La storia dell’Armenia, tra tragedie ed eroismo (ilgiornaleoff.it 05.01.21)

Quella del conflitto nel Nagorno-Karabakh, regione ufficialmente parte dell’Azerbaijan ma in realtà abitata perlopiù da armeni che ne rivendicano l’autonomia, è una storia che per un occidentale è difficile da capire se non si conosce la storia del popolo armeno. Ha provato a raccontarla il giornalista ed editore Daniele Dell’Orco nel libro Armenia cristiana e fiera (Idrovolante, 2020, 175 pagine, 20 euro), scritto dopo un viaggio compiuto in quelle terre giusto poco prima della ripresa delle ostilità, il 27 settembre 2020.

La prima parte del libro è di fatto un reportage dai luoghi più significativi dell’Armenia, tanto che al termine di molti capitoli compaiono delle foto a colori scattate sul posto dall’autore. In particolare, Dell’Orco dimostra un forte interesse per tutti quei luoghi che simboleggiano la storia del cristianesimo armeno, anche perché questo popolo è stato il primo ad adottarlo come religione di stato, prima ancora dei romani. I luoghi visitati vengono contestualizzati raccontando in breve la storia dell’Armenia dall’antichità ai giorni nostri.

La seconda parte del libro è più legata all’attualità, e racconta l’origine delle vicissitudini legate al Nagorno Karabakh, o Artsakh come lo chiama la gente del posto; raccontando il conflitto dall’inizio negli anni ’90, quando armeni e azeri si resero indipendenti dall’URSS, fino ai fatti più recenti, puntando il dito contro quei paesi occidentali che, in nome della “realpolitik”, hanno di fatto abbandonato gli armeni per non irritare l’Azerbaijan e la Turchia.

Ad essere particolare è anche lo stile di scrittura dell’autore: paragrafi molto brevi, a volte da meno di una riga, con frasi che posso essere lunghe l’intero paragrafo oppure brevissime ma essenziali, che vanno dritte al punto.

Quella di Dell’Orco è una testimonianza forte, che dimostra un amore sincero per il popolo armeno. Infatti, il ricavato delle copie vendute verrà devoluto alla popolazione in difficoltà dell’Artsakh.

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