Il degrado senza fine della chiesa degli Armeni (Ilpiccolo 06.11.17)

TRIESTE Tra le varie parrocchie in cui la comunità tedesca ha girato, ancor prima di passare sotto l’ala della Curia nel 2010, c’è la chiesa, ancora consacrata, della Madonna delle Grazie di via Giustinelli, una delle tante vie della zona un tempo in mano alla Comunità degli armeni. La struttura infatti, protetta dalla Soprintendenza, era stata presa in comodato d’uso dalla comunità dai padri mechitaristi di Venezia (creata dall’abate Mechitar insediatosi in origine nell’isola veneziana di San Lazzaro), proprietari dell’edificio inaugurato nel 1859 con il contributo dell’armeno Gregorio Ananian, composto anche da otto appartamenti che fino a poco tempo fa erano quasi tutti abitati.

Inizialmente ospitavano anche un collegio-convitto con l’avvio del primo corso del ginnasio e della scuola reale di lingua italiana. Poi sono divenuti sede pure del parroco. C’è un’ampia sacrestia e dalla chiesa si notano quattro finestre realizzate appositamente affinché le suore di clausura potessero seguire la messa.Nella bellissima cappella è conservato, malamente, anche l’organo di Julius Jugy.
Ma l’ultima volta che la comunità cattolica mise piede lì dentro fu all’incirca nel 2009. Oggi le condizioni di tutto il complesso versano nel degrado. Con tanto di affreschi rovinati dall’umidità. Una parte del tetto è caduta. Un campanile sta in piedi grazie all’impalcatura. Per ripristinarli ci vorrebbero almeno 24mila euro. Altri sei mila per portare via tutte le masserizie che occupano il magnifico giardino a pastini (che come tutto l’impianto ha un bellissimo affaccio sul golfo), e i diversi piani, compresi quelli sotterranei, dove durante la seconda guerra mondiale l’allora rettore Johannes Dittrich, molto amato da alcuni, tra cui il fedele Roberto Mellini, nascose gli ebrei perseguitati.

La lista dei soldi da tirare fuori per rimettere in sesto tutto ingloba anche 2mila euro per ripristinare il verde attorno. Soldi che però, al momento, non si trovano. Quel che si può mettere in ordine finora è stato fatto dalla signora Gianna Tagliapietra che risiede in uno degli otto appartamenti da tantissimi anni.

I padri mechitaristi fino a oggi non si sono esposti per accollarsi le varie spese. Sono stati commissariati anni addietro. Ma forse con il nuovo commissario che li guida, il vescovo di Istanbul, le cose potrebbero smuoversi.

Come fare in caso contrario? Il comitato nato proprio per la salvaguardia della chiesa, la cui presidente è Liliana Servadei Davanzo, propone un’altra idea: perché non usare parte dei fondi della comunità cattolica tedesca e farla diventare così la loro sede?

Oggi infatti si battono per la riapertura della chiesa da una parte il comitato Giustinelli, di cui fanno parte anche fedeli che ormai hanno abbandonato la comunità cattolica tedesca, e dall’altra dal comitato Julius Kugy, sorto proprio per tenere viva la memoria dell’alpinista, musicista e poeta austro-ungarico. «L’organo è molto particolare – spiega Gianna Fumo, presidente – ha più di cento anni ed è stato acquistato direttamente da Kugy e poi lasciato in eredità alla chiesa dei mechitaristi». Fu realizzato a Vienna dai fratelli Rieger e consegnato nel novembre del 1894. All’interno sono stati realizzati molti concerti prima che fosse abbandonato. «Abbiamo organizzato l’ultimo concerto – dice Fumo – nella chiesa attorno al 2010, quando sia la chiesa che l’organo erano freschi di restauro».

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