Basra, sull’Eufrate, e mettono in sicurezza i propri rifornimenti di petrolio in Mesopotania.

 

 

di Marco Cimmino

L’impero ottomano, il 2 agosto del 1914, aveva siglato un trattato di alleanza segreto con la Germania. Si trattava di una mossa quasi obbligata per la “Sublime Porta”, che attraversava un periodo di gravi movimenti centrifughi ed aveva la necessità di riaffermare il proprio pieno controllo sul medio oriente, dopo aver perso, un poco alla volta, l’intera Africa settentrionale ed i Balcani.

Questa alleanza va, dunque, letta in chiave antibritannica almeno quanto antirussa (la Russia era il nemico ereditario della “Porta” e nel XIX secolo vi erano state diverse guerre a confermarlo): gli inglesi, dal canto loro, miravano esplicitamente a garantirsi l’accesso al petrolio mseopotamico e non facevano mistero della loro ostilità verso i turchi, soffiando sull’irredentismo arabo. Insomma, prima o poi, in quel settore si sarebbe giunti allo scontro.

La prima azione militare ottomana, senza preventive dichiarazioni di guerra, riguardò un bombardamento navale, turco-tedesco, contro installazioni russe nel Mar Nero, il 29 ottobre del 1914: il 1 novembre, lo Zar dichiarò formalmente guerra alla Turchia, cosa che anche la Serbia fece, il giorno successivo, mentre Francia e Gran Bretagna attesero il 5 novembre. Già il 3 novembre, però, una squadra navale britannica aveva cercato di forzare i Dardanelli, bombardando i forti turchi ed iniziando una campagna che avrebbe, alla fine, portato al disastro di Gallipoli. Il 6 novembre 1914, con lo sbarco ad Al Faw, sulle coste irachene, di un contingente angloindiano, cominciò la prima guerra mondiale anche in Mesopotamia: lo scenario del conflitto andava sempre più allargandosi.

 

Le truppe britanniche avevano lasciato Bombay già il 16 ottobre: si trattava dell’Indian Expeditionary Force “D” (noi abbiamo già incontrato lo IEF “B” in Africa orientale), ossia circa 5.000 uomini, al comando del generale sir Arthur Barrett. All’inizio, stante la neutralità ottomana, questo contingente, protetto dalla divisione navale del Golfo, avrebbe dovuto presidiare la foce dello Shatt-al-Arab, per evitare infiltrazioni turche verso l’oleodotto di Abadan, vitale per l’Inghilterra. Mentre il governo britannico puntava ad una politica di semplice contenimento, a Bombay si premeva, invece, per una più aggressiva strategia di “forward defence”, che portò allo scoppio delle ostilità vere e proprie.

All’insaputa del Foreign Office londinese, Barrett aveva ricevuto l’ordine di conquistare senz’altro la base ottomana di Basra (oggi Basrah o Bassora in italiano), sull’Eufrate, in caso di rottura diplomatica fra Londra ed Istanbul. Senza porre indugi, il 6 novembre, le truppe britanniche mossero verso Basra, al comando del generale Delamain, dopo aver lasciato 600 uomini di presidio sulla costa. Il giorno successivo, dopo aver disperso la debole resistenza turca, egli pose il suo campo fortificato lungo il fiume, 5 chilometri a nord di Abadan: qui, l’11 novembre, venne attaccato da un reparto ottomano, che venne respinto con gravi perdite.

Nel frattempo, allo IEF si aggiunsero circa 7.000 uomini di rinforzo, con qualche cannone da campagna: Barrett, adesso, aveva gli strumenti per risolvere in breve tempo la propria offensiva, anche se a Basra si era radunato un contingente di 4.500 soldati ottomani, al comando di Subhi Bey. Il 19 novembre, sotto un acquazzone che rendeva assai difficile manovrare nel fango, la battaglia per Basra cominciò, con attacchi britannici e contrattacchi turchi, sanguinosamente rintuzzati. Il giorno successivo, mentre Barrett stava mettendo in pratica un piano per sbarrare il fiume e circondare la piazzaforte, uno sceicco arabo gli portò la notizia della ritirata di Subni Bey dalla città. La sera del 21 novembre 1914, quindi, due battaglioni del IEF sbarcarono a Basra, prendendone possesso. Barrett vi entrò da vincitore due giorni più tardi. Le perdite ammontarono a circa 500 uomini per i britannici e a più del doppio per gli ottomani.

 

Con la conquista di Basra, gli inglesi misero in sicurezza i propri rifornimenti di petrolio in Mesopotamia e questo, alla lunga avrebbe avuto un impatto fondamentale sull’andamento della guerra. Naturalmente, la constatazione dell’apparente debolezza difensiva nemica, rafforzò la convinzione del governo indiano circa la necessità di agire con energia nel settore, a dispetto dell’atteggiamento di Londra. Questo, come vedremo, avrebbe comportato tutta una serie di conseguenze per il conflitto in medio oriente.

Curiosità: una strage nella strage, l’olocausto armeno

All’interno della secolare lotta tra impero ottomano e Russia, così come nell’ottica del nuovo nazionalismo turco, propiziato dal movimento dei “Giovani Turchi” e dal colpo di stato effettuato dal loro comitato “Unione e Progresso” (Ittiḥād we Taraqqī) nel 1908, si colloca uno degli episodi più terribili e, colpevolmente, dimenticati della storia del Novecento: Metz Yeghern, il genocidio del popolo armeno. Gli armeni, popolazione cristiana che viveva all’interno dell’impero turanico, erano sempre stati blandamente protetti dallo zar, nei loro sogni di autonomia. Quando la Sublime Porta entrò definitivamente in crisi, essa rivolse contro gli armeni la propria rabbia, dando il via ad una serie di persecuzioni e pogrom, cominciata nel 1894 (la cosiddetta ‘persecuzione hamidiana’) e conclusasi, negli anni 1915-16, con l’olocausto di circa 1.500.000 armeni.

 

In un certo senso, la prima guerra mondiale fu sia l’esca che lo strumento per eliminare la minoranza armena, nella folle visione di una “Turchia dei turchi” che animava il governo di Istanbul: esca, perchè essa portò a galla la debolezza dell’impero, che poteva essere contenuta soltanto con robuste iniezioni di fanatismo nazionalista, e strumento, perché nel caos della guerra, enormi spostamenti di profughi avrebbero destato minor attenzione. Così, centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini vennero assassinati, torturati, deportati nel deserto e lasciati morire di fame e di sete, nel silenzio e nell’indifferenza del mondo, impegnato a combattere la sua guerra mondiale. Incredibilmente, questo spaventoso massacro, che funse da modello per tutti i successivi genocidi novecenteschi, dalla Shoah a Holodomor, l’olocausto ucraino, venne praticamente cancellato dalla storia, tanto che, ancora oggi, la moderna Turchia ne nega l’esistenza. La mattanza cominciò nella notte tra il 23 ed il 24 aprile del 1915, e proprio il 24 aprile è, per la comunità armena, il giorno della memoria.

 

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