La guerra di Putin eccita Nord Corea, Cina e Azerbaigian (Tempi 28.03.22)

Kim Jong-un minaccia il mondo con un missile balistico intercontinentale; Xi Jinping aumenta la pressione su Taiwan; Baku torna a invadere l’Artsakh. La Russia in Ucraina ha aperto un vaso di pandora

La Corea del Nord ha testato il lancio del più grande missile intercontinentale mai costruito; la Cina «ha aumentato la pressione su Taiwan» aumentando i timori di un’attacco contro l’isola; l’Azerbaigian, approfittando della distrazione della comunità internazionale, ha invaso di nuovo il Nagorno Karabakh a danno degli armeni dell’Artsakh. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin potrebbe aver aperto un vaso di pandora, eccitando le velleità militari di molti paesi.

La Nord Corea torna a fare paura

L’iniziativa più preoccupante è sicuramente quella di Pyongyang, che giovedì ha testato il missile balistico intercontinentale (Icbm) Hwasong-17 violando le risoluzioni dell’Onu. Sono passati cinque anni da quando la dittatura di Kim Jong-un ha testato l’ultimo Icbm e secondo il Carnegie Endowment for International Peace il lancio rappresenta «una pietra miliare» per l’arsenale atomico nordcoreano.

Il Hwasong-17 era stato mostrato per la prima volta dalla Nord Corea a una parata militare del 2020. Il lancio, avvenuto alla presenza di Kim Jong-un, come sottolineato dalla propaganda nordcoreana è stato un «successo»: dopo essere volato a un’altezza di 6.000 km per oltre un’ora, percorrendo una distanza di 1.090 km, è caduto nelle acque della zona economica esclusiva del Giappone. Secondo gli esperti, se lanciato su una traiettoria standard, il missile, che può essere armato con una testata atomica, sarebbe in grado di volare per oltre 13 mila km e colpire qualunque città degli Stati Uniti.

«Lotta all’imperialismo americano»

Come reso noto dall’agenzia statale Kcna, Kim ha dichiarato che il nuovo missile balistico intercontinentale «renderà di nuovo chiaramente consapevole il mondo intero del potere delle nostre forze armate strategiche. Il nostro paese ora è del tutto pronto per un confronto di lungo periodo con gli imperialisti statunitensi».

Pronta la risposta della Corea del Sud: il presidente Moon Jae-in ha ordinato il lancio di missili balistici e tattici (guidati in volo) verso il mare. Il comando militare sudcoreano si è dichiarato «pronto e capace di effettuare strike di precisione contro i siti degli ordigni nordcoreani e i loro sistemi di comando e controllo, in caso di necessità».

Aumenta la pressione della Cina su Taiwan

Preoccupante è anche l’attivismo della Cina nei confronti di Taiwan. Secondo l’ammiraglio John Aquilino, a capo del commando americano nell’Indo-Pacifico, Pechino sta aumentando la sua assertività nei confronti dell’isola e nel Mar cinese meridionale. «Nessuno di noi cinque mesi fa avrebbe mai previsto l’invasione dell’Ucraina. [Anche quella di Taiwan] può davvero accadere, dunque», ha dichiarato Aquilino al Financial Times.

«La Cina», continua Aquilino, «ha aumentato la pressione su Taiwan con attività marittime e operazioni aeree. Non sto dicendo che sono più preoccupato di prima, ma constato che la pressione è in aumento e dobbiamo essere pronti».

L’Azerbaigian invade ancora l’Artsakh

Calpestando il diritto internazionale e l’accordo firmato nel 2020 di nuovo, l’Azerbaigian il 23 marzo ha occupato il villaggio di Parukh, nell’Artsakh. L’esercito è entrato, armi in mano, senza sparare ma terrorizzando la popolazione, che è stata subito evacuata per evitare il peggio. Colloqui tra Armenia, Azerbaigian e Russia sono in corso per costringere l’esercito azero a retrocedere.

Anche il vicino villaggio di Khramort è stato evacuato dalle autorità dopo che si sono verificati scontri a fuoco tra armeni e azeri. Cinque soldati dell’Artsakh sarebbero rimasti feriti negli scontri e cinque azeri sarebbero morti.

La situazione nel Nagorno Karabakh è sempre più tesa dopo che lunedì le autorità azere hanno interrotto il passaggio di gas verso le città controllate dall’Artsakh, lasciando gli abitanti al gelo con le temperature che scendono anche a meno dieci gradi. Le tubature passano infatti dal territorio conquistato nel 2020 da Baku e le autorità avrebbe manomesso il condotto aggiungendo una valvola per aprire e chiudere il passaggio del gas a piacimento.

Putin ha aperto un vaso di Pandora

L’Artsakh, come denunciato dal premier armeno Nikol Pashinyan, «è sull’orlo della catastrofe umanitaria». Nonostante l’accordo sul cessate il fuoco, infatti, le autorità di Baku continuano a rendere la vita impossibile alla popolazione dell’Artsakh nel tentativo di costringerla ad abbandonare le proprie case.

Il disprezzo per il diritto internazionale dimostrato dalla Russia in Ucraina ha scatenato gli appetiti di superpotenze e attori regionali, che seguendo l’esempio di Putin potrebbero decidere di forzare la mano e lanciare campagne militari per ottenere conquiste territoriali.

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