Il “genocidio” degli armeni, quel massacro che continua a dividere (Lastampa.it 29.10.15)

“Ricordare l’immane e folle genocidio del popolo armeno è necessario e doveroso perché cancellare la memoria significa tenere ancora aperta la ferita e lasciarla sanguinare”. A cent’anni dallo sterminio di circa un milione e mezzo di cristiani armeni da parte delle truppe ottomane su ordine dei “Giovani turchi”, il 12 aprile 2015 Papa Francesco sceglie di commemorare quel martirio pronunciando la parola “genocidio” nella basilica di San Pietro. Il riferimento è al “primo genocidio del XX secolo”, secondo la definizione che Giovanni Paolo II e il patriarca armeno Karekin II già diedero nella dichiarazione comune del 2001. Le frasi del Pontefice scatenano la rabbia delle autorità turche che bollano quelle parole come “inaccettabili e lontane dalla realtà storica”. Francesco viene accusato di aver ignorato le sofferenze patite da turchi e musulmani durante il 1915 e di aver fatto un uso politico degli avvenimenti, allontanandosi così dal messaggio di pace e fratellanza che aveva lanciato durante il viaggio in Turchia nel novembre del 2014. Lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan condanna il Papa e lo avverte di “non ripetere più questo errore”. “Non permetterò – dice – che gli eventi storici siano deviati dal loro corso in una campagna contro il nostro Paese”. Poi minaccia: “Potrei espellere i centomila armeni che vivono qui senza essere cittadini turchi”. Intanto, però, dopo anni di dibattito, il Parlamento europeo approva una risoluzione che riconosce come genocidio il massacro compiuto dalle truppe ottomane ai danni del popolo armeno e lo stesso fanno i parlamenti di Vienna e Berlino. Ma che cosa scatenò, nel 1915, la furia omicida dei “Giovani turchi”? E perché quei fatti continuano a dividere?….continua