Il Molokano su Tempi. Appello per l’Artsakh. Come possono Italia e Israele tradire la loro sorella Armenia? (Korazym 17.02.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.02.2023 – Renato Farina] – Amo tre popoli, tre nazioni, tre Stati, tre storie. In ordine alfabetico Armenia, Israele, Italia. Sono cittadino armeno di religione Molokana. Perseguitati in Russia dal potere politico e da quello ecclesiastico, la mia comunità di “bevitori di latte” (=Molokani) si insediò, accolta con benevolenza, vicino al Lago di Sevan, meraviglia di acque color zaffiro. Come potevano rifiutare gli Armeni dei poveretti inseguiti da tutte le parti, loro che hanno vissuto il genocidio per mano turca (un milione e mezzo di assassinati perché Cristiani e Armeni, essendo i due concetti inseparabili)?

Sono Armeno. E come tale sono Italiano! È nell’isola di San Lazzaro, a Venezia, che la cultura armena ha il suo scrigno immarcescibile di fede e cultura. La mia scrittrice del cuore è Antonia Arslan Armena-Italiana, e in lei questa comunione è sbocciata come una rosa che rifiorisce ogni giorno.

Sono Armeno. E perciò Israeliano. So bene che lo Stato ebraico non riconosce la definizione di genocidio per le stragi e per i pogrom che hanno decimato e sparpagliato nel mondo gli Armeni. Appartiene questo alla volontà di annacquare l’unicità della Shoa, forse dimenticando che Hitler si convinse della praticabilità della “soluzione finale” contro gli Ebrei studiando l’orrendo lavoro della macelleria ottomana e il perfetto silenzio che ne garantì l’impunità internazionale.

Italia e Israele perché allora avete tradito vostra sorella Armenia? D’accordo, è una questione di geopolitica che ha indotto i governi a stringere patti con lo Stato canaglia dell’Azerbajgian incarnato dal suo dittatore Ilham Aliyev. Ma pugnalare l’aggredito e osannare un’autocrazia sterminatrice condurrebbe Dante (con buona pace del bravo Ministro Gennaro Sangiuliano) a far precipitare nell’inferno vicino a Bruto i governi che calpestano un popolo orfano, che sarebbe obbligo biblico.

Sulla schiena del governo italiano appendiamo questa sintesi dell’ignominia perpetrata. Per avere certezze sulle forniture di gas azero per sostituire quello russo, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottoscritto a nome di tutti gli Italiani, e dichiarando di muoversi con l’appoggio informato del Premier Giorgia Meloni, un accordo di collaborazione militare. Addestreremo soldati azeri. Spareranno con maggior precisione le loro cannonate verso il mio villaggio? Proprio in quei giorni era in pieno corso lo strangolamento dei 30 mila bambini armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh con il laccio della fame e dell’embargo di medicinali. Sono stato di nuovo dove i giannizzeri di Aliyev, mascherati da ecologisti, bloccano il corridoio di Lachin impedendo qualsiasi approvvigionamento di beni vitali ai 120 mila armeni che non accettano di essere cacciati dal loro nido millenario. Realpolitik? Servilismo maramaldo e pure suicida. L’Italia sta appoggiando la rinascita dell’impero ottomano sulle ceneri della più antica nazione cristiana. Ma non erano le radici cristiane la cifra annunciata dell’identità del governo Meloni? Verba volant, scripta manent… e gli “scripta” recano le firme congiunte di chi nega il genocidio per poterlo rifare e dei complici morali e operativi. Per favore, Giorgia, ritratta quel patto militare. Il gas non può costare come la vostra anima.

Israele. È sempre più sfacciata l’alleanza con Aliyev in chiave anti-armena. L’Ambasciatore di Israele in Azerbaigian, George Deek, al programma televisivo azero Calibre: «Penso che i rapporti tra Israele e l’Azerbajgian debbano continuare a espandersi. L’evento più significativo (di questa amicizia) è stato quando l’Azerbajgian è entrato nella seconda guerra del Karabakh: siamo stati qui, spalla a spalla con il nostro partner e amico».

Armi turche per l’Azerbajgian

Come come… Di sicuro Israele ha fornito armi innovative, ma anche soldati per usarle? L’Ambasciatore israeliano non ha fornito particolari sull’assistenza militare data durante la guerra dei 44 giorni del 2020. Di recente sono tornati in Azerbajgian dalla Turchia, avvolti da un entusiasmo dedicato di solito agli eroi, i reparti dell’esercito finalmente addestrati a maneggiare i droni Bayraktar forniti dal neo-sultano Erdoğan e decisivi per annientare i male armati resistenti armeni. Traduzione: nel 2020 a combattere con i suoi killer gli Armeni è stata una potenza militare della NATO, essendo gli Azeri incompetenti. Possiamo pensare lo stesso a proposito del Paese e del popolo che amo? Mi rifiuto di crederlo. Combatto, scrivendo su Tempi e parlando in qualunque contesto, chi si presenta per quello che è: un assassino dei miei fratelli. Ma accidenti il nemico fa il nemico. Ma come fanno due popolo amici a non ribellarsi e a non inondare di proteste e disgusto i loro governi che ci sorridono e poi fanno i fornitori e i propagandisti del nostro genocidio? (Aspetto nel mio villaggetto, sul lago di Sevan, le repliche dei due governi. Informate prima del viaggio il vostro partner azero, mica che ci restiate secchi causa fuoco amico).

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di febbraio 2023 di Tempi.

Un Paese messo alla fame in un conflitto invisibile

Il 1° febbraio scorso abbiamo pubblicato un video che racconta Il racconto delle sofferenze subite dalla popolazione dell’Artsakh, dopo che sedicenti ambientalisti azeri dal 12 dicembre 2022 hanno bloccato il Corridoio di Berdzor (Lachin), unica via di comunicazione tra l’Artsakh e l’Armenia. Nel video di Artak Beglaryan, Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, si raccontano le difficili condizioni di vita di bambini, anziani, malati e disabili. La gente è stata costretta a ricorrere alla legna per riscaldare le case, scuole e asili sono stati chiusi, negli ospedali le operazioni chirurgiche sono state sospese. Gli abitanti hanno ricevuto dei voucher che garantiscono ogni mese una quantità stabilita di grano saraceno, pasta, riso, olio e zucchero. «Ma anche fare una semplice zuppa è diventato impossibile». Il video è stato mostrato in anteprima all’incontro Karabakh. Il conflitto invisibile. Cosa sta succedendo alla popolazione dell’Artsakh che – come abbiamo annunciato – si è svolto martedì 31 gennaio 2023 a Milano, cui hanno partecipato la scrittrice Antonia Arslan e Mario Mauro, già Ministro della Difesa e Vicepresidente del Parlamento Europeo, con la moderazione di Emanuele Boffi, Direttore di Tempi.

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