I piloti russi volano sui MiG-29 in Armenia (Sputnik 03.02.17)

I piloti della base aerea di Erebun, in Armenia, hanno preso il volo in condizioni meteorologiche normali su caccia di quarta generazione, i MiG-29, ha riferito venerdì a Ria Novosti il servizio stampa del distretto militare meridionale.

“Nelle prime lezioni i piloti dei caccia MiG-29 eseguono i compiti essenziali di pilotaggio lungo i percorsi assegnati, voli diurni, di esplorazione, decollo e atterraggio in zone montuose”, ha dichiarato il servizio stampa che ha riferito, inoltre, che nel 2017 i piloti militari del distretto meridionale svolgeranno più di 100 diverse attività, come congiunzione in volo, collaborazione con l’artiglieria, carri armati, unità dei poligoni di montagna Kamut e Alagas, addestrandosi in condizioni critiche, nel volo tattico, nella tattica e tattiche speciali.

Il distretto militare Sud è dislocato nel campo d’aviazione di Erebun a Erevan, costituito nel 1995. Nel novembre 1998 alla base sono stati assegnati i caccia MiG-29. Nel luglio 2001 ad Erebun è stata costituita la base aerea, che è diventata parte della 102° base militare di stanza a Gyumri. Alla fine del 2013 nella composizione della base aerea è entrata una squadra di elicotteri. Nel mese di dicembre 2015 e febbraio 2016 dalla Federazione Russa sono stati assegnati al campo d’aviazione di Erebun gli elicotteri d’attacco Mi-24P e da trasporto Mi-8MT.

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Il potere di Vladimir Putin ha l’odore del gas

-di MAGDA LEKIASHVILI-

Gazprom – una delle più grandi aziende del mondo dell’energia. La Russia con il 50,002% possiede la quota di controllo di Gazprom. L’azienda nasce nel 1989, quando il Presidente di quel periodo Mikheil Gorbachev unisce i ministeri del petrolio e del gas e nomina Gazprom come ente responsabile per la produzione/distribuzione e la vendita di gas. Da allora in poi, l’azienda non lascia più lo spazio occupato nel mercato.

La compagnia statale russa Gazprom è uno dei simboli del potere di Vladimir Putin. Grazie alle enormi risorse di gas naturale presenti sul territorio russo e al vertiginoso aumento del prezzo del gas nello scorso decennio, le esportazioni di Gazprom hanno garantito un enorme afflusso di valuta pregiata nelle casse del Cremlino. Dal 2000 a oggi Putin ha fatto in modo che il controllo della società restasse saldamente in mano ai suoi uomini. Boris Nemtsov, oppositore di Putin, che muore nel febbraio 2015 in un attentato con armi da fuoco per le strade di Mosca (1), nel suo libro Disastro Putin. Libertà e Democrazia in Russia scrive che Gazprom è in mano allo stato e viene manipolata politicamente dal presidente Putin e dal primo ministro Dmitri Medvedev. Sottolinea che undici dei diciotto membri del consiglio di amministrazione sono agenti dei servizi segreti, senza alcuna competenza in materia di gas. “Eppure la dirigono, e gestiscono il 40% del gas fornito all’Europa. I beni della società sono stati ceduti con transazioni dubbie e semicriminali, e i processi di nazionalizzazione e privatizzazione di Gazprom sono stati portati avanti con modalità criminali”- continua Nemtsov.

I punti di vista non cambiano la realtà e Gazprom rimane “una speranza” per i paesi dell’Est Europa. Per esempio l’Armenia è totalmente dipendente dal gas russo. Nel 1997 ArmRosGazprom è stata fondata come progetto di un gasdotto comune russo-armeno, dentro il quale Gazprom, russa, possedeva il 45% delle azioni e un altro 45% apparteneva al Ministero dell’Energia armeno. Nel 2014, Gazprom è diventata l’unica proprietaria della società, ribattezzata come Gazprom Armenia.

Il gas russo in Armenia viene trasportato attraverso il territorio Georgiano. Anche la Georgia portava avanti i rapporti economici con Gazprom. Dopo il 2006 Gazprom dichiara di aver raddoppiato il prezzo del gas che vende alla Georgia, portandolo da 110 a 230 dollari ogni mille metri cubi. Per questo motivo, subito dal 2006, la Georgia ha provato a diminuire la dipendenza energetica dalla Russia sostituendo il gas russo con quello dell’Azerbaigian. Essendo la Georgia un paese di transito, Gazprom le cedeva il 10% del gas naturale trasportato attraverso il paese caucasico verso l’Armenia, come contropartita. Il contratto fra la Georgia e la Russia viene aggiornato ogni anno. Fino adesso la Georgia è riuscita a mantenere il 10% del gas a sua disposizione. Mentre, secondo un nuovo accordo, dal 2018, la Georgia riceverà una compensazione monetaria direttamente proporzionale alla quantità di gas russo che transiterà nel proprio territorio. Avrà anche il diritto di richiedere forniture aggiuntive di gas a un prezzo ribassato, a 185 dollari ogni 1.000 m³ invece di 215 dollari ogni 1.000 m³. Detta cosi sembra davvero un favore da parte di Gazprom. Però in Georgia gli esperti temono che il nuovo accordo porterà come risultato un’ulteriore dipendenza sulla Russia. Come in Armenia, anche in Georgia la vicina Russia riuscirà a imporre le sue regole, non solo in campo di energetico, ma soprattutto in campo politico.

Anche l’Ucraina dipendeva dalla Russia per coprire il fabbisogno nazionale di gas, ma ha sospeso l’acquisizione di gas russo nel novembre 2015. Attualmente Kiev si rifornisce dall’Ue, convinta che il gas sia più economico di quello di Gazprom. A giugno 2016 la Naftogaz Ucraina (2) ha però proposto a Gazprom di riprendere le forniture. Il prezzo medio delle esportazioni Gazprom in Ucraina sarà più alto nel primo trimestre 2017 rispetto all’ultimo trimestre del’2016.

Tutto tornato a favore dell’azienda Russa, che continua a tormentare i paesi vicini e, soprattutto, mantiene l’influenza su di loro grazie alla ricchezza naturale che possiede.

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