Il Santo: San Gregorio Armeno (Diocesiditortona.it, 23.09.15)

La Chiesa il 30 settembre fa memoria di San Gregorio detto l’Illuminatore, vescovo cristiano orientale, fondatore e santo patrono della Chiesa apostolica armena, venerato come santo anche dalla Chiesa copta e dalla Chiesa ortodossa.
Nacque in Armenia intorno al 260 dalla dinastia reale degli Arsacidi. Suo padre assassinò il sovrano armeno Cosroe I e la sua famiglia per scampare alla strage ordinata dal successore si rifugiò a Cesarea di Cappadocia dove il santo fu allevato da una nutrice cristiana.
Gli agiografi attribuiscono la prima influenza cristiana ricevuta da Gregorio al luogo della nascita, avvenuta vicino a un monumento eretto in onore di san Giuda Taddeo.
Giunto alla maggiore età, si sposò con una cristiana, figlia di un nobile dell’Armenia Minore, dalla quale ebbe due figli, Vrtanes e Aristakes. Quando Gregorio riuscì a fare ritorno nella terra natale, l’Armenia aveva come sovrano Tiridate III, figlio di quel Chosroe I ucciso da suo padre.
Tiridate, educato secondo la cultura tardo-ellenistica dell’Impero, perseguì i primi missionari cristiani in Armenia, e in particolar modo Gregorio, che aveva fatto molti proseliti.
Lo fece imprigionare nella fortezza-prigione di Khor Virap, nella città di Artashat, dove, si dice, subì ben quattordici specie di torture, una più crudele dell’altra e dove rimase per ben quindici anni dal 298 al 313 mentre infuriava la persecuzione contro i cristiani.
Si narra che in quel periodo il re armeno fu colto da una terribile malattia, dalla quale nessun medico di corte riusciva a curarlo.
Quando la sorella del re ebbe un sogno che le parlò dei poteri miracolosi del predicatore imprigionato Gregorio, il re dopo molte insistenze accettò di farsi curare da lui.
Gregorio condotto a corte risanò il re ed esortò lui e i principi ad accettare la religione cristiana catechizzandoli per sei mesi e ottenendone la conversione, al punto che il re fece distruggere gli idoli e abolì il paganesimo.
Gregorio intanto trasformò i templi in chiese, erigendo altari e croci, rimandando però la loro consacrazione come pure il battesimo del re, perché non era un vescovo. Per questo motivo Tiridate e i principi lo accompagnarono, con una folta schiera di cavalieri ,fino a Cesarea di Cappadocia per ricevere dal metropolita Leonzio la consacrazione di Katholikos e Patriarca d’Armenia, diventando così la figura primaria della nuova comunità religiosa cristiana.
In tutta l’Armenia vennero costruite chiese, conventi e scuole cristiane con la benedizione e l’aiuto economico del sovrano.
La più importante di queste città fu Echmiadzin, che divenne il fulcro della cristianità armena.
Gregorio continuò la sua campagna di evangelizzazione per diversi anni, rischiando spesso la vita a causa delle continue minacce dei vari signori locali ancora fedeli alla religione pagana, ma alla fine si ritirò sulle montagne di Akilisene, dove continuò a vivere come un asceta.
Affidò l’amministrazione della comunità cristiana a suo figlio Ari-stakes che era stato consacrato sin dal 318, in qualità di vescovo d’Armenia, Aristakes partecipò nel 325 al Concilio di Nicea, proclamato dall’imperatore Costantino I per discutere e fissare alcuni importanti punti della fede cristiana.
Nello stesso anno, il 325, Gregorio morì in solitudine sul monte Sepouh. Suo figlio Aristakes venne poi ucciso nel 333, al suo posto, in qualità di III Katholikos fu eletto suo fratello Vrtanes che coprì l’incarico dal 333 al 341. Entrambi furono canonizzati dalla Chiesa apostolica armena.
Le reliquie di Gregorio furono disperse in diversi luoghi.
La sua mano destra si trova a Etchmiadzin e con essa viene benedetto ogni nuovo Katholikos, quella sinistra a Sis, mentre la sua testa si trova a Napoli.
Nel centro storico di questa città, infatti, vi è una strada celebre in tutto il mondo, specie in periodo natalizio, per la produzione, esposizione e vendita dei personaggi del presepe.
Questa via è dedicata a San Gregorio Armeno e il titolo proviene dalla chiesa intitolata allo stesso santo che vi si sorge lungo il percorso, antica testimonianza della presenza di monaci orientali fin dal 930, rifatta nel 1580, e contenente la reliquia,giunta da Costantinopoli per sottrarla alla furia iconoclasta.
È anche venerato come patrono della città di Nardò.

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