«L’Azerbaigian ci isola dal mondo: è una catastrofe umanitaria» (Tempi 17.12.22)

Il ministro degli Esteri dell’Artsakh, Davit Babayan, spiega a Tempi le drammatiche conseguenze della chiusura forzata del Corridoio di Lachin da parte di “ambientalisti” azeri. «In realtà sono soldati in borghese. È una forma di tortura. Siamo senza cibo, medicine e benzina»

C’è una sola strada che collega i 120 mila residenti della Repubblica dell’Artsakh al resto del mondo. Una sola via che unisce la popolazione armena del Nagorno-Karabakh a Erevan, da dove arrivano medicine, cibo, benzina e tutti gli altri beni di prima necessità. Si tratta dell’arteria di cinque chilometri conosciuta come Corridoio di Lachin, che dal 12 dicembre centinaia di manifestanti inviati dall’Azerbaigian stanno bloccando per ragioni “ambientali”, «causando una catastrofe umanitaria per la nostra gente».

Non usa mezzi termini Davit Babayan, ministro degli Esteri dell’Artsakh, per denunciare a Tempi la violazione da parte del regime azero del diritto internazionale e della tregua (Dichiarazione trilaterale) che ha posto fine alla guerra del 2020. Due anni fa, durante i 44 giorni di guerra tra Armenia e Azerbaigian, l’esercito di Baku con l’aiuto della Turchia ha conquistato i tre quarti del Nagorno-Karabakh, costringendo 40 mila armeni a scappare dalle loro case. Ciò che è…