L’ambasciatore dell’Armenia presso la Santa Sede ha scritto a FarodiRoma per replicare al suo omologo azero (Farodiroma 20.01.22)

“A più di un anno dalla fine della guerra di aggressione di 44 giorni, l’Azerbaijan continua a ignorare apertamente i suoi impegni

internazionali e gli obblighi del diritto umanitario internazionale. Le autorità azerbaijane continuano a detenere illegalmente più di cento prigionieri di guerra e civili armeni. Ignorando l’attuazione delle
misure provvisorie della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte internazionale di giustizia, l’Azerbaigian continua a nascondere il numero reale dei prigionieri di guerra e civili armeni, mettendoli a
rischio di scomparsa forzata”. Lo sostiene l’ambasciatore dell’Armenia presso la S. Sede
Garen A. Nazarian che commenta recenti affermazioni del suo omologo azero, Rahman Mustafaye, riportate da FarodiRoma.

Secondo il rappresentante dell’Armenia, non si può comunque ignorare il dato dell’”invasione da parte delle truppe azerbaijane nel territorio sovrano dell’Armenia”.

Per quel che riguarda l’invito della parte azerbaijana alla Santa Sede a fare da “ponte”, inoltre, “deve essere ricordato all’ambasciatore che il suo governo, e in particolare il suo capo di stato, ha totalmente ignorato i numerosi appelli fatti in precedenza da Sua Santità Papa Francesco a da altri leader mondiali per fermare la guerra scatenata contro la popolazione pacifica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) nell’autunno del 2020 dall’Azerbaijan con il coinvolgimento diretto della Turchia e dei combattenti terroristi e jihadisti stranieri giunti da vari punti
caldi del Medio Oriente”.

“Curiosamente – osserva il diplomatico armeno nella sua lettera a FarodiRoma – la visita della delegazione azerbaijana in Vaticano ha coinciso con il 32° anniversario dei _pogrom_ di massa contro gliarmeni che ebbero inizio a Baku nel gennaio del 1990. Come è noto questi crimini furono il culmine della politica di annientamento e dello sfollamento forzato della popolazione armena che viveva nella Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaijan. Tra la popolazione armena centinaia furono gli uccisi, i mutilati e coloro che sparirono alla fine di una interminabile settimana di sanguinose atrocità di massa.

Questi massacri, per cui mezzo milione di armeni divennero rifugiati, completò
quel processo di annientamento degli Armeni dall’Azerbaijan. La costante negazione dei massacri di Baku e degli altri crimini contro gli armeni, la glorificazione dei loro ideatori, l’incessante istigazione all’odio
contro gli armeni sono ancora politica di stato nel cosiddetto Azerbaijan ‘multiculturale e tollerante’. Continua a manifestarsi sotto
forma di espressioni d’odio e politica aggressiva nei confronti e dell’Artsakh, rappresentando una minaccia alla pace e
alla stabilità della nostra regione”.

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