La via russa alla ricostruzione del Nagorno-Karabakh: dopo l’accordo di pace già recuperati 250 edifici (Farodiroma 02.01.21)

Sono già più di 250 gli edifici ricostruiti dalle squadre di tecnici inviate dalla Russia nel Nagorno-Karabakh, la regione contesa tra Armenia ed Azerbaigian dove, nel settembre scorso, erano scoppiati nuovi scontri tra le contrapposte forze in campo. La cooperazione russa, inserita nell’accordo sul cessate il fuoco sottoscritto in novembre sotto l’egida del Cremlino, si è inserita in un piano d’interventi coordinato dal ministero della Costruzione urbana e dal ministero degli Interni dell’area in sinergia con il ministero delle Emergenze di Mosca. Il report dell’attività finora svolta, anche di monitoraggio sugli immobili danneggiati, indica in 2.600 le strutture, pubbliche e private, che necessitano di interventi urgenti di ripristino; delle 250 finora recuperate all’uso, 245 sono case private mentre le rimanenti si diversificano in infrastrutture e spazi per l’assistenza alle fasce di popolazione maggiormente in difficoltà. Attualmente i lavori si stanno concentrando su circa altri 200 immobili, due dei quali governativi.

Il conflitto nella tormentata area del Nagorno-Karabakh era riesploso lo scorso 27 settembre ma le tensioni risalgono al 1988 quando il territorio, popolato in prevalenza da gruppi di etnia armena, annunciò la propria separazione dalla Repubblica socialista sovietica dell’Azerbaigian. Dopo un’escalation protrattasi per alcune settimane, con grande preoccupazione della comunità internazionale, il 9 novembre il presidente russo Vladimir Putin, quello azerbaigiano Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan hanno firmato una dichiarazione congiunta su un cessate il fuoco completo in Nagorno-Karabakh a partire dal giorno successivo. L’intesa ha stabilito che l’Azerbaigian e l’Armenia mantengano le rispettive posizioni e che a forze di pace russe siano affidati compiti di controllo nella regione allo scopo di far rispettare l’accordo.

Alessandro Borelli

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