Il regalo dell’Italia a Putin: così il Tap porterà 7 miliardi nelle casse di Mosca (Europatoday 02.05.24)

Era il luglio 2022, la guerra in Ucraina era scoppiata da qualche mese e l’Europa era alla ricerca di forniture di gas alternative a quelle russe. Fu con questa missione in testa che la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si recò in Azerbaigian per stringere la mano a Ilham Aliyev, il leader autoritario dell’ex Repubblica sovietica. Quella stretta si tradusse in aumento immediato delle esportazioni di gas dai giacimenti azeri all’Italia (e alla Grecia) attraverso il Tap: da 8 miliardi di metri cubi si è passati a 11,6 nel 2023, con l’obiettivo di arrivare a 20 miliardi nei prossimi anni. Peccato che in questo affare, a guadagnarci (e tanto) potrebbe essere anche Vladimir Putin: il colosso energetico russo Lukoil, infatti, prevede di incassare 7 miliardi di dollari da qui ai prossimi dieci anni.

È quanto ha calcolato la ong Global witness. Tutto ruota intorno al maxi giacimento di Shah Deniz, il bacino da cui l’Azerbaigian pompa gas verso l’Europa. A gestire il giacimento è la britannica Bp, ma nell’operazione sono entrate anche altre aziende europee, come Shell, Uniper, Engie e l’italiana Enel. Nel novero delle società interessate, però, va inserita anche Lukoil, dal momento che il gigante russo detiene una quota significativa del 19,99% nel giacimento.

Nulla che si sapesse già nel 2022, quando von der Leyen siglò l’accordo con l’Azerbaigian. Già all’epoca Lukoil era il terzo più grande produttore di gas in Azerbaigian. La società finora è sfuggita alle misure restrittive dell’Ue, nonostante le sue operazioni commerciali diffuse nel continente. Inoltre, il suo ruolo come importante contribuente alle entrate statali russe negli ultimi anni solleva domande su come i suoi profitti possano essere stati impiegati, specialmente in un periodo in cui la Russia è coinvolta in un conflitto armato in Ucraina. Secondo ResourceProjects.org, che fornisce dati finanziari pubblicati da Lukoil, dal 2015 al 2020 l’azienda ha versato 63,8 miliardi di dollari nei conti del governo russo.

Lukoil ha dichiarato che è “una società internazionale privata” e che quindi “non partecipa a nessun processo politico in nessun Paese in cui è presente”. Ma la reazione dell’opinione pubblica e degli attivisti non si è fatta attendere, tra cui quella di Global witness: “Acquistare acquistare gas azero da Lukoil rafforza uno dei più grandi giganti dei combustibili fossili della Russia e riempie le tasche della dittatura azera”, si legge in una nota. “Più gas l’Ue compra, più queste minacce alla pace e alla sicurezza globale si diffonderanno”, conclude Global Witness.

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