Il monte Ararat e la tragedia di un popolo: ottima partecipazione alla serata SAT sull’Armenia (Lavocedelnordest 19.01.18)

La conferenza “Dagli Armeni all’Arca” è stata la prima tappa del progetto di “Casa della Cultura di Montagna” che il nuovo direttivo della locale sezione della SAT vuole portare avanti nel prossimo triennio: utilizzare la sede per conferenze, presentazione di libri, mostre o solo per incontri tra appassionati per parlare di montagna a 360 gradi

 

Primiero (Trento) – La conferenza alla sede SAT di Primiero si è svolta considerando un duplice aspetto che caratterizza queste popolazioni: da una parte la tragedia del popolo Armeno, argomento tabù in Turchia e di cui solo da poco alcune diplomazie occidentali hanno iniziato a parlare – Papa Francesco in primis – e la misteriosa ricerca dell’Arca.

La conferenza è stata preceduta dal racconto di Luciano Scalet che, assieme ad alcuni altri membri del Soccorso Alpino Trentino, è stato se non l’ultimo uno degli ultimi scalatori dell’Ararat: la montagna è infatti stata chiusa anche alle popolazioni locali per i noti problemi tra l’Etnia Curda ed il Governo di Ancara e nessuno può ora salirci né per motivi alpinistico-esplorativi né tanto meno di sussistenza (ovvero neanche i pastori che un tempo pascolavano le greggi fino ad oltre quota 3000).

Azad Vartanian, di formazione e residenza veneta ma con radici famigliari armene, ha spiegato molto bene quale intreccio politico complichi la vita nella regione dell’Ararat: il partito dei lavoratori curdi, il PKK, che si oppone al governo di Ancara e contemporaneamente combatte l’ISIS in Siria, gli americani che sono alleati di Ancara ma che contemporaneamente aiutano i curdi contro l’ISIS, il governo turco che non tanto velatamente appoggia l’ISIS, bombardando i curdi, ma che è alleato agli americani. Tutto questo senza contare l’influenza russa e quella iraniana.
In questa polveriera politica un problema su tutti: l’indipendenza del popolo curdo la cui regione di residenza è divisa tra Turchia, Siria ed Iran.

La tragedia del popolo armeno

Ritornando al popolo armeno, definito da entrambi i relatori un Popolo fiero ed orgoglioso, è bene non dimenticare che anch’esso, seppur oggi più o meno colpevolmente lo abbiamo dimenticato, entrò a pieno titolo in quell’immane carneficina che passa sotto il nome di Prima Guerra Mondiale. L’impero Ottomano, in cui si era affermato il governo dei «Giovani Turchi», aveva iniziato a perseguitare gli Armeni fin dal 1909 quando nella regione della Cilicia erano state sterminate 30.000 persone: ma è con l’entrata in guerra a fianco degli Imperi Centrali che la situazione esplode.

Molti armeni disertarono e battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono a reclutarli fra le loro; la città di Van venne conquistata da queste truppe mentre l’esercito francese (cercando di aprire un fronte interno all’Impero Ottomano) finanziava e armava a sua volta gli armeni incitandoli alla rivolta contro il Governo dei Giovani Turchi. Fu in questa generale confusione che nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli; in un solo mese più di mille intellettuali armeni tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Ma la pulizia etnica, perché di questo si tratta, non finì lì: nelle così chiamate marce della morte che coinvolsero 1.200.000 armeni, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. I miseri resti furono sepolti anche nella zona dell’Ararat e nelle sue ricerche Azad Vartanian ha svelato l’esistenza di numerose fosse comuni.

La ricerca dell’Arca

La seconda parte del racconto di Azad Vartanian è stata la sua personale ricerca dell’Arca sul monte Ararat, la grande montagna già protagonista del racconto biblico che dovrebbe ospitare sui propri fianchi oltre a vestigia storiche di popoli antichissimi, anche i resti dell’Arca di Noè. Ora si può credere o meno ai racconti biblici, ma il fatto che Azad abbia rinvenuto sul ghiacciaio ad una quota prossima ai 4000 metri alcuni pezzi di legno lavorati, legni che appartengono a specie vegetali non presenti in loco, qualche dubbio lo fa sorgere anche nei più scettici.
L’incontro con Azad Vartanian è stato un successo: la concomitanza con altri appuntamenti importanti non ha comunque evitato che la sala della sede fosse gremita e ciò, devo essere sincero, è motivo d’orgoglio per la sezione.

Bibliografia di Azad Vartanian
I fiori santi dell’Ararat – L’isola segreta di Lord Byron – Armenia misteriosa. Masis, la madre degli armeni – Teva’h il mistero delle due arche – Il soave suono del Duduk. Racconti di curdi delle montagne

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