In Arzebaigian per incoraggiare speranze e sentieri di pace (Farodiroma 30.06.16)

Fra tre mesi compirò, a Dio piacendo, un altro viaggio in Georgia e Azerbaigian, altri due Paesi della regione caucasica” per “incoraggiare speranze e sentieri di pace”. Lo ha annunciato Papa Francesco questa mattina all’ultima Udienza giubilare tenuta in piazza San Pietro prima della pausa estiva. “La storia – ha spiegato Bergoglio dopo aver ricordato che la sua missione di pace è iniziata la settimana scorsa in Armenia, prima Nazione ad aver abbracciato il cristianesimo nel 300 – ci insegna che il cammino della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno incontro all’altro”. “Proprio per questo – ha scandito – il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la riconciliazione”, perché come cristiani tutti sono chiamati a rafforzare la comunione fraterna per una società più giusta e solidale. Lo stesso appello Francesco lo ha lanciato sempre in Armenia rivolgendosi al popolo armeno e agli altri paesi della regione caucasica interessati da molti anni da un conflitto drammatico e distruttivo per tutti.

Il conflitto del Nagorno Karabakh nasce con la decisione sovietica del 1923 di assegnare la piccola enclave cristiana alla Repubblica musulmana dell’Azeirbagian. Con la fine dell’Urss, la regione ha deciso di rendersi autonoma federandosi con l’Armenia e questo ha dato avvio a un conflitto armato che a fasi alterne continua ancora.

Domenica scorsa, di ritorno dall’Armenia, nella conferenza stampa tenuta sull’aereo, il Papa ha affermato che la Chiesa “deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi”. E nel discorso all’incontro ecumenico in piazza della Repubblica a Yerevan, capitale di un paese di fatto in guerra con il vicino Azerbaigian per il possesso del Nagorno Karabakh, Francesco ha ripetuto la sua condanna del traffico degli armamenti parlando “di conflitti sempre fomentati dalla piaga della proliferazione e del commercio di armi, dalla tentazione di ricorrere alla forza e dalla mancanza di rispetto per la persona umana, specialmente per i deboli, per i poveri e per coloro che chiedono solo una vita dignitosa”. Conversando con i giornalisti il Papa ha poi ripetuto il suo augurio di pace agli armeni: “Io auguro – ha detto – a questo popolo la giustizia e la pace. E prego per questo, perché è un popolo coraggioso. E prego perché trovi la giustizia e la pace. Io so che tanti lavorano per questo. E io sono stato anche molto contento, la settimana scorsa, quando ho visto una fotografia del Presidente Putin con i due Presidenti armeno e azero: almeno si parlano. E anche con la Turchia: il Presidente della Repubblica Armena nel suo discorso di benvenuto ha parlato chiaro; ha avuto il coraggio di dire: ‘Mettiamoci d’accordo, perdoniamoci e guardiamo al futuro’. Questo – ha concluso il Papa – è un coraggio grande! Un popolo che ha sofferto tanto!”.

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