Il Difensore civico dell’Artsakh denuncia le violazioni di natura sistematica dei diritti fondamentali degli Armeni da parte dell’Azerbajgian. A Berlino protestano le associazioni tedesco-armene (Korazym 30.11.21)

Le associazioni tedesco-armene hanno protestato a Berlino nel fine settimana, sensibilizzando sulla situazione in Armenia e nella Repubblica di Artsakh, e sulle violazioni dei diritti umani da parte dell’Azerbajgian. A Stepanakert, il Difensore civico della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan in una dichiarazione ha affermato, che le violazioni dei diritti fondamentali degli Armeni da parte dell’Azerbajgian sono di natura sistematica. I commenti di Stepanyan sono arrivati dopo che il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev nel vertice trilaterale a Sochi [QUI][QUI] e [QUI] ha definito le uccisioni mirate di civili e personale militare della Repubblica di Artsakh da parte delle forze armate azere dopo l’accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, degli “incidenti sporadici”.

Manifestanti a Berlino chiedono il ritiro delle forze armate azere dall’Armenia e il rilascio dei prigionieri di guerra

In una dichiarazione indirizzata al Bundestag, l’AGBU Germania, l’Armenisch-Akademischer Verein-1860 eV, l’Armenische Kulturgemeinde Leipzig eV, Hay Stab Germany e il Theophanu Club Germany, a nome della più ampia comunità tedesco-armena hanno invitato il Governo tedesco e Bundestag a:

– Assumere un ruolo nella costruzione della pace tra le due nazioni e chiedere al Governo azero di rimuovere le sue truppe dal territorio sovrano dell’Armenia come precondizione per negoziare una pace duratura nel Caucaso meridionale.
– Esortare l’Azerbajgian a completare pienamente e rapidamente il ritorno di tutti i prigionieri di guerra armeni, i detenuti e le spoglie di tutti gli Armeni deceduti durante o dopo la guerra.
– Condannare l’Azerbajgian per aver violato il diritto internazionale umanitario e le Convenzioni di Ginevra.
– Assumere un ruolo guida nella difesa delle vittime delle violazioni dei diritti umani e applicare sanzioni nei confronti dell’Azerbajgian per la violazione delle Convenzioni di Ginevra e rifiutarsi di rilasciare immediatamente tutti i prigionieri di guerra armeni.

Il Difensore civico dell’Artsakh denuncia le violazioni di natura sistematica dei diritti fondamentali degli Armeni da parte dell’Azerbajgian

All’indomani delle dichiarazioni post vertice trilaterale di Sochi del 26 novembre scorso, il Difensore civico della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan ha denunciato la politica dell’Azerbaigian di persecuzione sistematica degli Armeni.

“Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, nel quadro dell’incontro trilaterale con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan e il Presidente della Russia, Vladimir Putin, ha descritto come ‘incidenti sporadici’ il proseguimento, dopo la dichiarazione trilaterale del cessate il fuoco del 9 novembre 2020, di uccisioni mirate da parte delle forze armate azere di civili e militari della Repubblica di Artsakh. Questa dichiarazione del Presidente dell’Azerbajgian non è altro che un tentativo di mascherare come incidenti casuali le manifestazioni in corso della politica di violazioni diffuse e sistematiche dei diritti fondamentali degli Armeni portata avanti dall’Azerbajgian negli ultimi decenni”, ha affermato il Difensore civico dell’Artsakh.

“Attacchi agli Armeni commessi da militari azeri dopo la firma dell’accordo trilaterale, compreso l’omicidio, il 9 ottobre 2021, di un conducente di un trattore mentre svolgeva lavori agricoli vicino alla città di Martakert, l’esecuzione, l’8 novembre 2021, di civili che eseguivano lavori di riparazione vicino alla città di Shushi, e numerosi casi di bombardamento dei militari della Repubblica di Artsakh erano di natura deliberata e sono stati effettuati a sostegno della politica statale di persecuzione degli Armeni dell’Azerbajgian”, ha sottolineato Stepanyan.

Il Difensore civico della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan,

“La politica di persecuzione dell’Azerbajgian acquisisce un grado estremo di brutalità, specialmente quando i cittadini di Artsakh o dell’Armenia si trovano nelle mani delle forze armate azere. Tutti i civili rimasti nei territori di Artsakh occupati dall’Azerbajgian durante la sua aggressione nel settembre-novembre 2020 sono stati brutalmente uccisi dalle forze armate dell’Azerbajgian. Nei casi in cui è stato possibile condurre un esame medico legale delle vittime, è stato rivelato che queste persone sono state torturate prima della morte. In alcuni casi, le uccisioni di civili sono state filmate e diffuse sui social network azeri per infliggere la massima sofferenza psicologica ai parenti delle vittime e per intimidire la popolazione di Artsakh e gli Armeni in generale. Anche i soldati armeni che sono passati sotto il controllo dell’Azerbajgian sono stati sottoposti a gravi torture, molti di loro sono stati uccisi. Quei pochi sopravvissuti sono stati condotti illegalmente in Azerbajgian e continuano a essere tenuti in ostaggio dalle autorità di questo Paese”, ha aggiunto.

“Gli Armeni che vivevano in Azerbajgian durante il periodo sovietico furono le prime vittime di tale politica criminale. Le deportazioni degli Armeni dall’Azerbajgian organizzate dalle autorità locali nel 1988-1990, e accompagnate da uccisioni di massa, torture e pogrom, hanno gettato le basi per la politica di persecuzione degli Armeni dell’Azerbajgian, che continua ancora oggi. Nel 1991, le autorità azere hanno iniziato a deportare gli Armeni da Artsakh come parte di un’operazione di polizia militare su larga scala ‘Anello’, che è diventata un preludio alla successiva aggressione su vasta scala dell’Azerbajgian contro la Repubblica di Artsakh. L’aggressione contro la Repubblica di Artsakh, durata diversi anni fino al 1994, è stata un tentativo dell’Azerbajgian di espellere definitivamente e completamente gli Armeni dalle loro terre”, ha osservato il Difensore civico dell’Artsakh.

“Durante la guerra degli anni ’90, i soldati azeri hanno torturato e ucciso coloro che cadevano nelle loro mani nello stesso modo di cui durante l’aggressione nel 2020. Il massacro nel villaggio armeno di Maragha nella regione di Martakert di Artsakh nel 1992 è diventato uno dei più tragici episodi di questa politica. Cinquanta residenti del villaggio sono stati brutalmente uccisi, altri 50 sono stati presi in ostaggio, tra cui donne e bambini. Il destino di molti di loro è ancora sconosciuto”, ha ricordato.

I soldati azeri hanno dimostrato la massima crudeltà anche durante l’aggressione contro Artsakh nell’aprile 2016. Sia i civili che il personale militare sono stati torturati e giustiziati, come nel caso di una coppia di anziani nel villaggio di Talish nella regione di Martakert di Artsakh.

“La dichiarazione del Presidente dell’Azerbajgian sulla natura sporadica degli incidenti in Artsakh mira a coprire la propria politica di persecuzione degli Armeni. Sono state le autorità dell’Azerbajgian, compreso il Presidente di questo Paese, che hanno incoraggiato apertamente e deliberatamente qualsiasi atto criminale diretto contro gli Armeni, compresi gli omicidi. Uno dei vividi esempi è l’elevazione di Ramil Safarov, che uccise un Armeno mentre dormiva, al rango non ufficiale di eroe nazionale dell’Azerbajgian, nonché la consegna di un’onorificenza, personalmente da parte del Presidente dell’Azerbajgian, ad un militare azero che decapitò un soldato armeno mentre stava camminando con esso attraverso i villaggi dell’Azerbajgian durante l’aggressione nel 2016. L’impunità in Azerbajgian, anche per le uccisioni premeditate di Armeni, così come la ricompensa di tali criminali, sono la prova più evidente anche per le uccisioni premeditate di Armeni, così come la ricompensa di tali criminali, sono le prove più evidenti della politica di odio anti-armeno perseguita dall’Azerbajgian a livello statale, ha detto Gegham Stepanyan.

“La persecuzione degli armeni sotto forma di massacri, deportazioni, torture e altri atti disumani ha un carattere diffuso e sistematico ed è condotta deliberatamente dalle forze armate dell’Azerbajgian e da altri agenti di questo Paese, in attuazione o per il perseguimento del politica esistente dell’Azerbajgian”, ha concluso il Difensore civico della Repubblica di Artsakh.

Foto di copertina: lo stemma della Repubblica di Artsakh è stato adottato il 17 novembre 1992 dal Consiglio Supremo dell’autoproclamata repubblica, allora chiamata Nagorno-Karabakh. Raffigura un’aquila con le ali spiegate verso l’alto con i raggi del sole che emergono da essa. L’aquila è sormontata da una corona della Dinastia artasside. Al centro, su uno scudo, è raffigurato il celebre monumento di Stepanakert, “Siamo le nostre montagne”, considerato il simbolo della nazione. Sullo sfondo appare la bandiera nazionale (sotto) e il monte Metz Kirs (sopra). Sotto gli artigli dell’aquila vi sono un grappolo d’uva, gelsi e spighe di grano. Sulla parte più alta dello stemma nazionale vi è una scritta in armeno orientale che recita: “Repubblica del montagnoso Karabakh – Artsakh”.

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