I “libri preziosi” di Arslan e Nash-Marshall (Il Resto del Carlino 04.06.23)

Esistono amicizie e sodalizi intellettuali tali da avvincere le singole esistenze e rinfrancarle per intensi tratti di cammino. Così avviene per Antonia Arslan, scrittrice italo-armena di fama internazionale, e Siobhan Nash-Marshall, pensatrice cattolica statunitense costantemente a cavallo tra vita accademica e impegno civile e umanitario a favore dei cristiani di Oriente, in particolare armeni.

Di questa amicizia e di questa sinergia sarà testimone a Ferrara l’Auditorium Luigi Negri il prossimo martedì 6 giugno (h. 19.00, piazzetta G. da Tossignano, 2) in occasione di una doppia, e congiunta, presentazione di libri, entrambi editi dalle Edizioni Ares ed entrambi opere di narrativa: Il destino di Aghavnì di Arslan e George di Nash-Marshall.

Per Arslan, autrice di un imprescindibile ‘classico’ sia della letteratura italiana del secondo millennio sia della letteratura ‘genocidaria’- ovvero La masseria delle allodole -, si tratta di nuove e vivide pagine, ininterrotta espressione di un pluridecennale impegno, intimo e pubblico al contempo, di ricostruzione tanto del “frammento” che del vasto “arazzo”. Il frammento è il destino tragico, concreto e specifico, di una famiglia travolta dall’odio e dall’orrore genocidario: è la storia della singola vittima, di un universo, unico e personale, come tale irripetibile, divelto, cancellato e affidato dai carnefici impuniti all’oblio e alla sua tacita complicità. L’arazzo, a tinte cruente e fosche, è quello incandescente e immane del genocidio armeno, tutt’oggi ossessivamente negato dalla Repubblica di Turchia (che proprio ora compie i cento anni durante il riconfermato ‘sultanato’ di Erdogan, vicinissimo ai Fratelli Musulmani), da alcuni denominato anche “genocidio infinito”, con le continue violenze ancora oggi perpetrate contro gli armeni dagli azeri (d’intesa con i turchi) nel silenzio ignavo, complice e calcolante di tutto il mondo occidentale. Per Nash-Marshall, invece, si tratta di un’opera prima, apparsa quasi contemporaneamente in italiano e in inglese (ed. Crossroad).

La filosofa d’oltreoceano, con il suo George, abbandona la saggistica per cimentarsi con la narrativa, mettendo in scena una contemporanea lotta tra Giorgio e il Drago – che ci auguriamo ipse venena bibas, ossia che quest’ultimo abbia a bere i suoi veleni –. La vicenda ardimentosa di Giorgio, cara ai ferraresi essendo l’antico soldato il patrono della città estense, per secoli ha potentemente ispirato l’immaginario, basti soltanto pensare, limitandoci alla pittura, a Paolo Uccello e a Kandinskij. Ed essa ancora ispira, come attestano le pagine di Nash-Marshall, autrice alcuni anni or sono anche di una biografia spirituale di Giovanna d’Arco, un’altra personalità indomita e pugnace. Il nostro George stavolta è catapultato nell’immediato, recentissimo, passato: quello dell’umanità del COVID, tra pandemia, reclusioni, paure, crisi sistemica. Riuscirà il lume della ragione a fugare abbagli e tenebre? E la fede avrà la sua vittoria sul male?

L’incontro di martedì è organizzato dalla Fondazione Enrico Zanotti e dal Centro culturale L’umana avventura.

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