HOTEL GAGARIN | Dove alloggiano i sogni (Duerighe.com 28.04.18)

Il primo lungometraggio di Simone Spada è un racconto poetico e simpatico. Una pellicola svolta nel sorriso tipico di una commedia genuina porta nelle sale una storia di sogni ed emozioni. Il regista ha pensato ad “un film che non parla di cinema ma che lo usa come pretesto, come possibilità di esplorazioni di incontri”. E’ così perché i protagonisti si riuniscono per girare un film che non si girerà mai, ma che gli regalerà qualcosa che vale di più della ricompensa per cui erano partiti. Un gioco un po’ pirandelliano che lascia spazio alle prerogative del genere, fatte di nuovi amori e giocosi inconvenienti.  Immersi nel freddo di un’Armenia divisa tra guerra e voglia di rinascere, i personaggi disegnati da Spada, “sono un po’ tutti noi”, che persa la speranza di una vita piena la ritrovano fortuitamente lontano da casa.

Il film è tutta una messa in scena. Franco, quello che appare come un decaduto affarista romano un po’ trasandato e molto furbo, riceve tra le mani l’occasione della vita. Un amico europarlamentare gli affida un progetto sostenuto da fondi dell’Unione Europea per girare un film nel territorio armeno. L’inizio è comico e sotto una lente che fa quasi da “meta cinema”. Spada sembra aprire lo spiraglio su un ambito della produzione cinematografica leggermente oscuro,quello dei film prodotti da fondi pubblici. Da questo dimensione si ritorna a quella più stringente della commedia. Franco organizza una truffa: servirsi di una complice adeguatamente ricompensata, ingaggiare una troupe di “disperati”, spedirla in Armenia, incassare i finanziamenti, sparire.

La sceneggiatura da rappresentare racconta il viaggio di una ragazza che vola in Armenia per tornare sulle tracce delle sue origini. Una storia impegnativa scritta da Nicola,un professore di storia del liceo interpretato da Giuseppe Battiston. Quando la Tindaro Film, agenzia ovviamente inesistente, lo informa della vittoria della sua sceneggiatura, il professore, che amava spiegare storia attraverso il cinema, è al settimo cielo. Sarà la regia di un film tutto suo, il sogno di una vita. Nicola è l’unico a credere nel film, facile, quindi da reclutare. Franco passa alla ricerca di quei componenti essenziali per girare un film e per la riuscita della truffa. Così ingaggia come complice una cinica amica sovietica e poi casualmente recluta un elettricista, Claudio Amendola, come macchinista, un fotografo fattone, interpretato da Luca Argentero, come direttore della fotografia, poi Silvia D’amico nei panni di una prostituta romana chiamata a fare l’attrice protagonista.

Riunito il gruppo, sotto la guida della complice, Valeria, interpretata da Barbora Bobulova, partono per l’Armenia. Sistemati nell’Hotel Gagarin incominciano i sopraluoghi alla ricerca di una distesa valle innevata. Una volta trovata però vengono presi da soldati armeni, ricondotti nell’hotel, vengono tenuti li, perché è scoppiata una guerra. Con le strade bloccate non c’è possibilità di andarsene. Nel frattempo in hotel il tempo scorre, agi, comodità, nuovi occasioni, vivificano la vita dei personaggi in quel momentaneo microcosmo; nessuno pensa più al film,tranne Nicola ovviamente. Sulle note di Samarcanda, finisce la guerra, sbocciano nuovi amori e scoprono della truffa. L’ambasciata italiana si fa attendere per riportarli a casa e loro troveranno un magico modo di intrattenersi. Daranno vita ai sogni, girando non uno ma centinaia di piccoli, unici film.

E’ la chiusura di una commedia divertente che nel sensazionalismo finale riesce a non scadere nella banalità. Intrappolati nell’hotel disegnando i sogni di molti Armeni, si affezioneranno alla vita dell’hotel e quando l’ambasciata sarà pronta a rimpatriarli qualcuno tornerà, qualcun altro no. Spada dipinge il popolo armeno con le fattezze degli italiani vissuti a cavallo tra il dopoguerra e il miracolo economico. Giovani ragazze che ballano sulle canzoni di Albano e Romina, umili signori che si proiettano verso il sogno americano. Il bello del film è che saranno i nostri protagonisti a dare forma a queste aspirazioni. Non mancano anche in questa sede le venature comiche che percorrono tutta una trama impreziosita da numerose e appropriate citazioni letterarie pronunciate dalla bocca saccente e bonaria del professor Nicola. Quest’ultimo,il più deluso dalla truffa di cui era stavo vittima, vivrà dello stesso sogno degli Armeni, trovando nell’hotel il luogo dove si può sfruttare ancora la propria occasione.

“Il film vuole essere una commedia romantica, brillante, malinconica e un po’ visionaria. E’la possibilità di fare un viaggio divertendosi, un film in movimento nonostante si svolga principalmente in un unico grande ambiente.  E’ un tentativo di farci sognare, ridere, emozionare o intristire, come faceva, una volta, la commedia all’italiana che ci faceva uscire dal cinema più consapevoli e felici”. Una commedia godibile, dai toni favolistici che ci ricorda con le parole di Tolstoj: “se vuoi essere felice, comincia”.

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