L’accoglienza di un 82enne armeno di una famiglia scampata al genocidio (La Stampa 03.05.16)

Mentre ad Aleppo i bombardamenti hanno preso di mira ancora una volta un ospedale e l’Europa sembra non saper più accogliere chi ne ha bisogno, sono arrivati all’aeroporto di Roma Fiumicino 101 profughi siriani del secondo corridoio umanitario creato dalla comunità di Sant’Egidio e dalle chiese evangeliche. Si tratta di 37 famiglie siriane e una irachena partite da Beirut. Il gruppo è stato selezionato in base alla “vulnerabilità”. Ad essere accolti quindi sono persone con gravi malattie, donne sole, anziani. Ci sono due ottantenni di Aleppo, in giacca e cravatta, perché per la loro generazione e per la loro classe sociale, uscire di casa senza giacca è inimmaginabile. Anche se si sta lasciando tutto per andare a chiedere asilo in un Paese diverso. C’è una famiglia armena i cui antenati erano fuggiti da Marash nel 1915, mettendosi in salvo dal genocidio in corso nell’impero ottomano. Avevano trovato rifugio ad Aleppo dove hanno vissuto fino a quando non sono dovuti fuggire di nuovo due anni fa perché la vita era diventata impossibile. Ci sono le donne che hanno perso i mariti o che hanno dovuto lasciarli in Siria che cercano un futuro per i loro figli. Ci sono famiglie che sono venuti a curare i figli malati. in totale sono 97 siriani e 4 iracheni. In 37 sono cristiani e in 44 sono bambini. “E’ un piccolo microcosmo della sofferenza del Medioriente – ha detto Andrea Riccardi, della comunità di S. Egidio – questa è l’Europa dei ponti, non dei muri. Basta con la guerra in Siria, queste persone devono avere la possibilità di rientrare”. “Stiamo lanciando l’idea – ha aggiunto – di proporre corridoi umanitari in tutta Europa perché l’Europa dei muri non è più Europa”. All’Europa si è rivolto anche Mario Giro, viceministro al ministero degli Affari Esteri: “Il vero dramma non è il nostro ma quello di chi fugge, questo pensa il governo italiano. Rivolgiamo un appello all’Europa: si può accogliere in maniera calma, con ragionevolezza chi è in difficoltà”.

Di Flavia Amabile

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