Il caso serissimo del Dialogo Ebraico Cristiano (Tempi 14.01.16)

A giorni papa Francesco si recherà in visita alla Sinagoga di Roma. L’evento si preannunzia rilevante, anche in relazione al successo mediatico che, in modo inedito, accompagna detti, gesti e azioni di questo pontificato.

Per comprendere il Dialogo ebraico-cristiano, il significato della visita papale, le attese che vi sono da parte ebraica e da parte cristiana, gli scenari che tale avvenimento potrà aprire, occorrerebbe forse offrire una disamina dei molti documenti e pronunciamenti – alcuni recentissimi – circa il positivo re-incontro tra ebrei e cristiani, partendo dalla Dichiarazione Conciliare Nostra Aetate, testo che ha impresso una svolta e una cesura netta con un passato negativo plurisecolare.

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come è avvenuto nel caso di molti cristiani armeni all’epoca del Genocidio, salvati da numerosi ebrei. Circa il cristianesimo armeno, occorre che il Dialogo tra ebrei e cristiani si alimenti della sua storia e della sua tradizione vivente, poiché è l’unica Chiesa che ha una sua precisa caratteristica identitaria linguistico-nazionale imprescindibile e irrinunciabile e che ha esperito sorti analoghe, per certi versi, al Popolo Ebraico: la diaspora e l’esperienza di minoranza assoluta, la dhimmitudine sotto l’Islàm, il genocidio, il ritorno nella terra dei propri padri, l’essere sopravvissuta a una lunga e dolorosa storia, l’aver prodotto una autonoma cultura – e specificatamente una cultura credente – in osmosi creativa con altre culture, il rapporto, infine, tra diaspora e ritrovata sovranità nazionale.