Il volo del “falco”: cosa ci fanno gli americani in Caucaso? (Sputniknews 21.10.18)

Sabato è cominciato il viaggio nel Caucaso meridionale di John Bolton, consigliere USA per la sicurezza nazionale. Il “falco” della Casa Bianca non tiene alcun segreto: si sta recando nella regione per promuovere gli interessi nazionali americani.

Ma per prima cosa visiterà Mosca per discutere della situazione in Siria e Iran. Un’altra questione è, invece, la preparazione al prossimo incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump.

Passaggio per Mosca

A Mosca John Bolton è arrivato sabato 20 ottobre, ma la visita ufficiale comincerà lunedì 22 ottobre. L’ordine del giorno definitivo non è ancora stato definito. Come anche la lista di funzionari russi che incontrerà l’ospite americano. Il consigliere del presidente russo, Yury Ushakov, ha comunicato che gli americani hanno richiesto di parlare con il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolay Patrushev e con il ministro degli esteri Sergey Lavrov. Dal ministro degli esteri russo hanno precisato che al momento non è stato raggiunto alcun accordo definitivo.

Mosca è intenzionata a sollevare la questione della proprietà di stato russa negli USA ormai bloccata da due anni. “La questione non è mai stata eliminata dalla lista delle nostre priorità. Ad ogni incontro con i colleghi americani parliamo della questione”, ha spiegato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo.

A sua volta, Bolton desidera affrontare la questione della Siria e della inopportuna partecipazione dell’Iran alla risoluzione post-bellica. Alla vigilia della sua visita a Mosca è stato reso noto che gli americani stanno elaborando una nuova strategia bellica in Siria volta a scacciare i soldati iraniani dal Paese. Mosca non è d’accordo con questo approccio.

Il problema dell’Iran interessa Washington anche relativamente alle nuove sanzioni introdotte contro Teheran che entreranno in vigore a novembre. Sia Mosca sia l’UE sono contro questi provvedimenti, ma le autorità americane stanno comunque tentando di convincere la comunità internazionale della legittimità delle proprie azioni.

Un altro tema che Bolton affronterà durante le trattative con Patrushev è la preparazione del nuovo incontro dei presidenti di Russia e USA. Quando e dove avrà luogo ancora non si sa. Non si esclude che si terrà nuovamente a Helsinki.

Equilibrio fragile

Poi il “falco” americano si recherà in Azerbaigian dove lo aspettano mercoledì 24 ottobre. Oltre alle questioni di sicurezza regionale, durante le trattative con le autorità azere Bolton discuterà delle forniture di risorse energetiche agli alleati degli USA. In particolare, all’Europa la quale considera il gas azero come un’alternativa a quello russo.

Washington sostiene il progetto di costruzione del Corridoio meridionale del gas per le forniture rese possibili grazie al giacimento azero Shah Deniz 2. Ma gli americani non considerano le risorse energetiche azere come una competizione per il proprio gas liquefatto. Mentre il gasdotto russo Nord Stream 2, invece, sì.

Il sostegno dei progetti energetici azeri viene spiegato dallo studioso del Caucaso Nurlan Gasymov con il fatto che i suoi principali investitori sono società occidentali. “British Petroleum è uno dei principali azionisti del giacimento Shah Deniz. Attiva a Baku è anche la Shell”, afferma l’esperto osservando che gli americani sono molto interessati alla salvaguardia dei propri investimenti nella regione.

A Washington suscita preoccupazione il possibile peggioramento della situazione in Nagorno-Karabakh sullo sfondo degli eventi politici interni armeni. Bolton discuterà della questione a Yerevan.

“Dopo il cambio di potere in Armenia il processo di risoluzione del conflitto nel Nagorno Karabakh si è trovato in una posizione di stallo. Prima si tenevano delle trattative e le parti cercavano di attenersi ai patti. L’arrivo di Nikol Pashinyan al potere è stato interpretato dai pacieri esterni (inclusi USA e Russia) come l’ennesimo ostacolo al buon funzionamento del processo negoziale sul Karabakh. Ora, mentre i politici armeni sono occupati dalla campagna elettorale, i sentimenti più estremisti stanno prendendo piede. Gli americani non escludono che questo possa portare a un peggioramento del conflitto. Ma una guerra in Caucaso non serve a nessuno. I primi a risentirne sarebbero proprio i gasdotti”, sostiene Gasymov.

Per salvaguardare questo fragile equilibrio, Washington cerca il sostegno di Mosca la quale nella regione è da sempre considerata arbitro e paciere. “La Russia è co-presidente del Gruppo di Minsk dell’OSCE per la risoluzione del conflitto in Nagorno Karabakh. Baku e Yerevan riconoscono che Mosca svolge un ruolo importante nel mantenimento della stabilità nella regione. In Occidente ne sono consapevoli. Per questo Bolton prima si è recato a Mosca”, conclude Gasymov.

Il ruolo geopolitico del Caucaso meridionale

Durante le trattative con le autorità di Azerbaigian, Armenia e Georgia il consigliere americano solleverà lo stesso tema affrontato in Russia, cioè la situazione in Medio Oriente. Desidera valutare l’importanza del “ruolo geopolitico” del Caucaso per Iran, Russia e Turchia.

Nonostante i rapporti stabili dei Paesi del Caucaso meridionale con Teheran, gli esperti interpellati da Sputnik non escludono che Bolton tenterà comunque di invitarli a seguire le sanzioni contro l’Iran. “Sia l’Azerbaigian sia l’Armenia stanno intensificando la loro collaborazione con Teheran soprattutto in ambito economico. Baku sta persino investendo nelle infrastrutture iraniane. In particolare, Baku partecipa al Corridoio di transito internazionale Nord-Sud. Ma Washington sta tentando di isolare il più possibile l’Iran da progetti economici con i Paesi del Caucaso e, attraverso di loro, con la Russia”, sostiene Andrey Devyatkov, ricercatore senior dell’Istituto di economia presso l’Accademia russa delle scienze.

Il politologo Rafael Sattarov, che vive negli USA, è convinto che Bolton a Mosca solleverà anche un altro problema, ovvero la crisi dei rapporti russo-americani.

“Gli USA non escludono la possibilità di creare una “fascia di sicurezza” con i Paesi dello spazio post-sovietico contro la Russia, come accadde negli anni ’90 quando crearono il GUAM. Ma oggi la situazione energetica, economica e politica nella regione è diversa e i Paesi della CSI non possono permettersi di scegliere tra Washington e Mosca. Sono interessati a collaborare con entrambi”, sostiene Sattarov.

In Georgia, che sarà l’ultimo Paese visitato da Bolton nel Caucaso meridionale, l’ordine del giorno sarà il medesimo: sicurezza, energia ed economia. A Tbilisi il consigliere di Trump prevede di discutere e preparare la sottoscrizione dell’accordo sul libero commercio tra Georgia e USA. Bolton riserverà attenzione anche alla campagna presidenziale avviata nel Paese.

“La Georgia è un partner strategico chiave della NATO e degli USA nella regione e Bolton non può non esprimere il suo supporto a Tbilisi in questioni come i conflitti territoriali e l’integrazione nella NATO. Non è escluso che si parlerà anche del laboratorio Lugar nel Paese”, ritiene Devyatkov.

Tuttavia, Devyatkov non crede che le trattative saranno fruttuose

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