LE BUGIE AZERE HANNO LE GAMBE CORTE MA NON HANNO LIMITI…..

Sarebbe stato davvero imbarazzante se, come riportato a febbraio dall’agenzia azera “Trend”, aziende italiane avessero partecipato alla progettazione e/o realizzazione del parco dell’orrore, voluto dal dittatore Aliyev per celebrare la vittoria nella guerra di aggressione contro l’Artsakh.
Due società italiane, la G Group e la 120lab, erano state citate nel lancio dell’agenzia come possibili interlocutori in questo vergognoso progetto allestito nella capitale dell’Azerbaigian.
Il sapere che due imprese italiane (come se non bastassero quei parlamentari presentatisi alla corte di Aliyev subito dopo la fine della guerra…) erano coinvolte ha allarmato molti e non solo all’interno della comunità armena nazionale.
Abbiamo quindi scritto direttamente a loro e richiesto spiegazioni al riguardo. E le risposte ricevute hanno confermato come la stampa e il governo azero cercano di manipolare le notizie facendo apparire agli occhi del mondo delle realtà che non sono tali.
Siamo lieti che le due società citate non abbiano nulla a che vedere con le menzogne azere. In effetti hanno negato ufficialmente in maniera decisa qualsiasi loro coinvolgimento.
Ecco uno stralcio delle loro risposte:
– La G Group ci fa sapere: “…ci teniamo a precisare che riguardo il lavoro da lei citato in Azerbaigian lo stesso non ci vede minimamente coinvolti né nell’ideazione, né nella progettazione, né in alcuna attività dell’esecuzione.Del resto non abbiamo mai ricevuto alcun contratto dal governo dell’Azerbajian o da strutture governative ad esso collegate. Certi che vorrà considerare questa nostra esaustiva riteniamo che la stessa debba essere ritenuta definitiva sull’argomento”.
– Mentre la 120lab ci scrive: “120grammi: laboratorio di architettura, marchio che raccoglie le esperienze lavorative di Carlo Pavan e Nicola Pavan, è stato erroneamente accostato alla realizzazione di un memoriale di guerra, recentemente inaugurato a Baku dalla Repubblica dell’Azerbaijan. Vogliamo chiarire che non abbiamo in alcun modo preso parte alla ideazione, progetto o realizzazione di questa opera, di cui abbiamo appreso dalla stampa pochi giorni fa…”.
La diplomazia azera cerca di attrarre nel proprio Paese con il miraggio di futuri affari molti imprenditori anche italiani; poi questi si ritrovano coinvolti e complici, loro malgrado, in mostruosità come quella del parco della vittoria.
Le bugie azere hanno le gambe corte ma non hanno limiti. È la stampa, bellezza; anzi, la stampa azera…
Consiglio per la comunità armena di Roma