L’Armenia riparte con il fondo sovrano (Milanofinanza 15.07.21)

L’Armenia sembra correre veloce nella ripartenza dopo la conclusione delle recenti ostilità con l’Azerbaigian: il suo fondo sovrano Armenian National Interests Fund (ANIF) ha annunciato la conclusione di due importanti operazioni, una nel settore della transizione energetica e l’altra in quello dei trasporti aerei.

Il primo riguarda la costruzione del più grande impianto fotovoltaico del Caucaso, 400 megawatt su una superficie di 500 ettari con un investimento di oltre 300 milioni di dollari. L’investitore è Masdar, filiale di Mubadala, fondo sovrano di  Abu Dhabi, uno dei più grandi operatori globali nel settore delle energie rinnovabili. Masdar e ANIF hanno costituito una joint venture, controllata all’85% dalla società degli emirati e al 15% da fondo sovrano armeno, per lo sviluppo del progetto in Armenia su base “design, finance, build, own, and operate”.

Masdar sta tra l’altro sviluppando a 30 km dalla capitale di Abu Dhabi una nuova città, Masdar City o “città sorgente”, che punta ad essere lo sviluppo urbano più sostenibile al mondo. Un investimento di 22 miliardi di dollari per una città in cui le normali auto non potranno circolare, sostituite da circa 2.500 navette in continuo movimento a emissioni zero.

L’energia sufficiente a mantenere la città sarà garantita da impianti fotovoltaici, eolici e termali che faranno risparmiare, nei prossimi 25 anni, oltre 2 miliardi di dollari di petrolio. La città ospiterà all’inizio 50 mila persone e 1.500 imprese in un campus, in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology, dedicato esclusivamente allo studio e alla ricerca nel campo delle energie rinnovabili. ANIF ha operato come promotore e sviluppatore, per un progetto di grande scala e rilevanza strategica per il suo paese. In Italia non c’è  attualmente uno sviluppatore in grado di sostenere i previsti 8 gigawatt di investimenti fotovoltaici all’anno previsti dal PNRR (oggi il livello è di circa 1 gigawatt all’anno).

La seconda operazione conclusa è la creazione del nuovo vettore nazionale armeno (oggi non ne ha uno) in joint venture tra Air Arabia, il vettore saudita leader nel Medio Oriente e nel Nord Africa nel settore low cost, con base operativa nell’aeroporto internazionale di Yerevan. Il nuovo vettore, il cui nome sarà annunciato a metà agosto, opererà una flotta di nuovi A320/A321 Airbus e contribuirà allo sviluppo delle relazioni internazionali e del turismo nel paese che vale circa l’11% del PIL armeno e impiega circa il 12% della forza lavoro. Nonostante la pandemia, da gennaio 2020 sono nati 42 nuovi vettori low cost e altri 36 saranno lanciati nei prossimi mesi, sotto la spinta di un eccesso di offerta di aerei. ANIF ha intercettato un macrotrend, offerto l’assistenza per l’avvio dell’iniziativa e catturato l’interesse di un investitore internazionale. L’Italia ancora non ha ancora trovato un modello sostenibile per Alitalia.

Sono due esempi da cui poter trarre qualche ispirazione. L’Armenia è una piccola nazione del Caucaso, la prima al mondo ad adottare il cristianesimo come religione di Stato. La comunità armena, molto coesa e generalmente ricca e influente, conta oltre 12 milioni di persone di cui solo 3 milioni residenti nei confini dello Sato. Sotto la guida del Presidente, Armen Sarkissian, e del primo ministro Nikol Pashinyan, il paese ha superato pacificamente una rivoluzione culturale e politica, e con la cosiddetta rivoluzione di velluto ha avviato un ambizioso programma di modernizzazione e sviluppo economico, solo sospeso ma non interrotto dalle ostilità del 2020.

Tra le novità appunto l’istituzione di ANIF, responsabile anche del processo di privatizzazione di settori dell’economia a proprietà statale, e la inusuale nomina di un consiglio di amministrazione composto da 3 membri in prevalenza straniera. Compongono infatti il board di ANIF, che ha valutato e approvato le prime operazioni descritte e che ne sta valutando numerose altre, Tigran Avinyanhas, 32 anni, tecnocrate vice primo ministro dell’Armenia, Dominique de Villepin, diplomatico ed ex primo ministro francese, e Isidoro Lucciola, investment banker italiano con una lunga esperienza internazionale. In pochi mesi la struttura diretta da David Papazian, investment banker con esperienza in banche armene e internazionali e composta da oltre 30 persone, sta dando vita a progetti importanti per la nuova fase di sviluppo del paese, che prevede anche sostegni finanziari ad investitori PMI estere che vogliono fare base in uno dei cinque paesi fondatori della Comunità Economica Eurasiatica, che azzera barriere doganali in un mercato di 180 milioni di persone con un PIL di 1.600 miliardi di dollari. Il tutto, con l’aiuto di un francese e di un italiano.

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