Il genocidio del 1915 Starbucks, gaffe con gli armeni. E le scuse su Facebook. Avvenire

La catena di caffetterie Starbucks ha ritirato un manifesto che mostrava donne in costume armeno con in mano il bicchierone di caffè sorridenti sotto palloncini con la bandiera turca. Il poster, esposto in alcune caffetterie di Los Angeles, aveva suscitato la protesta degli armeni americani, a due mesi dal centenario del genocidio, che cade il prossimo 24 aprile.

La vicenda, raccontata dal quotidiano britannico The Guardian, si è consumata sui social media. Sono stati alcuni utenti californiani dei social, il 18 febbraio, a denunciare la presenza dei manifesti all’Armenian National Committee of America (Anca), che raggruppa gli armeni americani. “Perché Starbucks per vendere caffè usa un’immagine di donne vestite in costumi armeni che celebrano uno stato turco che le ha rese sistematicamente vittime durante il genocidio armeno, e che ancora nega questo crimine contro l’umanità?”, ha chiesto l’Anca sul suo profilo Facebook.

La risposta della Starbucks non si è fatta attendere. Non solo l’azienda si è scusata, rispondendo su Facebook all’Anca, ma ha promesso il massimo impegno nel ritirare tutti i manifesti incriminati. “Diventare punto di incontro della comunità è centrale nel nostro business – si legge nel comunicato – e noi puntiamo a essere localmente rilevanti in tutti i nostri punti vendita”. “Qui abbiamo sbagliato e ci scusiamo per avere offeso i nostri clienti e la comunità”. Nella zona di Los Angeles vivono 446 mila cittadini di origine armena.

Nel massacro perpetrato nel 1915 dall’esercito dei Giovani Turchi persero la vita almeno un milione e mezzo di armeni.