L’Armenia di Ciol in Abbazia (Messaggero Veneto 27.09.16)

SESTO AL REGHENA. Un progetto culturale intessuto fra vestigia del mondo e contemporaneità, fatto di arte, fotografia e musica: un evento che esprime l’urgenza di “materializzare” ponti e network fra latitudini estreme del pianeta, affiancando popolo a popolo nel costante fluire dell’umanità. Da queste premesse nasce la nuova edizione del Festival internazionale di musica sacra promosso da Presenza e Cultura con il Centro Iniziative Culturali di Pordenone: un grande cartellone autunnale che come sempre attraversa diversi linguaggi, oltre a quello piu’ specificamente musicale. Due esposizioni gemelle, concepite nel segno del grande fotografo paesaggista Elio Ciol, sono chiamate a integrare un percorso che ci guiderà attraverso il tema “Da nord a sud del mondo. La fede dei popoli”, traccia guida del Festival in questo 2016.

Sabato primo ottobre, innanzitutto, nella splendida Abbazia di Santa Maria in Sylvis a Sesto al Reghena sarà inaugurata – alle 17 – la mostra “Elio Ciol. Il canto della pietra. Armenia 2005”, che raccoglie una quarantina di scatti raccolti nel 2005 dal grande fotografo paesaggista, allora 76enne. «Sarà questa sua sacralità non esibita – spiega la presidente Cicp Maria Francesca Vassallo – senza effetti speciali, che scioglie alberi e colline tra le nebbie in spazi senza confini, che va a cercare anche in Paesi lontani segni e significati in muri, pietre, case e chiese, a siglare idealmente l’avvio della venticinquesima edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra. Un richiamo ai valori presenti in ogni cultura, ieri e oggi, attraverso la musica, l’arte, la storia, in un progetto molto articolato che coinvolge con presenze e collaborazioni importanti istituzioni del Friuli Venezia Giulia e di altre regioni che si affacciano al Nord come pure a Oriente e sul Mediterraneo.

Ci siamo affidati a Elio Ciol e al suo sguardo che, dal Friuli Venezia Giulia, ha seguito le tracce trasfigurate del sacro nei tantissimi luoghi da lui scelti e percorsi. Come in Armenia con le sue croci, ora visibili a noi in Sesto al Reghena.

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